BADOGLIO

BADOGLIO BADOGLIO Una degna cerimonia dì saluto nella dilettosa «città d'acqua» - Il ricordo di giornate gloriose: Gorizia. r è , e FIUGGI, agosto. E' la stagione che questa nostra elegante e dilettosa « città d'acqua » diviene ritrovo e soggiorno non soltanto del numeroso stuolo dei consueti freauentatori, ma di buona parte del mondo aristocratico e della plutocrazia, specialmente di Roma, e di alte personalità della politica, della cultura e dell'arte. Personalità emmentissima, l'altro Ieri è giunto il maresciallo d'Italia Badoglio, capo di Stato Maggiore dell'Esercito; e la colonia villeggiante 1 ha acolo, come si c nveniva, con particolare tributo d'onore, organizzando una degna cerimonia di saluto. Precisamente in questi giorni, d'altra parie, ricorrevano, com'è ben noto, gli anniversari nella presa del Sabotino e della conquista di Gorizia; e ogni italiano sa quanto di queste vittorie si debba all'ingegno organizzativo, alla pertinace costanza d'opere, alla perizia tecnica, al val-jre, a tutto l'insieme- di qualità che fanno del maresciallo Badoglio uno dei principali artefici del trionfo dell' Italia nella grande guerra. 1 gloriosi fanti che dovevano compiere l'impresa che seminò prodigiosa, di rovesciare e superare le formidabili difese austriache sul monte Sabotino, già giudicato imprendibile, ricordano come visse tra loro, giorni, settimane, mesi, come lavorò con loro, come diresse e curò tutto l'ardimentoso e abiiis>imo sistema di approcci offensivi, e come finalmente li condusse al supremo fortunato assalto, quel giovane colonnello di Stato Maggiore, che già allora vantava più d'una promozione per merito di guerra, in Libia e poi alla fronte italoaustriaca, e ohe poco più d'un anno dopo, asceso rapidissimamente al grado di comandante di Corpo d'Armata, doveva, dopo la sciagura di Caporeito, essere chiamato dalla fiducia del Re e del Governo a collaborare con il nuovo generalissimo Diaz. Quella incomparabile vittoria del sabotino, per cui. Indi, la presa di Gorizia diventava logica e necessaria conseguenza, e in cui s'affermarono così potentemente l'ingegno e il valore del Badoglio, fu sintetizzata mirabilmente, indimenticabilmente da Gabriele d'Annunzio, nel distico famoso: « Fu come l'ala che non lascia impronte: — /( priìno arido avea già preso il monte ». Ed è certo superfluo ricordare quanio poi, nell'ultimo anno di guerra, l'opera del giovane sottocapo generale di Stato Maggiore valse alla preparazione e al raggiungimento delle decisive vittorie del Giugno, sul Piave, e dell'OttobreNovembre, a Vittorio Veneto. Ma soprattutto a quell'altre sue prime, poiché ne ricorreva, come ricordavamo, in questi giorni, l'undicesimo anniversario, si riferi il signor Pietro Martini, nel discorso con cui, l'altro ieri, a Fiuggi, per incarico del Conrtato espressamente costituitosi, salutò il maresciallo Badoglio. Fin dalle prime ore del mattino, grande Mia era accorsa e si stipava allo Stabilimento della Fonte e nelle adiacenze. Tutto il luogo era imbandierato, le vie tappezzate di striscioni con parole d'evviva al Maresciallo. La numerosa colonia cosmopolita era confusa con la cittadinanza; tra le autorità, le rappresentanze, 1 vari enti e associazioni, si notavano il commissario prefettizio, comm. De Franclsci, il dott. gr. uff. Bellini, prefetti, il comm. D'Alena, quesiore, il cav. Falconi, segretario politico del Fascio, la signora Ida De Carolis, segretaria del Fascio femminile, il Triumvirato dei combattenti composto dai 6igg. Terrinoni, Bonanno De Carolis, i Sindacati con l'ispettore slg. Pietro Terrinoni con i segretari e fiduciari sigg. Dante Stroveglia e Melziade Terrinoni, il dott. Colapinto in rappresentanza della Federazione dei Sindacati di Frosinone, le Associazioni patriottiche, i Balilla, le Piccole Italiane, ecc. Alle ore 10 giunge il Mai-esciallo Badoglio, accolto dalla Marcia Reale, dall'inno « Giovinezza », dall'inno al Piave, ed entusiasticamente acclamato. Fatte le presentazioni, il signor Pietro Martini pronunciò un applaudito discorso di saluto e di celebrazione. Parlò quindi Von. comm. Pantulli. il quale fece risaltare lo scopo delle onoranze rese, e si disse lieto che tutti con spontaneità e con entusiasmo vi abbiano preso parte. Prese poi la parola il noto conferenziere dell'Ordine dei Minori Francescani padre Roberto da Nove, il quale esaltò l'opera del maresciallo Badoglio e tutta la sua vita spesa a beneficio della Patria. Vivamente commosso, si levò a parlare il Maresciallo Badoglio, accolto da un delirante scroscio di applausi e di « alala ». Egli d'sse che la solenne manifestazione andava al di là della sua persona. Ringraziò di tutto cuore ed esaltò l'unione, la concordia, la fratellanza degli Italiani, auspice il Fascismo ed il Duce, e terminò inneggiando all'Italia, al Re, al Fascismo ed al Duce. Alle ore 12. fra gli entusiastici « alala » della folla e fra gli applausi, il Maresciallo Badoglio lasciava lo Stabilimento e si recava a.1 Palazzo della Fonte, dove, all'ingresso, fu fatto segno ad un'altra calorosa dimostrazione di affetto e di stima da parte di tutti i numerosi ospiti.