Un puro di cuore di Ernesto Ragazzoni

Un puro di cuore Un puro di cuore Fu certo tanto tempo fa, in un quieto tramonto di una stagione come questa, che mi accadde d'incontrare il' compianto amico Emesto Ragazzoni e di fare con lui un tratto di strada. Tanto tempo fa — in questo caso — vorrebbe indicare quell'epoca prima della guerra che possiamo chiamare . ancora t fine Ottocento », quantunque si fosse già ai millenovecento e tanti. Non è poi trascorso un secolo da quel tempo, ma per chi era giovane allora appare come qualcosa di favoloso, in una lontananza di bella malinconia, come un paesaggio illusorio, fatto di nebbie moventi e di colori cangianti. Torino « fine Ottocento » era t un po' vecchiotta, provinciale fresca — tuttavia d'un cotal garbo parigino •, come la cantava Guido Gozzano, il quale passava allora, biondo e romantico, guardando gli esseri e le coso più per gentilezza che per curiosità, sorridendo timido con quelle labbra fini su cui il nostro dialetto prendeva un tono un po' prezioso, di aristocratico da a Vecchio Piemonte ». Più chiassosi, Camasio e Oxilia, portavano in giro con giovanile baldanza il trionfo di « Addio giovinezza », e non sapevano che la loro giovinezza sarebbe stata davvero senza domani e non immaginavano che inconsapevole profezia fosse il loro poetico addio I Gianelli c Vallini se n'erano andati in altre città, da poco; ma la memoria troppo recente della soave bontà dell'uno, dell'estro bizzarro dell'altro, li fa ceva ancor presenti tra di noi. Non tornarono più, andarono invece più lontano, fino a quel limite misterioso dove ogni creatura umana deve arrivare; e là gli altri li raggiunsero ben presto. Giovani amici, dolci poeti della mia città e della mia generazione, poiché per voi, nel libro del destino, la pa rola « morte » era scritta avanti tera po, avete il privilegio di sorridere nel nostro ricordo con labbra fresche di giovinezza e fronte luminosa, sen za capelli grigi ! Ci guardate da lon taiio con dolce sguardo, senza stu pore. Amici e poeti torinesi, che tanto amavate e disprezzavate questa nostra città (provincia grigio silenzio ordine noia), che dite ora di questo rombo incessante di vita meccanica? Allora areoplani non se ne vedevano mai, automobili pochini ; e andando in un quieto tramonto di una stagione come questa con un arguto e fantastico amico come Ernesto Ragazzoni, si poteva sostare ogni qualche passo nel godimento del dilettoso conversare di storie e di libri, senza guardarsi attorno p9r paura di qualche mostro rombante, di quelli che ora percorrono tutta la città. Si sentiva invece qualche organetto che suonava giulivamente « Tripoli, bel suol d'amore », oppure « E fugge la bellezza, la giovinezza non torna più...»; s'incontrava qualche pove fello^-coma--allora -osava. Jfè*?TO, nò Ragazzoni prevedevamo che gli organetti in pochi anni sarebbero scomparsi ; se l'avessimo preveduto avremmo certamente deplorato una si grave jattura per dei sentimentali a fine Ottocento » come noi. E certo, Ragazzoni avrebbe composto un lacrimevole quanto ameno < Elogio funebre dell'organetto di Barberia ». In quanto ai poveri che s'incontravano, secondo l'uso di allora, egli mi dimostrò brillantemente che la nostra fretta di soccorrerli per liberarcene non era che un mostruoso egoismo, e su questo tema improvvisò una di quelle sue chiacchierate gaie, agili e umoristiche, ma in quell'apparente spensieratezza piene di serietà, di comprensione umana, di delicatezza intima, e — nella stessa gaiezza — di presentimenti funerei. Era ancora abbastanza sereno, a quel tempo, senza irrequietezze profonde ; il suo volto non era ancora velato da quelle ombre di infinita tri stezza, che lo facevano negli ultimi tempi così oscuro e dolorante. Meglio che' sotto la lampada verde del suo tavolo di lavoro, mi apparve nel rosso tramonto subalpino il suo viso affettuoso, dove sotto l'ampia fronte e i lunghi riccioluti capelli (una scapigliata testa di artista) gli occhi un po' sporgenti grossi luminosi, guardavano gli esseri sofferenti e le piccole cose, con tanta intelligente dolcezza, tanta fraterna bontà, tanta benevola arguzia. Sguardo di fan ciullo, sguardo di poeta. Non presentii allora che ben presto quella vita sarebbe consumata, quell'intelligenza vivace satirica originale arguta avrebbe taciuto, quella fantasia di chansonnier aristocratico sarebbe esaurita, quello sguardo di sentimeu tale beffardo per sè, pietoso per gli altri, si sarebbe spento per sempre. Ora anch'egli è nella schiera degli amici poeti, che ci guardano in silenzio coi loro vacui occhi senza sogni Più amaro di loro : più vecchio. Molti fili grigi gli impolveravano le ciocche ricciute; molte rughe gli tagliavano la fronte spaziosa. I suoi occhi erano meno limpidi e le sue labbra più torbide: aveva vissuto e sofferto di più Ma anche così, più logoro e più stanco, coi capelli grigi e la bocca avvizzita, è degno compagno di tutti coloro che considerano la poesia come JA più gran dono di Dio e che quando bi avvicinano a noi nel silenzioso ricordo sembrano suscitarci intorno una tenerezza invisibile, svela-ci il segreto delle più dolci illusioni. #'*■» Esce ora, a cura della signora Fé licia Rey Ragazzoni il volume delle 6iie Poesie, ed è come l'appello squii lante e-gentile della sua anima che ci fu amica, come l'eco dolcissima della sua cara voce perduta. (Era una delle più calde, più melodiose voci che fi siano mai udite...). Sono le migliori sue canzoni, strofethe, poesie divagazioni, improwisazioaii : quelle romantiche nostalgiche sentimental' languide vaporose (a I bevitori di stelle», < Il viaggio d'Isotta», «Rose sfogliate», «L'isola del silenzio» «Ad una vecchia bottiglia defunta molti anni fa... ») ; e quelle ironiche scapigliate beffarde buffonesche amene («Laude dei pacifici lapponi e dell'olio di merluzzo », «Il teorema di Pitagora», «Le nostalgie del becco a gas», «Poesia nostalgica dello locomotive che vogliono andare al pascolo», «1 dolori del giovane Werner», «Brivido invernale (ovverosia: mettere i'piedi in bocca!...»). Le versioni ritmiche di Edgar Poe — poeta per il quale Ragazzoni ebbe una devozione illimitata, un culto ardente, quasi fatale — sono considerate perfette. Si domanderà: è tutta in questo volumetto l'opera di Ernesto Ragazzoni 't Oh, egli fu assai più ricco e generoso e sporpératore e sciupone: l-a intera sua opera la conobbero soltanto i suoi colleghi, quelli che udirono dalia sua voce calda, le parole che sgorgavano così vive e rapide nell'eccitazione di certe notti ispirate. Di quei suo vivacissimo ingegno di giornalista brillante provato esperto prontissimo, di quel suo dono mirabile di improvvisare, di poetare facilmente, di osservare con arguzia, di vedere con umorismo e, tradurre le osservazioni in gaia rima e in deliziosa prosa, egli fece sperpero e getto senza lesinare, nella redazione del giornale (e la sua figura e la sua fama erano vive in ogni redazione di giornale italiano e anche a Parigi), al caffè, alla taverna, per la strada, sminuzzando tutto il suo talento in chiacchiere strofette articoli frizzi e boutade*, sognando sempre la grande opera d'arte me¬ ditata a lungo e non compiuta mai. Glie lo vietavano il suo esigente acuto spirito di critica, la coscienza dell'elevatezza delle sue aspirazioni, e quella profonda indolenza di boemo, di camminante, di poeta vagante, di malinconico, che pensa all'inutilità di tutto, alla morte che si avvicina e soffoca .ogni sforzo, all'eterno silenzio in cui tacciono un po' prima o un po' dopo tutte le opere umane, per grandi o piccole che siano. Un malinconico che voleva gli altri sereni e contenti, un triste che non volle mai annoiare nessuno. Un giorno, parlando dei discorsi funebri che si sarebbero pronunciati sulla sua tomba, egli domandò alla moglie: « Senti, se tu volessi sintetizzare in cinque parole il mio elogio (sincoro, s'intende) che cosa diresti? ». « Egli non fu inai noioso », rispose la moglie. Egli l'abbracciò, tutto contento. « Ah mia oara, so tu sapessi che piacere mi fai, dicendo così! ». ,Sì, egli non fu mai noioso, il che è già molto. Fu però qualcosa di più. Di una sensibilità e di una generosità rare, con una finezza di sentimento e di bontà che nessun caso della vita e nessun mutamento-della fortuna avrebbero mai potuto soffocare, questo giornalista-poeta meritò di essere definito un « puro di cuore». CAROLA PROSPERI. Ernesto Ragazzoni : poesie, seguite dalle versioni ritmiche da Edgard Poe. Prefazione di Arrigo Cajumi. - Edit Giovanni Chiantore, Torino. L. 12.

Luoghi citati: Parigi, Torino, Vecchio Piemonte