Il dramma coniugale di un ufficiale

Il dramma coniugale di un ufficiale Il dramma coniugale di un ufficiale Uccide la moglie per gelosia \lcuni cittadini, verso le 21.30 di ierll asera, discorrevano in crocchio all'un- Dgolo di via Mazzini e via Delta Koccal sallorché quattro detonazioni, spara.ii a brevissimo intervallo l'una d&Ual tra, hanno troncato di botto la loro conversazione I colpi erano rintronati al terzo piano della casa numero 41 di via Mazzini. Dopo un attimo di esitazione gli amici, ai quali s'erano uniti altri passanti fermati i nella loro n»*"'"''»1 «uorcne quattro detonaaionT^som'aLel f* brevissimo lplétfSp«ffs ^SBl tun ™ Ì.°.J£. S0SJat0 un P°* incerto. S2i %J>„eiS£580 dKavantì a<1 una porta r« f /0, piano cne «ra aperta , ™£Lla porla' nell'attitudine di chi ha paura e non sa perciò prendere una risoluzione, slava una ragazzetta di circa diciassette anni che teneva tra le braccia una bambina di tenerissima età; un altro bambinello, nascosto dietro le sottane delta servetta piangeva dirottamente. Uno dei primi arrivati indovinando dal tremito delta ragazza che qualcosa di grave doveva essere avvenuto nell'interno dell'elltoggio, ha tentato di scansarla con un braccio e di varcare la soglia. — Non entrate — ha gridato quella con una voce convulsa e pronta a rompere In singhiozzi. — Che cos'è successo? — Il mio padrone ha sparato sulla padrona... Gli uomini hanno fatto irruzione nell'appartamento. H vigile notturno Ignazio Buriasco che era il primo, at traversata l'anticamera ' deserta è entrato in un piccolo salotto. Una donna in vestaglia, con i piedi calzati in pantofolaie di panno, giaceva su un fianco presso la fine-stra. La disgraziata, che appariva ferita in diverse parti ti corP° respirava ancora. ^ ,« Bu"asco stesso, aiutato da certi Felice Massone. Pietro Benino, mìlite della Croce Verde. Michele Ferrerò e bgo Minucci, hanno sollevato cautamente il misero corpo da terr» e lo hanno trasportato nel conile. In quel momento passava in via Mazzini una automobile pubblica; la signora vi è stata deposta e dopo alcuni minuti i medici di guardia dell'ospedale San Giovanni si chinavano ansiosamente su di lei, ma soltanto per vigilarne gli ultimi respiri. Nell'allogio intanto un altro dei curiosi ha creduto bene di formulare una prima inierrogazìone alla servotta. — Chi è il tuo padrone? — Un maggiore, — Perché ha sparato sibila signora? — Era geloso. Un ufficiale superiore d'artiglieria e appartenente al Corpo dello Stato Maggiore affrettava in quel momento il passo per via Mazzini, svoltava in via della Bocca e procedeva per via Ospedale. Un borghese lo pedinava passo passo, senza avere il coraggio di fermarlo. I protagonisti della tragedia Telefonicamente veniva avvertita del fatto la Questura centrale e gli agenti Marziale e cocco, subito inviati dal commissario di guardia dottor Angelucci, arrivavano sul luogo del delitto. Il commissario cav. Patti, il giudice Vaccarino e il sostituto Procuratore dèi Be, cav. Casalegno. nello stesso mo mento entravano all'Ospedale San Giovanni dove erano stati chiamati dal brigadiere di guardia-Del Santo. La povera signora ricevuta dal dottor Bettazzi e dal dottor Abate Daga, è stata tunsportata nella camera operatoria, ma dopo alcuni minuti cessava di vivere. Quattro proiettili l'avevano raggiunta, alla base del torace sinistro, all'avambraccio, alla parte sinistra del collo e al capo. La morta appariva di giovane età e di avvenente figura. Le prime notizie sono arrivate al nosocomio assai ingarbugliate e imprecise. Erano state fornite dall'unica testimone del fatto, dalla smarrita e balbettante- servotta, una certa Rosina Minichelli, di 17 anni, da Palermo. Essa si trova a Torino da: circa cinque mesi ed era a servizio presso il maggiore Giuseppe Bennardo di Calogero, di 33 anni, da Caltanissetta e della di lui consorte Eva Merlo, di Giovanni, di 28 anni da Seggio Emilia. La sua prima deposizione fatta tra pianti dirotti ai due agenti della Questura non ha ohe un valore assai relativo. Stringendosi fra le braccia la bimba Lilly, di tre* anni, e tentando di calmare i slnghiozzn del bimbo Franco di 8 anni, figli dei padroni, ha raccontato succintamente d'essere stata poco prima « investita » dal maggiore che « voleva sapere la verità ». « Il mio padrone — ha esclamato — voleva ohe gli dicessi se la sua signora ha un amante. Io gli ho risposto che meuasdnpgceItssgbiacucIcacmmssd.qrscedddfllb amoreggiava con un tenente Dissella e aiilora egli na stórn» .•».im'»"«« 1 a Caltasparato. Ver- f - i J*£2nt0 - su«lnt«. e non oer taf,1!?*e attinente al vero. povere creature. Il maggióre intanto, che, come abbia mo detto, procedeva per via Ospedale, era sempre seguito dal borghese. Ad un certo punto e precisamente davanti al portone dell"Esattoria Municipale 11 cittadino, avendo scorto un maresciallo dei carabinieri, lo fermò e, indicandogli l'ufficiale gli disse : t Maresciallo, quel maggióre ha ucciso la propria moglie-». Il maresciallo Bianchet-ta (tal'è 11 nome del milite) si l mostrato a tutta prima incredulo ma, avendo meglio guardato quello ohe gli veniva indicato, notò in'lui alcunché di sospetto, e accelerò il passo per raggiùngerlo. Il maggiore Bennardo che si -era. voltato ed aveva scoperto d'essere seguito, si mise allora quasi di corsa 11 maresciallo Io imitò c quando l'ebbe raggiunto lo afferrò di colpo per - le braccia — Maggiore, che cosa ha fattoi — Ho ucciso mia moglie — confessò immediatamente l'arrestato e consegnò al maresciallo una pistola • Gltsendl • che aveva in una tasca dei pantaloni, un'altra piccola pistola automatica che portava al cinturone e la sciabola. Il maresciallo, sempre tenendolo per un braccio lo accompagnò alloca alla caserma di piazza Carlina. I precedenti L'ufficiale è stato subito sottoposto ad uno stringente interrogatorio dal capitano dei carabinieri Miozzi, comandante della Compagnia interna, mentre 11 tenente Anguissola, recatosi in via Mazzini, invitò parecchi testimoni a seguirlo in caserma. L'interrogatorio si è protratto fino a tardissima ora della notte, né sappiamo quanto dal medesimo sia risultato. Da una nostra rapida inchiesta ci risulta che il maggiore Bennardo, distintissimo ufficiale, fregiato di due medaglie d'argento, aveva sposato cinque anni fa la signorina Eva Merlo, di Beggio Emilia. La giovane coppia, che abitav;. a Caltanissetta, ebbe allietata 1 unione dalla nascita dei due figli Lilly e Franco. La luna di miele però, a quanto ci risulta, fu di breve durata, e da parecchio tempo fra marito e moglie non correvano buoni rapporti. Circa sei mesi fa l'ufficiale, dovendo prestare servizio, quale ufficiale di Stato Maggiore, alla Scuola d'applicazione, era venuto a Torino in cerca di un alloggio e aveva lasciata la moglie in Sicilia. Egli si era allogato provvisoriamente in una camera ammobigliata in via Silvio Pellico, 17, presso ceni signori ai quali era stato presentato. Trovato l'appartamento di via Mazzini, 41. si era fatto raggiungere dalla moglie e dai bambini. Il maggiore aveva fatto conoscere la giovane sposa ai signori dei quali era stato ospite. Tra una signorina di questa famiglia torinese e la signora Bennardo si era poi stabilita una affettuosa relazione attraverso a certe confidenze che s'eran fatte vicendevolmente. Una nube improvvisa però venne ad offuscare l'amicizia nascente, né si sa da quale .oscuro, motivo essa sia sorta: Sta di fatto che le cose si ingarbugliarono - al punto da provocare fra le due' donne quasi un odio incontenibile, v ' La signóra Bennardo scrisse alcuni giorni fa, alla signorina, una lettera piuttosto risentita, e, a quanto pare, anche compromettente. La signorina ieri mattina si Incontrò con l'ufficiale e si lagnò con lui della condotta della moglie. Il maggiore pretese delle spiegazioni, la signorina si lasciò sfuggire qualche frase azzardata e la conversazione si fece tanto seria che ad un certo punto l'ufficiale riusci a farsi consegnare dalla signorina la lettera scritta dalle moglie. Tale lettera conteneva questa frase: « speriamo che la donna sia cos: assennata da non dire certe cose ». Sonò forse bastate queste parole sibilline per Infiammare il cervello dell'ufficiale, oppure c'è qualche cosa dt più grave, che emergerà dall'interrogatorio? Comùnque sia, l'ufficiale appena rincasato, dopo il vivace colloquio avuto per la strada, affrontò la moglie e pretese da essa una confessione, invocando anche la testimonianza della fantesca. Il diverbio durò a lungo, tutto il pomeriggio, e alla sera la tragedia scoppiò fulminea. Ad essa non era presente che la servotta, e non si può ricostruire - la scena che si è svolta nell'alloggio di via Mazzini, dove adesso piangono, invocando la mamma che non ritornerà mài più, ed il babbo, due Lrugdlaarpnrngmlr

Luoghi citati: Beggio Emilia, Caltanissetta, Palermo, Sicilia, Torino