Il ritorno di Carol

Il ritorno di Carol Il ritorno di Carol (Dal nostro inviato) BUCAREST, agosto, iLa prima volta in cui ho presenta- to al censore un telegramma nel quale si diceva che sebbene il nome di Carol fosse su molte bocche ed in moltissimi cuori non bisognasse ritenere la Rumenia alla vigilia di sensazionali avvenimenti, il censore mi ha obbiettato: «Lei fa supporre che tn Rumenia almuno una parte del popolo pensa a Carol e se ne occupa; questo è inesatto. Dunque correggiamo... ». Io correggo assai volentieri quello che, in circostanze simili, spiace a un censore. Ricordo che in Russia, nel 1924, il censore non capiva una parola d'italiano, però diventava diffidentissimo se leggeva il nome di Trotzki; alla fine fui costretto ad abolirlo, per andar liscio. Così e qui per Carol, al quale tutti pensano sempre, senza volerne parlare mai. Mi ha dichiarato un collega americano che lui non si allontana da Bucarest, essendo perfettamente possibile l'arrivo di Carol in aeroplano Ma, mio collega: a parte il funesto precedente del volo di un altro Carlo detronizzato, dalla Svizzera a Oedenburg, voi avete bene assistito alla seduta nella quale Jonel Bratianu forte picchiando sul leggìo, ha sentenziato esser l'assegnazione della corona al Re Michele condizione indispensabile e indiscutibile per la vita e lo sviluppo della Rumenia? E pugni sul leggìo della tribuna, Bratianu, che non è un oratore, ne dà 'di rado: di solito le mani non le 'distacca dal pulpito e non cerca di fare effetto nemmeno con inflessioni della voce. Poi ci hanno spiegato: anche ammettendo che Carol voglia sperare qualche cosa, dove sono i carlisti? E ammettendo che ci siano dei carlisti, cosa fa Carol? E' una questione oziosa, convincetevene, la quale, tutt'al più, ha potuto riuscire utile a candidati a corto di argomenti durante la campagna elettorale. Senonchè in Carol la voglia di tentare prima o poi una modifica della situazione in cui si è posto esiste ed esiste anche un partito cartista, che è, dopo il nazionale-liberale, il più forte del paese, sia per numero di precari che per il favore pubblico di cui pode. 11 partito è quello nazionale dei contadini, guidato da! dottor Giulio Maniu, ed il programma cartista è riassunto nella dichiarazione fatta a un giornale parigino dal principe, finalmente uscito dal suo riserbo, che « l'anno scorso egli rinunciò ai suoi diritti — e oggi ne deplora le conseguenze — costrettovi da persone e con mezzi che si astiene dal giudicare »; mutata essendo la situazione in Rumenia, Carol ritiene di aver diritto di vegliare sncl'interessi del suo paese e del figlio Michele, anche intervenendo di persona. Non desidera disordini, ma « è pronto n. rispondere all'eventuale appello del popolo rumeno ». Può darsi che l'appello del popolo non gli giunga nè domani nè dopodomani; certo è però che la questione Carol pesa come un incubo sulle sorti della Rumenia e del partito nazionale-liberale. Il giornale parigino eletlo dall'ex-principe a portavoce viene qui regolarmente sequestrato. 26 l P Quando nel gennaio del 1926 il Parlamento rumeno ratificò le decisioni del Consiglio della Corona, tenuto a Sinaia, che privavano il principe Carol dei diritti di successione ereditaria, per conferirli invece al figlioletto Michele, le due Camere dimostrarono di avere tacitamente concluso un compromesso, avendo fretta di uscire, mentre gli avvenimenti premevano, da una situazione dì disagio. Alla testa del Governo era Bratianu, però a Sinaia anche Ave: rescu, che a Bratianu successe mesi dopo, si manifestò favorevole alle modifiche costituzionali delle quali la Rumenia oggi soffre. Col tempo, l'indagine delle cause che avevano spinto Carol a provocare la grave situazione, apparve d'importanza secondaria di fronte all'universale riconoscimento che, di pari passo col peggiorare della salute di Re Ferdinando, sempre più preoccupanti apparivano le conseguenze ultime dell'assenza del Principe ereditario. Già nella primavera del '26, il dottor Maniu ed il partito nazionale dei contadini, che all'esule aveva ripetutamente manifestato simpatie vivissime, ponevano a caposaldo del loro programma di opposizione la lotta per Carol. I nazional-democratici, capitanati da Jorga, tenevano bordone, non con uguale violenza: Jorga, pur essendo stato precettore del principe e nutrendo per lui mol to affetto, dimostrato da colloqui nel l'esilio e dal mantenimento dei rapporti personali, non 6 — per la sua mentalità di scienziato e professore — portato alle lotte politiche di eccezionale asprezza. Ad ogni modo i due partiti tennero accesa la questione, tanto che subentrato il gabinetto Averescu al posto di quello Bratianu, il nuovo Presidente del Consi glio pare abbia avuto a riflettere sul serio sull'opportunità di tener conto di un cosi forte movimento nel paese. Abbattuto poi Averescu, il partito nazionale-liberale, riafferrato il potere col gabinetto Stirbey, capì che per consolidare il suo regime doveva intendersi con Maniu e compagni, affinchè diminuisse l'opposizione contro la legge del i gennaio 1926. L'infruttuoso esito dei tentativi compiuti in tale senso è noto': conscio della propria forza, il partito nazionale dei contadini pose condizioni che l'avversario non potè accettare, e allora, scomparso dalla scena Stirbey, rapidampnte come era venuto, ridivenne Presidente del Consiglio Jonel Bratianu, il quale per primo atto di Governo lanciò un manifesto che minacciavH vigorose sanzioni contro chiunque avesse osato di adoperarsi per il ritorno di Carol. Il principe, spiepava il manifesto, aveva non solo perduto i diritti di successione al trono, ma anche o.ipIIo di calcare nuovamente il suolo rumeno; chi aves se negato rispetto a questa legge sa rebbe stato considerato nemico della patria. Il manifesto fu una stipp-p di mes sa in mora del partito nazionale dei contadini, tuttavia con la secreta speranza di raggiungere un accordo almeno dopo le elezioni. Invece dopo le elezioni ti dottor Maniu ha violentemente protestato per il modo in cui la campagna elettorale ed i! voto s'erano svolti e nella sedufa del 25 luglio ha infine chiesto al Consiglio mnmcdscluSsrsvpdpnpnlmlltbaMzrtviaDcstmsnutsizgS deila Reggenza lo scioglimento del Parlamento attuale, così rompendo o con Bratianu gli ultimi ponti. La vertenza è con questo decisa? La forza di Bratianu, sebbene grande, alla lunga garantirà il trionfo nella lotta contro Manin e contro Carol? Il partito nazionale dei contadini vanta un sessantennio di organizzazione e attività politica e prima- di prendere parte, con successo, a cinque elezioni in Rumenia, ha partecipato ad assai più nel tempo in cui la Transilvania era terra ungherese; se l'ultima chiamata alle urne fosse avvenuta in atmosfera di assoluta libertà, esso avrebbe dovuto riportare — a giudizio di conoscitori della situazione — non 5-1 ma 254 seggi in Parlamento... Quanto al suo capo, gli si riconoscono doti e un unico ma notevole, difetto: l'indecisione. Narrano i maligni che il dottor Maniu facendo costruire una casa non abbia saputo in quindici giorni dire all'architetto se la volesse con uno o due gabinetti : l'architetto risolse infine di installarne uno solo e al cliente che gli domandava stupito perchè mai non avesse atteso la sua risposta, dichiarò: «L'ho fatto per risparmiarle l'eterno dubbio se entrare in un gabinetto o in un altro... ». E' rivedibile la legge che privò Carol dei diritti di successione al trono? Una legge, osservano i carlisti, è sempre rivedibile: il parlamento la vota e il Parlamento la modifica, o la sopprime addirittura. La tesi è giusta, però sino a quando il potere resti nelle mani dei nazionali-liberali, è improbabile che il Parlamento venga interpellato in merito ad una simile revisione o abrogazione. Ne deriva essere anche improbabile che Carol rientri ir. Rumenia senza colpi di mano organizzati all'interno o all'esterno, in una parola: senza che si affronti il rischio della guerra civile. E i fattori decisivi, in guerra, sarebbero l'esercito e il contado, ove un terzo fattore, esterno, — la Russia — non pensasse d'intervenire per risolvere a modo suo questaSgGao „r,''onM i„„„„j„ nWÌ ì. mn',„., e un aura laccenaa, uni io spaurac- chio russo è assai potente e si e cor-cato di evocarlo perfino spargendo latendenziosa voce che Carol, a Parigi, abbia avuto contatti con Rakowski l'ambasciatore dei Sovicti, che conobbe le celle delle prigioni di Jassy. Quanto all'esercito e ai conladini, nei. riguardi del primo si accentua il danno che la crisi Carol arreche-rebbe alla sua compagine, cagionando scissioni paragonabili alle spagnuole e alle greche, mentre dei villici si dice che, ottenuta ormai la spartizione della terra, essi considerano il problema dinastico con apatia. Le masse operaie disorganizzate (perchè la propaganda socialista interrotta nel periodo della guerra in seguito non è stata più ripresa) rappresenterebbero, scoppiando la crisi, un'incognita. Carol ha dalla sua indubbiamente i giovani, larga parte dell'esercito, il partito nazionale dei contadini e la borghesia che dal ritorno di un vero Re sul trono s'attende il crollo dell'egemonia nazionale-liberale e maggiori garanzie di serena politica interna ed estera. Fra le due correnti estreme, qualche isolato sognatore propone soluzioni empiriche, e uno afferma che tutto andrebbe a posto facendo entrare Carol nel Consiglio della Reggenza, un altro sostiene che sarebbe dovere di Carol cominciare col fare un bel telegramma al figliolo di sei anni, giurandogli fedeltà ed ubbidienza e chiamandolo Maestà... Sembra uno scherzo, ma è detto sul serio, ragionandosi che la pura teoria monarchica non conosce l'esistenza di un Re fisico: dal punto di vista strettamente dogmatico questo può essere vero anche nel 1927, ma dal punto di vista del buon senso appare strano che un principe detronizzato debba apparentemente sottoporsi alla Maestà del figlio di sei anni, che invere di firmar decreti si balocca coi cavallucci, ed effettivamente capitolare davanti a colui che lo mise al bando. Sono costate caro, al principe esule, le avventure d'amore in studentesco stile: gli sono costate tutte le buone ragioni che in politica e in altro egli avrebbe potuto accampare. Ma la società moderna, corrotta, viziosa e tollerante com'è, se in materia monarchica non è più troppo ortodossa e si preoccupa del fatto che vivendo il padre regni un tenero ignaro bimbo, tuttavia non ammette attorno ai troni le Pompadour e le Du Barry e le donne galanti che in crisi di Sfato sostengono una qualsiasi parte. Carol, in Rumenia, vuole tornare solo o accompagnato? A interrogare il popolo, risponderebbe: Torni, ma solo. ITALO ZINCARE!.LI.

Persone citate: Consi, Giulio Maniu, Manin, Pompadour, Rakowski, Re Ferdinando, Re Michele, Trotzki