Pellegrinaggio alla villa ove morì Carlo Alberto

Pellegrinaggio alla villa ove morì Carlo Alberto Pellegrinaggio alla villa ove morì Carlo Alberto DAL NOSTRO INVIATO . OPORTO, giugno, «Oh sola e cheta la mezzo del castagni Villa del Douro die in faccia 11 grande Atlantico sonante a 1 lati ha U nume tresco di camelie e albergo nella Indifferente calma tanto dolore! ». (Carducci - • Piemonte •). La prima visione di Oporto, quella Che si scorge dai finestrini del vagone sorpassando il ponte sul Douro intitolato a Maria Pia di Savoia (è un'opera colossale, in ferro, con l'arcata centrale di 160 metri di luce, lunga 363 metri ed alta sul fiume più di sessanta), è indimenticabile. La città, quasi totalmente sulla destra del Douro, appare come un'Immane scalea di edifici i quali, frafoltissimi giardini, salgono dal fondo della « fossa •, cioè dalla riva del gialliccio fiume, a conquistare le pareti del profondissimo alveo scavatosi dal Douro stesso prima di sboccare nell'oceano. Il Douro dovrebb'essere il porto naturale di Oporto, come il Tagg. lo è di Lisbona; ma non lo è che in parteNon esiste paragone possibile fra 1 due fiumi ; il Douro è stretto, poco profondo, non accessibile alle grandi navi e per questo i produttori del celebre vino e gli industriali di Oporto dispongono di un altro porto sull'oceano, a Leixoes, venti chilometri al nord della foce del Douro. Si arriva alla stazione centrale, si scende dal treno, si attraversa un bellissimo atrio decorato di « azuleios •cioè di grandi scene della storia portoghese riprodotte su mattonelle smaltate a fondo azzurro, e si esce sulla piazza Almeida Garret... Il primo- spettacolo che vi si para dinanzi è una schiera di donne, di popolane, coperte di stracci, che offrono ai viaggiatori di trasportare i loro bagagli sulla testa sino all'abitazione. L'aspetto miserevole delle donne, la lotta che ingaggiano per contendersi il faticoso lavoro, il fatto che quasi tutte le portatrici mostrano i segni della maternità avanzata, vi suggeriscono subito che Oporto non dev'essere una città molto frequentata dai turisti. Ve ne convincete ancor più scendendo al «Grand Hotel» di questa seconda città del Portogallo (che sorpassa 1150 mila abitanti), dove gli ospiti sono nella loro totalità commessi viaggiatori di Case tedesche. Negozianti di vino, pochi: il vino di Oporto — a quanto mi hanno raccontato — o per lo meno la parte di cotesto vino che i portoghesi riescono ancora a vendere, poiché vi è gran crisi nell'esportazione, va tutta in Inghilterra, da dove si sparge per il mondo ,< „ Gaiezza tra i « boato» » Memore che 1 cittadini di Oporto, in virtù di un'antica concessione del Re di Sardegna largita dopo la fine degran dramma italico che qui si chiusehanno diritto di considerarsi cittadinitaliani, e non dimentico del culto che Oporto conserva per la memoria dèi Re magnanimo, ero perfettamente sicuro ione tutti mi avrebbero indicato dovsi trova la villa dove Egli si spense Ma non è stato così. La memoria dCarlo Alberto ad Oporto è bensì viva ancora, poiché vi esiste una piazza or nate, di superbi palmizi che porta ieoe nome; e vi esiste pure, nel parco del « Palazzo di Cristallo », la cappella dove il corpo dell'italo Amleto fu cu stodito prima di venir trasportato a Superga. Ma in quanto alla villa, nesEtjno da principio sa dirmi dove sia esattamente situata. Mi metto allora alla ricerca. dell'Agente » Consolare italiano, il banchiere portoghese signoFonseca, ma la 6ua Banca è chiusa, sia perchè oggi è l'anniversario dellmorte di Camoens e sia pure perchOporto, >in questi giorni, è piena d« boatos ». Per .spiegarvi il significatdi questa pittoresca parola dovrei rtornare sulla situazione politica demomento, cioè sulle misure militarche il Governo dittatoriale del generale Cannona ha preso nelle principalcittà della Repubblica per Impedire lscoppio delira nuova rivoluzione. «Boatos », insomma, vuol dire rumori, vocsediziose diffuse di prossimi gravi, avvenimenti I « boatos » hanno determinato ih città una specie di staio dassedia Le grandi strade di « los eierigos », del « 31 Janeiro », della « Novde Sa da Band eira », che affluisconalla Piazza della Libertà, come buonparte delle diciotto piazze di- OportoBono occupate militarmente. Malgrado questo, la Città ha una flsonomia gaia nel suo aspetto ultra-pittoresco, dato specialmente dalla sua atività mercantile e dalle grandi discese e salite delle arterie principali. Giùpoi, nel fondo della «-fossa », sulla rva del Douro, si agita una popolazione marinara delle più vivaci e carateristiche. Sono cinquemila i pescatori di Oporto, anch'essi originari dafenici, come 1 pescatpri che affollanLisbona. I quartieri bassi lungo il Òou ro ricordano moltissimo quello cherano una volta ì quartieri napoletandi Santa Lucia. Un lascia passare: DiazRitorno nel cuore di Oporto, al Parcdel • Palazzo di Cristallo », dove trovo finalmente ohi fa al mio caso, nellpersona del signor Romualdo Torrel'impresario dpi « Palazzo », che dedificio per esposizioni è diventato luogo di spettacoli. Il signor-Torres, finossuto e di cortesia superlativa, è anche il conservatore iileale della cappella dove la salma di Carlo albertfu collocata durante gli anni che rmase ad Oporto. Me lo dice subito, minforma che considera l'onorifico incarico come un attestato di altissimstima della Famiglia Reale di Braganza, alla quale la cappella appartienmi confida 1 suoi sentimenti profondamente monarchici *e mi offre di farmda guida al tempietto. Alla Villa dov■ il • Re italiano » si è spento, e che vicinissima al parco, anzi confinantpotrò andarci senza di lui, perchè lproprietaria, donna Sofia Da CostFrias, sarà felicissima di accoglierm— Ma mi hanno detto, al contrari— soggiungo — che la signora Da CostFrias è di difficoltoso accesso, che' novuole essere disturbata e che rifiuta dlasciar visitare l'interno della sua vila. Un mio collega, che è stato di pasaggio ad Oporto qualche mese fa, noha potuto penetrare che nel giardino— Ho capito — risponde il signoTorres. — Il suo collega avrà trascrato di portare alla Signora i saludel Maresciallo Diaz. — Come sarebbe a direi — Una cosa semplicissima e naturle. Il vincitore della guerra italo-aetriaca fu ad Oporto in visita ufficiae fece con il 6uo seguito il pellegrinagio, alla fatidica Villa dove Re CarAlberto compi il suo martìrio e resla epa dolorosa anima a Dio. Coteste visita produsse sulla signora Da Cost Fnias una grande impressione. Essa è ddiscendente da un personaggio italia- no che accompagnò Maria Pia in Por- dtogallo quando andò sposa a Re Luigi, o11 Re « srordo », come lo chiamano i si 1 i e a a i , e a o a o e o l o e » o e i o n l n e l , i e e o e e di a r l o a u a sa a ar a a è di o iel ri eli o aci vrdi ea o a o, ooteù, iotoal o u e ni co oa s a oe, npto imi na ne; ami ve è e, la ta i. io ta on di ilson . or uuti au le glo se te ta portoghesi, quello che fu assassinato nella Piazza del Commercio di Lisbona ' assieme al figlio. Ora è naturale che Donna Da Cosia Frias distingua i oochi italiani di passaggio ad Oporto, che desiderano visitar la 6ua villa, in due categorie. I semplicemente curiosi e eli eletti. Questi ultimi, secondo' la Signora, dovrebbero non trascurare di porsi sotto l'egida del Maresciallo Dlcz, che ha reso solenne omaggio al culto ch'essa conserva per Carlo Alberto nella sua casa che ne vide la fine... — Ho capito: bisogna presentarsi a Donna Da Costa Frias, parlandole del generale Diaz. — Precisamente. La Cappella votiva Cosi dicendo lì 6ignor Torres mi conduce alla Cappella, che 6orge — come ho detto — nel parco, il quale sino ad una cinquantina d'anni fa faceva parte integrale della villa. Al' fondo del viale principale, 6Ul ciglio quasi della china che precipita nel Douro, il tempietto sorge solitario e la sua presenza in ouell'amenissimo luogo, che è diventato mèta di feste e di convegni mondani, sorprende come qualche co$a di sopravvissuto, riconduce il pen siero alla Oporto del 1850, quando questa parte della città, invece di rappresentarne il centro, com'è oggi, era formata da ville solitarie dipinte a colori sgargianti, fra la densissima verzura La cappella esteriormente è assai eiecante. arieggia addirittura a chiesa, tutta in pietra grigia com'è costruita, coperta già d'una patina verdastra con un rosone nella parte centrale al disonra della porta, due nicchie ai lati con vasi decorativi e alte colonne dai capitelli romanici che dividono la tacciata in tre parti. Sui capiteH-i risaltano in rilievo le iniziiali del Re: C. A. e lettere consimili spiccano pure sul frontone, in alto. Grandi alberi ombreggiano il tempietto che è circondato da una. bassa cancellata. MV interno la cappella è circolare d'una quindicina di metri di diametro, con la cupola sorretta dalle medesime colonne esterne a capitelli romanici che recano una corda mozza legata a nodo forse il nodo savoiardo, e dappertutto le iniziali reali. L'ambiente è molto chiaro e Dar lumeggiato ancor più da una statua di San Carlo, in marmo di Carrara, collocata a dominar l'altare. La statua è dello scultore italiano Olivo (si legge il nome sul basamento) appare molto pregevole ed è venuta dall'Italia nel 1660. Mentre la si ebaf cava dal veliero ohe l'aveva portata precipitò nel Douro ma fu ripescata Sul muro, a destra dell'altare, che è ornato di marmi colorati, risalta una lapide in bronzo collocata dal Comitato dell'Esposizione di Milano nel 1906; e a sinistra. In faccia, vi è un'altra lapide provvisoria con il Bollettino della Vittoria, messa, in occasione della visita del generale Diaz, dalla Colonia Italiana -di Oporto. La lapide sarà oreste sostituita da una in marmo, L'assieme del tempietto è profonda mente commovente. Il funebre asilo del Re esule, sorgente a questa estremità dell'Europa, nel folto del bosco con la Dorta rivolta alla foce del Douro e all'Oceano, fa grandeggiare effettivamente la tragedia agli occhi degli stranieri sulla terra ospitalissima, ma straniera. Più ancora della Villa, forse, che è nascosta, invisibile al passeggero, la Cappella espiatoria di Carlo Alberto ad Oporto è il vero monumento di italianità eretto qui a ricordo suo e del suo dramma. Egli sostò oul per morire. Non meditava di fermarsi ad Oporto. Il suo desiderio, ornando vi giunse, era di mettere l'Oceano fra sè e l'Europa, fra sè e gli uomini tra i quali era stato « bestemmiato e pianto », per poi dileguarsi « con la spada in pugno ed il cilicio al Cristian petto ». E Re voleva rageiuiwrere l'isola di Madera. Qualcuno ad Ooorto mi ha detto che aveva parlato un «riorno di un convento di Madera come della mèta definitiva. Abitò dapprincipio per qualche settimana una casa situata in questi stessi pararci e poi. con.il suo breve seguito, passò alla' Villa sul Douro affittandola se miai icemente. Il suo spirito, nel corpo già preda della morte, era incalzato dalla tragica Inquietudine dei martiri e degli apostoli giunti alla fine della loro missione terrena, che non sanno fermarsi per morire in pace. Quando entrò nella villa, le forze lo avevano già abbandonato quasi completamente. Tra camelie e rose c— La mamma riposa, ma la saluterà volontieri prima che ella lasci la Villa. Intanto saliremo al secondo piano nella cameretta dove il Re è morto e in quella vicina dove dal balcone si vedono il giardino, le camelie, il Douro e l'Oceano. La fioritura delle camelie, che è davvero prodigiosa nel nostro giardino, è finita in maggio. Vi sono ancora le rose. Forse lei rimarrà colpito dalla semplicità della nostra dimora, ma la mamma ci tiene a conservarla come era ai tempi che il Re l'ha abitata. Noi non ci stiamo che una parte dell'anno, passiamo l'inverno a Parigi... La signorina Da Costa Frias -«- una deliziosa brunetta piena di vivacità — mi 'ha accolto allo scendere dall'auto nel piazzale del giardino dinanzi alla Villa- Sono entrato in un modo curioso. Il cancello della villa, ermeticamente chiuso, fra gli alti muri della ripida strada « Entrequlntas », cioè tra i giardini, non prometteva nulla di accogliente. Il campar elio squilla lungamente nell'aria umida, ma nessuno viene ad aprire. Snia Intanto per la strada deserta una lunga teoria di quegli stranissimi carri dalle ruote piene, trainati da piccoli buoi rossastri, con corna inverosimili, che sono una particolarità di Oporto, città dagli aspri dislivelli. Sul giogo è infissa verticalmente una tavola rettangolare traforata elegantemente a disegni geometrici, a nulla più di questi carri, che veramente ad Oporto sono innumerevoli, danno alla città un carattere extra europeo, qualche cosa di fuori del tempo e della storia, come sa essa appartenesse al sogno irreale che, a cagione della figura di Carlo Alberto, che per noi tutta l'Irraggia, ce ne facevamo prima di vederla. In effetto tutto questo straordinario Portogallo è fuori del tempo, e se una sensazione sincera ci sorprende qui, è anzitutto quella di non saperlo definire e poi di trovarlo in armonia con i tempi fortunosi ai quali esso ci ri-conduce. Dinanzi al chinai cancelli della Villa di Carlo Alberto mi ritorna b in mente il gesto romantico degli stu- d denti di Horta nelle Azzorre,.che per «onorar De Pinedo distendono per terra fsul suo passaggio le loro vecchie sà o i i o o a , a i e n . o cappe. Silenziosamente i cancelli si spalancano: li ha aperti un servitorello che si regge su di una stampella. Ci dice di avanzare con la macchina sino alla fontana che adorna 11 piazzaletto dinanzi alla Villa. 11 viale da percorrersi è breve, una trentina di metri; il ;j ocello si chiude, ed è l'isolamento e la solitudine perfetta «come allora». Il giardino circonda tutto il piazzaletto, è foltissimo e precipita giù nel Douro;' la Villa che ho dinanzi agli occhi è modestissima, a due piani, con molte finestre, senza persiane, ed il muro scompare sotto i rampicanti- La tornerà dove morì Apparizione di Madamigella Da Costa, le parole della stessa che ho rifeito più sopra, una breve sosta in un salone terreno; poi, preceduto dalla signorina, su per le scale di legno, come tutte le scale in Portogallo, al piano superiore. La fanciulla mi spie ga ancora che la Villa, benché appaia piccola vedendola sul fianco, ha molti ambienti ed è comoda, soleggiata: una vera dimora di pace. Di qui — continua — non si ha certo la percezione di quello che Oporto è diventato dal 1850; dalle finestre che guardano il Douro e l'Oceano si vede esattamente quello che si poteva vedere allora: Vedrà, è proprio tutto tale e quale... Anche i mobili nella Villa son di quell'epoca. Siamo nella cameretta dove il Re è morto. La signorina spalanca le due finestre: entra una veemente folata di vento oceanico. Una finestra guarda la foce del fiume che si scorge lontanissima fra il fogliame dei castani, con una breve striscia di mare, e l'altra dà sul giardino, sul Douro, sull'alta riva di contro. L'ambiente è luminoso ma angusto, basso di soffitto, nudo; le pareti sono coperte di una smunta tappezzeria a fiorami. Vi è un fusto di letticciuolo in legno nell'angolo, ma non è quello donde l'anima parti «scortata dal voi di spirti, dalla polve eroica fremente, dalla luce angelica esul tante » dei «primissimi martiri dell'italico Risorgimento accorsi a consolare l'agonia del Re. Sulla parete che fiancheggia il Ietto, che fiancheggiava quello di morte di Carlo Alberto, una bianca lapide ovale sulla quale m lingua italiana e a caratteri d'oro è ricordato che qui la sua-persona cessò di esistere nella condizione di Re abdicatario di Sardegna, all'età di 50 armi e 11 mesi, il 28 luglio 1849. Il culto delle nobili signore Da Costa Frias per la memoria del Re non arriva sino al punto di essere edotte dell'esistenza di un eccelso Poeta italiano, che si chiama Giosuè Carducci, 11 quale ha scritto un'Ode intitolata «Piemonte», che probabilmente le italiche generazioni ripeteranno ancora fremendo fra 1000 anni Non possono quindi comprendere l'ineffabile santità di questa cameretta, resa tale, non solo per: che vi ha agonizzato Colui che nella esultanza della prima vittoria contro il secolare nemico. fu acclamato Re d'Italia, ma perchè qui attorno al suo corpo si sono adunati in ispiritd tutti coloro che resero l'Italia agli Italiani prima che gli Italiani facessero de loro Paese una delle massime Potenze del mondo. Nè questa è una fantasia di Poeta, sia pure immortale, ma una cosa certa come certo b che l'anima nostra è imperitura e che il mondo è retto dalla legge di Dio, Un letto che non va Carlo Alberto è morto qui, sotto que sta lapide dai caratteri aurei, crederi do fermissimamente di aver gettato seme fecondo della unità e quindi del la grandezza italiana. Prova ne siano le parole ch'egli disse dal suo letto d dolore, in questa stessa cameretta, alla deputazione mandatagli dal Senato Sardo che lo raggiunse ad Oporto: « La Provvidenza non ha permesso che per ora si compisse la rigenerazione italiana. Confido non sarà che differita, e non riusciranno inutili tanti esempi virtuosi, tante prove» di generosità e di valore, date dalla Razione. L'avversità passegglera ammonirà 1 popoli italiani ad essere un'altra volta più uniti se vogliono essere invincibili ». — Signorina — domando —. Che ci fa questo letto quìT Chi può avere 11 cattivo gusto di pensare di dormire fra queste pareti sotto questa lapide? Questa cameretta per 50 milioni di italiani, quanti noi slamo nei confini del Regno e dispersi per il mondo, è ultra santa. La signorina mi assicura che quel mobile non ha servito, nè servirà mai a nessuno. E allora io la prego vivamente di levarlo. E' molto meglio lasciare la camera affatto nuda, con la sola lapide. Accanto alla camera dove Carlo Al berto è spirato, ve n'è un'altra che forse dev'esser stata il suo gabinetto da lavoro, tutta aperta sul terrazzino stretto e lungo da dove la lapidaria topografia della situazione della Villa, tracciata dal Carducci, risalta esattissima. Non vi è' che solitudine intorno, la china ondosa coperta dai castagni; immediatamente sotto, le piante di carne lie a centinaia, ai lati il fiume, e in faccia l'Atlantico, il sonante Atlantico di Portogallo, dove il pensiero del mistico Re si spingeva in un supremo desiderio di annientamento nell'immensità e nell'oblio. Thè informativo m Qualche minuto dopo nel salone terreno, donna Sofia con la figliola, che era stata sino allora la mia gentile accompagnatrice, mi offrono 11 thè. Parlo della commozione dalla quale msento dominato, trovandomi in quel luogo, e domando alle signore se conoscono qualche particolare del soggiorno del Re nella Villa, inteso dalle loro nvole o bisavole. — Mi devono perdonare — aggiungo — ma Carlo Alberto, per noi Italiani è una figura cosi singolare, unica, ap passionante, che i molti anni trascors.non contano nulla. Sono venuto unicamente ad Oporto per veder questa Villa. — Come il generale Diaz, allora? — Mio Dio non facciamo di questi avvicinamenti: il generale Diaz è uno dei più grandi italiani viventi, è 11 vincitore della nostra formidabile guer ra contro l'Austria, che noi annien taiiamo; io non sono che un modesto giornalista... La conversazione si svolge su questo tono, ma mi accorgo subito che le at-gAtOBoedcà o e i l i e e o a — o a a è a a r i e o i , i e e o a, n ra è n i-, i «leali proprietarie della Villa Carlo Al berto ad Oporto sono essenzialmente due dame portoghesi e, come tali, del « Re Italiano » morto settantotto anni fa intasa loro, hanno un'idea affatto superficiale. Per essere precisi le si- a o e o i a o a o e e , i i i i 1 e ? l a l i a a . a n o gnore Da Costa Frias sanno che Canio Alberto è un Re che ha avuto una battaglia sfortunata e per quésto ha douto abdicare ed è venuto a morire ad Oporto, perchè In Portogallo aveva nel Braganza dei parenti affezionati ed ospitali. Ecco tutto. Si può farne loro una colpa T No di certo. E neppure che esse considerino la cosa tanto remota da interessare 1 contemporanei, specialmente portoghesi, un po' meno della vicenda di Don Pedro V. Riguardo poi al maresciallo Diaz, mi accorgo pure che le nozioni della si gnora Da Costa sono molto relative. Essa deve pensare che la partecipazione alla guerra europea dell'Italia è stata qualche cosa come quella del Portogallo (un corpo d'armata), e del vin citore del Piave e di Vittorio Veneto bada a ripetermi che non ricorda di aver conosciuto una persona più • distinta ». Molto « distinti » ed « e du cati » erano pure quelli che lo accoro pagnavano, al dire della signora. La quale mi informa poi che questi arrab biati repubblicani rivoluzionari, che vogliono ridurre il Portogallo al lumicino, non hanno avuto neppur rispetto per la Villa di Carlo Alberto, prova ne sia che tre mesi fa un proiettile da cannone è caduto persino nel giardino della Villa. Per confermare le asserzioni materne, la figlia si reca a prendere il proiettile che ora fa da vaso di fiori e me la mostra. L'ode del dì della morte Non è certo per gettare un'ombra sulle semplici e buone signore proprie tarie attuali della Villa dove Carlo Alberto è spirato, ch'io mi sono fermato in loro compagnia una mezz'ora più del necessario. No. La Villa chiamata ancora ad Oporto di Carlo Alberto; il luogo della suprema agonia dell'amletico e magnanimo Re è intatto e in condizioni tali da commuovere profondamente il pellegrino che lo raggiunge e vi sosta. La verità è che si lascia la Villa con un sentimento di gratitudine verso gli stranieri che, al postutto, sentono assai forte il dovere morale di non comprometterne la prò fonda suggestione. Gli italiani che la visitano non sono molti, passeranno anche degli anni senza che la soglia sia varcata da uno di noi, ma la famiglia Da Costa Frias riterrebbe di compiere un sacrilegio alterando questa sua dimora in guisa da giustificare da parte nostra una rampogna o semplicemente un rammarico. Le signore Da 'Costa non conoscono Carducci, ma non ignorano il poeta portoghese José da Silva Mendes Leal Iunior, eh ; il giorno stesso della morte del Re, nella casa che in seguito divenne di loro proprietà, romanticamente come volevano i tempi, scrisse un'ode che fu famosa presso gli epigoni del romanticismo portoghese. Ne riproduco qualche strofa nella traduzione libera ed inedita che mi favorisce 11 professore Vitalettl che Insegna la nostra lingua a Coimbra, all'Università. «Ecco li tao paladino o liberta, eccolo sul Ietto di morte. All'umanità pagò 11 suo tributo stringendo l'elsa della nobile spada. Visse soldato re, cosi re soldato sulla spada spiro. • Gliela spezzarono 1 neri colpi del desti no; gli fu guida, bordone di pellegrino, questa sua spada leale. Oggi 6 croce. « • Salve o martire, coronato dalle spine della passione, anche tu fosti inchiodato sulla croce novella di una nuora redenzione. • Povera Italia, tanto bella e tanto triste in seno al tuo vasto giardino fiorito) Ti fu avversa la fortuna, ma la schiavitù di un popolo ha fine i Più innanzi, il poeta fa parlare il Re fslmp• O patria .dolo, Italia mia. terra enetanto amai, addio,,Se non riuscii ad incoro-narti regina, non chiesi neppure di cessereRe. Addio sponde del Ticino su cui fu decisa la mia sorte. Addio popolo ebe elessi: sii tu giusto, libero e forte, possa darti la mia morte ciò ebe In vita ti mancò. « Il soldato di Novara muore oramai contento, ha glt ecbl di battaglie, in questa cuna di muraglie ebe rese libero il Portogallo! (allude aUa liberazione dal dominio spagnuole, partita da Oporto). I cancelli ciechi della villa si sono rinchiusi subito appena l'auto è uscita. Il servitorello dalla stampella ha sorriso ed è scomparso spingendo rumorosamente un battente contro l'altro. Ho negli occhi le lettere d'oro della lapide nella cameretta dell'agonia, vedo le foglie lucide delle camelie senza fiori sotto 11 terrazzino, scorgo pure lo spazio cupo, lónfano dell'Oceano sul quale grava la caligine ; intravedo, per la prima volta, la sproporzione fisica fra la persona altissima del Re e gli ambienti dove ha vissuto i suoi ultimi giorni. E risento l'attimo di annientamento che mi ha circondato, percependo come un tocco d'ali sfiorarmi la fronte, e poi lo stupore quasi infantile d,i trovare che anche quel luogo dove lo straordinario è passato è un albergo di oscure esistenze e di comuni atti cotidianl compiti da comuni mortali. Una casa, una casa d'esilio, anzi meno ancora: una solitaria, indirle rente casa per giacere un poco, alla cima del Calvario, e morire per risvegliarsi nella luce dell'eternità. ARNALDO CIPOLLA.