Ora critica della Conferenza navale ginevrina

Ora critica della Conferenza navale ginevrina Ora critica della Conferenza navale ginevrina proan/)saccorodiveutetraIngiterraemerca e e e e à a -. Londra, il mattino. Non si può dire die a Ginevra regni quella cordialità di sentimenti che di abitudine si suole attribuire — coma formula consacrata.'dall'uso diplomati-'] co — ai consessi delle granili potenze. I corrispondenti ginevrini dei giornali inglesi assumono nei loco dispacci un tono polemico, che deve in certo q-ual modo rispecchiare l'effetto delle scosse prodotte su di loro, giorno per giorno, dalle correnti ad alta tensione che si sprigionano negli ambienti navali di Ginevra. Dietro le righe di questi corrispondenti vi è una nota riì irritazione, causata negli uni dalla ostinazione dell'America a non volere riconoscere gli imprescindibili bisogni dell'Impero inglése, negli''altri "daHa constatazione che il lungo lavoro di ravvicinamento tra i due popoli, cosi felicemente compiuto negii .ultimi anni, minaccia di. andare- in? rovinai per l'Imperizia di uomini e per una mancanza di chiarezza, che sembra congenita a questa Conferenza, il corrispondente ginevrino dell'Observer, a esempio, afferma che « questo stato di ners'osità esistente a Ginevra è dovuto al fatio eliti molti tra coloro che partecipano alta Conferenza posseggono scarsa espeneazu in fatto di negoziati Intemaz'.oiiui 'li importanza, come quelli presenti. E incredibile che due grandi nazioni anglo-sassoni, ohe hanno in modo cosi concreto contribuito al benessere mondiale, e verso le quali milioni di uomini hanno l'abitudine di volgere lo sguardo, come verso una guida, diano un colpo mortale al movimento per il disarmo, facevano sorgere attorno alla I-ega rata ondata di derisione e di sfiducia, e distruggano le nuove speranze, fornendo alla Russia bolscevica una ORportunità'per una. ulteriore propaganda comi» gli ideali deil'Occidenta-». S'invoca lo sforzo dell'undecima ora Qualche- speranza continua a nutrire, malgrado tutte le apparenze, il corrispondente del Stmdav Times: Non serve proprio a nulla — egli telegrafa — il nascondere l'acutezza della crisi, dinanzi alla quale si trova la Conferenza sul disarmo. Si prospetta qui francamente la possibilità che la riunione plenaria di lunedi non riesca a far altro che a prendere atto pubblicamente dell' incapacità nella quale si sono trovati i delegati delle tre potenze di mettersi d'accorcio. Ciò tuttavia è andare un po' troppo verso gli estremi del pessimismo: La reate serietà della situazione, e il riconoscimento delle disastrose ripercussioni che il fallimento della Conferenza avrà sull'intero problema del disarmo» spinarono i delegati a un grande sforzo, all'undecima ora, per salvare laConferenza dal disastro ». In qual modo e su quali basi un tale salvataggio potrà venire coinpiu: to? Nessuno di questi corrispondenti o*a suggerirlo; ma quello ilell'Observer sembra convinto che spetti all'America di fare un passo. Spetta a questa di modificare sostanzialmente le sue vedute in materia ili incrociatori. « La dignità nazionale — dice il cor(spendente - ha mezzi di esprimersi più. appropriati di quelli costituiti dal ricórrere a non necessari armamenti ». Ma lutti questi consigli di consensi, Impartiti allo zio Sam, non simibni.no destinati ad essere accolti. L'In gli ih erra continua a dichiarare che 70 incrocratori di 7,">00 tonn. caduno costituiscono l'ultimo estremo limite dei bisogni difensivi del suo impero: al disotto di questo numero l'Inghilterra non può andar-" L'America dichiara chiaro e tondo che la proporzione 5. S. 3. del l'accordo di Washington, rimane in vi gore, quali che abbiano ad essere le unità in discussione. Al vmpo stessi) annuncia che di 70 incrociatori non sa che farsene: gliene bastano 25, di 7001 tor.nellate ciascuno, i-iii alcuni altri di tcnnelle-ggio molto mfvricie, per rag giungere una cif-a UTiTaV di stazzamento oscillante intorno alle £50.000 ton nellate: alla quale tesi l'Inghilterra risponde che essa si troverà allora obbligata a costruire anch'essa incrocia tori di 10 mila tonnellate, cioè a ri correre a una spesa incompatibile con le proprie risorse finanziarie. L'America andrebbe alla formula 10 = 5 — 3 11 problema è quindi insolubile, come lo è rimasto quando si presento sotto forma pressoché analoga nei riguardi .degli armamenti della F.-sneia e 4aUlJalià, rapporto a quelli del¬ lmuslcqdttfnlmtdsetssleSvcVTtncg ) a 1 n o a l¬ l'Inghilterra. Soltanto, in questo ultimo caso era l'Inghilterra a prendere una posizione comparabile aJqiieild assunta ora dall'America. Vero è che l'Inghilterra ha spiegato nel modo più chiaro e desiderabile a Ginevra per quali ragioni si trovi nella necessità di chiedere che le venga attribuito tìii tonnellaggio globale di circa :>W tonnellate; mentre l'America non ha finora avanzato alcun argomento tecnico in appoggio della sua tesi. Si è limitata per ora a far sapere al mondo, mediante un messaggio da fonte autorevole, che gli .•••tali Uniti avevano denaro e risorse4 cosi da assicurar*, senza difficoltà la supremazia, navatee qhe,.. nel caso in ; cui si osasse contestarle' il diritto di avere -una flotta secondo la formula. 5—5—3, essa risponderebbe, adottando jper conto suo la formula 10-^5—3.. . • .. Non vi è dùnque da-stupirsi- che, peresempio, il collaboratore navale d-eT Sunday Times, commentando oggi le varie tesi dei periti ginevrini, sostenga che « le proposte americane appaiono, Vjuando vengono accuratamente esamiTiate, somiglianti ad una minaccia, dato che non lo siano effettivamente ». Cosicché il collaboratore in questione chiede che gli Stati Uniti-spiegmiK: colla massima franchezza la loro poli tica in materia navale. « Essi devono infatti provare — aggiunge lo scrittore — che la politica difensiva è qualcosa di diverso dalla politica del semplice prestigio navale» Dn discorso e un consiglio di lord Qrcy .Negli ambienti politici inglesi, come già dicemmo ieri, le sorti della Conle.renza suscitano sempre più vive ap prensioni. Lord Grey ieri prendeva la parola in mia riunione pubblica, per raccomandare al Governo inttlese di tenere bene di vista gli aspetti poli tici del problema del disarmo. « Se la Conferenza sul disarmo disse lord Grey — dovesse fare falli mento, ciò significherebbe non solo che le Potenze partecipanti alla Conferenza inolio incapaci di assicurarsi una economia navale, ma che una d sputa mollo spiacevole sorgerebbe per stabilire chi sia il responsabile del fallimento. E nel contempo il fallimento danneggerebbe i rapporti fra le due grandi nazioni ». Lord Grey si dichiara convinto che « il mezzo più sicuro di provocare un incremento della fiotta americana è quello di voler creare uria concorrenza fra la flotta inglese e quella degli Stati Uniti ». Ui guisa che, secondo lord Grey, l'Inghilterra dovrebbe far ritorno alla sua posizione di anteguerra, lasciando l'America in disparte, senza considerarla come una rivale. « Se il principio dell'uguaglianza fra gli Siati Uniti e l'Inghilterra — ha soggiunto Grey — è destinato a suscitare risentimenti, preferiamo che si faccia ritorno alla vecchia posizione, fllf.anHn ^ I I' \ ............ . . \r 1 .. _ dicendo 'all'America: « Vogliamo costruire una flotta di un certo tonnellaggio per proleggere gli interessi britannici, specialmente le grandi arterie commerciali, che gli Stati Uniti non minacciano in alcun modo. Se voi dal canto vostro desiderate costruirvi una flotta più vasta della nostra e credete che ciò sia nel vostro interesse, non intendiamo in nessun modo entrare in concorrenza con voi ». Questa, secondo lord Grey, sarebbe la sola soluzione del dilemma attuale. Ma. dato che possa venire adottata, sarebbe non una soluzione, ma una dichiarazione di-fallimento della Conferenza. Ciò cne -dichiara un membro della Defecazione americana Si spera qui a Londra che un po' più di calma sia subentrata durante questa sosta domenicale. Ce n'è Jav vaco .bisogno. Basta intatti citare, uer Jiuoire. queste dichiarazioni fatte, da fun competente membro della Delega zione americana al corrispondente dtl la Central News : « Gli inglesi desiderano decidere li beramenttì dei propri bisogni =■ detta re a noi i nostri bisogni Essi tnMitti no nel chiedere una limitazione dvgii incrociatori, di cui abbiamo' bisogno; ensrprsprgadtdg.V( e nel proporre un'enorme quantità 1i navi a minore tonnellaggio, ili cui non sappiamo che farne. Quii'io dichiariamo che non abbiamo 'bisogne, ili piccoli incrociatori, penne sono di raggio d'azione limitati, e p'il-cHè non siamo provvisti di basi lavali e .ii pósti' di rifornimento sii'V.cii'ri:i, èssi rispondono: «Se non ne a.éte bisogno, non costruiteli ». E -o tal mono assicurano al loro paese una ire;,inda superiorità in fatto di incrocia tori ».

Persone citate: Grey, Lord Grey