Il romanzo a lieto fine della fantesca che tentò di uccidere il suo padrone

Il romanzo a lieto fine della fantesca che tentò di uccidere il suo padrone Il romanzo a lieto fine della fantesca che tentò di uccidere il suo padrone 0 a o o 0 a , , e e o a ; a i n e i a o e i i a » a e i e a e o e e n a a a l a o l Con l'assolutoria accordatale ieri dai giurati Ermellina Gallo — una fresca e rosea fantesca di 19 anni — passa nel novero delle eroine: è la vittima che si è difesa e si è fatta giustizia. L'antipatia, il disdegno, l'orrore anche, che si era riflesso da principio tutto su di lei è passato su altri: a lei la simpatia, la pietà, la solidarietà umana. A vederla, tutta fresca e paffutella, anche se infagottata in abiti « vieux style » che non le snelliscono certo la persona, 11 pensiero corre a quel canto con cui Guido Gozzano celebrava gli amori ancillari: — Gaie figure di Decamerone le cameriste... L'accusa che le è mossa è di mancato omicidio: ni dicembre dell'altro anno, nella cucina dell'Albergo dell'Aquila, a S. Mauro, dove era occupata come cameriera essa aggredì li padrone colpendolo con un pesante mannarese. Il dramma aveva delle ragioni delicate, complesse, che all'udienza sono emerse attraverso ■ le deposizioni dell'Imputata e dei testi. E la vicenda giudiziaria svoltasi ieri in Assise con la presidenza del comm. Pennacchietti — si è snodata rapida e sollecita come un < film », nonostante la materia processuale apparisse abbondante, e non facilmente controllabile, intessuta come era di situazioni « pochadistiche », di attacchi, contrattacchi, insidie, schermaglie e vendette presumibilmente d'amore. c Mi sento donna, eia,.. » Riassunti 1 fatti, il presidente procede all'interrogatorio dell'imputata. Ermellina Gallo si alza e con le mani appoggiate alle sbarre della gabbia, intraprende la sua narrazione. Won piange e non ha soste nel suo racconto; procede spedita, con una fresca naturalezza, in qualche momento con un'ingenuità saporosa. — In seguito ad un'inserzione fatta sui giornali — dice — mi presentai al signor Mocchino e fui assunta come cameriera. Ciò avveniva il 12 novem bre. Subito dai primi giorni notai che il mio padrone aveva per me delie premure troppo interessate. Non già per alleviarmi le fatiche del servizio clie ero tenuta a prestare, ma per con quistarml. Una sera, quando sua mo glie era già andata a dormire, mi raggiunse e mi diede un bacio. Quindi prese ad assediarmi in tutti i modi. Mi cercava sempre, dovunque: in cantina, per le camere, in cucina. Ma io di quella corte non volevo saperne, ed ho respinto sempre le sue lusinghe. Sono rimasta onesta, fedele, sempre. Pres.: — Avete detto fedele: avevate un amante? — Sì. Mi sento donna. Ma l'amore lo faccio con chi voglio io. Ed è per questo che respingevo la corte del mio padrone. Quando si avvide che non riusciva a piegarmi, egli prese ad odiarmi. Mi affidò i servizi più gravosi e siccome aveva assunto frattanto un'altra cameriera mi obbligò perfino a servire la mia collega, la quale aveva già le mansioni più facili e più leggere. Si dimostrava geloso quando 10 parlavo con qualcuno o quando ricevevo dei complimenti. Mi allontanava subito con un ordine: Vada a far questo, vada a far quello... Ma io non potevo fare tutto, e mi prendeva allora per il trattamento che mi veniva usato un male al cuore, Un nervoso, che mi faceva cadere svenuta, di mio dovere però io lo facevo; era lui che non faceva il suo. Ed al venerdì, giorno di permesso, mi mandava a spiare per sapere cosa facevo venendo a Torino. Avvertì così mia zia che avevo un amante e la zia avvertì i miei. Quello stesso giorno del fatto, 1*11 dicembre, vennero a S. Mauro le mie due sorelle. Erano incaricate dalla mamma di mettermi colle spalle al muro: Un dilemma — O ci dici il nome dei tuo amante affinchè lo si possa conoscere e convincere a rimediare, a sposarti, o domani stesso, ti facciamo entrare al Buon Pastore. — Io rimasi male, continua l'imputata, e quella sera fui presa da una grande agitazione. L'idea di andare a finire al Buon Pastore mi terrorizzava. 11 Mocchino intanto mi beffeggiava e rideva. Alle 10 e mezza, quando passai in cucina per andare a deporre I piatti, e lo vidi seduto a tavola, fui presa non so io da che cosa; allargai le braccia ed afferrai un mannarese che si trovava in un angolo. Mi avvicinai a lui, e lo colpii alle spalle. Poi corsi dai carabinieri. Volevo finirlo. E quando il maresciallo mi disse che non l'avevo ucciso, esclamai che ero pentita di non avergli assestato ari cora un altro colpo. L'imputata è stata schiettissima In questa ultima parte; ha ripetuto quan to aveva detto in istruttoria, naturai mente, ingenuamente, senza ritegni o preoccupazioni difensive. Ed è intro dotta subito la parte lesa, l'albergatore Ernesto Mocchino, di 37 anni. Le ferite prodottegli dai fendenti vibratigli dall'ancella, guarirono in 28 giorni e lo tennero per un giorno in pericolo di vita a causa di certi sintomi di contusione cerebrale tn seguito scomparsi. Come ricordo perpetuo dell'aggressione subita, gli resterà però uno sfregio al viso, alla regione orbitale. Esordisce specificando le mansioni affidate alle due fantesche: la Gallo, assunta l'il novembre, serviva a tavola e si occupava delle camere; 1 altra, LetmaUgo, assunta il 15 novembre, accudiva al bar, e stava alla cassa. E fa quindi l'elogio della dallo, che descrive laboriosa volenterosa. Non ebbe mai a farle'dei rimproveri, neppure quando, recatasi a Torino in uno dei giorni che aveva di libertà, gli mandò a dire da un viaggiatore che non avrebbe potuto rientrare. La sera dell'll dicembre, andarono a S Mauro le due sorelle della Gallo. Parlarono con lei in cucina ed egli non seppe il tema del discorsi. Un'ora dopo — verso le 22,30 — mentre era intento a cenare, si sentì colpire alle spalle. Vide la Gallo che aveva gli occhi fuori dell'orbita, e non vide altro Fu poi soccorso dalla moglie e della disavventura toccatagli ne ebbe per circa un mese. «Voglio giurare.» * Pres.: — Ma il movente dell'aggressione quale e stato, secondo le: ? — Mah I Un colpo di pazzia, forse. Pres.: — Via una ragione ci dev'essere. L'imputata ha riferite- molte circostanze: ha detto che lei la circuiva e che in seguito l'accusò presso i suoi parenti di tenere una condotta irregolare. — L'avrà detto In Istruttoria, non ora, certamenite. Quella ragazza io non l'ho mai toccata nè mi sono mai occupato di lei. Imputala: — SI, si è vero. Tutto quello che ho detto è la verità. Teste (accalorandosi) : — Non le ho dato nessun morivo e di quanto faee-■ non m: sono mai interessato. Lojtre: giurare... Pres. : — Non c'è bisogno. A lei come partj lesa non è fatto obbligo di giurare. — Ma mi si dia 11 giuramento. Voglio giurare che quanto ho detto è la verità... A dispetto di queste buone disposi-zionì U teste è licenziato. E gli sue-cede la moglie, Angela Giretti, una giovane signora, elegante e formosa. Solitamente le mogli sono le meno Informate in queste vicende. Ma in istruttoria essa ha dimostrato invece di sapere qualcosa. Ed è per questo che il P. M. la volle teste al processo. La signora denota un certo disagio, che si traduce in una comprensibile ritrosia a parlare. Perchè la sua comparsa non sia inutiile l'avv. Farinelli chiede al Presidente di dar lettura deld'lnterrogatorio reso innanzi al giudice istruttore. Si apprendono cosi taluni particolari di natura piccante e certe circostanze ohe hanno una connessione stretta col dramma. Per l'indole del marito — che la voce del popolo descriveva come donnaiolo — la signora pensava a separarsi legalmente da lui. Ciò appunto in prossimità degli avvenimenti che dovevano condurre tutti — sotto varia veste — in Corte d'Assise. Degli scontri avuti dal marito colla cameriera, la signora ebbe notizia. Assistette anzi ad una scenata, quando il marito volle far avvertire la famiglia della Gallo della condotta che questa teneva. Queste ed altre circostanze che emergono attraverso la lettura dell'interrogatorio, la teste conferma ora dinanzi ai giurati, E poiché le parti non insistono per sapere di più, essa è sollecitamente congedata. Alle 3 di notte S'avanza così alila pedana Letizia Ugo, un grazioso tipo di giovane cameriera, clvettuolmente agghindata. Parla scioltamente e riferisce i particolari più scabrosi senza arrossire e senza impressionarsi. Date le sue condizioni di salute, fu adibita al bar, una mansione meno faticosa di quella affidata alla Gallo, la quale però, quando la teste fu assunta nell'albergo dell'Aquila era già incaricata di accudire alla mense. Alla teste toccò la stessa sorte che ebbe la Gallo: anche con lei il Mocchino si dimostrò subito nei primi giorni pieno di premure e di attenzioni pericolose. Un giurato: — Ma andò oltre la semplice corte? — Purtroppo I Pres.: — Quando fu? — Una notte, che non saprei Indicare. Verso le 3 venne nella mia camero e non volle andarsene via... Pres.: — Abbiamo capito. Un giurato: — La teste ebbe mai confidenze'dalla Gallo circa il contegno che teneva verso di lei il Mocchino ? La teste risponde di no, ma Interviene pronta l'imputata: — Avevo già avvertita la moglie. A quante persone lo dovevo narrare? Letizia Ugo, che procede nella sua deposizione franca e spiccia, racconta quindi che la Gallo sotlriva di convulsioni, di attacchi di origine isterica o epilettoide. Molte volte cadeva svenuta e bisognava soccorrerla prontamente. Presidente: — Sentiamo dalla signora Giretti. La Gallo nel suo esercizio ebbe a soffrire di queste crisi? — SI. un paio di volte. Per un nonnulla, .si può dire, cadeva a terra come svenuta. Presidente, all'Imputata: — Che cura facevate per queste crisi? — Nessuna cura. Lasciavo che mi passasse. Gli attacchi mi prendevano per un dolore, uno sconforto, quando non mi potevo sfogare. Ed anche per una grande gioia, un'emozione. Presidente: — Quanto duravano? — Dieci minuti, un quarto d'ora, a seconda dei casi. « Gli avrei dato ars altro colpo > La graziosa teste va a sedersi sul banchi dei testimoni, dietro l'ex-padrone, ed il suo posto alla pedana è preso dal maresciallo dei carabinieri Carlo Terazzi, che all'epoca dei fatti comandava la Stazione di S. Mauro. La sera dell'il dicembre il teste si trovava in caserma e ricevette la Gallo, quando, agitata e sconvolta, andò a costituirsi. — Ho ucciso il proprietario dellMJberao dell'Aquila — disse la ragazza. 11 maresciallo la fece trattenere e si precipitò all'albergo,, ove constatò che '.e condizioni del signor Mocchino non erano fortunatamente disperate. Tornato in Sezione, interrogò la ragazza, e seppe così le ragioni per le quali essa aveva aggredito il principale. Si trattava in sostanza di una vendetta per le accuse lanciate dal Mocchino sul suo conto. Un giurato : — Che impressione ebbe lei circa la narrazione della Gallo e le accuse che questa faceva al suo padrone? — Ero lontano dal pensare tutto ciò. E certo, se me ne fossi accorto, avrei preso dei provvedimenti. Presidente: — Sa che la Gallo andasse soggetta ad attacchi epilettici? — Ebbe due o tre accessi di seguito appena prese piede in caserma. Ma. si capisce, era sconvolta ed agitatissima. Presidente: - E quando le riferì che il Mocchino non era morto, come si dimostrò la ragazza? — Se ne mostrò quasi addolorata. Esculamò: « Se sapevo che non l'avevo colpito mortalmente, gli avrei dato un altro colpo ». Scarcerata! Conchiusa la sfilata dei testi, 11 Presidente dà lettura degli atti. Ha quindi la parola il p. G., comm. Capuccio, che pronuncia contro l'imputata una severa requisitoria, sostenendo in pie nradgsileOzoscI 4,sarlovamnsAlilaIsndAsmeSavn n0 i>att0 d'accusa; in vista delle raa gleniche l'hanno potuta spingere a e 0 e e a i n o i o o - o i a - |Domanl. giovedì 21, ore 31.30. riunione obbll-i -Istoria del Direttorio per la nomina dell».! a Commissione del nuovo contratto di Imo»». •compiere il delitto, dichiara di con sentire a che le sia accordato il bene rlcio della provocazione. Ma nulla di piti. Assoluta, cioè per un'assolutoria completa, è la tesi che sostengono quindi i difensori, avvocati Gino Obert e Farinelli; Ermellina Gallo, secondo i patroni, non aveva, al momento del fatto, la libertà e la coscienza dei propri atti. Essa deve essere assolta per totale irresponsabilità: « che la vostra pietà, o signori giurati, la raccolga dal fondo della sua sventura e la riconsegni alla vita ». E a questa tesi della totale infermità di mente sì sono attenuti i giurati; dichiarando Ermellina Gallo autrice del mancato omicidio in danno del signor Ernesto Mochino, essi l'hanno ritenuta non perseguibile dalie sanzioni penali Il Presidente pronuncia subito la sentenza, con cui la protagonista delia vicenda è dichiarata assolta. Ermellina Gallo viene immediatamente scar cerata Ma la gioia è tanto infensa per lei che appena viene portata fuori dell'aula cade in deliquio. Non sono pochi quelli che si precipitano per soccorrerla. Ma è uno smarrimento che dura poco. In breve le sue gote tornano a colorirsi e i parenti se la pigliano sottobraccio, portandola Ioniano da questa aula. IddvIafdnghathdphgtlmPcaaatCrndcscfmBd—gldeNstmmursqsrinpsGsngslnmrmcNote spicciole Tiro a Segno Nazionale. (Esercitazioni -li carabina FloberO. — Nel giorni di giovedì, sabato e domenica di tutte le settimane dalle eY» alle 11.30 e dalle 15 alle 13 11 Poligono d';l Martinetto è aperto per le esercitazioni con carabina « Flobert « alle quali possono partecipare anelie le signore ed 1 ragazzi dal 10,0 al tB.o anno. Congregazione di Caritè. — Nel mese di giugno le entrate sono state di L 34S.901.65. le snese di beneficenza di L. 5S.A56.40. Sindacato falciata commessi ci' negozi*. —

Luoghi citati: Aquila, Torino