D'aula in aula

D'aula in aulaD'aula in aula 00 00 00 00 00 De <( amicitia » ~ I larici del vicino -- Un atteggia mento sospetto -- Automobilista imprudente. pL'episodio giudiziario definito ieri dal Pretore, in seguito ad una querela dell'impiegato Cario Grilla, abitante in corso Francia, 43, rappresenta la terza ed ultima fase del rapporti intercorsi tra questi ed il commerciante Giuseppe Casa Beltrami. I due furono legati in passato da una cordiale amicizia: un'amicizia che aveva salde radici nella reciproca stima di entrambi, accresciutasi attraverso molti anni di comunanza di vita. Ma anche le cose più salde sono destinate talvolta ad infrangersi. E cosi avvenne dei rapporti tra il Griffa ed il Casa Beltrami. Un anno fa, quest'ultimo si presentò improvvisamente in casa dell'amico: era turbato e preoccupato: — Ho bisogno di un favore e conto sulla tua sincera amicizia. — Figurati 1 Sono a tua disposizione. — Mi abbisognano subito mille lire per la conclusione di un affare. Se non riesco a procurarmele, va a monte tutta la mia combinazione. Semplicemente per i vincoli di amicizia che lo legavano al Casa Beltrami, il Griffa — dinanzi alla richiesta del prestito — non rimase interdetto e perplesso come accade per i più in frangenti di questo genere. Obbiettò soltanto che non aveva nel portafogli, pronta e disponibile per l'amico, una carta da mille. Però avrebbe potuto rimediare e procurarsela agevolmente: cedendo; cioè al primo agente di cambio le cento azioni industriali che aveva- acquistato poco tempo prima col miraggio di ritrarne qualche vantaggio. Il Casa Beltrami supplicò e sollecitò l'amico a compiere l'operazione. E questi non si rifiutò. Il Casa Beltrami ebbe cosi le mille lire. Ma trascorsero i mesi ed invano il Griffa aspettò dall'amico la restituzlo ne del prestito: i rapporti e gli incontri tra i due, prima così frequenti, si fecero radi, e non per colpa certo del creditore. Sembrava che tra di lóro si fosse inserita una nube, una grossa nube. Il Griffa ad ogni modo attese ancora fiduciosamente: aveva troppa stima dell'amico per ritenerlo capace di farlo attendere all'infinito. Ma an che la più fiduciosa attesa ha un li mite e cosi quando, in un giorno del lo scorso maggio, il Griffa scorse in via Venti Settembre l'amico, gli si avvicinò cautamente, cortesemente: — Mi faresti cosa grata se mi restituissi le mille lire che ti ho prestato. Sono pressato da molte necessità. Non l'avesse mal fattoi La nube che sembrava dividerli da un anno circa, scoppiò, e fu una vera procella. R Casa Beltrami, a quella richiesta, che aveva per altro la forma di una amicale preghiera, si iwlispettl c si esasperò: rispose con una gragnuola di pugni e di schiaffi, li Griffa, che aveva avuto unicamente il torto di essere-stato cortese con l'amico di un tempo, dovette ricorrere alle cure di un sanitario che gli medicò le ferite, giudi candole guaribili in 10 giorni. Uua di dsonlnidalsltrqngrenQCgtAteidsc—gtctpdmgiOfsp■sGarcctdesepdptiperbzl„,, _„fo„_ .lsawentura maggiore non gii( JW»»»Prtoccare. E da questo il Griffa fu indotto alle più melanconici» considerazioni.' I-a conseguenza dell'episodio fu che i due ex amici si ritrovarono dinanzi al magistrato penale: il Griffa, querelante, come parte lesa, ed il casa Beltrami come imputato. Il Pretore, dopo avere sentito le ragioni di entrambi (il Griffa sii era costituito P. C coll'assistenza dell aw. Gatta) coronò con una non mite sentenza questo episodio «De amicitia » : condannò il Casa Beltrami — senza il beneficio della condizionale ma con quello della non iscrizione — a 600 lire di pena pecuniaria e ai danni. Il che equivale a dire che l'imputato dovrà restituire la somma avuta a prestito con i frutti, calcolati, poco su, poco giù. col metodo dell'interesse composto... „ ., Pretore avv. Bruni; P. C- avv. Gatta; Difesa avv. Albergo; Cane. Garelli. *'*'* In un piccolo obliato borgo della Valle d'Aosta, precisamente a Rhèmes, la furia delle acque aveva distrutto il ponte che congiunge la borgata col resto... del mondo. Quattro volonterosi borghigiani: Pasquale, Genesio e Giuseppe Courthoud ed Ernesto Fillietroz, si erano proposti di riattarlo, pensando di rendersi in tal modo benemeriti di quella minuscola popolazione. E quando la neve, ancora alta, eguagliava tutte le ondulazioni del terreno, si accinsero a tagliare dei tronchi sulla proprietà 'consortile. Senoncnè. ingannati sulla posizione dei confini che delimitano le proprietà, tagliarono l larici di un possidente del luogo, il cav. Lanier, il quale, avvertite le guardie forestali, provocò a carico dei quattro volonterosi una denuncia per furto. I quattro valligiani dovettero rispondere di tale reato e di quello di sottrazione di oggetti sequestrati, in quanto gli alberi, trasportati forse dalla corrente, vennero poi trovati lontani dal luogo del sequestro. Giudicati prima dal Tribunale d'Ivrea, in modo benigno, dovettero comparire avanti la nostra Corte d'Appello, in seguito i ricorso del P. M., e la Corte, accogliendo la tesi della Difesa, li ha mandati assolti. Presidente: conte Messeri; Difesa: avvocati Dagass'o, Gianotti e Fusinaz, cditmtpid, n 10 settembre 1926. Giuseppe Cosci v.*, chauffeur della Fiat, addetto al 1 ^i^mifi delta macchine- dall'uscita '■^sporto delle macchine dall'useWv J dall'essiccatoio al reparto finizioni, fu sorpreso alle 8,30 del mattino dal capo officina curvo su di una automobile, nell'interno del locale e cioè in un luogo dove, per le sue attribuzioni non poteva trovarsi. Il fatto insospettì il capo officina, il quale volendo rendersi conto se qualcosa fosse stato asportate, constatò che il magnete (che la sera prima era stato verificato) era stato manomesso nei senso che la molla di pressione del coperchio era stata spostata. Interrogato il Casetta, questi affermò recisamente di essere all' oscuro di quello spostamento e di essersi recato nel locale unicamente per leggere 11 giornale. Ma poiché ciò è vietato dai regolamenta, alla vista del superiore, egli aveva gettato 11... corpo del reato nell'interno di una macchina vicina. Questo fatto risultò autentico ma alCasetta ne fu contestata l'inverosimiglianza, poiché all'ora in cui era stato sorpreso la luce era insufficiente. Ad ogni modo nessun altro che lui poteva avere toccato il magnete e ciò evidentemente allo scopo di asportare il ruttore, che è la parte più preziosa di questo congegno. E poiché nello stesso reparto altri 13 ruttori in antecedenza erano stati tubati, il casetta — tratto in arresto — fu rinviato a giudizio per rispondere non solo del tentativo ma anche di furto qualificato continuato. R Tribunale, con sentenza del 10 ottobre, lo assolse da quest'ultima imputazione per non provata reità, condannandolo per il tentato furto a tre mesi di reclusione, col benefici di legge. La Corte d'AppeUo, a cui ricorse il Casetta, assistito dall'avv. Gino Obert, in accoglimento della tesi defensionale, pronunciò sentenza di assolutoria anche per questo addebito, per insufficienza di prove. 11 10 dicembre dell'anno scorso, ver■so mezzogiorno, il giovanetto Antonio Ghiano si allontanava dalla propria abitazione, sita in via Bidone, 22, per recarsi al lavoro, percorrendo in bicicletta via Belfiore. Giunto all'incrocio con via Campana, ii Ghiano, che teneva regolarmente la propria mano, diede ripetuti segnali col campanello, e non avendo sentito segnalazioni di sorta da parte di veicoli, che potessero eventualmente provenire da via Campana, prosegui nel cammino, accingendosi ad attraversare la strada. Ma improvvisamente una automobile, svoltando verso via Bettiore, lo investiva in pieno nel bel mezzo del crocicchio, producendo al giovane contusioni ed escoriazioni multiple, che lo costrinsero a letto per dodici giorni. A carico del conduttore dell'automobile, tale Francesco Casetta, venne iniziato regolare procedimento penale per lesioni colpose, in quanto risultò che .l'investimento era dovuto aUa«sua.imPrudenza, avendo egli spinto la mac travolgendo la bicicletta, che venivaridotta ad un mucchio di rottami, echina a velocità eccessiva ed omesso di dare, all'atto di imboccare la curva, i prescritti segnali di allarme. Il Pretore, avanti il quale il Casetta fu chiamato ieri a rispondere del reato imputatogli, accogliendo le conclusioni del patrono di Parte Civile, aw. Giulio, io condannò a 500 lire di multa ed ai danni.

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