I ricordi di Achille Loria

I ricordi di Achille Loria I ricordi di Achille Loria Dalla scoperta di Parigi alla disputa marxista di Londra La casa Murice Nicola Zanichelli stai dper pubblicare un libro eli Achille Loria, to• Ricordi ai uno studente settuagenario. dDI quest'opera dell'Illustre studioso, opera slngo:aruiento 'nteress.into e attraente, slamo lieti pubblicare una parto del capitolo intitolato « Roma, Berlino, Londra •. ...Fortunatamente un posto di perfezionamento all'estero, da me conseguito nell'anno stesso, mi permise di soddisfare altrimenti all'ardente brama di Londra. Partii dunque dall'Italia nel giugno del 1882 per la metropoli inglese, sostando per alcuni giorni a Parisi, mela agognata delle mie giovanili aspirazioni; poiché, come oggi le signore di Bnones \yres, io soffrivo allora terribilmente del male di Paridi, Rammento che alla sera, appena salito sui treno di Francia e desiderando mitigare la luce, stavo per tirare un manùbrio e l'avrei fatto di certo, se un mio vicino non me ne avesse dissuaso col gesto. Destatomi noi al mattino, volli guardare che cosa fosse quel manubrio e vi lessi « Segnale d'allarme; cni tocca indebitamente questo manubrio è condannato al carcere ». Brrl Un brivido mi percorse le ossa al pensiero che, se non fosse stato il mio vicino, a quell'ora, anziché sulla via di Parigi, mi sarei trovato in galera. Star lontani dalle gonnella A Parigi, visitai colla più scrupolosa attenzione gallerie, monumenti, teatri, assemblee; e posso dire che in quei brevissimi giorni sentii veramente Parigi e ne penetrai (a parlare hegelianamente) l'idea, assai meglio che poi non abbia potuto faro In soggiorni più riposati e prolungati. A dimostrare quanto fosse allora corretto il mio costume, valga questo episodio. Un sabato sera alcuni amici mi dissero: domani andiamo a Bou gival. Venite con noi. E' una gita da celibi, e vi divertirete sicuramente. Proposta seducente, non è vero? Ma io, che mi ero prefisso di consacrare quella domenica alla visita delle gallerie di Versailles, declinai l'invito. Né ebbi a pentirmene, poiché, durante la mia visita a quelle meravigliose gallerie di pittura, che sono tutto un corso illustrato di storia di Francia, mi indugiai a lungo nelle sale, ove sono effigiate le crociate, e nell'altre, in cui si dipingono gli stati generali dei va ri tempi, e meditai Intensamente sulla collocazione dei deputati dei vari ceti, sulla loro frequenza numerica, sui loro volti ed atteggiamenti; e da quella Insistente e profonda disamina trassi la prima ispirazione e l'impulso a precisare una serie di ide'e, che mi fremevano confusamente nel capo e che poi esposi, tre anni più tardi, nella Teoria economica della costituzione politica. Codesto episodio mi rimase da al Ir.ra in poi confitto nell'animo; e quan do dei giovani mi chiedevano la ricetta per riuscire nei campi del pen siero, rispondevo invariabilmente: fate tutto ciò che volete, alzatevi presto 0 tardi, andate o no in società, od a teatro, bevete .ano, fumate, giocate, o non fatelo, tutto ciò è indifferente; ma una cosa sola è assolutamente necessaria: star lontani dalle gonnelle. E' soprattutto rispetto allo studioso che è vera la parola di Budda: « Sarete più sicuri con una spada tagliente sul vostro capo, che discorrendo con una donna ». Dna tumultuosa seduta a Palazzo Borbone Ebbi Inoltre la fortuna di assistere ad una fra le più memorande sedute del Palazzo Borbone, in cui si discusse l'abrogazione del giuramento giudiziario: brillante giostra oratoria, in cui si produssero i più celebri atleti dell'eloquenza francese. Le più tumultuose sedute di Montecitorio (badisi che s'era nel 18821) mi parvero calma e letargo a paragone di quella vulca nica e convulsiva seduta, come le stes se spacconate oratorie dei nostri ono revoli mi parevano compostezza e ri serbo a paragone delle verbosa crasso sita dei parlamentari di Francia; 1 qua li salivano alla tribuna con un portafogli rigonfio, e ne traevano un fascio di cartelle, che recitavano al pubblico con enfasi stereotipata, per chiudere alfine, tra gli applausi obbligati dell'uditorio, colle sacramentali parole: l'honneur et la gioire de la Répu blique. Di quella storica seduta mi rimase in particolare il ricordo dell'eloquente discorso di Giulio Roche in prò' dell'abrogazione del giuramento. • Noi ben sappiamo, egli disse, quanto valgano i giuramenti pronunciati secondo 1 riti di quella chiesa, che condannò al rogo Urbano Grandier ». Al che Monsignor Fraeppel, Vescovo di Angers, scotendo la veneranda canizia, replicò : « Fu la Magìstratural » — Ma l'altro prosegui irnperturbato: € Cono sciamo quanto valgano quei giurameli ti. Luigi Napoleone ha giurato sul Vangelo di difendere la Repubblica l'ha uccisa. Sappiamo del resto ch_ la Chiesa stessa ha schiuso un compia cente spiraglio alle violazioni del giù ramento religioso mercè la sua teoria delle restrizioni mentali ». Codesto as serto porse a Monsignor Fraeppel l'oc casione di pronunciare un dottissimo discorso, tutto inteso a precisare e difendere la teoria delle restrizioni mentali ed a combattere il disegno di leg ge. Ma lo sforzo fu vano e l'assemblea con maggioranza schiacciante approvò nella stessa seduta il progetto, men tre li Duca di Larochefoucauld-Bisac eia esclamava furente: « Questo Governo è il peggiore di tutti I ». Alla sera il Figaro annunciava il vo to dell'assemblea con queste parole. « Oggi l'assemblea nazionale -fea abo lito Dio ». A cena da Engels Giunto a Londra, non potei disgraziatamente appagare la mia fervida brama di conoscere Carlo Marx, il quale trovavasi per salute ad Algeri. Trovai però la signorina Eleonora Marx nella elegante dimora paterna; conobbi la bellissima primogenita di Marx, la Signora Longuet: e frequentai le cene domenicali di Federico Engels, cui presenziavano numerosi commensali del più vari ceti, colle loro signore. In una di quelle cene, alla quale per caso non partecipavano signore, potei alfine appagare il mio desiderio ardente di discutere del socialismo cogli 6tessi suol capi ; e dopo che, levate le mense, fummo saliti al piano superiore, sbrigliai 1 dubb: atroci, che mi rodevano sull'argomento. Dissi ch'io mi sentivo asai meno avverso alle conclusioni pratiche di Marx che non alle sue premesse teoriche, le quali parevanmi errate, e che soprattutto parea mi sofistica la teoria riducente li va lore al lavoro. La grave accusa solle vò repentine proteste e l'ingiunzione di immediatamente provarla Al che essendomi io professato disposto, ne nacque la scena più curiosa e bizzar ra. di cui io sia stato spettatore, od ai tore, in mia vita. Perchè io ini trova d'improvviso dinanzi, piuttosto che dei severi scienziati, degli appassionai credenti; ed il diverbio, che essi impe gnarono meco, fu assai meno una di scussione scientifica che la rivolta di una fede minacciata nella infallibilità del suoi dogmi; anziché la Scuola d'Atene s'ebbe la Disputa del Sacramento. A ciascuno di noi fu data una copia del Capitale, riserbando a me l'esemplare francese perchè potessi più facilmente orientarmi; e ciascun passo da me combattuto veniva accanitamenteinscmtMlugtbesdcpuMrdlcozesMe1pdtaQaeadmezgstgosa difeso dal miei Implacabili contraddìtori. Io non potevo confutare Marx, dimostrando che le sue dottrine erano a l r n perfetta antitesi ai principi della scienza economica, poiché codesti principi erano risolutamente negati dai miei aversarl; e dovevo perciò limiarmi a pruvare che le conclusioni di Marx erano in antitesi ai principi da ui medesimo posti nell'opera sua. L'argomento, a mio credere, decisivo conro la teoria marxiana, era la Impossibilità di conciliare 11 fatto, ammesso ed affermato dallo stesso Marx, che il saggio del profitto è uguale per tutti capitalisti, colla teoria riducente il alore al lavoro; teoria, la quale adduce logicamente a concludere che 1 capitalisti, Impieganti in minor proporzione 11 capitale tecnico, lucrano un più elevato saggio di profitto. La questione dei saggio del profitto Io ero allora pero tanto entusiasta di Marx e del suo sistema e tanto mi pareva auguratale, nel vantaggio stesso della scienza, che la sua teoria del va lore. cosi semplice e nitida, fosse vera, che desideravo ardentemente la min obbiezione venisse annientata; che anzi è solo con questa segreta speranza eh io avevo provocata quella discussione ed avventurata quella censura. Ma i miei v%ti rimasero inappagati; e le ambigue ed esitanti risposte del1 Engels e dei suoi Adi mi provaron purtroppo ch'essi non sapevano come dissipare quella difficoltà e che soltanto dal volume avvenire del maestro attendevano la soluzione e la luoe. Quei pensatori potenti, che sapevano audacemente librarsi 6ulle vette più eccelse dell'astrazione, erano Incapaci a resistermi sul terreno compatto della discussione scientifica e del ragionamento rigoroso, e vedeansi costretti, essi, i teorici, ad oppormi le osservazioni piccine, i minuscoli fatti e le grette riserve attinte alla casistica iuotidiana. Si Incominciò dal contestarmi che 11 saggio del profitto sia identico per tutti i capitalisti e mi si citarono i falegnami di Regent's Park Road (la via ove l'Engels abitava) 1 quali percepiscono un saggio di profitto inferiore a quello del capitalisti di Manchester. E poiché io mi affrettai ad opporre a codeste asserzioni il passo di Marx, ove si afferma la necessaria identità dei 6aggi di profitto lucrati dai più di versi produttori, mi si rimproverò d. ignorare il divario, che intercede fra saggio del profitto e 6agglo del piùvalore e mi si osservò che 1 capitalisti produttori di differenti merci possono percepire un eguale saggio di più-vaio re e tuttavia un saggio di profitto di verso. Ma, replicai a mia volta, come è mai possibile che in un regime d libera concorrenza, in cui ciascun prò duttore ha la scelta dell'industria, cu. vuol dedicarsi, i capitalisti producenti merci diverse ottengano un differente saggio di profitto? E' questa — mi ri sposerò ad una voce 1 contradittorl una cosa, che noi pure ignoriamo; tut to ciò che possiamo dirvi è che vi bi sogna studiare, studiare ancora la questione; e chissà che a furia di studi non riusclate una buona volta a chiarirla? In ogni caso è sperabile che frattanto sopravvenga a decider la li te il secondo volume del Capitale. Con fesso che a questa risposta scattai. « E un metodo ben singolare codesto, dissi con frase concitata, di porre una pre messa arbitraria e di trattare poi quali fatue apparenze, cui dissiperà l'avvenire, tutti i fatti, che a tale premessa ripugnano. Io mi domando se valeva la pena di demolire le religioni rivelate per surrogarle colla religione mar xista e di proclamare il libero esamf nella scienza per ristabilire il credo quia absnrdum nella sociologia ». Ma qui mi chetai, rammentandomi a tem po del riguardi dovuti all'ospite egre gio, nonché dell'ora assai tarda, che frattanto s'era fatta; perchè l'erudito dibattito ci aveva tratti un pezzo avan ti nella notte. Mi affrettai perciò a con gedarmi, e nel modo più cordiale, da cosi intelligenti avversari, 1 quali s'eran comportati durante la discussione vivacissima secondo tutte le norme della più squisita cortesia; e passo passo, frammezzo ad un turbine di pensieri e di dubbi, presi la via lunga, tenebrosa e deserta, che separava II villino dell'Engels dalla mia abitazione. La persuasione della fallacia del marxismo Questa discussione, per me veramen te memorabile, esercitò una influenza decisiva sulle mie convinzioni scientifiche, dacché mi dette, nel modo più perentorio, la prova della sostanziale fallacia del marxismo. Tale persuasione 6i rese in me, se era possibile, ancora più 6alda, quando, alcuni anni più tardi, venni a conoscere la storia interessante di due nichilisti russi, i cui tentativi, Intesi a vincere l'enigma di Marx, avevano Incontrato la mede sima sorte dei miei. Ouei due bravi giovani, privi di mezzi di fortuna e tormentati dal desiderio di giungere alla soluzione dell'antinomia marxiana, erano riusciti, a prezzo di sforzi senza nome, a raccogliere il denaro necessario a compiere il viaggio a Londra ed eran partiti dalle regioni estreme d'Europa per la mèta lontana, col solo Intento di interrogare in proposito il grande compagno e confidente di Marx. Ma, due settimane dappoi, contristati e avviliti, ritornavano in patria, senza che la verità cotanto sospirata fosse scesa ad Illuminarli. Engels li aveva accolti con gentile affabilità, aveva discusso un paio d'ore con essi, ma non aveva saputo acquetare le loro dubbiezze e s'era li mitnto a ripetere l'eterno ritornello: aspettate il volume avvenire di Marx. Pure era cosi profonda la fede di que giovani animosi, ch'essi rimanevano malgrado tutto, ossequenti alla teoria del maestro, ed attendevano, attendes-ano con incrollata fiducia dal tempo la promessa rivelazione In me invece, meno ardente o più scettico, quella fede già vacillava, e l'eterno rinvio ad un'opera, di cui si Ignorava perfino l'esistenza, mi sembrava un modo poco serio e poco efficace di ribatter» una difficoltà cotanto grave e fonda mentale... ACHILLE LORIA. apterfonvvtozvtrssgitgcèrnqrirancdlcanalmaptr