L'Eremo
L'Eremo L'Eremo Conosci, lettore mio, 11 buon teologo Marocco, mancato ai vivi circa un secolo fa? .No.-Ebbene, sappi che egli fa un distinto «ultore di storia patria alla moda antica, e erte scrisse un aureo volume di ricordi di viaggio che non merita davvero l'oblio in col invece iDesorabilmente è caduto. Un viaggio»? Ma dove? Forse al Polo Nord prima ;<ìi Nobile, di Titina e del Norge? Oppure al ce turo dell'Africa alla ricerca, degli itinerari di Stanley e di Liwlngstone ? O sulle orme di Marco Polo in Asia? O al Mattogrossol No. lettore mio. niente Mattogrosso 1 Quello descritto, dall'inclito teologo Marocco, uomo di; buone lettere e d'tnterminabili conciona quaresimali, lu semplicemente un mi Viaggio da Torino a Pecctto » Ma bisogna anche, in questa modestie sima occasione, rinfoderare, lettore dai troppi scetticismi, l'ultra moderno sorriso di scherno, e pensare che nella nostra epoca di paradossali distanze superate a vertiginose velocità, fa piacere, red è quasi riposante, pensare talvolta- ad un lentissimo viaggio pedestre verso una mèta clve appare veramente, nostra, tanto è vicina. A Pecette? E* una semplice passeggiata borghese,, lo riconosco, da farsi magarlo, lunedi di Pasqua, coi cestino delle provviste sotto braccio, senza scarponi, senza pittoreschi abiti da montagna, tutt'al prò levandosi la giacca a mezza strada; ma è anche un buon pellegrinaggio torinese, che ci offre tutta la saporosa poesia delle chiare colline, quale ama dipingerle, In angoli verdi di squisita fattura, un limpido pittore di Pecette, Camillo Rao; quale piaceva ai nostri nonni, e un poco anche a qualche loro nipote, innamorato tardivo e nostalgico delle vecchie buone abitudini nostrane E andando verso Pecette, lungo l'Itinerario del teologo Marocco, si passa inoltre àsiTEremo; e un soffio di evocazioni ci fa pensare alla storia rosi mgne e un'po' anch'essa dimenticata dikquel convento glorioso, che oggi è ridotto a servire di villa estiva per 1 chierici del Seminario di Torino, ma fu per due secoli sede illustre della Cappella dell'Ordine Supremo della S.S. Annunziata, la più insigne delle istituzioni cavalleresche subalpine a sabaude. Sorse l'Eremo per un voto del duca Carlo Emanuele I, formulato durante la peste del 1599. n pio Sovrano sabaudo, consigliato da monsignor Broglia, arcivescovo di Torino, e dalla religiosa consorte Caterina di Spagna promise a Dìo-di far sorgere un eremosul ooHe di Superga, ove già esisteva! attera un'antica chiesuola dedicata -aV la Vergine. Carlo Emanuele I pensò inf questa occasione al suo santo confessore, il camaldolese padre Alessandro dei marchesi di Ceva, e lo incaricò bea presto di realizzare il suo progetto, poiché il morbo era miracolosamente cessato. Se i fatti si «ossero svolti secondo le'Primitive intenzioni del duca, sarebbe dunqueywrto FEremo a Superga, e l'attuale basilica non avrebbe potuto, poco più di un secolo dopo.^ alzare il candore dei suoi marmi e l'audacia detta sua cupola ideata dal JoTaradl fronte aBa magnifica chiostra^ dette Alpi. Ma nel 1601, quando Alessandro da Ceva, venerabile camaldolese, cominciò' a pensare praticamente lolla' fondazione"dell'Eremo, il colle dt Buperga non parve adatto allo scopo perla eccessiva attitudine, le difficoltà d'accesso e la mancanza d'acqua: venne cosi più modestamente scelta una altra bella e serena località' detta col- b.laltra M» " «"^^^^^ta.■tMonveglio o MontevettOo, sinTffinera rio del- teologo Marocco, nonchè-su un leggero pendio, donde lo sguardo può enaziaTe sull'agro torinese e sutt'ar- ne. Cinque -grosse sorgenti ™r^;!~ inoltre il Marocco in ometta florida lo- carità, che prima di diventare IBre- mo si chiamava col nome semplice, tnvnmifTlo popolare di Pascoleiff. Non - -—-■- » ',pImancavano neppure d'atti onde le vetuste memorie, poiché due antiche tor- [ ri sorgevano poco lontano sin dal più buio medioevo; una chiesuola dedicata a San Solutore martire'alzava le sue rozze mura là vicino, anziana fino al punto di essere ricordata in un diploma dell'imperatore Enrico ni del 1048; e infine sul cotte dominante a mezzodì 1 PaseoletU, 'rimaneva ancora qualche rudero di uno scomparso remoto villaggio detto Utontefarato, da' quale poi ebbe origine l'ampia regione che, cominciando appunto di B, stendevasl verso Alessandria « verso Ca sale. A questo angolo dt Paradiso, ricco 'di naturali bellezze e di storione memorie, salirono nel' 1601 ff Duca Carlo Emanuele I, monsignor Broglia, pa-( ri re Alessandro da Ceva, l'architetto ingegnere Vittozzi, ed anche l'estimatore ducale, Michele Perolhio, che senz'altro misurò 107 giornate di terreno del valore di quattromila scudi d'oro, da assegnarsi agli eremiti di lassù. I lavori proseguirono poi con sufficiente sollecitudine, e la chiesa nel 1606 era già compiuta, e veniva dedicata al Salvatore, insieme con l'area delle celle. 11 28 ottobre dell'anno stesso, ritornando ai PaseoletU d'un tempo il duca coi suoi figli, tutti i cavalieri dell'Annunziata e, alla testa di una moltitudine di popolo, il venerando arcivescovo di Torino monsignor Broglia, a cui facevano corona molti canonici della Metropolitana, fra 1 quali le cronache ricordano i reverendissimi Lelio Vico e Ottavio Moran rìeto. Il profondarlo apostolico Giovan ni De Presbyteris scrisse con grande solennità l'atto commemorativo, nel quale, esposto il rito della consacrazione, si notava anche che sotto l'aitar maggiore venivano chiuse, per attirare sul nuovo tempio le benedizioni di Dio, le reliquie dei Ss. Martiri Giù liano, Tiburzlp, Basilica e di S. Ge nesia vergine e martire anch'essa. Carlo Emanuele provvide la chiesa di eacri arredi, e la infante Maria, sua figlia, ohe a dieci anni già stupiva tutta aa Corte ducale colla virtù e colla inspirata religiosità, fece dono al padre Alessandro da Ceva del paramenti, mentre chiese e ottenne per se il titolo di sacrestana d'onore dell'Eremo. Altre liberalità oltre queste però non volle il modesto priore frate Ales Sandro, che non aveva neppure per messo all'architetto Ascanio Vittozzi ili sbizzarrire il suo genio architettonico nel disegnare la chiesa: povertà claustrale, come alla casa madre di Ca maldoli; preghiera, aria, luce, contatto insomma di spiriti eletti colla natura divina. Null'altro di mondano! E forse più di un errmiia fu poeta lassù: anche nella preghiera; ed alzò S Dio le sue orazioni eoa -«ulftUa, spontanea forma d'arte, non più nella balbettante ripetizione delle solite formule. Aria, luce, paesaggio che si allarga su due versanti; una solitudine carezzata dallo stormire armonico di tutte le fronde I Come non essere un poco poeta, quando sorga l'alba da oriente, o ad occidente tramonti 11 sole nello sfumare dei crepuscoli? Ascolta, scettico lettore, che cosa un frate del Seicento scriveva del suo caro Eremo ispiratore; c ...In su quel di Pecette, in un sito solitario, ma non orrido, cosi dotato di salubrità di aria come di cielo, è fondato II santo Eremo di Torino. Formosa selva di roveri forma 11 vestibolo al venerabile abitato; e quell'esercito di piante pare quasi avanguardia dt un campo, che, diviso in tante celle aventi forma di tende o padiglioni, accoglie altrettanti guerrieri di Cristo armati per dare guerre, al demordo a euon di campane invece che di trombe » di tamburi E* fabbricato in un grandioso anfiteatro di monti con una comoda discesa di valli; le due croci che incoronano le sommità del due vicini monti, segnanti l'una il confine del possedimento eremitico, l'altra un passaggio tra 1 boschi, l praticelli fioriti, bagnati da copiose fonti, alcuni piccoli rialzi di terreno all'intorno adorni di pini, castagni, ginepri e salici colle loro foltissime ombre, conciliano venerazione a questo luogo solitario, ove l'alto silenzio è solo interrotto dal rintocchi delle sacre campane, dalle frondi eusurrantl degli alberi e dal canto divinamente semplice degli augelli ». Non è forse poesia questa, poesia che ci fa -pensare nostalgicamente al poetaPiwnitn dt ]n<wtt-T Oh come * dorrc eremita di lassù? un. come e aowe.lettore mio, anche se è troppo borghese e troppo facile, in questo frenetico ed assolato agosto suscitatore dierrabondi, seguire, per fermarsi poi a mezza vis a sognare un poco presso l'Eremo, Il solingo itinerario suggerito dal buon teologo Marocco nel suo «Viaggio da Torino a Pecette »! LUIGI COLLIMO.
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