Vele sull'Appennino

Vele sull'Appennino Vele sull'Appennino PAVULLO, agosto. Una quindicina di giorni fa è stato niziato a Pavullo, sull'Appennino modenese, un corso per allievi di volo a vela. L'iniziativa è partita dall'on. Balbo, ministro dell'Aeronautica, e l'on. Ricci, capo dell'Opera nazionale dei Balilla, ha subito offerto per la prova sessanta avanguardisti. Di questi soltanto trentacinque hanno superato il primo scoglio della visita medica, e ora si trovano sul campo d'istruzione, che è comandato dal capitano Umberto Nannini, brillante ufficiale aviatore. Le autorità locali, cioè il podestà di Pavullo, comm. Ghibellini, il vice-podestà, signor Giorgio Ricci, e il segretario della Federazione fascista di Modena, hanno generosamente concorso all'impianto della prima scuola del genere in Italia. Essi hanno preparato il campo di volo, concesso 1 locali dove sono accantonati gli allievi e agevolato in ogni modo il funzionamento della scuola, sta per ciò che riguarda a parte tecnica come per quella logistica, non meno importante *per l'appetito degli avanguardisti, sempre sveglio e aguzzo a quell'altitudine. L'Appennino modenese ha offerto il resto: e sue conche a dolci declivi, 1 suol pianori verdeggianti di pascoli, sui quali gli apparecchi possono librarsi e il suo sterminato orizzonte, che costituisce un invito e una squillante tentazione alla gioia fresca e audace di solcarlo In volo. cLooping» a quota zero I frequentatori del corso sono natu Talmente giovanissimi; non possono avere meno di sedici anni e non deb bono superare i diciotto. La classe sociale dalla quale provengono non li divide sul campo, nè li fa in alcun modo prediligere. All'ora del rancio, con la gavetta in mano, si sentono tutti eguali, e sale di più nel concetto nella stima dell'istruttore soltanto quello che In volo raggiunge la quota più alta. La disciplina — disciplina rigidamente militare — a suon di tromba e di fischietto, è tenuta da due decurioni della Milizia; il fischietto ì assoluta prerogativa dei capitano Nan nini. Ad ogni liscino una radunata ed un volo; proprio come succede nel nidi. In quindici giorni sono stati compiu ti più di duecento voli e alquanti ruzzoloni senza nessuna conseguenza, Gli allievi... per regolamento, non possono farsi alcun male; l'istruttore sì, ma con discrezione. Il capitano, giorni sono, durante la visita dell'on Ricci, tentando di alzarsi a volo malgrado un vento impetuosissimo, ha compiuto all'altezza di dieci metri un elegante « looping », dopo il quale si è seduto sul prato, al punto di partenza. Egli deve aver incontrato qualche ostacolo nell'aria, perchè a conti fatti si è trovato ad avere una scalfltura al mento ed una più lunga e più profonda al braccio destro. Anche il cielo ha i suoi invisibili paracarri. L'aviatore ha rimontato però immediata mente un altro apparecchio, ha spie cato un secondo volo, non ha più fatto il « giro della morte • ed ha percorso un lungo tragitto fra le ali bianche del coleottero senza addome e senza sistema nervoso, il quale si stacca dal suolo con un fruscio, prò prio come si stacca dalla corda che la sostiene, quand'è rapita dal vento, la biancheria che la massaia, dopo il bucato, ha messo ad asciugare al sole. La scopa delle streghe Questa macchina di legno e di tela assai docilmente si lascia inforcare gli allievi, dopo il quarto giorno dì istruzione erano già a cavalcioni del seggiolino, a trottare e a sgroppare fra cielo e prato. Le streghe di una volta dovevan possedere certamente si mill apparecchi, descritti assai mode statuente nelle dulie come delle seni plici ed ignobili scope. Il velivolo (mi sembra proprio questo un termine appropriato, poiché nella parola, leggera come un soffio trasparente come una mussola perfino nelle sillabe che la compongono noi si sente la scoppiarne prepotenza del motore) è composto da uno scheletro di legno che ha press'a poco la confi gurazione geometrica di un triangolo II lato che ne forma la base però curvo come il piedistallo di un cavai luccio a dondolo. Dal vertice del trian golo partono le ali assolutamente si mill a quelle degli aeroplani, se non 111 111 U tintile IXVgU <l« up itili. Se IIUI nella misura, che la superano in lun giiezza, almeno nella conformazione; ira le medesime si allunga la coda, mobile nel piani di direzione e di prò fonlli,à- Da llno deSli angoli della ba sfi (lftl triangolo (da quello, bcn'intesn 0^^ «»a coda) si protende il beoco dell'uccello 6Cnza corpo, e su di es so c'è fissato il seggiolino. Come tutti gli uccelli, anche questo porta in bn^ ca la sua pagliuzza per un nido che non costruirà mai e sulla quale, es sendo lunga una cinquantina di cent: metri, l'aviatore appoggia i piedi da! una e dall'altra parte, onde guidar lo. Proprio in mezzo alla testa, eh nnn possiede, gli è confitta e gli pe netra nel cervello, che non ha, la leva per 1 comandi. Tirando a sé la leva l'aviatore fa abbassare I piani della coda e l'apparecchio si alza; spingendola lontano dal corpo compie la manovra contraria e l'apparecchio si abbassa. Ci sono degli apparecchi che non sono muniti neppure di una tale leva e per questi basta lo spostamento in avanti o in dietro del pilota per far!: o « picchiare » o impennare. Mi sembra di essermi spiegato.'Consiglio però di andare a vedere i velivoli. Pavullo è un luogo incantevole, il capitano Nannini è di una squisita gentilezza, gli avanguardisti che sono in trentacinque si faranno in settanta per appagare la curiosità del visitatore. E non tengo conto della continua e generosa presenza del vice-podestà, signor Ricci, il quale veramente meriterebbe un articolo. Un colonizzatore di razza Quando per la prima volta si sta per varcare la soglia di una di quelle qua dratissime e silenziose case di provincia, afferrando distrattamente tra le dita una foglia d'erbarosa che dentro al due vasi ne adorna e ne profuma l'ingresso, ci sorprendiamo quasi sem pre a formulare quelle ingenue scom inesse mentali leggermente spolverate di bonario pettegolezzo. « Scommetto che ci trovo un sofà, falso stile impero, coperto di tela stampata a fio rami • oppure « scommetto che nell'anticamera c'è un attaccapanni con i beo catelli di legno giallo • Nell'anticamera della casa del signor Ricci mi son trovato invece a tu per ecladpsspnPecniclaladozgsnrdsvandsettv ptu con un mastodontico cranio di taf» popotamo, attorniato da Idoli esotici; nella sala da pranzo ho veduto un apparecchio di radio e appese alle pareti due carte topografiche recanti queste diciture: « Colonia Ricci, nel Cile » e « Nuova Italia dal Cile ». n signor Ricci è un campione di colonizzatore: italiano, fascista, giovanlssimo — non ha ancora vontlotnqBe anni — possiede già un'estensione <n quasi centomila ettari di terreno. Gli anni, ben inteso, per lui non contono che quelli passati In Italia, NelClle forse deve raddoppiarli e poi aggiungerne un altro pizzico. Amico del «a* pitano Nannini, amico di tutti gli avanguardisti, entusiasta dell'aviazione, COmincierà presto le lezioni per diventare aviatore. In America potrà volli» per delle ore e delle ore, stabilirà addirittura un rècord di durata di volo sempre sulle sue proprietà e se — che Dio non voglia — gli avverrà, di t sedersi » qualche volta sul suolo, non gli sembrerà cosi duro, che soltanto il pane e le zolle altrui lo sono. Egli stesso, con la sua automobile mi ha accompagnato sul campo del quale è il padrino onorarlo e spirituale. Pur essendo giornata festiva 11 espilano Nannini con una squisita cortesia, sottolineata da un colpo di fischietto, ha radunato sotto l'hangar, tutti gli avanguardisti e, prima della pratica dimostrazione del volo a vela, mi ha accennato alle modalità e agli scopi della scuola. Gli allievi, durante il corso che si protrarrà per quaranta giorni, conseguiranno due brevetti. H brevetto A e quello B. Per conquistare il primo occorre riuscire a compiere una retta di volo lunga trecento metri, ad un'altezza variante, a seconda del vento, dai quindici ai quaranta metri. Per conquistare il secondo bisogna, prima dì atterrare, compiere, un viraggio a destra e un altro a sinistra. Eslate anche il brevetto C, ma questo non potrà e non dovrà neppure essere acquisito da nessuno degli avanguardisti. Sarebbe come il super-brevetto, che esorbita già dai fini che la scuola si è proposti. Il corso difatti ha lo scopo di preparare i giovani all'aviazione vera e propria, cioè di insegnare loro t pruni elementi del volo : la manovra, 11 senso dell equilibrio, la conoscenza dell'atmosfera e delle sue correnti; di prepararli spiritualmente aUa conquista deli aria, di Infondere nel loro animo il coraggio necessario, di familiarizzarli col pericolo. Eolo: consigliere delegate Forse su nessun apparecchio coma su questi per il volo a vela si ha veramente la sensazione di essere soli e abbandonati nel vuoto. Esso è il fratello siamese del vento, non è legato che alle sue correnti e al suol soni azzurri; la « Casa fornitrice » dell'elemento, che lo solleva e che lo spinge, è il cielo. Una casa, che non farà mal fallimento, ma che fino ad ora aveva rivolto la sua cura bizzarra, ora espressa in carezze lunghe e dolci come sospiri, ora in raffiche violente co. me ceffoni, esclusivamente alle ali degli insetti, delle farfalle e degli uccelli. Ed ecco Improvvisamente diventar • clienti • di questa Casa, che ha per insegna le nuvole, anche gli uomini 1 quali, naturalmente, - non possono pretendere l'impossibile. Una fetta di vento ad uno, un soffio ad un altro, una corrente più lunga a questo, appena un palpilo a quello, che riinane perciò attaccato al suolo. Non. essendoci azionisti di mezzo, Eolot consigliere delegato, fa come vuole a le « azioni > della « ditta > le stampa a milioni, sulle foglie degli alberi a dei fiori, che poi disperde ai quattra punti cardinali. Troppo giusto. Ma Intanto 11 volo a vela non potrà mal essere considerato che come uno « sport ». Si inforca 11 vento, si parte, ■ si vola, si realizza «la più grande delle fantasie fiabesche e si discende dova si può e mai dove si vuole, dopo un. percorso di ore, o di minuti. Il brevetto C che, come ho detto, non è raggiungibile alla Scuole di Pavullo, non prepara, come quello A e quello B, degli aviatori; ma forma 1 cosi detti i veleggiatori >, uomini che non sapranno e non dovranno più imparare a pilotare un aeroplano, ma che apprenderanno Invece tutte le malizie per lo sfruttamento delle correnti aeree. Il volo a vela, e forse nessuno lo dubita, è stato esperlmentato prima, ancora che In Germania, in Italia, dove nel 1912 11 signor Teichfuss, oriundo svizzero, ma italiano di elezione e ora anch'egli a Pavullo, aveva già provato gli apparecchi da lui costruiti per 1 «veleggiatori» del genere di Lillenthal, che ha fatto durare il suo « record » di volo quattordici ore consecutive, sempre librandosi sullo stesso punto e portato dallo stesse correnti atmosferiche. A Pavullo noti si fanno simili tentativi. Gli avanguardisti, che hanno a disposizione per le loro esperienze un vasto pianoro, inforcano uno del dieci apparecchi, dei quali 11 Governo ba dotato la Scuola e saltabeccano, sotto la sorveglianza del capitano Nannini, da un mucchio all'altro di fieno. Il lancio del velivolo avviene nei modo più semplice e primitivo che si possa immaginare. Sotto al becco lell"uccello di tela si fissano due cavi elastici, disposti a « V •, e sei uomini per parte cominciano lentamente a tenderli, mentre l'apparecchio è trattenuto per la coda da altri quattro. Ad un certo momento, quando la tensione dei cavi è sufficiente, l'apparecchio vlen lasciato libero e 1 dna elastici lo lanciano nell'aria. Il velivolo si Impenna, descrive una parabola e lentamente rldiscende al suolo, deponendovi con cautela 11 cavalcatore. lutto qui. Ma Intanto l'allievo Impara a vincere le prime e naturali emozioni, a manovrare le leve di comando, a prendere fiducia con la « quota » e acquista, senza accorgersene, quella padronanza di se stesso, che gli sarà poi utilissima quando si troverà nella carlinga di un aeroplano e tenterà le grandi • strade » mondiali del cielo, a petto delle quali quelle di Pavullo sono degli azzurri sentlerini casalinghi, tracciati apposta per la timidezza incerta delle aracele appena spuntate. Il Ministero dell'Aeronautica hot egregiamente pensato nel costruire questo nido sull'Appennino; esso è veramente come un nido sopra un ramo, dal quale basta affacciarsi per crus'tare già a piccole sorsate la gioia degli orizzonti senza fine. E gli avanguardisti, che ora lo abitano, son talchi di buona razza. ERNESTO QUADRONI

Luoghi citati: America, Cile, Germania, Italia, Modena