La Corte delle tre Regine

La Corte delle tre Regine La Corte delle tre Regine (Dal nostro inviato) ! BUCAREST, agosto. Non dimenticheremo facilmente la visione della bellissima Regina Maria, mentre a Curtea de Arges, in piedi davanti alla cappelletta all'ingresso del tempio, aspettava la salma del marito. Visione di tormento? Visione di forza? di rassegnazione? La bella Regina sembrò ad un tratto Lady Diana Manners, quando in Miracolo sta sull'altare immobile a personificare la Madonna: inglese l'aristocratica attrice, inglese la Sovrana. Maria e Elena Ora la chiamano la Regina vedo va; e per lei che aveva più di ogni altro comandato quando Re Ferdinando era vivo, vedersi di colpo passata al quarto posto del protocollo deve essere motivo di profondo dolore : viene per primo il Reuccio Michele — il nipotino col quale s'era fatta fotografare tante volte, senza la madre Principessa Elena — seguono i tre membri della Reggenza, poi la Principessa madre Elena; quarta la Vedova Regina. Già all'in domani della morte di Re Ferdinando, quando il piccolo Re Michele dove' ascoltare atterrito gli evviva dei membri delle due Camere che gli rendevano omaggio e ricevevano il giuramento del Consiglio della Reg genza, la Regina Maria non intervenne, per non prendere cosi presto, in una solenne manifestazione, un posto assai diverso dall'antico. Innanzi a lei c'è ora la Principesas Elena, figlia di Sofìa e di Costantino di Grecia, che non avendo po tuto salire sul trono in seguito al"'abbandono — ahimè quanto funesto e fatale! — da parte del marito Principe Carol, non vuole cedere a chicchessia il rango che le spetta, Davanti al pargoletto, che assiste buona ed affettuosa come vigile bambinaia, farà un bell'inchino e dirà: « Vostra Maestà »; ma il pargoletto con un bel sorriso le farà capire che sulle labbra della mamma l'appellativo gli sembra uno scherzo. Ossequierà i Reggenti, sia pure: però gli altri e le altre ricordino che lei, Élena di Gregia, è la madre dei nuovo Re, ed è tuttora la legittima moglie di colui" che avrebbe dovuto essere Re dei rumeni. Questa Prin cipessa ha difeso dignità ed affetti con un nobile meraviglioso orgoglio. Sino al trapasso di Re Ferdinando, Maria di Rumenia brillò per intelligenza, volontà e bellezza. Nelle storie della grande guerra mondiale, non si trascuri di dedicarle pagine di raro elogio: non resti ignoto al popoli dell'Intesa che fa lei,' ancora Principessa ereditaria, a lottare tenacemente appassionatamente, nella piccola Corte influenzata dal pacifismo mistico di Carmen Sylva e dalla germanofilia del vecchio Carol, per preparare l'atmosfera necessaria alla solenne decisione della Rumenia di schierarsi a fianco all'Intesa. Salito Ferdinando sul trono lasciatogli libero dallo zio, sua ersaseapsfalmcisurarinosupecoprsiigzinoEtiprtoredetrvisuradomEglmlusachchervrnadtuficisamdCP mnrri:. .ti,. „„ju„ ,„•„*„. »„i„ „„ i'"0"1.1 ebbe Partita vinta: taleimeirlto le va reso, e rumeni ed alleati ilianno da rammentarlo. Elisabetta Finite la guerra, diventata la Rumenia un grosso e ricco reame, la Regina Maria svolse in politica interna un'azione imperniata sul partito nazionale-liberale (sempre d'accordo col principe Stirbey e con Jonel Bratianu), ed in politica estera si attese successi dalla combinazione di matrimoni: diede là figlia Maria a Re Alessandro di Jugoslavia, la figlia Elisabetta al futuro Re di Grecia, Giorgio; al figlio Carol, che aveva appena disfatto il morganatico matrimonio da studente con Zizì Lambrino, consigliò di sposare Elena di Grecia, sebbene a quelle nozze si opponessero il presidente dei ministri Averescu ed il genero AU sandro di Jugoslavia, attraversando la Grecia il periodo che le costò, col ritorno in patria di Re Costantino, l'amicizia dell'Intesa. Di tutti questi matrimonii felicissimo è riuscito soltanto quello della Principessa Maria con Re Alessandro, mentre gli altri hanno avuto per effetto che alla Corte di Bucarest oggi vivono, in sostanza, tre Regine : la vedova, la madre del Re Michele (che Regina non è, ma può sempre diventarla) e l'esule spodestata Elisabetta, col marito Giorgio di Grecia, la quale Elisabetta oggi soffre della perdita del trono ellenico e della perdita del padre, a cui era attaccatissima. La Regina Maria, invece di sapere la figlia Elisabetta Sovrana in Atene, se l'è dovuta riprendere in casa col marito; e quasi la Grecia rivoluzionaria non avesse in tal modo già sconvolto abbastanza i suoi piani, ecco clie il figlio Carol a cuor leggero rinunzia ai diritti di successione ereditaria e lascia alla Corte di Bucarest la moglie, una greca davanti alla quale oramai tocca cedere il passo. Suocera e nuora gsizfiFtaacdtdmplifsnèclaLszsddalirrFpdeiabvctefufosttadvdfiavvanrPcmcptdrgeDicono che Elena di Grecia non sia mai stata nelle grazie delia regale suocera, che del resto non fu mai troppo tenera nemmeno per la madre della nuora, la Regina Sofia. Gli è che le varietà d'usi e di clima si fanno sentire nelle Corti come nei modesti ambienti borghesi, nei quali, però, passando le ragioni di Stato in seconda linea, è più facile onorare il detto della moglie e dei buoi dei paesi tuoi. Elena di Grecia, sposata da Carol, arrivò a Bucarest con un abito mentale formato da un'educazione severissima* tale) datjbran» potarsi eoAitaiTitaTie dire Sw ispirai* in primo luogo ai futuri doveri di Sovrana, oppure alle funzioni di massaia-regina, come poteva concepirle la madre Sofìa, sorella di Guglielmo II Trovò a Bucarest molto calore, molta vita, una interessante fusione dello i#Vlrito parigino «ntr l'orientai*, chel enaRnnupicstespssvagdfiegrcg«lSmn era più forte degli elementi anglosassoni presenti anch'essi, ma rima-, se insensibile alla nuova atmosfera.. Ma il Principe Carol, sebbene "in aperta rotta con la madre, finì con 1$ sfuggirle pure lui, anteponendole la allegra amica di un compagno d'armi. Sorse allora il quesito se la Principessa Elena non avesse in fondo, la sua parte di colpa, per avere trascurato mezzo e modo di evitare la s'eria.crisi. La Regina Maria sembra, non abbia mai fatto mistero di: tale sua convinzione — non in pubblico, però, che quante volte si mostrane» con la nuora appariva con 1~i Sem» pre affabilissima — mentre il p'en-r siero del morto Re Ferdinando ;à ignorato: subito dopo la pubblica» zione del testamento, si è tuttavia notato che il nome della Principessa Elena in esso non ricorre a nessun titolo. Li per lì l'omissione ha sòr> preso; poi, lentamente, s'è cominciato a sentire il delinearsi di una córrente di calda simpatia all'indirizzo della Principessa senza marito < né trono, buona madre, ottima moglie, vittima di una somma di circostanze sulle quali prevale una rigida austér ra concezione dei propri doveri dì donna e di Sovrana. Dicono, anche, che questo movimento di simpatia per la Principessa Elena venga con abilità favorito dagli avversari di Carol, desiderosi ,di mettere il Principe esule in cattiva luce, epperciò qualcuno intuisce là sapiente azione di Bratianu. Forse che sì, forse che no. Certo è soltanto che se Caro! spera di rimediare àgli errori commessi, il primo passo dovrà essere quello della riconciliazione con la moglie, che è rimasta,ad aspettarlo, comportandosi in modo da evitare peggioramenti della ■ situazione : fatta segno a pressioni affinchè aderisse aJ divorzio, la Principessa Elena si è rifiutata e cosi ha salvato ad un tempo il suo rango di madre del reuccio Michele e 1 suoi diritti alla corona, per il caso che Carol ritrovi un giorno la via della Patria e del trono. r t e e a n n o i La Vedova e il Ministro «fai- Gli ultimi atti di Regno della Re» gina Maria risalgono alla recente efj- si Averescu: allorché il partito nazionale-liberale volle agitare con efficacia davanti agli occhi del degente Ferdinando lo spauracchio della dittatura Averescu, fu la Regina Maria ad assumersi il delicato compito, anche lei pervasa dal timore, ispiratole dal principe Stirbey e da Jonel Bratianu, che Averescu, impadronendosi del potere al momento della morte del Re, le precludesse per sempre ogni via d'influire sulla vita politica rumena Aggiungono i bene informati che la Regina, così agendo, suppose di accaparrarsi la gratitudine di Bratianu; senonchè Bratianu è un grande uomo politico ed è principalmente negli uomini politici che la gratitudine — come amava dire Luigi Luzzatti — suole manifestarsi sentimento determinato dalla speranza di beneficii futuri. E quali sono i servigi che, scomparso Re Ferdinando e instaurato un comodo Consiglio della Reggenza, la vedova potrebbe ancora rendere al partito nazionaleliberale? Se Bratianu avesse voluto accordare autorità alla Regina anche nel periodo successivo alla morte di Re Ferdinando, gli sarebbe bastato appoggiare, mesi addietro, l'iniziativa del ministro degl'Interni Goga di far entrare la Sovrana nel Consiglio dèlia Reggenza, nel quale Maria avrebbe saputo imporsi assai più del giovane figlio Nicola, del debole patriarca Miron e del presidente della Corte di Cassazione Buzdugan. Invéce fu proprio lui ad opporsi con ogni forza, al progetto, che per Goga costituisce il maggiore peccato tla scontare; ma forse Goga pensò che rendendo quel servigio ne avrebbe a sua volta beneficiato. Il compito di Maria di Rumenia è dunque probabilmente finito : le due Camere hanno votato anche per lei una pensione e In avvenire la sua attività si ridurrà a viaggiare per il paese, intervenendo a cerimonie scolastiche ed a feste nazionali in cui non le possa capitare, si capisce, di trovarsi a fianco la ' Principessa madre. Ingegno bellezza getto , Ha scritto novelle e soggetti fl^Re cinema, perchè non voleva dottore meno di Carmen Sylv? causa della curato la sua bellezze- „ perchè nel suo popo!^. Majn1™» ■ trato amore per ilVj^SR > do Re Ferdinando rx vibrante dtoo- f ra, a simiglianza de ai due Sovrani, gio, l'anno scorso vi, . e l'attuazione, Durtr * MatWP < a i , aa o el e l'attuazione, purtr no felice dell'idea. Qi h. n,,inAf addietro, a SinaiaU ^To&SS Re ammalato, ricevevo astuccio di nistro dell'Istruzione.o ha ringrazianuti d'oltre Oceano e t; un discorso da vera rìrofondamenpoteva e doveva, se non n..lusinghieil programma dei funerali (fói^f.810, cui morte appariva ogni glòsS^S? sicura? E quando da Parigi ;*o di' telegrafò a Maria di Jugoslavi*.del sorella prediletta, pregandola dl'k*. porre sulla salma del padre un farselo di fiori bianchi legati da un, nastro rosso col suo nome, la Regina vedova volle lei compiere il gesto, e andò a Cotroceni, ed'entrata nel' grande salone dove il popolo-sfilava' davanti al Re morto rimosse altri' fiori e fece posto a quelli del alilo; esule per volontà su*. La folla la guardava stupita. Quel che si è détto non appaia irriverente: essendo destino di chi taccia politica venire alla ribàtta del graTiù^eate<>«monoaaleA»araiaj-può «arerai trrrvtriViri» «ri orrtasivù ,,eilosame dell'attività politica d'una Sovrana di eccezionale ingegno e molte doti. Non Caterina di Russia e nemmeno Maria Teresa: ma certamente una figura di Regina spiccata e meritevole del crivello della storia* ITALO ZINGARE!.LJ.