Valori di borsa e pubblicità di bilanci

Valori di borsa e pubblicità di bilanci Valori di borsa e pubblicità di bilanci 101,80 9-2.58 70,26 88,67 87,10 04,054 1)0,42 87,69 80.26 60.21 32,49 51,58 63.78 48,98 65.- 57,63 sono state Prendendo come inedia, fatta uguale a 100, i valori azionari delle società commerciali più rappresentative al dicembre 1925, la Camera di Commercio di Milano — attraverso al proprio Ufficio di Statistica e- al suo valoroso direttore, dott. Tagliacarne — cosi dimostra landamento di quelli nel periodo successivo : jlOktmbce Mm stesi» ftotgfuao 1925 1996 1927 TITOLI - bancari 100 navlg. e trasporti 100 tessili 100 miner. metall. e meccan. 100 elettrici 100 agric. e lmmobll. 100 alimentari e vari 100 tutte le categ. riunite 100 Nel luglio scorso vi osculazione che hanno fatto__ guadagnare a varie quote da 5 a 7 punti ; ina si tratta di un movimento con trollato, con scarti continui, senza un indirizzo preciso e che quindi può venire per ora trascurato. La caratteristica del mercato durante questo lungo periodo fu l'assi'.nza completa del risparmio privato dalle borse: esse videro degli speculatori « mosconeggiare » e co gliere al volo gli arbitraggi, e dei Sindacati di banche comperare titoli in cui esse erano impegnate, allorché la tendenza al ribasso minacciava pericoli. La contropartita ai venditori venne formata quasi esclusivamente da tali Sindacati. * I risparmiatori singoli si astennero dalle borse e dalle compere, e fecero bene. Quando una moneta muta di valore, qualunque sia il sen so del moto, il risparmiatore sa che | il titolo a reddito variabile cambia a sua volta di valore in senso inverso al valore della moneta. Non avendo forze sufficienti per accelerare o per ritardare il movimento e non essendo in grado- di misurare subito per quanta parte le nuove quotazioni hanno un significato puramente nominale e per quanta, invece, una portata reale, i risparmiatori prudenti non hanno che da starsene in disparte e vedere come le cose vanno a finire. Perderanno cosi delle probabilità di facili guadagni, ma eviteranno delle alee ben più pesanti di perdite. La borsa è un mare dove i merluzzi sono fatalmente destinati a finire in bocca ai pescicani. Il consiglio è doppiamente utile quando la moneta si rivaluta. 11 risparmiatore non rimette nulla a tenerla inoperosa, perchè essa pensa da sè, aumentando in potenza d'acquisto, a garantirgli un ottimo rendimento. Durante la rivalutazione, che presuppóne di solito una deflazione monetaria e 11 restringersi del credito bancario, il risparmio sotto la forma più liquida tende a diventare sempre più raro e quindi più pregiato. L'interesse per l'uso di esso, se non subito, col tempo deve aumentare e la « calza di lana » riesce un prezioso ornamento, Dico « se non subito» perchè in un primo momento il fenomeno anzi mo. stra la tendenza opposta. In questo momento, quel poco o tanto di risparmio nuovo che' si viene formando in Italia, appunto perchè non si impiega in titoli, viene a ricoverarsi nelle banche. E siccome queste, doverosamente, non lo immettono nelle industrie nelle quali serpeg giano i primi prodromi di una crisi di sottoproduzione, restano impacciate di questa massa nuova di mezzi di pagamento e, per non invogliarla, ribassano il saggio dello sconto e quindi anche dell'interesse corrisposto sui vari depositi: è appunto quanto si è verificato fra noi in giugno. Siccome però, per basso che sia, un certo interesse le banche devono pur pagarlo ai depositanti, così diventa per esse una necessità l'investirlo in qualche modo. Quando il mercato è monetariamente aperto queste difficoltà non sorgono, perchè le banche di un paese investono o presso banche estere, o in titoli forestieri o in altre operazioni a breve scadenza in altri Stati. Nel caso nostro il problema diventa più delicato, perchè vi è il pericolo che il risparmio inoperoso venga lanciato in speculazioni pure e semplici. E, se le banche ridepositano i capitali ricevuti dai clienti presso l'Istituto di emissione, non fanno altro che girare a quest'ultimo le difficoltà, imbarazzandolo anche nella sua politica di sconto. Il cammino del risanamento monetario offre in molti punti del suo percorso difficoltà che pongono a prova l'intelligenza, la chiaroveggenza e la fermezza dei dirigenti. Esaminiamo ora la questione dal punto di vista delle società commerciali. I lettori rilevano dallo specchietto sopra riportato che il ribasso non ha falciato con la stessa vigorìa su tutti i tipi di titoli. Mi sarebbe agevole, prendendo gruppo per gruppo, dare le ragioni generiche di questa logica diversità di trattamento. Non lo. faccio perchè l'argomento è delicato e vasto e perchè la strada non è percorsa tutta. Preferisco invece, ed è praticamente più utile, insistere su un pun to la cui importanza viene oggi particolarmente presa in considerazione dai competenti. E' chiaro che la maggiore resistenza finale sarà dimostrata da quelle aziende le quali avranno saputo resistere alla tentazione dei larghi dividendi ed avranno eseguito larghi ammortamenti degli impianti e delle partecipazioni creati e prese nei periodi di alti valori nominali, espres si in lire progressivamente cattive^ valendosi del sistema delle riserve oc. eulte. Ora contro questo .sistema si va spiegando un'offensiva in grande stile da parte delle più note nostre competenze ragionieristiche. Nell'ultimo numero della rivista « La Società per azioni » di Roma, il prof. D'Alvise accumula contro questo uso delle riserve occulte tutte le risorse della gp* .dottrina, che è larga,, e .che sì. Lintoildconusem17chè sqi<ilm«UuudilsscdrcscmdqddfcludcSilritcvttd«cadzcdzdeètcsvppddt6vzvuS4vu1dmpv o e i o . e , n i l ù e . e l o a e . è a arappoggia a considerazioni precedenti del compianto Pantaleoni e . dei professori Zappa, De Gobbis, Broglia, ecc. A guardare la lettera della legge, la ragione sta tutta dalla loro parte. L'art. 176 del Codice di commercio in proposito è chiarissimo ed esplicito e vuole che il bilancio esponga il capitale realmente esistente ed indichi con evidenza e verità gli utili conseguiti e le perdite sofferte. Se noi occultiamo una massa ingente di utili conseguiti e la mettiamo in riserve ben nascoste, non rispondiamo nè alla prima esigenza dell'art. 176, nè alla seconda ove ci si ricordi che il vero capitale di una azienda è quello nominale più le riserve. Ma mi sembra che l'importante consista precisamente nello stabilire quale, in un determinato istante, è i< il capitale realmente esistente » e il patrimonio che nè rappresenta almeno una parte. Qui l'elemento « tempo » gioca un « ruolo » decisivo. Una azienda idro-elettrica ha fatto un grande impianto con il ricavo di un debito in dollari, allorquando il dollaro, stava, poniamo, a 2-i. Oggi il dollaro vale 18,50, i prezzi di costruzione si vanno adeguando a questo nuovo rapporto e soprattutto le condutture in rame, che si importano dall'estero, ecc. Per di più col dollaro a questo prezzo, il carbone costa cosi poco relativamente, che può riuscire comparativamente più utile creare la forza con una centrale termica perchè in certe zone permette di distribuirla a un prezzo minore. Quale è il valore del patrimonio, e quindi quello del capitale ? Ecco una domanda a cui è molto difficile il dare una risposta sicura. Perchè, fra l'altro, il nuovo impianto venne creato nella supposizione di uno svi luppo del consumo basata sullo stato delle industrie consumatrici all'epoca in cui l'impianto si costruiva. Se la rivalutazione monetaria pone in crisi tali industrie, o il prezzo del la fornitura decresce, o il consumo rallenta. L'azienda che in tali condizioni di instabilità monetaria ha tenuto conto a suo tempo di tali possibilità creando vaste riserve occulte, stimava al giusto, o sottovalutava il pa trimonio e quindi il capitale ? In generale, la divisione della vita di una azienda in esercizi di dodici mesi è già per sè stessa una « non realtà », un fenomeno .fittizio, che rende fittizia e in parte affatto arbitraria la determinazione dei costi di produzione, i metodi di ripartizione delle spese generali e così dicendo. Solo su lunghi periodi sipuò decidere con una buona approssimazione se l'azienda ha realmente guadagnato. Ora se questo è vero in epoche normali, figuriamoci quanto è più esatto in tempi di rapide mutazioni monetàrie con -tutte le loro complesse conseguenze. In Germania, quando il marco si svalutava, le riserve occulte venivano create e spedite all'estero. Sup poniamo, per fare un esempio sem plice ma illuminante, che una azien da laniera tedesca, per fabbricare delle lane tessute, si valesse di materia grezza australiana al prezzo di 60 scellini quando lo scellino valeva 10 marchi. Se durante la lavorazione il corso dello scellino passa va a 25 marchi, la ditta vendeva ad un suo intermediario di fiducia in Svizzera al prezzo «di fattura» di 40 scellini. Sui libri contabili appariva che l'operazione aveva dato un utile lordo di 400 marchi (40x 25= 1000 M. mentre la spesa era stata di 60x10=600 M.), ossia del 30% mentre in realtà esisteva una per dita del 30 % in scellini. Cosa era successo? Questo, semplicemente. L'azienda tedesca doveva cedere le sue tratte in scellini all'Ufficio Centrale delle divise: quin di gli passava la tratta spiccata sull'intermediario di 40 scellini, risultante dalla fattura. In realtà. l'intermediario vendeva, poniamo per 80 scellini il tessuto di lana 6 accreditava l'azienda tedesca della differenza presso una banca svizzera, E l'Ufficio tedesco non rilevava l'in ganno, perchè, calcolando in marchi sul prezzo di 40 scellini figurava, come dicemmo, un utile di M. 400, Certo, questo sistema si presta ai più atroci inganni anche degli azionisti. Questo, che ho qui ricordato, rappresentò uno dei metodi classici con cui i dirigenti delle società tedesche, oltre che ingannare le au torità costituite, spogliarono fino al l'osso gli azionisti, specie quando lo perfezionarono col sistema delle « catene », ben note — o, meglio, mal note — anche ai risparmiatori italiani. Ma se gli avversari delle riserve occulte mi sanno trovare un sistema contabile specialmente per i grandi « conzern », il quale impedisca agli amministratori furfanti di spogliare il prossimo, scrivano su di quello un libro: esso anderà a ruba. Tutt'al più, e questo è proprio il punto a cui volevo sboccare, il metodo delle riserve occulte potrà farsi meno profondo, e quindi meno insidioso, se, sino a quando la moneta non avrà un valore definitivo, una legge renderà esenti da imposta gli stanziamenti eccezionali per svalutazione e ammortamento. Era la conclusione a cui giunsi in un precedente articolo e sono lieto che nuovi fatti la ribadiscano. ATTILIO CASSATI, tts«»«««lu««««t«ut«tPsgtt«tttntggd

Persone citate: Broglia, D'alvise, De Gobbis, Pantaleoni

Luoghi citati: Germania, Italia, Milano, Roma, Svizzera