Bilanci di guardaroba

Bilanci di guardaroba Bilanci di guardaroba è l — PARIGI, giugno. E' stato istituito di recente dalla direttrice di una rivista di mode parigina, gelosa degli allori di Roberto de la Sizeranne, nn parallelo tra quello che le donne dovevano spendere per vestirsi mezzo secolo fa e quello che debbono spendere adesso: e ai è scoperto che adesso basta loro molto di meno. La scoperta merita d'essere segnalata, a conforto dei mariti, *e non a sollievo delle mogli. Ma mi affretto a soggiungere che la donna tolta a modello dall'erudita ministra dell'arte di variar la natura è quella che la varia da se ossia che fa da sè i propri vestiti; restrizione grave, al cui annunzio vedo già molte mogli, rannuvolate dal mio esordio, spianare la fronte e molti mariti, cui quest'ultimo aveva infuso un filo di speranza, lasciar cascare le braccia. Nel 1927 le donne che fanno da sè i propri vestiti sono, a quanto sembra, una rarità. Per mio conto ne ho conosciuta una sola: mia madre, la quale non pretese mai, per altro, che il farli da sè le conferisse un qualsiasi titolo di superiorità sulle sue pari della generazione seguente. E' curioso notare, a questo proposito, in qual poco calcolo le donne di una certa età tengano comunemente quelle che noi uomini di pelo non ancor grigio vorremmo proclamare ai quattro venti le loro .virtù. Nessuna delle modeste tradizioni che retrospettivamente formano la nostra nostalgica religione, nò quella di tirar l'ago pei bisogni propri e della famiglia, nè quella di attendere alla cucina, nè quella di tenere la contabilità dome stica, nè quella di accudire all'educazione dei figli, rappresenta più ai loro occhi una ragione di vanto o anche semplicemente di orgoglio. Al contrario, direste che queste taciturne vestali non sieno lontane dal rimpiangere di aver consentito agli uomini della loro età sagrifici, rinunzie e fatiche che le donne d'oggi non consentono più ai propri contemporanei ; e che se un giudizio è suggerito loro dal tenore di vita di queste ultime, esso si esaurisca in un sentimento di ammirazione invidiosa. Lungi dall'osteggiare, come le suocere della leggenda, spose e madri tanto meno virtuose di loro, le madri e le spose di jeri ne sono diventate le segrete alleate, e a chiamarle di rinforzo contro le mogli del giorno c'è da vederle schermirsi con un partito preso d'indulgenza che sembra voler dire: t Lasciatele fare. Han ragione. Avessimo fatto così anche noi, ai nostri tempi ! ». Per tornare ai vestiti, eccovi qua le cifro — naturalmente in moneta francese — che a giudizio della direttrice di cui sopra dovrebbero rappresentare il costo normale, razionale, lesralo — non so, affé mia, a quale eufemismo ricorrere per indurvi ad ascoltarle senza un urlo di rutesta — dell'abbigìiamputo completo di una francese inedia dei nostri giorni: Camicia Frs. 6 — Mutandine » 3,95 Copricorpo di mpzza seta • 20 — Veste di crespo d^lla Cina (a 30 frs. il mftro) ■ '.«> — Baverina di lino e cintura • 20 — Calzi! di Alo • w — Scarpe • 80 — Guanti » 12 — Totale: Frs. 243,95 Aspettate: non ho Unito. Nei 2-13 franchi e 115 centesimi non sono compresi mani-eilo e cappellino. Il mantello è lo scoglio, se cosi oso esprimermi, dello spillatico contemporaneo. A trovare — deposta, beninteso, ogni vaghezza di pellicce — del panno da 30 franchi il metro, tariffa che la direttrice in questione proclama canonica, e dato che tre metri e mezzo sieno sufficienti — la donna ideale non è, per definizione, nè alta nè bassa, nè grassa nè magra — ci vogliono, per cavarne un mantello, 105 franchi, pronti a diventare 155 per poco che il mantello pretenda ad una fodera. Rimane il cappellino. Ma il cappellino è lì apposta per fornire alla donna ideale l'occasione di rifarsi. Un fusto di sparto da 6 franchi e mezzo, un metro di stoffa da 12 franchi, un po' di buon gusto per metterli insieme; e basta. Tiriamo le somme, ed avremo: Mantello Frs. 155 — Cappellino • 18,50 Conto precedente » 243,95 Totale: Frs. 417,45 Non direte che, a queta stregua, il matrimonio sia una cosa da far paura. Volete sapere adesso quanto spendesse per vestirsi la donna del 1875 ? Eccovi l'elenco dei capi del corredo iutinio delle francesi di Mac Mahon: Camicia Frs. 3,90 Mutande > 2,60 Busto Copribusto Sottanella Sottana di seta Sottana di mussola a stra scico • 17 — Calze > 2,95 Soape > 16 — Totale: Frs. 104,20 Il principio era buouo. Senonchè, dopo essorsi messe addosso tanta roba, le nostre nonne sentivano ancora — pare impossibile ! — il bisogno di una veste. E la veste richiedeva 6 metri 30 — 4,30 25 — a a , d — a l a a — di cascimirra a fondo unito, 9 di cascimirra rigata, uno di tessuto analogo per le orlature e il rovescio delle balze, 12 di seta da fodere e una certa quantità di canovaccio e di stecche di balena. Per poco che costasse, un indumento simile non lo si aveva a meno di 150 franchi. Aggiungetevene 132,85 per il mantello — non un soldo di più nè di meno, se dobbiam credere alla nostra direttrice^ — più 25 per un amore di cappellino cabriolè, 4,90 per i guanti, 1,25 per la veletta, con o senza pìppoli, e avrete un totale di 418 franchi e 20 centesimi ossia settantacinque centesimi di più della spesa importata dal vestiario di una donna d'oggi. Metteva conto, direte voi, di perdere tanto tempo per segnalare una economia così insignificante e soprattutto, poi, così relativa, dato che per settantacinque centesimi di più le^ nostre nonne avevano a loro disposizione più stoffa di quanta ne occorrerebbe nel 1927 per vestire dieci delle loro nipoti? Dimenticate la svalutazione del denaro. Traduciamo i 418 franchi e 20 centesimi del 1875 in moneta cartacea dei nostri giorni e la differenza non ci sembrerà più tanto insignificante. La dimostrazione dell'erudita ministra dell'arte di variar la natura sarebbe, insomma confortante, qualora il fondamento morale su cui riposa avesse, per quanto riguarda le nostre graziose contemporanee, una qualunque rispondenza con la realtà. Disgraziatamente sappiamo tutti se tale sia il caso. Che una povera donna, per evitare che le taglino i panni addosso — non è anche questa un'economia? — riceva semplicemente una mattina quattro amiche, come usa, in pigiama ossia in costume da baiadera, con calzoni di tela d'argento stretti alla noce del piede, gonnellino orlato di piuma, turbante, Bcarpine a gondola e armille alla caviglia, e non c'è bisogno di prendere penna e calama.jo per capire che prima della fine della stagione ai 417 franchi e 45 centesimi dell'emula di Roberto de la Sizeranne converrà per lo meno levare la virgola. La moda ci offre oggi, è vero, la possibilità di vestire a miglior mercato di una volta: ma quello che manca alla nostra generazione è la voglia di approfittare di tale possibilità. La ricerca della semplicità, ond'è distinta la nostra epoca democratica, urta contro una vanità sempre più diffusa e recalcitrante, la quale restaura da un lato le complicazioni che quella sopprime dall'altro. Le vesti non richiedono più se non pochi palmi di stoffa: ma a che ci serve, se i guardaroba più umili esigono dozzine di vesti invece dell'esem. piare unico di cui si accontentavano in passato? Quasi non bastasse, poi, la lotta sostenuta dallo donne per sottrarsi ai mortificanti vantaggi di un vestiario che la logica dei tempi ba ridotto alla più semplice espressione, ecco anche gli uomini mettersi della partita. Pochi giorni fa, in un salone del Grand Palais, Maurizio de Waleffe, Pietro de Trévières, Ruggero Gaillard ed altri pontefici dell'eleganza parigina presiedettero a una serata di gala dedicata alla moda virile. Non vi dico quali mirifici orizzonti lo spettacolo abbia aperti alle aduggiatc fantasie dei convenuti. Su un palcoscenico disposto con civetteria non inferiore a quella di cui vanno altere le illustri ribalte dei saloni di Rue do la Paix, sfilarono per ben due ore, indosso a un certo numero di rappresentanti del sesso forte scelti e pagati per ia circostanza — uua nuova professione ! — le più capricciose invenzioni dei migliori sarti e fornitori da uomo della metropoli : pigiama di tutti i colori e di tutte le stollo, vesti da camera di setagialla ricamata a fiori neri e di broccato cangiante a riflessi verdazzurri, pantofole cubista, camicie espressioniste, maglie e calzoni da :,p—t ^> una varietà più inesauribil : le calze c le cravatte, cappe. ?. • tro grigio con nastri blu, car scabili di seta per lo sm/», ^ colorate per le corso, ci'%>jr dine color foglia secca a / : naccia, scarpe di pelli/\ • A riportarsi con la menljy iia funebre monotonia del vestiario maschile di vent'anni fa, con le sue eterne giacchette nere, le sue bombette nera, i suoi guanti neri, i suoi Stivali neri, le sue calzette nere, pareva di sognare. Potremmo, ìi^ disfatta la dirett-v" • rigina, vestirci- '.Wj fayette per pochfefr^SjK . ->rezzi di catalogo. Ma l'uuibi^L»'-t*'-fo dozzinale livre? positi.tijA^'/..'' -'''è stancati. Non paé^^:|q^ji^y metto, che ripresi';. •' dalla smania del div a tutt'uomo a rest legge di natura seconct vuol essere più vistosam della femmina. Quel giorni bilancio, a dispetto delli confortanti degli ottimisti da tutte le parti. Tranne ;il caso che le nostre compagne si rassegnino ^tagliare d'allora in poi i proprii abiti nelle nostre vecchie vesti da camera... NOMENCLATOR. proclama sodMa-.rivista pa--^■^ieries La-

Persone citate: Mahon, Ruggero Gaillard

Luoghi citati: Cina, Parigi