Unanime sconsolato coro tedesco per deplorare il discorso di Luneville

Unanime sconsolato coro tedesco per deplorare il discorso di Luneville Unanime sconsolato coro tedesco per deplorare il discorso di Luneville Berlino, 20, notte. Ritornato stamane da Ginevra con gli altri membri della Delegazione, Stresemann ha reso conto oggi stesso al Consiglio dei ministri dell'azione colà svolta. Giovedì si inizierà al Reichstag una importante discussione sulla politica estera, il cui pretesto, desiderato da Stresemann, sarà offerto da una interpellanza socialista. La discussione sarà ampia come da parecchio tempo non accadeva al Reichstag. Si • prevede che occuperà un paio di giornate. « Quello di una volta » Stresemann avrà cosi anche modo di rispondere indirettamente al discorso pronunciato da Poincaré a Luneville. L'impressione che esso ha prodotto in Germania è disastrosa. Il pericolo urgente della crisi monetaria francese sotto il cui segno Poincaré ritornò al potere quale ministro delle Finanze, gli aveva fatto dedicare alla crisi suddetta tutta la sua attività lasciando più libero Briand nella sua opera di ministro degli Esteri, con soddisfazione della Germania. Ma ora che la situazione monetaria è molto migliorata, egli torna a far sentire più direttamente la sua mano anche nella politica estera. Quella conciliazione che .Briand aveva awyiato e che rimaneva sperabile — per quanto, da qualche tempo, penosamente incagliata appare compromessa nel modo più grave e torna a prevalere la rigida intransigenza di Poincaré. Il lore nese è la bestia nera dei tedeschi di tutti i partiti, che per un momento si trovano d'accordo nella levata di scudi' contro di lui. Dal socialista Vorwaerls (che intitola il proprio commento « Poincaré rimane quello di una volta »), fino alla cattolica Germania (che conclude il suo esclamando: « Vi sono di quelli che non imparano mai »), ricorre, in tutti come nota dominante la sconsolata deplorazione clie con Poincaré la Francia abbia a capo del Governo l'uomo fatto apposta per fare naufragare qualsiasi sforzo di conciliazione e di progresso politico europeo «Il discorso di Poincaré - scrive IaTaeglicke Rundschau — ce lo preseli-ta quale immutabile, rigido predicato-re dell'odio eterno contro il paese vi-!cino, che non può dimenticare e non può imparare nulla e per il quale l'odio contro la Germania è un elemento vitale. Le argomentazioni da lui accumulate si possono confutare quasi parola per parola; sono argomenti di cui appena un agitatore senza scrupoli potrebbe osare di servirsi, ma non mai un Primo Ministro in pubbliche riunioni. Egli parla delle origini della guerra, come se le pubblicazioni degli archivi degli Stati europei — eccettuata la Francia — in questi ultimi anni non fossero avvenute; parla della Germania, come se non avesse mai avuta notizia del mutamento di regime che vi è avvenuto; parla di minacciosi discorsi di ministri, come se ritenesse che il Presidente del Consiglio bavarese Held avesse pronunciato il suo discorso di due anni fa a nome del Governo del Reich. L'incrociatore Alsazia, la cui visita a Lisbona sembra una provocazione, è una vecchia nave che fin dal 1903 porta questo nome. Il discorso di Luneville è di una acrimonia addirittura grottesca. Esso dimostra che gli anni e gli eventi passano invano per Poincaré- Nel 1917 egli non avrebbe potuto parlare con tono più carico di odio! ». « Una grave crisi... » Un altro ufficioso, la Deutsche Allgemeine Zeilung (la quale, alla fine della riunione di Ginevra, proclamò che arbitro della situazione era ormai Poincaré), osserva oggi; « Ci troviamo in una grave crisi delle relazioni franco-tedesche. Da autorevole fonte tedesca è stato detto che dovrà presto apparire se questa crisi è destinata a condurre ad uno sconquasso o ad una guarigione. Quanto agli altri paesi in causa, l'Inghilterra ed il Belgio, essi indubbiamente sono pronti ad appoggiare più prontamente di prima, la tesi tedesca ». 11 Berliner Tageblatt, rilevata la coincidenza della clamorosa rentrée di Poincaré in politica estera con la fatale malattia di Briand: « Abbiamo sempre ritenuto che il signor Poincaré, conformemente a tutta quanta la sua natura, non abbia compreso e non comprenda duali sono U condizioni essenziali della pace. Nelle voluminose memorie clie egli viene pubblicando, cita — per documentare le tendenze imperialistiche della Germania guglielmina — alcuni autori di libri pangermanisti che, eccettualo uno solo, sono noti in Germania tutt'al più ad una piccola congrega. Ieri, nel suo discorso, egli citò frasi che furono pronunciate in Germania nel 1925. Perchè esuma q"ueste vecchie chiacchiere se non per ostacolare il miglioramento delle relazioni franco-tedesche? Non vi è bisogno di lui per dimostrare che in Germania, precisamente come in Francia, vi è della gente a cui ogni politica tli pare reca una pena e che cèrea nostra stampa di destra — precisamente come i'£c/ta do Paris <-= vive per svolgere un'opera di eccitazione. Ogni paese ha i suoi Poincaré ». Contro i nazionalisti tedeschi muove un attacco anche l'altro organo democratico berlinese, la Vossisehe Zeilung, il quale nota che se i nazionalisti non si trovassero al potere in Germania Poincaré non avrebbe avuto un appiglio per citare le parole di qualche loro oratore a documentazione degli umori prevalenti in Germania. Là Vossisehe Zeitung ricorda il silenzio conservato in questi ultimi mesi da Briand, silenzio che insieme con ripetute indiscrezioni rivelava come dietro le quinte Poincaré si facesse sempre più attivo. Il giornale raccoglie le voci di acuto dissenso tra i due uomini politici francesi, e prosegue: Tutto sommato, un giudizio sul discorso di Luneville può riassumersi in breve; esso ha mostrato nuovamente quanto il giuoco dei nazionalisti francesi, rivolto a sabotare la politica di pace della Francia democratica, sia stato agevolato dall'ingresso dei nazionalisti tedeschi nel Governo del Reich e dalla loro politica ambigua e inabile. Esso mostra egualmente come la politica dell'accòrdo e della conciliazione, quale è desiderata dalla Germania non meno lealmente e sinceramente che dalla grande maggioranza del popolo francese, sia impossibile con uomini politici della guerra e dell'anta guerra dello stampo di Poincaré ». - - ■ - -•' L. E.