Una tempesta di vento sbarra l'Atlantico agli aviatori tedeschi

Una tempesta di vento sbarra l'Atlantico agli aviatori tedeschi Una tempesta di vento sbarra l'Atlantico agli aviatori tedeschi Il fallito tentativo dei due « Junker* » -- L'« Europa » atterra dopo cinque ore di difficile e contrastata navigazione -- Il « Brema », superata l'Irlanda e affacciatosi sull'Oceano ripiega su Dessau dopo aver lottato per 22 ore colla bufera — Un brusco e un felice atterraggio a e è a à e Berlino, 15 notte. Il duplice tentativo degli aviatori tedeschi su apparecchi Junkers, di volare dall'Europa all'America, iniziato arditamente dopo accuratissi spqvia preparazione ha avuto una sor-{ gle avversa. Esso è ormai chiuso do-' po vicende drammatiche ma fortunatamente non tragiche, che ne segnano il fallimento. Il pubblico tedesco, che con appassionato interesse aveva seguito i preparativi ed aveva vissuto l'ansiosa incertezza dell'attesa domenica sera a tarda ora ebbe notizia della partenza quasi improvvisa dopo tanti rinvìi; stamane ebbe l'annunzio della rinuncia di uno dei due apparecchi ancora sul suolo tedesco, e nel pomeriggio quello della rinuncia anche del secondo apparecchio il quale, dopo essersi inoltrato arditamente sull'Oceano, è stato costretto dal tempo orribile a ripiegare sulla base iti partenza. In meno di 34 ore i tre momenti della drammatica vicenda sono esauriti. Non resta che registrarne la movimentata cronaca. Partenza quasi improvvisa Domenica nel pomeriggio, quasi improvvisamente, si diffondeva a Dessau, quartiere generale dei corrispondenti della stampa intemazio naie, la notizia che la partenza dei due Junkers, l'Europa e il Brema era decisa. Un grosso aeroplano, compiendo evoluzioni sulla città di Dessau, segnalava alla popolazione la partenza imminente, ed una folla di quindici -o ventimila persone accorreva al campo di aviazione, an siosa di assistere all'avvenimento. Dopo un breve convegno coll'ingegnere Junkers e numerose autorità, gli aviatori, salutati gli amici e le famiglie fecero gli ultimi preparati vi personali prima di salire a bordo degli apparecchi, già da tempo prontissimi. All'ultimo momento vi fu la discussione: deve spiccare il volo per primo il Brema o l'Europa? L'americano Knickerbocker, l'unico giornalista che farà la traversata cogli Junkers, pretende che l'Europa (che ha l'onore di portarlo) deva assolutamente essere il primo. Si tira a sorte; e la sorte è invece favore vole al Brema. Alle 18,21, pilotato da Loose e Koehl, e con a bordo il passeggero barone von Hunenfeld il Brema parte. L'apparecchio, gravato da un carico di 2400 chilogrammi di essenza sui 3800 di peso complessivo, stenta a staccarsi dal suolo e vi riesce appena al limite del cam po, sfiorando quasi l'alberatura. Quattro minuti dopo è la volta dell'Europa, pilotato da Risticz ed Edzard, e con il giornalista Knickerbocker come passeggero. Esso ha una partenza molto più felice. Ciascuna degli aeroplani pesava circa 3800 chilogrammi, di cui 2400 kg. di essenza e 86 kg. d'olio. Gli aviatori e i loro passeggeri rappre sentavano 220 chilogrammi; il resto costituiva il peso dell'aeroplano Nessuno dei due Junkers aveva ap parecchi radiotelegrafici. L'ufficio postale di Dessau aveva affidato agli aviatori la posta destinata agli Stati Uniti. Il ripiegamento dell'« Europa » Non appena spiccato il volo, i due aeroplani, preceduti dal trimotore G. 31 presero senza esitare la direzione di nord-ovest lanciandosi verso il mare. In breve tutti e tre sono invisibili. Incomincia l'attesa delle notizie. Il loro passaggio viene se guatato a Brunsuìick alle 19,13; ad Hannover alle 19,37; a Brema alle 21,15. Poco dopo si apprende che J'Europa ha dovuto abbandonarle la partita, rientrando alle 23 a Brema dopo aver compiuto 500 chilometri, Atterrando, l'apparecchio ha avuto Velica spezzala e guasti assai r/rav al freno posteriore. Dato il carico enorme trasportato dall' apparecchio, i p.ass.eggeri possono dire di es- FmdugRdrtcvDnigpfice sersela cavata a buon mercato nel pericoloso atterraggio. Il secondo pilota, Edzard, ha fatto questo racconto: « Slamo tornati indietro dopo essere giunti sopra Borkum (una delle isole d e e a a o o - Frisone presso la costa tedesca del mare del Nord) perchè non vedevamo dinanzi ed intorno a noi null'altxo che un'orizzonte tempestoso, che lampeggiava continuamente. D'accordo con Risticz, decidemmo di far macchina indietro. Nell'atterraggio si è rotto il carrello nella coda e l'elica. Tuttavia, riteniamo l'atterraggio assai felice dato che l'apparecchio portava un carico tre volte l'ordinario, ed il cattivo tempo. Del Brema non abbiamo visto più nulla dalla partenza in poi. A tornare indietro, ci indusse inoltre il fatto che già sulla costa il motore non marciava più perfettamente. Avevamo stabilito fin da principio, di compiere il volo con il motore in perfette condizioni e non con un motore zoppicante •. Il « Brema » sull'Inghilterra Rimaneva in lotta, con #li elementi l'altro apparecchio: il Brema, e su questo si appuntarono le speranze ed i voti del pubblico tedesco. Le informazioni meteorologiche davano assai buone prospettive sulla seconda metà del viaggio,' ma segnalavano ancora pessimo tempo nella prima metà. Per molto tempo non si seppe più nulla dell'apparecchio : correva voce che avesse atterrato In Olanda; ma da informazioni chieste subito agli aerodromi olandesi, si seppe che la notizia era falsa. Stamane si ebbero infine le prime notizie: si apprese da un messaggio Reuter che il Brema era passato al di sopra di WakerfLeld nella Contea del Yorkshire, a 280 chilometri a nord di Londra, alle 1,40 del mattino. Un'ora prima, si era udito passare un aeroplano al Capo Flamborough, presso Hull, ma non era stato possibile identificarlo. Alle 2,45 il .Brema era segnalato a nord di Liverpool facendo rotta verso ovest; poi i dispacci si moltiplicavano e si poteva seguire — per cosi dire — passo per passo la marcia del Brema. Si apprese che aveva attraversato il mare d'Irlanda ed era apparso sull'isola all'alba. Venne segnalato dapprima al di sopra di Kingstoum, indi dì Dublino, verso le 6 del mattino. Il Brema aveva impiegato circa 11 ore nel percorso da Dessau fino a Dublino, mostrando di aver viaggiato alla velocità fortemente ridotta di circa 120 chilometri all'ora, mentre si contava sui 135-140. Esso doveva dunque aver lottato contro fortissimo vento, Ritorno Per alcune ore il Brema fu ancora perduto di vista, ma i o.iornali berlinesi pomeridiani annunciarono alfine che sulla costa orientale inglese, verso mezzogiorno, era stato avvistato un apparecchio tedesco non meglio identificato, che volava in direzione est-sud-est. Se questo apparecchio, come appariva molto proba bile, era il Brema, allora la riappa rizione nel cielo delle isole britanniche e la rotta significavano clic l'apparecchio tornava indietro, volando di nuovo verso la Germania. La conferma si faceva aspettare sino al pomeriggio inoltrato, quando si ebbe la notizia definitiva. Alle 16,2-4 infatti l'aerodromo di Dessau aveva accolto nuovamente l'apparecchio partito ventidue ore prima, accompagnato da tante speranze. L'atterraggio avvenne in perfetto ordine. Gli aviatori, stanchissimi, per la nottata orribile trascorsa in lotta con le intemperie, narrarono sobriamente la vicenda: « Poco dopo lasciate le coste tedesche, Il Brema entrò in una zona tempestosissima. Quasi tutta la notte piovve. L'apparecchio procedeva alla cieca, avvolto da una nebbia così fitta che potevamo appena distinguere le lsvddtcgesatctvcilmotvanostre mani. Er.» impossibile sapere sesi volava sulla tetra o sul mare. Versol'alba si potè finalmente intravedere n o e a n a e la terra, e stabilire che l'apparecchio stava sorvolando l'Inghilterra. La navigazione, compiuta con il solo aiuto del compasso per l'orientamento, era dunque riuscita bene. Le nuvole erano tuttavia cosi basse che il Brema era costretto a volare poco al di sopra degli alberi. Anche sul mare d'Irlanda e sull'Irlanda la nuvolaglia era bassissima. Man mano che il Brema si avvicinava all'Atlantico, il vento contrario si faceva più forte. Dopo poco che il mare libero era apparso, il vento occidentale diventò tremendo. Con violenza inaudita esso percuoteva la cabina e le ali dell'apparecchio, ma il Brema resisteva validamente. La velocità diminuiva tuttavia di minuto in minuto, finché, essendo scomparsa ogni speranza di miglioramento del tempo, decidemmo a malincuore di rivolgere indietro la prua rinunciando al tentativo. « Fu quindi presa la direzione della Germania. La navigazione era favorita dal vento. Cosi si compi senza incidenti il ritorno a Dessau •. Ritenteranno la prova E' insomma una onorevolissima sconfitta quella subita dagli arditi aviatori del Brema Essa fu causata dalla fretta nel tentare la prova. La partenza fu prematura, giacché le informazioni dei meteorologi erano tuttora pessimistiche. La prova sarà ritentata prossimamente. IVmotore del Brema ha funzionato con perfetta regolarità, e l'apparecchio è intatto. Si parla già dell' allestimento di un terzo apparecchio Junker in sostituzione degl'Europa, ro vinatosi nell'atterraggio forzato. Il nuovo apparecchio partirebbe coll'equipaggio stesso dc/Z'Europa, che è tornato oggi in aeroplano da Bre ma a Dessau. Il primo tentativo dei Junkers è fallito, confermando quanto molli competenti già affermavano circa l'assoluta dipendenza di ogni volo transoceanico dalle condizioni atmosferiche, la cui avversità può essere invincibile nello stato .di sviluppo attuale della tecnica aviatoria. Ma, con tenace volontà, gli stessi aviatori tedeschi si dispongono a ritentare la prova. La gara coi concorrenti francesi ed inglesi rimane aperta. A Brema ed a Lessau giacciono le 3374 lettere e cartoline coi 72 mila marchi (ossia 300 mila franchi) di affrancatura che numerosissimi appassionati dotati di ottimismo più che di spirito profetico avevano affidalo al Brema ed aU'Europa per un recapito ultra-rapido ai loro corrispondenti d'America. sSo—dlBrglsrccrlrpLitbNplctIl cattivo tempo visto dall'Inghilterra Londra, 15 notte. Quando in Inghilterra si apprese che il Brema e l'Europa avevano spiccato il volo per l'America infischiandosi dei bollettini meteorologici, la saggezza degli aviatori tedeschi e qualunque altra virtù essi posseggano non apparve soverchia. Adesso, tutti osservano che l'equipaggio del Brema, dopa una lezione — fortunatamente innocua — della scuola degli elementi, è 6tato molto saggio a rinunziare all'impresa ed a tornarsene a casa non appena capi che il cielo sull'Atlantico era realmente imbronciato. Nessuno qui avrebbe scommesso due soldi in favore dell'arrivo in America se il volo fosse continuato. Non per niente il capitano Ceurtney tiene, ancora sempre, ormeggiato alla spiaggia di Calshot — presso Southampton — il suo idrovolante Balena, che avrebbe dovuto lanciarsi verso il nuovo mondo tln dalla metà di luglio L'idrovolante Ba/e»..; è attrezzato di tutto punto da qualche settimana, ma ad onta dell'ardente desiderio che anima il suo pilota, non parte, La partenza con un cielo ostile equivarrebbe ad un suicidio inutile. L'idea di arrivare primo turba a.?che i sonni del capitano Courtney, ma il primo partente — finché il tempo non si rimetta — non ha che la certezza di colare a picco. I competitori germanici la pensavano altrimenti, ma si sono ravveduti. Ad ogni modo, la loro temeraria partenza aveva sollevato considerevole interesse in Inghilterra. Nessuna gelosia si era accesa, anche perchè le probahiliti'i di successo apparivano infinite imali La gente, dappertutto, tese le seioreccnie per udire la romba del Bremaoi in rotta per l'Atlantico. L'aeroplano fue huravvisto fra le nebbie dello Yorlc- a i a l i a o a e i i shire, e poi al di sopra" dell'Irlanda Strano a dirsi, giungeva nelle prime ore del meriggio di oggi, da Pulham — centro aviatorio inglese sul mare del Nord — il rapporto che un velivolo che aveva tutta l'aria di essere il Brema, era stato avvistato in quei paraggi entro la mattinata. Esso viaggiava in senso inverso a quello dell'America. Le notizie fecero balenare subito l'ipotesi che il Brema stesse rientrando, e più tardi il telegrafo confermava la 6upposizione. Nessuno s-1 sogna di disconoscere 11 coraggio degli aviatori di ritorno. Sarebbe stato da pazzi tirare innanzi sull'Atlantico, dove gli elementi anziché raddolcirei si scatenavano stamane più selvaggi che mai. Anche qui a Londra nelle ultime 24 ore la pioggia intermittente di questa estate di anitre si fi fatta continua e sferzante, con bruschi accompagnamenti di raffiche. Nessun aeroplano avrebbe potuto sopravvivere, in queste condizioni, sull'Atlantico. L'equipaggio del Brema è consideralo dagli inglesi pieno di fortuna, come pure di abilità per aver saputo riguadagnare sano e salvo l'aerodromo di partenza. Le prospettive meteorologiche intanto rimangono burbere. Gli aspiranti a volare all'Atlantico dall'est all'ovest dovranno aspettare. L'eventualità più probabile è che le furie equinoziali si scatenino prima che gli apparecchi, cosi fervidamente allestiti, rintraccino nei bollettini meteorologici una ragionevole esortazione a salpare. VI sono del Irotti in Inghilterra, sul quali, negli ultimi venti giorni, è caduta una maggiore quantità di pioggia che in ogni tre settimane consecutive dell'ultimo mezzo secolo. Il guaio è che le previsioni si mantengono estremamente umide. Il maltempo, naturalmente, si estende sull'Oceano di cui l'Inghilterra è l'anticamera. Droutiin su! carboni ardenti Il « Miss Columbia » avariato e o i znn roni, ln o o n oil di il be o di a ind e a— n I ld nea ae e Parigi, 15 notte. L'annunzio della partenza degli aviatori tedeschi aveva sorpreso non poco i candidati francesi alla traversata dell'Atlantico, poiché lo 6tato dell'atmosfera quale era definito dai bollettini meteorologici, permetteva di ritenere che ne«6un aviatore si sarebbe arrischiato a prendere il volo per l'ardua impresa. Stamane il tempo essendo alquanto migliorato, una febbrile attività regnava all'aerodromo del Bourget, dove gli aeroplani transatlantici offrivano le loro ali azzurre, avorio e tango alla calda carezza del sole. Ma la prudenza prevalse. Costes e 11 suo pilota Le Brix, dichiararono che non avrebbero preso il volo se non con un tempo del tutto favorevole. Opinione non dissimile espressero Givon e Corbut, i due piloti dell'C/ccelio Azzurro. Diverso era il caso di Drouhin, al quale il famoso articolo 4 del contratto stesso con Levine impone l'obbligo di fare più presto che sia possibile. Ma il Miss Columbia non può prendere il volo, In ogni modo, prima di 48 ore. L'aeroplano è etato infatti vittima di un accidente sabato scorso: la deformazione di una delle pale dell'elica. Sabotaggio, o acclden te sopravvenuto durante 11 trasporto dell'aeroplano da un hangar all'altro? Patto sta che Drohuin ha sporto denunzia sontro Ignoti per sabotaggio, e malgrado la giornata festiva un commissario si è recato Immediatamente ad interrogare i guardiani notturni dell'aerodromo Essi hanno dichiarato formalmente che nessuno aveva potu to avvicinarsi all'apparecchio, tranne che nella notte dal sabato alla dome nica, quando Franckel, socio di Levi ne, il meccanico Carisi e un gruppo d giornalisti americani, sì recarono a constatare l'avaria dell'elica, segnalata da Drouhin. E 6ta di fatto che la leggera avaria, una deviazione di circa due centimetri, è 6tata aggravata da un meccanico che ha voluto raddrizzare l'elica a martellate. C06l l'elica avrà bisogno di serie riparazioni, che immobilizzeranno l'apparecchio per almeno due giorni. Applicherà Levine l'articolo 4 del famoso contratto, il quale stipula: « Nel ca60 in cui un altro volo transatlantico avesse luogo prima della partenza del Miss Columbia, ognuna delle due parti sarà autorizzata ad annullare detto contratto col semplice scambio di una lettera inviata entro un periodo di otto giorni dopo tale evento » ? Interrogato, Levine ha risposto: « Quantunque il testo del contratto mi dia il diritto di denunziarlo, non è mia intenzione il farlo, poiché nella mia idea quando l'articolo è stato redatto si trattava soltanto degli aviatori francesi, e non si considerava la partenza degli aviatori tedeschi come una ragione per denunziare il contratto 6tesso ». Intanto Drouhin, il quale non Ignora come Costes e Givon siano impazienti di tentare la grande impresa è sui carboni ardenti, poiché, se uno degli aeroplani francese spiccasse il volo, sarebbe per luì finita. L'annunzio che gli aeroplani tedeschi hanno dovuto rinunciare alla traversata dell'Atlantico, ha fatto rinascere nel cuo- pipBfgdstvatsuSvfuartbqctqnngtsdiidstgicsatszspslmrqamgtrCz.naì.. ulre de;,'li aviatori francesi un po' di srje-lc- ranzo.