La Quarta Moglie

La Quarta Moglie La Quarta Moglie Gasparin Falocchio aveva un segreto per seppellire le mogli. La prima l'aveva presa per amore fc TOnfacmque anni, che fu nna pi**, ftuando morì, di tutto il paese, Bamajnano Codifiume, nella Bassa emiliana. " Eri un paese bello od agiato, pò- ■to Ir» un crocicchio di quattro granai -no bianche e il ponto nuovo di cemento, bianco e snello da un argine all'altro, che aveva sostituito U' traghetto; e si chiamava infatti Ponte del Traghetto. Il fiume era un affluente del Reno, uno di quei tenti fiumi della Bassa, ai quali juomo Può mutar il letto coi suoi lavori, tanto è poca la pendenza e incerto il corso. Infatti eli idraulici hanno potuto mandare il Reno a sboccare in mare invece che nel Po, e se mutassero idea, muterebbe il fiume ancora. / Sul quadrivio c'ora la chiesa parrocchiale. H barocco delle/sue comode linee, la sua tinta gjallina, la placida e modesta lentezza agreste della chiesa, aggiungevano nella pacata campagna l'improjftta di una sonnolenza architettonica, straordinariamente propria in quel luogo. Davanti le si stendeva, fra due file di paracarri sui bordi delle strade e una siepe di biancospino dalla parte della campagna, un sagrato erboso: bellissimo prato lindo o liscio d'erba morbida e eletta. Si diceva che «quelli d'una volta» l'avessero fatto così ampio, per puntiglio di rivalità cogli abitanti di un paese dell'altra sponda, i quali, per dispetto, avevano tirate su il oampanile tre braccia più che quello di Romagnano Codifiume. • — Noi faremo un prato cosi grande da, starci dentro tutto il loro paese 1 — aveva detto il protettore di Romagnano, gran patrizio bolognese, l'arme del quale restava sulla facciata della chiesa anche ora che la famiglia aveva dovuto vendere ai mezzadri, ai fattori e agli affittuari te terre vaste che aveva posseduto per molte miglia intorno a Romaguano, nel tempo che fu. Di quei patrizi restava in paese soltanto il nome e lo stemma, e una certa aria fiera dei nomi dei poderi là intorno, e la gloria di certe gesta che due secoli di legnate e di archibugiate non avevano esauste te liti fra i due paesi. E sotto Papa Sisto i protettori patrizi bolognesi avevano armato il paese contro le milizie di quel papa, che non intendeva mezze misure. Perciò certi poderi e certi capitelli di Madonne e certi crocicchi eran capaci di chiamarsi: la Malavvezza, il Malpasso, il Segno della Croce, la Baruffa, il Dì doi Morti, la Gagliarda; e c'erano il Crocicchio del Morto « la Madonna dei ladri, perchè in quei pressi c'era stata una selva e un. gran canneto, che, prima delle bonifiche, raggiungeva le Valli, dove'si nascondevano ì banditi. Che quei di Romagnano Codifiume fossero figli di banditi era cosa di cui si piacevano a vantarsene, senza sopportare di farsela dire da nessuno di fuorivia. Minimamente poi da quei di là da fiume. E c'era un luogo detto la Rotta, dove il fiume aveva rotto l'argine terribilmente in passato. Ma la bonifica aveva colmato le paludi, il canneto s'era fatto campo di grano e di canapa, la selva da un pezzo era caduta sotto il ferro, senza svelar tesori sepolti. Da ogni parte, fino all'argine vicino, alto e verde, e a perdita d'occhio in giro nelle altre direzioni, si vedeva canapa e grano e gleba e filari di vigne sugli olmi, e pioppi dal capo arguto nell'aria e nella luce, primi a sentire il vento, ultimi a perdere i raggi del sole nel tramonto. L i li Gi Fl La prima moglie, Gasparin Falocchio, sensale tàa. canapa famoso fin da giovane, l'aveva presa alla Baruffa,' giovinastra soda e piena, ardita e lieta. S'erano sposati in primavera. Contento come Gasparino e la Zelmira, era un detto passato quasi in proverbio. Egli aveva la passione dei cavalli, e guidava in domatrice le bestie più fiere e più scappate-re, e con un gusto e una bravura stupendi. Guadagnava nel suo mestiere quel che voleva. Erano anni grassi per la canapa: tedeschi, inglesi, perfino olandesi compravano. Dopo tre anni si volevano più bene di prima. Gli morì di parto insieme colla creatura. — Mi sento d'essere disgraziato in sposalizio, — disse Gasparin Falocchio al prete confortante e agli amici compiangenti — basta, ohe Dio non voglia ! Poi parve che non ci pensasse più Correva coi cavalli, contrattava partite grandi di canapa, urlava ore ed ore sui mercati per unire le due mani restie dei contraenti, mangiava e beveva più di tutti i suoi compagni sensali, bevitori da far fremere. E quando essi cadevano colla testa sulla tavola, Gasparin Falocchio, lustro, sudante, sano, massiccio, levava da tavola la persona di mezza statura, tarchiata e muscolosa come un toro, e andava a portar via ai concorrenti il miglior affare della giornata. Poi, quando quelli tardi uscivano dall'osteria mezzi balordi, era già in barroccino che li salutava beffardamente, ridendo delle maledizioni e delle ingiurie. Prendeva il tempo, «nel tentar te briglie gridava la sua ingiuria sempre la più colorita e pungente, e partiva. Non gli bastavano gli affari e i quattrini, voleva avere l'ultima parola anche nelle liti. Ogni sabato andava a Bologna per il giorno del mercato agricolo. Ma le donne che si pagava non lo consolavano di quella della Baruffa. Anzi allora sospirava al pensiero, della povera moglie. E passato un anno prese la seconda, che stava alla Madonna dei Latin, là dove si seminano fagiuoli «lsllrqvnrdrisbdvlncemsrslsclbvtvlI a , nascon ladri, diceva la gente, e dove ai trovavano i fusti più saldi e più risoluti del paese. Ci vuol Gasparino, diceva la gente, per non aver paura della Madonna dei Ladri. La ragazza era mora e adusta, di pelle asciutta, pelle e ossa in volto, con occhi neri e divoratori, sempre seria anche quando rideva. Magra, ma di che intelaiatura I Quattro ali e quattr'ossà saltano il fosso — diceva per farla arrabbiare Gasparin Falocchio. — E' Un indovinello, e ai epiega colla nespola, che ha quattro noccioli dentro e quattro sfrangiature di fuori, colle quali il vento la porta lontano dall'albero. — Ingrassatemi voi, — gli ghignava sul viso la proterva. — Faccio quel che posso, — diceva Gasparin Falocchio ridendo e ingrassando nelle gioie del nuovo sposalizio. Tanto fece che in quattro anni la spedì. Era una donna oscura, che pativa di rabbie mute, senza poterle sfogare 'col beneficio delle parole, testarda. In una ci rimase, non ci fu verso. Veramente anche Gasparino in quella lotta perse qualche libbra di carne, ma l'altra la vita 1 Sull'ultimo, la'donna disse a una sorella e a una amica, venute dalla Madonna dei Ladri ad assisterla : « C'era un uomo solo capace di non aver la peggio con me. E' capitato a me, e mi tocca di morire, perchè non volli darmi per vinta i. Con queste oscure parole morì consunta, maledicendo Gasparin Falocchio senza volerlo rivedere La battaglia era durata quattro anni, come s'è detto H prete che usciva col Santissimo, dopo l'assoluzione, incontrò il marito inginocchiato fuori dell'uscio, e malgrado il segreto della confessione non potè tenersi da esclamare: — Oh, Gasparin, san robe? Si può sentir peggio? Il saoramoro si batteva il petto, sì che il prete gli fece sopra un segno di croce, come per esorcizzarlo, e scappò via. La sorella della morta giurava che siccome nè padre nè fratelli avevano il fegato di dargli una coltellata, lo avrebbe sposato lei per fare le degne vendette. Il vedovo fu seriamente ripreso dal parroco, che di simili paganesimi si era spaventato. Il paese era esuberantissimo, e poche ragazze andavano all'altare senza *un figlio o due, e neppure erano poi le peggiori. Il vedovo dunque si mise a frequentar te messe della domenica e a confessarsi non soltanto per Pasqua. Un certo rimorso gli nasceva, una tal quale compunzione anche Una domenica mattina d'agosto si incontra nel mezzo del sagrato largo e lungo nel sole, dovizioso colla cognata. Costei volle dirglielo: — Vi vorrei sposare io per fare vendetta ! avmfdncprGtmrmcnpuiursbsst a e i , a te e r e i «lo l'una o l'altra al fianco. Si diede — Son qua, bella I A chi ci resta e a chi tocca toccai Fu così scomunicato nello sguardo lucido e nel piglio, che quella, donna esperta com'era e temeraria, si tirò in fretta la pezzuola sul capo, come vuote l'Apostolo Paolo che faccian le donne in chiesa, giust'appunto amorose e tentatrici fin nei capelli, e mogia e svelta entrò in chiesa a sen tir messa. — Non mi giova neanche la religio ne — rifletteva intanto Gasparin mortificato. Venne la guerra, e mentre gli altri partivano fra i pianti delle madri e delle mogli, Gasparin Falocchio trovò modo di restar in paese, con un bracciate di esonerato, a curare certe faccende di requisizioni. Non che avesse paura di morire gli piaceva troppo di vivere. E dopo qualche tempo dovette lasciare il paese, e fu mandato a Bo logna e anche più in là, fino a Palermo, sempre col bracciale d'esonerato. Non aveva parenti. Al paese quasi si dimenticavano di lui. La terza moglie la portò di fuorivia col foglio di congedo a guerra finita. Vivevano già da Bposi, e il parroco, fatte le pubblicazioni, li benedì. Era un giorno di inverno. Gasparin Falocchio pareva che avesse posato la foga. Aveva qualche capello bianco, e soffiava un poco quando bì doveva muovere in fretta, ma restava sempre un fusto di quercia e si lagnava dei pochi affari. I magazzini erano pieni; nessuno vendeva la canapa da cinque anni. La moglie era bella e buona. Forse il cambiamento d'aria la conservava, forse Gasparino aveva fatto giudizio. Il parroco se né rallegrava. Venne e passò la febbre spagnuola. Scamparono la prima, ma la povera donna rimase con tanti altri, in quella della seconda annata. Gasparino pianse e si disperò come se l'avesse persa solo lui in quei casi tremendi nna moglie bella e buona. E così, fra una cosa e l'altra, aveva più presto quarantanni che trentacinque, e nessuna del paese più lo voleva, a nessun patto. Se te seppelliva tutte I Siamo giusti ! Gasparin Falocchio crollava il capo. Gli affari della canapa avevan ripreso, la Germania ricominciava a comprare, la saluto era buona e i soldi tornavano. Una spina amareggiava la vita del buon Gasparino, che, ripresi cavalli e domatrice, tornava a essere il re dei mercati da canapa e delle osterie da sensali cento miglia all'intorno. Un uomo gioviale e di sangue dolce e scorrevole; un portatore di appetito e di buon sangue com'era lui, doveva dunque aver negli occhi questa iettatura, questo mate di morto, di cui egli ingrassava e di cui le sue donne perivano 1 Guardava la florida sua carne con ribrezzo, come cosa macabra e male ingrassata. Si destava la notte, e rabbrividiva. Vedovo nel letto di tre I morte, gli pareva d'avercene sempre cet al bere, e nei sogni cominciarono a visitarlo tutt'e tre insieme, stranamente commiste — le membra confuse e scambiate in amori nefandi di cadaveri. Confessarsi, votarsi, far penitenze, non giovava. Il medico condotto gli consigliò di astenersi dal bere, e fu peggio. Il medico pizzicava di letteratura, e paragonò il tormento di Gasparin Falocchio a quello dell'antico Meeenzio, che legava vivi con morti. E siccome i nervi del poveraccio peggioravano, se la cavò in farmacia citando l'Amleto: Ci sono più cose in cielo e in terra di quante se ne sognano in filosofia. E Gasparin Falocchio disperato, pauroso della veglia e del sonno ugualmente, si mise in testa, come in una fiaba, che se avesse trovata una donna disposta ad amarlo, sarebbe guarito. Ma trovarla in paese e nei paesi d'intorno era impossibile. Era troppo conosciuto lui o la sua storia. Lo rifiutavano con belle scuse, mettendola in ridere, ma sotto quelle scuse e quelle rusticali amenità egli sentiva la funebre paura. E non poteva dar torto a nessuno. Prendersela colla sorte è un magro rimedio. Aveva in casa una serva d'età quasi sinodale, donnetta minuscola e nerboruta, segaligna, con un segno duro di volontà infisso fra gli occhi chiari e freddi, che, per divinazione della fantasia popolare, l'aveva fatta soprannominare la Bietta. Sempre accollata di veste, piuttosto taci turna, donna valente e tutta dei fatti suoi, qualche volta, alla conca del bucato o a rigovernare metteva in luce delle braccia bianche e piene, che davano una strana idea in confronto col viso rugato e prosciugato Più volte Gasparin Falocchio le aveva chiesto, così per ridere: Il resto corrisponde? — Tal quale, — rispondeva imperturbabile la Bietta. Ed era zoppina, quel tanto che può piacere e non di più. Era quasi una lieve ondulazione, una mossa, un capriccio dell'andatura, un accento che dava al suo passo fluente e riuscito una grazia particolare di capretta, una bestialità gentile, una debolezza arrendevole, che metteva voglia di spianarle il segno della fronte. Si sa che fra il popolo, buono intenditore in questa come in tutte le cose, le delicate zoppette sono ricercatissime in matrimonio. Si dice che portano bene. Sono accolte con franca simpatia in ogni dove. E sono tutte di carattere piacevole. Anche il savio Montaigne cita un salace proverbio italiano in lode di agupmtopSsclcpspAmNaipfddblcbcazbbfalrrgvtmlcp e i a o e n r o a 1 n e e e Ma bisognava guardarle l'andatura soltanto, e il color delle braccia ; I periinS'del resto era un bruscolo di' donna, e in viso pareva una lenticchia, una fava risecchita. I Ma chi potè mai distinguere i modi e le sorprese della natura e delle sue scelte? Gasparin Falocchio, fosse disperazione, o fede e voglia di guarire, o bisogno di donna sua; o che quell'andatura seducente di Bietta gli avesse fatta una tela di ragno nel pensiero senza sua saputa ; fatto è che, tremando, le chiese una mattina se volesse sposarlo. Disse di si, quietamente, sedendosi sul bordo del letto matrimoniale nefasto. Si sposarono, la ruga della Bietta rimase fra i cigli infissa per dritto; ella si vestì da padrona, fece la sua figura, pure facendo in tutto e per tutto l'interesse di Gasparin Falocchio, che rifiorì, si rasserenò, non ebbe più fantasmi sulle soglie della notte, rigodette la vita. Diceva al parroco: — Non ci sono che le donne, Reverendo! — In giuste nozze benedette, — assentiva correggendolo e contento di vederlo guarito il vecchio prete. Al dottore e al farmacista Gasparin Falocchio, con quella voce da sensale, gridava da cento passi di distanza: — Buttatele nel fiume le medicine e la scienza ! — Tanto che si seccarono alla fine, e lo scansavano. — Chi la dura la vince, — diceva alle donne che non l'avevano voluto consolare e risanare. E, per far capire l'entità della fortuna della Bietta, faceva tinnire sul ventre rigoglioso i taschini del panciotto pieni di denaro, e i ciondoli della catena d'argento massiccio. E volle testare a favor di* lei, e farlo sapere a tutti. La sua -felicità insolente ed espansiva cominciò a dar noia e a fare invidia alla gente. Ruggine e tartaro. Fu notato che gli crescevano i capelli bianchi e il soffio del respiro. Si vide che quella vigoria formidabile e indomabile gli accorciava la vita. Gli chiedevano se a letto fosse sempre quello d'una volta. — Sempre quello ! — rispondeva fieramente. — Chiedetelo alla Bietta. — Io prima non lo conoscevo, — rispondeva questa femminuccia che teneva sempre ogni cosa al suo posto. — Ma adesso come si porta t — insistevano. — Non credo ohe si possa meglio —dichiarava la Bietta. — Poverina — diceva piano « forte la gente — questa se la seppellisce in tre mesi! Tre mesi non bastarono; ce ne vollero diciassette. Una bara potente usciva dalla chiesa una mattina di primavera quando la siepe del biancospino era tutta fiorita e i teneri pioppi inverdivano nell'aria fresca e chiara. Andava uno a dormire nella pace di quella terra fluviale emiliana. Una vedova addolorata ma senza bdava alia sua andatura Una grazia lieve o quasi segreta, seguiva la bara pesante. Tutto il paese, che ora gli smanie, sena e composta, un bruscolo, una lenticchia di donna, un poco offesa in una gamba, ciò ché^alio «uà in^.t.,ira ,iW crr.t.i» perdonava anche l'insolente ultima felicità, seguiva il morto. — La Bietta ha schiappato il ciocco — disse il farmacista scoprendosi. La vedova -è ora ricercatissima. Ma ai gode i suoi beni senza distruggerli e dichiara di non volere altri uomini. Sogni non la visitano, forse perchè è esattissima nel far dire le messe- di suffragio e nel curare la tomba di Gasparin Falocchio al camposanto di Romagnano Codifiume. RICCARDO BACCHELL1. novella

Luoghi citati: Bologna, Germania, Palermo