Viva eco in Francia delle dichiarazioni di Mussolini sui Balcani e sull'Austria

Viva eco in Francia delle dichiarazioni di Mussolini sui Balcani e sull'Austria Viva eco in Francia delle dichiarazioni di Mussolini sui Balcani e sull'Austria ii « Temps»: perfettamente giusto, fermo linguaggio, solenne avvertimento Un piano monarchico nell'Europa centrale? e a o a a a , a i a , e i i a e i a ¬ Parigi, ?., notte. IsLe dichiarazioni fatte dall'Oli. Mus-ipsolini al Consiglio dei ministri sono giudicate qui molto favorevolmente Il Temps dedica loro il proprio editoriale e, se adombra di qualche sottile riserva la parte di esse concernente l'opera diplomatica dell'Italia durante la tensione albano-jugoslava, accorda in compenso un plauso incondizionato alla parte relativa al problema daU'Anschluss. La « lieta astenie > Il giornale scrive: • Il Duce ha sottolineato il fatto (a (proposito del regolamento dell'incidente albano-jugoslavo) che quando le quattro grandi potenze occidentali — Inghilterra, Francia, Italia, Germania — hanno un punto di vista comune nulla può compromettere la pace europea. E' perfettamente giusto, e l'esperienza fatta a proposito del conflitto sorto tra BeUgradove Tirana ha provato ancora, una voltacene dalla.buona va¬ ncqzvlcRiLtpvutntnApimfgbinetti di Londra, di Parigi, di Homa•J* M£mj*nroblenif'oo mS?Kf £S'i.fi? ESSE?8*J?rSKSE SLÌfiwS^iLnn£\tjconcerne 1 incidente albano-iugoslavo, il Duce ha voluto sottolineare che l'I- ^^.Ztp^fu^Ì?,^ «,p-^fa^).:'nentemenie conciliatrice e pacificatrice., ii Governo di homa ha esercitato in-jlatti, dopo 1 accordo di principio ™- tervenuto fra ì rappresentami delle quattro Potenze, nel corso dei colloqui j di Ginevra, una influenza salutare ai Tirana per indurre l'Albania a sotto-1 scrivere alla forinola di regolamento;suggerita dalla Francia, e tendente a Qarantire in egua-l modo l'amor proprio dei due paesi in causa Per molte settimane, la diplomazia francese si è sforzata di calmare gli animi e di ottenere dal Gabinetto di Belgrado che non procedesse in questo delicato affare se non colla più gl'aride moderazione. Se l'influenza dell'Italia avesse potuto esercitarsi più presto a Tirana, nello stesso senso, la crisi albano-jugoslava, non avrebbe senza dubbio assunto il carattere acuto che a un certo momento le si conobbe, e che non si attenuo se non quando venne realizzato l'accordo, dietro suggerimento fatto dalla Francia. e' certo che la soluzione intervenuta grazie al passo concertato delle quattro Potenze, ha non soltanto allontanato qualsiasi minaccia di conflitto fra la Jugoslavia e l'Albania, ma ha avuto l'effetto di determinare una lieta dètente in tutte le parti dell'Europa dove le divergenze italo-Jugoslave, provocate dalla conclusione del trattato di Tirana, avevano creato un penoso malessere. C'è da au gurarsi che le giuste preoccupazioni che Von- Mussolini dimostra di avere per mantenere la pace europea continuino a tradursi con una politica che tenga conto di tutte le realtà e che concini sinceramente ciò che e necessario alla grandezza dell'Italia con quello che è indispensabile alla indipendenza e alla dignità delle altre nazioni ». A prescindere dal tono dottorale che è nelle attitudini del giornale e dalle segrete intenzioni didattiche del passo citato, è innegabile che dal commeato del Temps, spirano una profonda soddisfazione e un sincero senso di sollievo. L'Austria e la Germania L'organo repubblicano così continua: « Mussolini si è pronunciato ieri sera sull'Anschluss in termini che non lasciano posto a nessun equivoco. « E' chiaro — egli ha detto — che l'unione dell'Austria con la Germania cambierebbe profondamente la carta politica dell'Europa stabilita dai trattati di Versailles e di San Germano soggiungendo che « l'Italia non modifica il suo atteggiamento, ispirato da ragioni di ordine generale e particolare ». E' da augurarsi che questo fermo linguaggio sia udito là dove deve esserlo e che dissipi le illusioni che sussistono ancora in certi circoli stranieri secondo i quali l'Italia, mediante qualche vantaggio, potrebbe adattarsi all'unione dell'Austria alla Germania. E' evidente infatti che l'Italia è interessata più di qualsiasi altra potenza ad osta colare l'Anschluss. Il posto che essa ha preso nell'Europa Centrale in seguito al crollo della monarchia austroungarica, la sua sicurezza, tutto il suo avvenire, la sua stessa esistenza come grande Potenza, ne dipendono. c La formazione di una Germania potente nell'Europa Centrale, colla ripresa del Drang nach osten germanico e della pressione tedesca su Trieste segnerebbe la fine della influenza italiana. Così com'è, il Governo di Mussolini non si presterà mai a una tale politica di abbandono è di rassegnazione. Perciò, quando si vedono i tedeschi cercar di giocare la carta italiana e studiarsi di dividere la Francia dall'Italia, si può giudicare che essi si ingannano grandemente. Anche se eventuali circostanze internazionali p^tessero^riavvicinare-^R Berlino, è perfettamente evidente che l'amicizia italiana non potrebbe essere ac-j quisita dalla Germania se non a prezzo di una rinuncia formale e definitiva ad ogni prospettiva di unione dell'Austria al Reich. Ora. non sembra che si sia disposti, dall'altra parte del Reno, a tanta rassegnazione, poiché ieri ancora il presidente del Reichstag, Loebe, scriveva che il compito dei partigiani della Anschluss — a qualsiasi partito essi appartenessero — consisteva nell'aiutare a realizzare questa unione scalzando le mura della frontiera fra i due paesi, finché tali mura non'saranno state rovesciate. « Le parole di Mussolini hanno, in tali condizioni, il valore di un solenne avvertimento. Il problema della Anschluss, quale i tedeschi intendono porlo, domina infatti tutta la politica italiana. Se l'Italia dovesse mai commettere l'errore di prestarsi, per una falsa concezione dei suoi interessi, al gioco del nazionalismo tedesco, favorendo direttamente o indirettamente ™^ S^JS^oteJSi miTa 2^ £8*^*8^ esistenza, poiché la Germania non pojtó affermarsi con tutta la sua ooitnza sp .... (I.iaril1n i-ir,minpv;i iTfiiw 1° Trieste Setì£ Bmsacnmutvitl(dppnpltgdatSzbmcropai™ondol—la rormoIa Pangermanista) fronte a , frome ^^,0 con rltalia. E, guasta ì jurla eventualità che nessun Governo Italiano ammetterà mai; quello preste dut0 da Mussolini meno di qualsiasi j aj[ro „ i r ^ „^j„+„ ,„„ 1 .La solidarietà di vedute fra Fran;cia e italia rilevata sul terreno in Questione dall'organo repubblicano a e i a i e e o e o n ' e a o i a e o e a a o e a o e e è indubbiamente da tenere nel più alto conto. La Francia però deve farsi persuasa che le amicizie politiche sono come i capitali. C'è chi sa metterli a frutto e riesce a moltiplicarli; c'è chi invece li lascia inerti, accontentandosi del piccolissimo interesse dato da una Cassa di Risparmio. Auguriamoci che la Francia, dove lo spirito di speculazione non fa certamente difetto, non scelga tra le due tattiche la seconda. Rivelazioni del « Soir » Tornando del resto all'Anschluss, se dovessimo prendere alla lettera le « rivelazioni u contenute stasera in un articolo del radico-socialista Soir, saremmo obbligati a prospettare la questione come più preoccupante di quello che in generale non si ritenga. Le rivelazioni concernono la parte che nel lavorio annessionistico austro-tedesco verrebbe prendendo ii Vaticano : « La chiesa cattolica romana — scrive il giornale — ha fatto l'esperienza che ovunque esso si stabiliva il regime re pubblicano era per essa una fonte inesauribile di delusioni. Già da qualche tempo essa dà così il suo patronato quasi ufficiale al movimento monarchico che non ha mai abbandonato i paesi dell'Europa centrale. La Chiesa presiedette di recente alla costituzione del blocco centrista e nazionalista che oggi regge la Germania; essa ora lavora per il ritorno della monarchia in Germania in Austria ed in Ungheria. Dei risultati tangibili mostrano come l'opera sia cominciata. 11 Vaticano ha oggi riconciliato i monarchici unghe resi, austriaci, bavaresi e prussiani, e specialmente i Wittelsbach e gli Absburgo. Essa ha saputo scegliere i suoi uomini. Il riawicinamento fra il Kromprinz bavarese e l'ex-imperatrice Zita è un po' l'opera personale de! principe Aloys Zu Loewenstein, patrono degli Absburgo e dei Wittelsbach e presidente di congregazioni cattoliche tedesche. Il primo risultato di questo riavvicinamento fu che il principe Otto ricevene infine, qualche mese fa, un programma di educazione elaborato dai principi della Chiesa in collaborazione col principe Loewenstein. Il giovano Otto fu poi affidato ai gesuiti del Lussemburgo, dove si trova attuai mente e dove non lo si prepara più sol tanto per il trono ungherese. • Che cosa significa tutto questo? La nobiltà cattolica dei paesi dell'Europa centrale spara, oggi che si sente protetta da Roma, nel prossimo ritorno della monarchia. L'accordo dettato dal Vaticano fra zita e Rupprècht di Baviera significa chp quest'ultimo ha ottenuto che il Tirolo e la provincia di Salzburgo verrebbero annessi alla Baviera, il resto dell'Austria e l'Ungheria sarebbe riunito sotto lo scettro di Re Otto. Infine, questo nuovo Stato diventerebbe uno stato federato della Germania imperiale. Per dire il vero, l'accordo non è ancor completo. Se si studia la parte riservata agli Hohenzollern, non si vede se questi principi protestanti siano già entrati nel complotto gesuita. Ma forse non e r-he una questione di tempo Chr cosa non s; farebbe per riavere un treno.' 11 principe vescovo di tclS Breslavìa, che non ha mai cessato di mantenere eccellenti relazioni col catellano di Doorn, presiedeva infatti i negoziati fra gli emissari del Vatiano e quelli di Doorn, e se l'accordo on è ancora realizzato non tarderà molto a intervenire. In altre parole, n vasto complotto monarchico direto da Roma — ed è questo quello che i è di temibile — sta organizzandosi n tutta l'Europa centrale. La nunziaura di Vienna, i palazzi arcivescovii di Monaco, Innsbruck e Salzburgo che sanno oggi la linea di condotta a seguirei hanno modificato la loro politica, impartiscono degli ordini, e preparano le masse cattoliche al ritorno della monarchia, il complotto supera già le frontiere dei paesi centrai. Per dire il vero, il caso — che tane volle serve bene le imprese di tal genere — farà il resto. e' questo caso, del resto, che vuole oggi che l'ultimo arcivescovo austriaco dd Praga abbia rasportato il suo campo d'azione in Svizzera. Il caso vuole altresì che l'exarcivescovo di Bucarest, mons. Netzhammer (il quale manteneva cosi buone relazioni col quartiere generale edesco durante la guerra) ed il generale Mackensen siano in svizzera nel momento attuale. Ed infine il caso vuole che dovunque, al passaggio di questi due principi, la stampa cattoli ca della Svizzera tedesca intoni un nno in favore dell'unione dell'Austria — o di una parte dell'Austria — al Reich, per non dire in favore della monarchia Ma in tutto questo rimane un pun¬ o nero: l'atteggiamento della Francia, essendo inteso che l'Inghilterra è a protettrice naturale dell'Ungheria. Si uatta dunque di tranquillizzare" la Francia. Perciò, è necessario trattare. Dove? Evidentemente in territorio neutrale. E la Svizzera è un grazioso paese per trascorrervi le vacanze. Friburgo è una città discreta, possiede un vescovo non meno discreto, mons. Besson, che ha già una certa pratica in negoziati di tal genere. Nessuno dunque si meraviglierà se, come per caso, dei Principi della chiesa e degli aristocratici francesi ed austriaci si" incontreranno a Friburgo. Hanno tante conoscenze e tanti interessi comuni! ». Inutile dire che non citiamo tutto quanto precede se non col più ampio benefizio d'inventario. Ma non è forse neppure illecito avanzare l'ipotesi che l'on. Mussolini, nel tornare all'attacco contro i partigiani dell'Anschluss. abbia magari inteso dare un avvertimento anche ai presunti fautori dell'intrigo di cui sopra. In tal caso, non v'è chi non veda quale utilità avrebbe la Francia a darsi sul serio alla ricerca del modo più acconcio per assicurarsi, durevolmente e fuori da ogni equivoco una solidarietà preziosa e insostituibile quale quella dell'Italia G. P.