Testimonianze di Ruggero Bonghi

Testimonianze di Ruggero Bonghi Testimonianze di Ruggero Bonghi Milletrecento pagine comprende, ne! suo testo integrale, il diario che Ruggero Bonghi prese a scrivere a Pari1 nel marzo 1852 e interruppe a Tono nel febbraio 1853. Per concessione lelJa municipalità di Lucerà, che posiede e conserva il manoscritto. Franfsco Piccolo ne ha tratto un volume li trammenti, «I fatti miei e i miei ensieri » (Firenze, Vallecchi ed.. Lire .2) di gran/le interesse. Il Bonghi, di cui è stato l'anno scorso celebrato il centenario della nascita, fu più che altro un poligrafo dotto, disordinato e renlale, un uomo che non ebbe mai il erfipo di sistemare i propri pensieri e proprie carte, un curioso tipo di iornalista della cultura. Non riuscì n critico notevole od eccellente per mancanza di riflessione, di meditaione e di ponderatezza, ma certo fu n « feuiiletonlste » erudito e brillante; un traduttore a cui si rimpro verano dei peccati di gusto; un politi co di cui si ricordano oggi soltanto le istrazionl. Patriota, passò attraverso il RisoTgimento con quella fretta onde oleva saltar da un libro all'altro, inomma, fu uno scialacquatore d'ingegno e di dottrina, dilapidò con l'improvvisazione e la genialità, un patri monio di nozioni e di osservazioni. Dumas, Balzac n diario che ora si pubblica risente ella singolare avventatezza di giudiio dello scrittore, della dispersione idee e di impressioni cosi frequente n lui. Quando egli si ferma ad annotare un particolare, hai viva in poche ighe una scena od una figura. Altrimenti, è un perpetuo balenar di pagliuzze auree, che la corrente del discorso manda immediatamente a fono. Definisce abbastanza bene la maiera del Sainte-Beuve dei primi Lundis », e poi esce in questo apprezzamento della « Dame aux caméas » allora in tutta la. sua novità: Il povero Dumas non ha saputo far nulla: ha pigliato il fatto e l'ha dialogizzato, nel che consiste tutta l'arte legli scrittori francesi d'oggidì. Quan "o ha voluto sviluppare, si è servito ella Manon Lescaut, senza capire che da Mano non si arriva mai a Duplessls. Del resto, il diamma e rappresentato assali bene: madame Deche è bella persona assai, rna ha brin mani e bocca guasta: veste mirabilmente la sua figura snella, alta recita assai bene, e muore da etica benìssimo ». O magari sacrifica Voltaire prosatore a Gaspare Gozzi. La vita dei Bonghi a Parigi si svol geva nell'ambito della Legazione sarda, ministro il Collegno, ch'egli frequentava — come si rileva anche dal « Diario politico di Margherita Provana di Collegno » — e che gli dava moilo d'incontrare statisti e letterati francesi. A un ballo al ministero degli Esteri vide « il Magnan, figura di marrano, il Canrobert. uomo piccolo di tutto vigore. Un duca di Bruns wick, pinlo e rifinito, ci faceva una strana figura » ; senti, alla Maddalena, il padre Ventura dimostrare che « la ragione è zero, e bisogna raumi farsi»; si trovò a pranzo con Mèri mée. L'autore di « Carmen » gli si mostrò « non molto amante a parlare per voglia di parlare sempre bene: vanitoso, ma acuto; sprezzante, reciso con molto senso dell'arte, cortese tan o che non si possa dire disamabile capace di giudicare da sè, e non ce lenta nè per discussioni nè per ab bandoni a'- giudizi degli altri. Alla Mohl, che obbiettava certe cose doversi poter giudicare da tutti, rispondeva » que tout le monde n'apprécie rien, tout le monde est bète, le public est detestatile, le sentiment des arts appartieni à un très petit, n ombre of happy few » e simili cose. Venutosi parlare dell'Amleto, il Mérimée dtchia rò non averne capita mai la bellezza » Leggete ora questo strano giudizio su Balzac: « L'ingegno di quell'uomo è potente, ma uniforme: non ha abi lità descrittiva, la quale del resto man ca a tutti 1 romanzieri francesi mo derni: non fecondità o spontaneità negl'intrecci: non correttezza o fluidi tà nel dialogo, troppo pieno di spez zature e sprezzature, o lavorato trop po a motti e lampi, insino a perdere qui e là ogni opportunità e naturalezza: infine indigestione di parecchie idee giuste e vere, viste in un barlume e mostrate in una penombra. La sua qualità principale una certa cognizione, esatta coraggiosa e terribi le della corrotto natura umana, e del la varia vita parigina: cognizioHe che rivela un ingegno acuto ed alto, tanto più che è accompagnato da un giudi zio morale più virile e più rigido, che non ne' suoi fratelli. 11 Balzac pare capace di meglio di un romanzo, almeno di un romanzo buono: buono in un genere che non sarebbe l'otti mo. Avrebbe potuto scrivere pensieri come quelli del Leopardi, e venirne a conclusioni meno erronee sull'ordi ne delle cose ». E' di un critico male informato e squilibrato. Napoleone HI Ma ammirate, poco dopo, lo stu pendo rilievo del ritratto di Napo leone IH, prima del colpo di Stato Il presidente, di tempo In tempo girava per le stanzP: me lo vidi pas sare vicinissimo nella sala dei Mare: scialli. Figura goffa, persona mal fatta, mezzo sfiancata consumata dal a libidine, faccia gialla, naso aqu ino, occhio smorto, incavato, gambi corte, corpo lungo. Ci ha della Intel ligenza nel viso come ci ha il fuoco otto la cenerà calda: manca la scin tilla. Qualcosa d'accorto e di beffarlo nel tutto- senza orpmura. senza fretta, paziente e non audace nè co raggioso, ma più che questo: morti all'immagine del pericolo, che non gli è sprone nè freno, in quella stes sa sala i francesi avevano obbligato Luigi XVI a covrirsi il capo di rosso ed ammiravano un plebeo che può d'un di all'altro, vestirsi violetto ■ 11 Bonghi era dunque miglior croni sta che giudice, e il capitoletto » Il Cousin in conversazione » è da se gnalare agli studiosi dell'Ottocento francese, insieme con parecchi ac cenni e schizzi minori. Intanto, alla data del 5 maggi 1852 il nostro diarista parti da Parigi per Ginevra, e 1*11 era a Torino. L'in domani, pranzò dal marchese Cavour il giorno appresso si recò a visitare Cesare Baino. L'illustre storico « vee chio già molto e quasi cieco » pari Contro la nomina del Rattazzl disse che li Piemonte era in pesslm condizione morale e politica, e tanto cattiva quanto quella che precedeti lo Statuto. La Camera, diceva, è mo Talmente bassissima, e tanto che 1 fierezza piemontese se ne dovrebbe sollevare ». Per parte sua. Bonghi annoiava a Torino. « città sorda dove ■ tutto cade per il peso: tutto v'è sopra. La gente affama, senza quella vivacità e sollecitudine che gl affari danno. Le donne, brutte, e più quelle del popolo che quelle dell'ari stocrazia. Gente buona, ma seria: de stra. ma non vivace: turba, ma tran quilla. Navigano tanto meglio e p sicuri che muovono appena l'onda Insomma, il freddo e scettico Bongh Tetour de Paris, doveva essere in un periodo di umor nero. Manzoni e Rosmini Dopo sette giorni in cui non aveva fatto altro che leggere alcuni dram mi di Lope de Vega. andò a Stresa dal Rosmini. Traduceva allora la Metafisica di Aristotile, e girava as sieme al filosofo cattolico per Laveno e Varese. Discutevano an'.inaiarne n te: «il Rosmini, nelle cose di cui non fa speciale professione, quistiona vivacemente ed acremente: nelle a! tre, che formano il suo giro proprio di cognizioni, le filosofiche e le teo logiche, risponde di rado, quando si quist ioni meramente e non gli si do mandi già per sapere » e giocavano LLtebmcfttnl agli scacchi: « U Rosmini ha una grande avidità di guadagnare al gioco: e quando altri agli scacchi fa uno sbaglio, gli s' cala sopra come nibbio ». Bonghi parlava di By- un ron con l'irlandese Duhne, di magne smo con il conte Stampa, figliastro el Manzon-, e • dabben uomo, ma eccatore ». Lavorava ad un libro inorno al sonno ad un compendio di ogica. ai dialoghi filosofici « Le stre iane ». Fruttine! I colloqui rosmi ani, ma ancor più gl'incontri col Manzoni, e la meditazione dell'opera i questi. Bonghi non era un cieco immiratore, nè un discepolo: ama a anzi le obbiezioni ragionate e ; libattiti assennati. Trovava che « al Manzoni mancava il sentimento della frase toscana ». che riusciva « molto meglio a toscaneggiare le parti basse del suo stile che non le altre ». Ma ammirava il vigor dialettico del sue contradditore, la veramente mlrabilr finezza di taluni giudizi {• Diedi a) Manzoni l'ultimo fascicolo del Ci mento, e gli dissi che ci erano pub blicata tre lettere inedite del Gozzi. Ce n'ha tante delle stampate — mi ri spose: — Ma non le pare che scriva benino il Gozzi? — dissi io. — Ceno riprese egli — fa 1 vestiti bene, ma manca la persona »). Nel grande lombardo, la sobrietà de) tratto uni vasi al pittoresco: . Di Tom maseo dice, che è un carro che va va e poi una ruota gli esce fuori dì via: o un bel vaso di porcellana a cui ne manca un pezzettino » : od all'osservazione morale: « Ti Molière, per parer del Manzoni, con quel suoi caratteri la cui virtù consiste nel non esser troppo buoni nè troppo cattivi, ha avuta grandissima parte nella formazione de! caratteri effettivi della società francese d'oggi ». Talora peTò, 'immagine era appena brillante, e vuota (■ La Rivoluzione di Francia rassomigli;' a una partita a scacchi : tanta fatica per disporgli nel miglior modo per vincere, e poi finito 11 gioco si gettan tutti alla rinfusa »), o si notavano degli scarti singolari: «DM. dice di non saper capire, del Goethe, come sia stato creduto un gran posta, ed anche meno dello Schiller. Anco di Pindaro e dei greci ha poca optalo ne ». Il Bonghi li attribuiva al vezzo di «risolvere il criterio del ballo In quello del bene » e concludeva: « E' critico acuto, severissimo, ma credo un po' gretto e meschino ». Era però un narratore squisito (si veggano gU .aneddoti borbonici a p 121, qui non riproducibili; u giudizio sul Prati, la storia del pater noster i Sant'Antonio) a le sue punte, i suo! rilievi, riprodotti nel diario, ci' fanno rimpiangere che il Bonghi non slas! mostrato cronista ancor più diligente, ed accurato. Tuttavia, put con le su* distrazioni » la sua fretta, egli d ha lasciato un libretto di impressioni, d: note, di schizzi un po' superficiali, curioso e gustoso. BIBLIOFILO.