I morbi che tramontano

I morbi che tramontano I morbi che tramontano Un richiamo al discorso di Muss oliai •- Come venne sbaragliata la pellagra e posta nelle caselle archeologiche la clorosi La moda in soccorso della medicina. ,.. - i gli influssi dell'insolazione, l'insalu- ibrità delle case, il sudiciume delle ! persone, e più che tutto l'insufficienza Alla sua scarniflcazione terapeutica dell'organismo nazionale, ormai tramandata sotto nome di discorso dell'Ascensione, ben voleva il Primo Ministro d'Italia far precedere una consolante novella: quella del definitivo sbaraglio dale nostre contrade dell'atroce pellagra, del morbo distruggitore di vite e d'energie già sacrate al lavoro della terra ed alla ricchezza del paese. Confusa dapprima infatti con altre gravi infermità, collo scorbuto, colla lebbra, coll'elefantiasi, col fuoco sacro, la pellagra si trovò inizialmente considerata come una semplice malatti della pelle, in virtù di quella dermatite, di quell'eritema, di quel rossore vescicoloso ed infuocato che sulle parti denudate del corpo appariva sotto i luminosi raggi del sole primaverile. Ma assai presto si scorse come a quel segno esteriore d'alterazione organica andassero compagni inseparabili disturbi ben più profondi, sintomi ben più allarmanti; e si sentirò-, no gli ammalati lagnarsi d'un'invmcibile stanchezza, d'una sete ardente, d'una fame insaziabile, di dolori articolari, d'indebolimenti visivi, di vertigini incessanti; e si videro gli infermi dalla lingua crepa, dalle gengive ulcerate, dall'unghie corrose sottostare alla perdita involontaria d'uri: ne vermiglie, all'emissione profusa di feci sanguinolente, all'emaciamento scheletrico dele carni disfatte. E sovente gli spìriti si disgregarono ìnsiem coi corpi, librando l'uno verso un'ironica letizia, l'altro soffocando entro una stolida confusione, i più rinchiudendo in una cupa melanconia, in un delirio di miseria, in una ossessione d'indegnità che li sospingeva all'annegamento, onde spegnere tra i flutti dell'acqua fresca le torture degli insoffribili bruciori. E pur quando, dopo recidive ed intermittenze del loro male, i pellagrosi si sottrassero al suicidio o sfuggirono al manicomio, non per ciò men miseranda apparve la fine di questi, per dirla col Lombroso, « infelici simulacri di uomini macilenti, dall'occhio immobile vitreo, dalle guancie gialle allibite, dalle braccia screpolate o piagate quasi da scottatura o per larga ferita. Ecco voi li vedete farvisi innanzi, crollando la testa e barcollando le gambe come ubbriachì, o quasi spinti da un'invisibile forza cadere da un lato, rialzarsi, correre in linea retta come il cane alla preda, e ricader ancora, dando in un riso sgangherato che vi fende il cuore, od in un pianto che vi par di bambino ». E Cesare Lombroso, mente di scienziato e cuore d'apostolo, s'era pur prefisso l'assillante problema dellle origini del morbo, delle cause della pellagra onde da esse ritrarre gli indirizzi ad una logica prevenzione e gli elementi per una cura efficace. Fra le ragioni del male s'additavano bensì a a a e e i e è e a a costituire un nesso diretto fra le manifestazioni pellagrose e la miseria sociale; ma ben presto si riscontrava altresì un netto predominio del morbo presso quelle popolazioni il cui esclusivo alimento era formato dal granturco ed un rapido rincrudimento della malattia nel ritorno da un regime nutriente e svariato ad una alimentazione prettamente maidica. Neppur questo rapporto fra il consumo ininterrotto della polènta e la susseguente insorgenza della pellagra riusciva per altro a soddisfare gli studiosi che, dalla contemporanea presenza nel quadro clinico di disturbi digestivi nervosi e cutanei, si trovavano indirizzati alla ricerca d'un ulteriore èlemento tossico, d'un fattore velenoso quale appunto giudicavano di rinvenire nel mais guasto, alterato da muffe, imperfettamente seccato sull'aie mal costrutte, e dai poveri consumato in virtù del suo minore costo, ;lal suo facile acquisto. Ma pur questa dottrina cosldetta lombrosiana della pellagra doveva a sua volta subire cosi molteplici interpretazioni, rettifiche, emendamenti, doveva sollevare tali discussioni teoretiche e polemiche sperimentali, doveva aprir adito a tante ipotesi parassitarie ed a tante suppo sizioni infettive da non consentirci oggi ancora, in tema d'eziologia pellagrosa, il rigoroso possesso d'una prova provata fra il caos informe delle plausibili congetture. Frammezzo a dispute e controversie scientifiche, dall'empirismo pratico si allestivano intanto l'armi più svariate alla battaglia contro il morbo: e lo Stato divietava l'introduzione nel Regno come la vendita al privato del « grano turco immaturo, non bene essiccato, ammuffito od in qualsiasi altro modo guasto » ; ed i Comuni con locali adatti e con pubblici essiccatori provvedevano alla buona conservazione ed al perfetto prosciugamento dei grani e delle tarine; e la beneficenza privata creava forni rurali e locande sanitarie per fornire di pane salubree di pasti nutrienti i poveri bisognosi e pericolanti; e là dove più intensa e più diffusa appariva l'endemia pellagrosa, nel Veneto, nella Lombardia, nell'Umbria, là sorgevano ospedali appositi, là si fondavano i pellagrosarii per curarvi non solo gli infermi conclamati, ma agguerrire ancora gli esseri predisposti od in tatti formare un'indispensabile coscienza igienica. Anche le condizioni economiche del proletariato agricolo si venivano nel frattempo migliorando in modo radicale, ed i tremila morti di pellagra rubricati in Italia nel 1995 scendevano nel 1S05 a duemila, nel 1915 ad ottocento per ridursi nel 1925 a soli cento ed otto, agli scienziati decimando i soggetti per gli inesauriti studi, dalle locande distraendo la ressa dei famelici clienti, ai pellagrosarii offrendo l'opportunità di mutare, insiem col tìtolo, la primitiva destinazione. Un siffatto influsso delle condizioni sociali sulla morbilità umana viene oggidì del resto segnalato anche per altrs malattie all'infuori della pellagra: così alla riduzione apparente della dieta carnea s'attribuisce in Inghilterra la minor frequenza dei calcoli orinari; così colle deflcenze alimentari del periodo bellico si spiega in Germania la sminuita intensità delle orisi gottose;clFlsmcddlstdlcticvlpepJclnacteecnnfrWdc osì dalla progressiva rarefazione dela abitazioni operaie si deduce in rancia la crescente attenuazione dela difterite e della scarlattina, anche a gli Americani di quest'ultimo fenomeno cercan ragione nell'immunità onseguente all'azione continuativa elle infezioni più svariate. E proprio di questi giorni dai clinici 'ogni-paese s'insiste su d'un'altra maattia che, or non è molto frequentisima ovunque, sta ogni di più divenando rara fino a scomparire del tutto alle corsie ospitaliere e dagli ambuatori medici, fino a trovar posto nelle aselle archeologiche delle malattie rapassate. Ed è questo male la clorosi, l morbus virgineìis degli antichi, che olpisce le ragazze all'adolescenza, inerdendone il colorito, ottundendone appetito, inceppandone il respiro, ira. poverendo il sangue del suo contenuto moglobinico, inducendo dolori al capo, ronzii alle orecchie, facilità ai deiquii, alternando l'inerte depressione oLl'esagerata attività. Nè mancarono e spiegazioni di questa diffusa affezione, sia che se ne attribuisse l'origine ad un malo funzionamento degli orfani digestivi o ad un inadatto sviuppo dell'apparato circolatorio, sia he se ne rendessero responsabili l'alterato scambio dei liquidi fra il sangue ed i tessuti o non piuttosto l'insuffienza secretiva delle ghiandole in genere e dell'ovaio in ispecie. Fin dal 1895 pero Rosenbach e Meynert invocavano l'intervento del busto emminile nella provocazione della clorosi puberale, e trent'annl dopo Parkes Weber ne riprendeva la tesi ricordando che le giovinette persiane e le fanciulle giapponesi come non conoscono l busto cosi ignorano la clorosi, dimostrando che la comparsa del male nei paesi europei coincise coli'introduzione della fascetta nell'abbigliamento muliebre, constatando ancora il predominio dell'affezione nelle nubili grassotelle, fra forzate strettoie serbanti l'attraenza della linea, in confronto delle donne sposate, « male once paptured », incuranti degli sconfinamenti adiposi fuor delle matronali venustà. S'obbiettò bensì che le maritate mai per nulla ebbero a cederla alle zitelle in tema di restringimento toracico, in desiderio di silhouette giovanile; s'obbiettò pure che la clorosi ha mostrato sempre Je sue preferenze per la classe delle domestiche quantunque esse limitassero alla giornata domenicale la consunzione delle loro anche laboriose. Ma l'attuale concomitare dell'abolizione del busto nella moda contemporanea con la scomparsa dell'infermità dall'osservazione corrente viene avvalorando il supposto influsso del mutevole vestiario sulle constatate variazioni delle entità morbose. Se è pur vero che a spiegare la progressiva decrescenza dei disturbi clorotici nella donna moderna s'adducono ad un tempo le sue abitudini sportive, la sua emancipazione sociale, il suo affrancamento etico, si prospettano, insieme colla coeducazione dei sessi, le vigenti possibilità di surrogati coniugali che accelerano la evoluzione della ghiandola procreatrice anche all'infuori delle evenienze matrimoniali. Ma, oltre all'abolizione del busto, nella lotta spontanea contro la clorosi ai fa intervenire un'altra espressione d'indipendenza vestirnentaria, quell'accorciamento cioè della gonna che libera i movimenti degli arti Inferiori, facilita l'irrorazione degli organi pelvici, agevola gli scambi delle superflci cutanee. Perchè la legge della relatività graviti anche sui rapporti fra-moda e malattia, Vendei in Danimarca, Cormac in Inghilterra, Wolf in Francia si son però tosto accordati per imputare alla brevità delle gonnelle ed alla sottigliezza delle calze certi eritemi delle gambe che si manifestano localmente con una cianosi dei tessuti ispessiti, raffreddati e dolenti, cianosi pronta ad appalesarsi sovratutto nell' inverno, per attenuarsi nella stagione estiva e scomparire sotto la protezione di lanosi calzerotti o fra il tepore di coltri appesantite. E le nostre madamine e le nostre damigelle poste cosi nell'angosciosa alternativa d'inceppare nella verdastra clorosi o dì sofferire l'arrossato eritema, in puro spirito d'altruistico sacrifìcio, fuor d'ogni esitanza, persisteranno nell'offrire all'universale diletto la dirittura dello caviglie, l'incurvamento dei polpacci e l'angolosità eziandio delle volubili ginocchia. LORENZO GUALINO. rdpsp

Persone citate: Cesare Lombroso, Lombroso, Lorenzo Gualino, Parkes Weber

Luoghi citati: Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Lombardia, Umbria, Veneto