JEROME il poeta della divagazione

 JEROME il poeta della divagazione JEROME il poeta della divagazione La morte di Jerome non può essere immaginata che pacata e serena, come la sera di una di quelle bella giornate estive, piene di calma raggiante, che sembrano diffondere intorno la misteriosa benedizione della gioia. Il piccolo giardino è già invaso d'ombra vellutata, il canto sommesso d'un uccello nascosto sembra un gemito, nell'erba luccica come un velo d'argento l'umidità della sera e un vento leggero si leva e passa come un sospiro tra le foglie delle Biepi diventate fredde. Sulla gradinata della casa il gatto ' sale silenziosamente a piccoli balzi morbidi e malinconici; il cane l'attende saviamente seduto Bull'ultimo scalino, come un compagno triste, con gli occhi spalancati nel buio. Nessuno dei due osa entrare in casa: entrambi sentono la perdita dell'amico, che dorme quieto nella camera disopra. Le lampade dentro sono accese, ò l'ora. Le misteriose divinità casalinghe afflitto -e abbrunate sembrano addolcire i singhiozzi delle serventi, il cozzo degli utensili lucenti, il passo dei famigliari e degli amici. La scala interna di legno, geme con dolcezza. Incontrandosi, gli amici più addolorati e, memori si dicono sottovoce che le sofferenze del povero caro sono, grazie a Dio, cessate e che egli dormo immobilmente il suo quieto sonno. E come non immaginare il suo volto, che fu arguto e luminoso in vita, come non irama> giriarlo, nel bianco dei guanciali, al riflesso dei ceri accesi, composto e bonario e affabile an.che verso la morte ? Con le sue stesse parole si può definire: « Non una faccia santificata, che ricordi i vetri istoriati e le tombe di marmo; ma una stanca faccia umana, che abbia sofferto le durezze e la pioggia e il solo della vita e che si sia formata quella sua espressione, non con la contemplazione e il desiderio delle stelle, ma col guardar giù con occhi pieni di gioia o d'amore lo cose umane che l'hanno circondata ». Maestro di scuola prima, giornalista poi, egli ha guardato veramente con occhi pieni di gioia e d'amore lo cose umane che l'hanno circondato. Non si ò affissato nello grandi esistenze piene di avventure : ce ne sono cosi poche!... Non si e occupato degli eroi: sono così lontani, cosi in alto,!... Non ba voluto saperne degli amanti : sono cosi difficili; degli innamorati: sono cosi torbidi, così scontrosi ; degli Artisti: sono così permalosi!... Non c'era tutta la grande maggioranza dell'umanità, tutto ciò che forma il mondo solido grigio comune qualunque, tutta la piccola gente che vive senza avventure, senza amore, senza grandi aspirazione senza grandi sogni, la gente che vive la vita grigia, impalpabile, monotona, in cui non c'è mai un avvenimento? Adagio, però, con la mancanza di avvenimento.! Ogni giorno della vita più oscura, più banale, più umile ha i suoi. La morte del gattino non òper là zitella abitudinaria e sola un avvenimento e dei più luttuosi?... E la perfidia del latte che aspetta a ibollire e a scappare dallo stupido bricco e a spargersi sul fuoco e ad appestar la casa, proprio quando la Servente stanca di aspettaro ha voltato le spallo, non è per lei un avvenimento che le procurerà tutta una giornata di rampogne e di brontolio da parto della padrona? E le malizie della scatola di "fiammiferi che gioca a nascondino davanti alla rabbia impotente del fumatore accanito? E i capricci dei nostri oggetti personali che si accomodavano così docilmente nella valigia al viaggio di andata e diventano improvvisamente ribelli al .viaggio di ritorno, tanto che per chiudere .la valigia scandalosamente gonfia, dobbiamo ricórrere alla forza e alla buona volontà di tre persone almeno?... Tutti .questi sono avvenimenti. Quale vita, per opaca che sia, ne è priva ?... Ogni cosa ha i suoi piccoli demoni e i suoi geni tutelari. Ogni massaia ha la sua lotta quotidiana da combattere con le forze ignote e maliziose che fanno della stufa una creatura ribelle e testarda; dei mobili e degli arnesi di cucina altrettanti amici cordiali o nemici irti di spigoli e di punte a seconda dell'umore che spira; dei granelli di polvere tanti folletti beffardi pronti a rimpiattarsi per uscire poi a far mostra di sò all'ora delle visite. Ogni studente," ogui impiegato, ogni buon qomo in pensione, può cascare in qualche trappola ad ogni svolta di strada, dove i pericoli sono maggiori che in casa, e le ironie più pungenti e le circostanze più birichine e il destino più canzonatore. Penso che se Jerome avesse assistito all'andata in uso della nostra « mano sinistra » ci avrebbe dato l'odissea di qualche dabben uomo, ossequente a tutte le disposizioni di legge e rispettoso di tutti i regolamenti, condotto dal caso ma Ugno a beccarsi le contravvenzioni e le multe più immeritate. Perchè era proprio dal fatto qua luìique, dal luogo comune, da ciò che sembra avere le radici nel suolo stesso della vita, dai contrasti più umili, che egli sugg.rva quel senso comico che faceva di iui il più spiri■ toso cronista del fatto intimo o domestico di ogni giorno. Ogni suo libro è una storia di delusioni, ma di quelle delusioni che fanno sorridere e spesso addirittura ridere anche le persone più compassionevoli e più pietose. Sono le delusioni sperimentate da tutti, misteriose e inevitabili, procurate da quel fato mai placato che fa piovere nei giorni delle inaugurazioni, delle corse, delle mostre dei fiori. Sono le delusioni appiattate sulle strade dei turisti novellini, dei gitanti appassionati, degli studenti in vacanza; le delusioni che aspettano in fondo alle partite di piacere, agli appuntamenti combinati con fatica, alle scampagnate vagheggiate con entusiasmo. Tutta la vita ne è semiaste... Sono. ì contrasti che sorgono, sgcictp irresistibilmente comici, tra la teoria e la pratica, tra il libro di cucina e la serva davanti al fornello, tra la buona volontà loquace e l'operosità silenziosa e imbronciata. La realtà delle piccole cose quotidiane vi regna sovrana e frena con un sorriso malizioso e garbato i voli della fantasia, giacchè come dice il Jerome stesso con la sua gaiezza adorabile, essendo in treno e dando la buonanotte ai compagni di viaggio, « dopo aver fatto tutti i preparativi per arrivare nel paese dei sogni, non riuscimmo mai a pervenirvi, perche ci toccò troppe volte di far vedere i biglietti ». * • • Gran benefattore dell'umanità che J«gge> questo scomparso umorista, che non ebbe mai un accento di amarezza e che fece svaporare ogni grigia malinconia in un riso scintillante come un arcobaleno. I suoi libri, che in italiano si possono leggere nelle eccellenti versioni di Silvio Spaventa Filippi, sono un dono di letizia, di bellezza ridente, di umanità serena, un tesoro di osservazioni argute, una messe di meditazioni gaie, di allegre verità. E che bonarietà leggera e .pur calda, che simpatia per tutte queste debolezze umane, per tante illusioni, per tante, attese, per questa ingenuità fanciullesca che rimane in fondo a ogni uomo e che muove al riso quanto più l'uomo è avanti nella vita e provato dalle esperienze, ma a un riso largo tenero affettuoso profondo, di fratello che comprende... Era un poeta della divagazione. Prendeva il lettore per mano e dalla strada maestra del racconto lo traeva per una viottola appartata e fiorita, dalla viottola lo conduceva in un sentiero ombroso, dal sentiero in un bosco profumato e folto, e solo dopo un lungo giro lo riportava nella strada maestra. Come nelle Mille e una notte, dove c'è sempre un personaggio della fiaba che ne racconta una seconda e un personaggio della seconda che ne ricorda una terza, si fece paragonare a quelle pittoresche e deliziose scatole giapponesi, messe una dentro l'altra, sorpresa e felicità degli ingenui fanciulli. E certo, i libri del Jerome — t II diario' di un pellegrinaggio », « Tre uomini in una barca (per tacer del cane »), « Tre uomini a zonzo », « Storia di un romanzo », k Loro ed io», per ricordare solo i più letti — sono di quelli che ci fanno fanciulli con lo zampillar fresco del riso, e compiono uno dei miracoli più gentili dela letteratura dandoci un'ora di grazia, di oblio e di ilare abbandono. CAROLA PROSPERI.

Persone citate: Silvio Spaventa