Il progetto per l'arginamento della Stura di Demonte

Il progetto per l'arginamento della Stura di Demonte Il progetto per l'arginamento della Stura di Demonte per 15 milioni in un trentennio - 1000 ettari da ricuperare Cuneo, giugno. Nella battaglia diretta personalmente dal Capo del Governo per trarre dal «nolo italiano un rendimento più in armonia con la potenza demografica della Nazione, le regioni settentrionali Incluse nella valle padana o ad essa Convergenti, non possono apportare, eotto ì'aspetto delle colture, che un contributo di razionalizzazione e di intensificazione. Sono dell'altro giorno le visite del Prefetto di Torino, marchese De Vita, ai campi granari sperimentali di Rivoli e di alcune altre località, che dimostrano tutto il cammino percorso dall'idea anche in Piemonte. Vi saranno bensì da zona a zona, come vogliono i tecnici, diversità perturbatrici e dannose manchevolezze di metodo; sopravviveranno usanze superate dai trovati moderni della scienza; affioreranno qua e là, dove il contadino isolato è rimasto refrattario ella voce e ai suggerimenti del suo tempo, pregiudizi condannati dallo stesso tono di vita a cui egli è assurto : ma è Innegabile che un problema delle colture, inteso nel senso di estensione & intere regioni da bonificarsi, nell'Atta Italia propriamente parlando non esiste. Le erosioni delle piene Esistono invece, quassù, problemi bottaierali, integrativi, che investono la difesa e il ricupero di zone anche estese di terreno attraverso opere complesse, quali l'inalveamenlo e la regolarizzazione dei corsi d'acqua oggi lasciata pressoché tutti ancora in completo dominio delle forze cieche della natura. Caso tipico, questo della Stura di Demonte. Mille proprietari sparsi sul magnifico altipiano solcato dal fiume (pure qui siamo in pieno e be neflco frazionamento della terra) da lunghi anni si trovano alle prese con tari problemi. La Stura, scendendo dal passo dell'Argenterà, com'è noto, conserva il suo letto di impetuoso corso alpino per una sessantina di chilo metri sino a Borgo San Dalmazzo: da questo 'punto comincia la parte pianeggiante che, lasciate le folte macchie di castagno, procede per altri cinquanta chilometri, serpeggiando, sino a Cherasco, dove sfocia nel Tanaro. L'avalilamento dell'altipiano in fondo al quale il fiume scorre tra la riva destra, alta verso i primi accenni della zona collinosa, e la sinistra, più bassa nel distendersi della pianura fossanese.è per l'intero percorso di una larghezza imponente. Il fiume in origùie passava nel mezzo; ai lati, nelle sopraelevazioni del terreno, qualche cascinale tra boschi di pioppi, prati e campi. Un paesaggio delizioso e uno svolgersi di attività agresti notevolmente remuneratrici. E' ancora oggi, Infatti, questa la plaga degli ortaggi che alimenta, si può dire, tutta la regione. Poi venne il malanno delle erosioni: dapprima lente, quasi inavvertite, in seguito profonde, disastrose. Le piene lasciavano ogni volta sulle due rive squaroi irrimediabili, trasformando di punto in bianco il terreno coperto di lussuriosa vegetazione e di ricche coltivazioni, in desolate lande di ghiaieti, dove a stento rade piante superstiti rimangono abbarbicate ai sassi, e grami arbusti disseminati sugli Isolotti stanno a indicare i luoghi un tempo sorrisi dall'opulenza dei raccolti. Alcuni rilievi tecnici stabiliscono la larghezza media dei terreni resi improduttivi dalle piene, in 280 metri: il che significa che la Stura, da Borgo San Dalmazzo a Cherasco, ha un greto 120 metri più largo del Po a Torino, che ne misura in media appena 160. Contrasto desolante Partendo da Fossano, ho percorso in 'automobile tutto il bacino fluviale in sieme col dottor Giorgio Sacerdote e l'ing. Cesare Vinai, esponenti di un forte gruppo di proprietari, e con l'ing. Aleramo Perdomo del Genio Civile. Facciamo la prima tappa a Cervere, il cui parroco cav. don. Fissolo, mi informa che tra i più danneggiati della località è il Comune. 11 fiume, egli dice indicandomi dall'alto dell'argine terroso l'immensa distesa di pietresabbia e cespugli che sta davanti a noi a perdita d'occhio, si sposta continuamente, abbattendosi ora su una riva, ora. sull'altra. E' un zig-zag terribile se si pensa elle con i terreni sono partiti negli ultimi anni anche fabbricati rusiici, il cui crollo ha messo a repentaglio la vita degli abitanti. Ad ogni piena, e quella doll'anno passato fu tra le più gravi, i contadini accorrono a frotte sulle sponde del vallone e l'allarme si propaga in tutta la zona perchè ognuno sa che un nuovo dannoallorché le acque avranno effettuato la discesa, si sarà aggiunto all'antico. Proseguiamo la strada sino alla foce e risaliamo la Stura sulla sponda sinistra. Ovunque è lo stesso contrasto: fra la regione collaterale, una delle più pingui ed incantevoli del Pie monte, e questo turbolento corso di acqua dall'apparenza pur cosi tran quilla in tempo di magra, che, .laggiùnel vasto squarcio dell'altipiano, ha ormai invaso ogni zolla, e in taluni punti (a Murazzo e San Sebastiano in territorio di Fossano; a .Cervehe; a Roreto, Bricco Faule e Ronchi nel comune di Cherasco; a sant'Albano e Ce. riolo) ha talmente allargato la zona devastata da minacciare le stesse arginature naturali dei due lati. 11 letto della Stura soggetto alle piene ordinarie è di circa 3000 ettari: ora scalcola che nell'ultimo trentennio un terzo di questo quantitativo rappreseli tato da ììjOO giornate di terreno, sia andato distrutto, con un danno superiore ai dieci milioni. A questa somma sono però ancora da aggiungere le spese che ogni anno proprietari ed Enti pubblici compiono nei tentativi di ripari e clic per il suddetto periodosuddivise fra il migliaio di proprietari interessati, si fanno ammontare in complesso a più di cinque milioni. Totale: quindici milioni sottratti all'agricoltura nel cuore di una regione che può essere citata all'ordine del giorno per la silenziosa laboriosità dei suoi contadini e per l'accuratezza delle sue coltivazioni. La zona danneggiata comprende i comuni di Borgo San Dalmazzo, VIgnolo, Cuneo, Castelletto, Montanera, Centallo, Fossano. Sant'Albano, Salmour, Cervere, Cherasco, Bra, e tocca una popolazione di oltre 120 mila ahi tanti. Fossano, sulla sinistra della Stura, è la città che accentra la maggior parte degli interessi della parte alluvionata. L'opera di difesa La prima idea che sorge in presenza di un simile spettacolo, è quella della difesa: ed è l'idea che naturalmente hanno cercato di attuare, ciascuno per conto proprio, gli stessi proprietari. Ma appunto perché ognuno agiva isolatamente ed anche egoisticamente, ne risultava un'azione slegata, di effetto nullo. Le opere, costruite senza un preciso indirizzo tecnico ed eseguite sen za le debite autorizzazioni di legge erano spesso distrutte dalle rivalità scoppiate fra i proprietari. Accadeva che uno di costoro contro il cui fondo la piena si era gettata con più impeto, cercasse di incanalarne la corrente corroditrice dalla parte opposta. Dal canto suo il danneggiato contropponeva una rabbiosa difesa. Allora le opere saltavano. La piena era prevenuta dall'ira degli uomini. Occorre altro. Occorre coordinare e intensificare le Iniziative con un piano organico, unico, che da Borgo San Dalmazzo vada sino alla foce, tra Bra e Cherasco. 11 dottor Sacerdote, coadiuvato daH'ing. Vinai, si è posto a capo del movimento, inviando lo scorso aprile un ricorso al Prefetto della Pro vincia, seguito da un secondo documento espositivo all'ingegnere capo del Genio Civile, tutti e due firmati da oltre duecento proprietari, chiedendo la costituzione di un Consorzio di difesa da estendersi a tutti gli interes sali. La richiesta ha trovato in linea di massima favorevole accoglimento da parte dell'autorità, che ha delegato l'ing. Perdomo ad eseguire i necessari sopraluoghi, mentre le popolazioni rivierasche hanno dimostrato subito di appoggiarla coi più entusiastico consenso. Come sul Tanaro Un progetto specifico delle opere da eseguirsi ancora non esiste: i promotori trovano però la via tracciata da quanto è già in attuazione sul Tanaro, per un tratto di circa dieci chilometri da Santa Vittoria ad Alba. 1 proprie tari di quella zona, dopo essersi ac cordati sin dal 1912- sulla necessità dell'unione per porre un limite al danno e procedere al ricupero del terreno, sorpresi dalla guerra, addivennero sol tanto nel 1921 alla costituzione del Consorzio di terza categoria. Non si tratta di erigere argini in muratura, il cui costo sovercherebbe enormemente il valore dei terreni. La tecnica è pervenuta pure in questo campo a risultati pratici grandemente semplificatori. L'opera consiste nel get tare trasversalmente sul fiume, dalle due rive, a breve distanza uno dall'altro, dei gabbioni parallelepìpedi, i co sidetti «pennelli!, concatenali e formati di blocchi di pietra trattenuti da reti metallilohe, a slmiglianza delle scogliere artificiali che sporgono in mare. L'effetto è sorprendente. La fiumana, passando in mezzo alle sporgenze dei gabbioni, è costretta a seguire il corso uniforme da essi tracciato: è in questo sta la difesa; la corrente, spezzata ai lati dalle scogliere, rigurgitando nelle insenature e spandendosi verso la riva, al decrescere vi deposita il limo fecondatore dei nuovi raccolti: e in ciò è la ricostituzione dei terreni,' che gii argini in muratura longitudinali non potrebbero dare. Così le piene, prima disastrose, torneranno benefiche. Dopo aver distrutto, saranno esse stèsse, grazie all'ingegno dell'uomo, ricostruire. Ristretto l'alveo, le due rive rese sicure dallo straripare delle acque, non larderanno a riacquistare la primitiva fisionomia e il fondovalle della Stura, bonitleato, parteciperà con i territori adiacenti alla floridezza della regione. Quanto costerebbe l'impresa Il casto dell'opera, secondo i rilievi eseguiti, non dovrebbe superare i dieci milioni, da ripartirai, in base alla legge 1904 sui lavori idraulici, come se gue : 50 per cento allo Stato; 20 per cento alla Provincia e ai Comuni; 30 per cento ai privati. Ora si osserva che oltre alla facilità delle costruzioni, giacché i blocchi di pietra si trovano sul posto, in pochi anni esse saranno ammortizzate dal reddito dei terreni ricostituiti e bonificati, reddito che in parte sotto forma di ripristino delle imposte cessate con le alluvioni, tor nera a riversarsi nelle casse del Pub blico Erario. Del resto lo Stato, la Provincia e i Comuni, interessi diretti e di riflesso hanno con i privati al compimento della grande opera. Basti ricordare che sotto la perenne minaccia delle piene stanno non solo i campi i prati i boschi e le cascine, ma i canali di irrigazione, le strade, i ponti e le ferrovie attraversanti il bacino; lo stesso impianto idro-elettrico di Montanera, con l'ultima alluvione, corse serio rischio di essere travolto; ed ò qui notorio, per fermarsi ad un solo caso, che la Provincia spende ogni anno somme non indifferenti per la difesa della strada in vicinanza del ponte per Salmour. Si attende pertanto che il Governo, al quale il Prefetto, on. Plghetti, ha trasmesso il ricorso dei proprietari, si pronunci, autorizzando la definitiva costituzione del Consorzio. Sarebbe cosi il secondo con quello del Tanaro: e certo anche per questa via l'Alta Italia — e con essa particolarmente il Piemonte — potrebbe dare alla crescente ruralizzatone del Paese, con visione profondamente ori ginale voluta dall'on. Mussolini, un contributo di non trascurabile effi cenza. Bisogna ritogliere ai fiuminelle zone di pianura, ciò che essi hanno sottratto all'economia nazionale. E' un'opera che, continuata in largo stile, può divenire ciclopica. FRANCESCO ODDONE