Mozart innamorato

Mozart innamorato Mozart innamorato VIENNA, luglio. Per far rientrare la tragedia Urosavescu nella serie dei deiitu che arte e amore cagionano incontrandosi, è stato da qualcuno rammentato come alla tristo legge non sia scampato nemmeno il mite Mozart: e giusto verso la l'ine della sua vita; la quale, lo si sa, Hi purtroppo brevissima. La moglie di uno dei tanti che gli prestarono quattrini, il contabile Hoidehmel, s'invaghì di lui: il manto, dal dolore, si ammazzò a rasoiate. i.c.iira molti anni dopo, Beethoven ai rifiutava di suonate in presenza della tìofdehtne 1, a eausa della faccenda coi Mozart. Il povere Mozart nella faocenda non aveva avuto colpa alcuna. De bole, timido, sempre oppresso da cure materiali e tormentalo da ideali che la prematura morte non gli permise di raggiungere, egli non era tatto per soggiogare animi femminili con l'irruenza di l'inno vantisi ardori. La sua vita amorosa è un martirio, una se rie di delusioni. Uno di quelli che nell'analisi psichica vedono la chiave di tutti i misteri, sosterrebbe che già bambino egli sentì in certa forma, caudida e umile non solamente a motivo dell'età, il fascino muliebre, quando a sei anni promise amore e nozze a colei che era invece destinata a conoscere il Tempio e la ghigliottina: Wolfango Amedeo, non sapendo come meglio manifestarsi grato a Maria Antonietta corsagli in aiuto dopo un capitombolo sul lustro pavimento di Sohéiubrunn, le disse che diventando entrambi grandicelli lui l'avrebbe sposata. Ventunenne, ue] 1777, Mozart conobbe" ad Augsburg la cugina Maria Anna Theljla e se ne innamorò. Questa Maria va messa nella schiera delle fanciulle alle quali il destino impone un alletto che distrugge tutta l'ulteriore vita. Il padre di Mozart, che della prima passioucclla .de! figliuolo non s'era forse formato una giusta idea, ebbe all'inizio l'orti timori, sicché non gli parve vero apprendere, un giorno, che il ventunenne erede, lasciata Augsburg, aveva ripreso la via di Monaco, Mannheim e Parigi. La tragica scena del distacco di Wolfango dalla cugina fu riprodotta in una caricatura : lui vi figurava in abito da viaggio e la fanciulla reggeva un mazzo enorme di fiori. Ciascuno munito di giganteschi leu zuoli, s'asciugavano le lacrime. A Mannheim l'amore era ancor vivo, dopo si andò spegueudo adagio, adagio. A Parigi morì. Le lettere a Maria Anna Thekla divennero sempre più rare e più brevi ; i! bene vi faceva capolino di straforo, la cordialità e l'amicizia non tardarono a prendere il posto che pareva destinato alla passione. La povera Maria Anna Thekla gradiva gli scherzi e gioiva leggendo le' lettere riboccanti di entusiasmi artistici, tuttavia avVebbe ben voluto che il cugino si fosse presentato a chiederla in isposa. E attese invano. Corteggiata da molti;' ''ambita' 1 Sa parécchi, preferì rirnaivere "Sterna' fidanzata in ispirilo di Mozart, campando dì ricordi in solitudine: spirò a Bayreuth oUautatreenns, forse consolandosi col la pdellgarche indniacumla dfaseriatnonlitàCMol'auFlarerrivPustapovvolposstitmaquotelconaltschtreamquio rinvel'ipiaratersemposuLdemasemlita moBrcittoalQumòveAddechtetadiqustafalepoNquscstiqua glmnonenoloprdapensiero che l'infedele — angustiatejtrdal matìnnouio con Costanza Weber — più di una volta avesse potuto pensare al tempo felice dell'idillio di Augsburg. La cattiva che fece le vendette della delusa non tardò a comparire: Wolfango capitò * nelle mani di Aloysia Weber, da Carola Groag-Belmonte definita nel suo libro a Le donne nella vita di Mozart» (Amalthea Verlag, Vienna) bella come il peccato e seducente come la perdizione. L'amore di un Mozart a costei non disse nulla: lamenti e suppliche la lasciarono fredda. Finse un po' d'interesse sin quando la dedizione del giovane maestro le giovò per diventare cantante di grido, poi lo sacrificò per amorazzi. Mozart, oltre ad istruirla, le dedicava sonate. Ponendola al disopra di ogni altro essere, rimaneva sordo ai moniti del padre e della madre. Aloysia aveva sedici anni, ma per STcluppo precoce, per i magnifici riccioluti capelli castagni, il superbo profilo e gli splendenti occhi, era figura da impressionare un'anima sensibile. Mozart rinunziò alla speranza di averla moglie, allorché rivedutala a Monaco di Baviera primadonna ago gnata da eleganti signori, fu accolto con .freddezza «essendo egli vestito goffamente, d'un frack rosso con bottoni neri ». Sfogò il dolore improvvisando un'aria: « Io lascio volentieri la fanciulla che non mi vuole », quindi tornò tristissimo a Salisburgo, dove nella casa paterna ognuno s'adoperò a rincuorarlo. Aloysia. scritturata al teatro reale di "Vienna sposò l'attore di corte Josef Lange, col quale visse in disaccordo e in miseria. Allorché Mozart si trasferì a Vienna pure lui, la gelosia del Lange lo indusse a desistere da relazioni cou l'amata di un tempo, che non aveva mai dimenticata. E proprio per questo egli fu grato al « pazzo geloso » che la mostrava assai di rado. Con Aloysia s'era portata nella capitale austriaca tutta la famiglia Weber: in casa di costoro il musicista prese in fitte una stauza. Fu così che egli cadde nelle mani della &o reità minora di Aloysia, Costanza, la quale lo irretì con l'evidente ausilio dei parenti. Mozart sul principio pare non abbi-» peusato ad un simile prodotto della convivenza con i Weber, anche perchè Costanza mancava dell'intellettuale vivacità di Aloysia e non era nè bella ne colta. Doti di massaia le facevano difetto in egual misura, nemmeno conosceva il se greto di abbigliarsi con un po' di gusto. Certo è difficile papiro come l'artista abbia potuto in seguito lietamente consacrarsi ad un essere al quale non lo legava la benché minima affinità di spirito. Può magari e SoioscMfisuEMdcestmguuguuppptElhvcmdid arsi che in un primo tempo Costana abbia in sincerità sentito dà, coriSjjO'ulere all'amore di Wolfango, ma ia voglia di veder scritta su carta a promessa di immutabile allerto o delle sacre nozze, cou l'aggiunta della garanzia di una reudita por il caso he Mozart l'avesse abbandonata, c ndubbiamente la base delle testimonianze a suo sfavore iu appresso acumulatesi. Mozart, comunque, sposò a donna, in tal modo inaugurando la ase conclusiva della sua vita, angariata dall'egoismo di Costanza, che non capì un momento solo ìa geniaità di tanto uomo. Costanza era piena di esigenze, Mozart scarseggiava di mezzi. Quando 'autore del Don Giovanni e del Flauto Magico era costretto a ricorrere al credito di amici (di solilo si rivolgeva al commerciante Michael Puchberg), si giustificava manifestando il desiderio di non esporre la povera moglie a situazioni spiacevoli. Wolfango Mozart che senza posa, affannosamente, chiede in prestito quattrini s'accosta troppo alla materialità della nostra esistenza quotidiana, a Carissimo amico e fratello — scriveva al Puchberg ella conosce la mia odierna situazione, ma altresì le mie speranze... Ella non rischierebbe nulla... Vorrebbe o potrebbe prestarmi ancora, mio unico amico, cinquecento fiorini? Fino a quando le mie cose uon siano decide, io mi impegno a restituirle dieci fiorini al mese e poi (il che deve avvenire in alcuni mesi) le restituirei l'intera somma con gl'interessi che le piacesse stabilire, per giunta dichiarandomi suo debitore per la vita intera ; e dovrò purtroppo rimanerlo sempre, poiché mai sarò in grado di poterla abbastanza ringraziare della sua amicizia e del suo affetto... ». Lettere del maggio e del settembre del 1790 ci mostrano Mozart nelle mani di strozzini. Un anno appresso, sempre più stanco, sempre più avvilito e dolente di non poter condurre a termine il suo « Requiem ». égli moriva ai 5 di dicembre, mentre da Breslavia « da Amsterdam lo sollecitavano ad impegnarsi per contratto, dietro ragguardevole .compenso, alla periodica consegna di lavori. Quando sentì di queste offerte, esclamò mesto : a Giusto ora che potevo vivere tranquillo, me ne debbo andare! Adesso che non ero più uno schiavo della moda o preda di speculatori, che potevo lavorare secondo le mie tendenze e come il sentimento mi dettava, adesso che sarei stato in grado di scrivere libero ed indipendente quello che mi infonde il cuore, ho da staccarmi dalla mia arte ! Mi tocca fasciare la famiglia e i poveri figlioletti nel momento in cui avrei meglio potuto provvedere al loro benessere. . Non lo dicevo forse che il « Requiem» l'avrei scritto per me?». Spirò avendo a fianco uno dei suoi scolari, Siiissmayer, e come teneva stilla coltre la partitura del «Requiem », prima di morire espresse a Sussmayer il desiderio ch'egli completasse la composizione. 1! medico Glosset, trovalo in un teatro, non potè correre subito ad assisterlo negli ultimi momenti, dovendo, a norma del regolamento, aspettare che lo spettacolo finisse. Ordinò compressi? fredde sul capo reso ardente dalla febbre, però Mozart, invece di UfaiiWsapozampptulagmdpntaslmcnteirmas!nurb'tmjtrovarne vantaggio, cadde in deliquio a , i i i e non rinvenne, piti arra un testimone (la cognata Sofie Haibl, che ha ricostruito la doioro?a scena in una lettera purtroppo scritta trentaquattro anni dopo) avere Mozart, qualche minuto avanti la fine, tentato d'imitare con la bocca il suono dei timpani nel i Requiem ». Entrò poi nella stanza lo scultore Muller e prese col gesso la maschera del morto. La vedova Costanza, fa cencio un triorno pulizia, ridusse questa maschera in pezzi che buttò nel mondezzaio. *** Nulla vi ha di casanoviano o dongiovannesco in tale frammento di vita umana. Il povero Mozart ci apparo un giovane buono e mite, a simiglianza di tanti . e tanti altri che usciti dalla casa paterna sentirono un sereno amore per una donna scoppila in un modesto' ambiente, ma poi s'avviarono con l'incoscienza dei pavidi — passando per qualche esaltazione — verso un'unione infelice. Egli fu di quelli incompresi che della loro incomprensione non si lagnano. ITALO ZINGARELLI