Le cause del fallimento della Banca Popolare Italiana

Le cause del fallimento della Banca Popolare Italiana Le cause del fallimento della Banca Popolare Italiana I rapporti col dottor Pescarmona L'ultima fase delle vicende attraversate dalla Banca Popolare italiana — l'Istituto di credito che ha gli uffici in via Pietro Micca — è rappresenata dalla dichiarazione dì fallimento pronunciata con sentenza di avantieri dal Tribunale civile. A questa soluzione, ch.e sl era tentato In varie forme di evitare, si è dovuti arrivare anche per riflesso della gravissima situazione creata dal dissesto del dottor Prospero Pescarmona, 11 quale aveva avuto coll'lstituto ora fallito multiformi interferenze e rapporti di vistosi interessi. Nel gennaio scorso, in seguito ad un ricorso presentato dagli amministratori della Banca e nel quale sl prospet-, tavaqo.^p gravi traversie, ftublte. dall'istituto (che aveva la forma della .sp; clétà anonima) ,in "conseguènza delle irregolarità commesse'--da altri amministratori che sl erano : poi -ecliesàtili ed in seguito anche ad un controricorso inoltrato dal dottor Pescarmona, il quale si dichiarava creditore per circa tre milioni nonché possessore di azioni per altri due milioni, il Tribunale concedeva alia Banca Popolare italiana di fruire del beneiicìo della moratoria per il periodo di 6 mesi. A commissari giudiziali nominava il gr. uff. Alessandro Falco, l'avv. prof. Antonio calandra e il rag. Giuseppe Rie ctilardl. i quali si adopravano tosto con zelo e con alacrità per ottenere la soluzione meno dannosa nei confronti dei creditori. Cosi il l.o mag gio 1 commissari presentavano al Tri bunale una proposta di concordato per la sistemazione della procedura. Tale proposta — formulata dopo lunghe e non facili trattative — era fatta su queste basi: pagamento integrale del crediti privilegiati; pagamen to. decorsi 2 mesi dal passaggio in giudicato della sentenza omologativa, del 10 per cento sui crediti chirografari ; emissione di buoni di ricupero oltre 11' 10 per cento e sino alla concorrenza di altro 50 per cento, sull'importo del crediti chirografari. Tale concordato avrebbe avuto la fldejussione della Società Fondiaria regionale piemontese e dell'ing. Paolo Attilio Mes Sina, in proprio ed in via solidale, mentre la Società Anonima Banca Popolare sarebbe stata posta in liquidazione a mezzo_di quattro liquidatori da nominarsi dll Tribunale. Ai garanti avrebbe dovuto andare l'eventuale supero delle attività realizzabili oltre 11 60 per cento dei crediti, mentre la Società Fondiaria, a maggior garan zia degli impegni assunti, avrebbe ri lasciato al momento del passaggio in giudicato della sentenza omologativa, un effetto non all'ordine per un mi lìone di lire. 11 Tribunale, con ordì nanza del 3 maggio, disponeva la pub blicazione di tale proposta, che solle vava però le opposizioni di alcuni ere ditori, tra i quali il rag. Vittorio Sol chi, di Torre Penice, che si affermava creditore per 536 mila lire, il signore Ernesto Tachis ed altri cinque credi tori di Poirino, il signor Vittorio Boz zo di Alessandria, il signor Pietro Del pino di Ovada e 11 signor Giuseppe Pavese di Casale, al quale si erano uniti-altri 21 creditori per un complessivo credito di 630 mila lire. Le eccezioni sollevate, da costoro nel la loro opposizione alla proposta di concordato, si fondavano essenzialmente sulla inapplicabilità deJla prò eedura di moratoria alla situazioni della Banca Popolare e sulla insuffl clenza delle garanzie offerte dai fide jussori del concordato. Su queste ec cezioni e sulle ragioni contenute nel la-relazione icon cui 1 commissari giù diziali hanno accompagnato la pre sentazione della proposta, ha portato il suo esame avant'leri la I Sezione del Tribunale, presidente li gr. uff. Martinengo, giudici i cav. Ripa -di Meana e De Litala. Il collegio, mentre ha ritenuto irrecivibili le eccezioni avanza te sull'inapplicabilità della procedura di moratoria, ha ritenute fondate quelle avauzate sull'insufficienza dello ua ranzle offerte per il concordato. Il concordato proposto dovrebbe In- diuramsonpcstefldccfsmftithclcGcthdmtcmeso n a l a o e e l e fatti avvenire in base alla legge sul concordato preventivo, la cui nonna sostanziale e basilare prescrive cheJa percentuale minima del 40 per cento da accordarsi ai creditori sia assicurata- e certa. Nel caso della Banca Popolare questo primo ed essenziale presupposto perchè il concordato possa essere omologato, viene invece a mancare. I commissari giudiziali — al quali il Tribunale tributa vive parole di elogio per l'opera fattiva ed intelligente prestata — non hanno potuto fare fondata previsioni circa l'entità delle attività ancora realizzabili, ■ si che rimane Incerto il valore del buoni di ricupero da nistribuirsi al creditori chlroerafan. Altro motivo di incertezza 6itila possibilità del riparto, è cagionato dal fallimento del dott. Pescarmona il qiiale sl vanta creditore verso la Banca Popolare per la ces-aLo.ue tuia, ttaupo addietro a c*esta ella tenuta « Felsinl», la quale costi uisce la maggiore attività immobllia e dell'istituto. La possibilità di ima zione revocatoria per parte del falli mento Pescarmona contro la Banca cuoterebbe la bà6e del concordato oroDosto. Per qu/ìstl motivi, il Tribunale — pur ric/noscendo che la prò posta fatta dai -garanti non ha Ani speulativi, e cha essa si presenta soddifacente sotto l'aspetto delia moralità della serietà — ha negato la amolorazione della proposta di concordato. "La conseguenza di questa reiezione etata che, con altra sentenza subito emanate, il Tribunale ha dichiarato il allimento della Banca Popolare Itaiana, -Le considerazioni di -fatto e di diritto che hanno motivato quésta decisione,-trovano" fondaménto nel fatto che la Banca ha cessato ,da tempo di fare'1 suoi pagamenti - e -.che l'esitò, stesso della proposta df concordato dimostra che l'attivo dell'Istituto non offre speranza alcuna di consentire il toale pagamento dei debiti. Per questo, l Tribunale ha revocalo il decreo di concessione della moratoria ed ha dichiarato il fallimento. A curatore stato npminato 11 rag. Giuseppe Ricchiard.1. già commissario giudiziale, e a data per la prima adunanza dei creditori è 6tata fissata al 2 luglio. •' Giudice delegato è stalo nominato il cav. Ernesto Ripa di Meana. Come abbiamo accennato, sono notevoli I riflessi che 6u questo dissesto ha quello del dott. Pescarmona. già da noi ampiamente illustrato. Attualmente la Banca Popolare si dice creditrice dal Pescarmona d1 una somma che ascende a 1.300.000 lire. Per contro 1 Pescarmona sl afferma creditore verso la Banca di una somma anche maggiore. Il contrasto non 6 tale dn essere facilmente appianato eri implica la necessità di complesse indagini, non solamente contabili. Esso è la conseguenza dei complicati rapporti d'interesse interceduti tra Ja Banca ed il finanziere astigiano. ' Ecco come il curatore di quest'ultimo, prof. Serazzl. prospetta la situazione nella relazione esposta lunedi dtardcvvpdticdcdnpdpglpttqqcnsvanslfdpnsagauemscorso all'udienza del creditori: • Ifcrapporti del Pescarmona colla Banca Popolare Italiana, dn quanto ho potuto finora appurare, si imperniano sulla vendita fatta dal Pescarmona alla medesima di una tenuta in Toscana, provincia di Slena, comune di Radicondoll, denominata « Falsini », n 15 giugno del 1926. La vendita pare sia stata fatta per un importo di 7 milioni, pagati come segue: a) L. 2.200.000 con iscrizioni e trascrizioni gravanti sugli stabili venduti, che la Banca Popolare Italiana si obbligava di estinguere; b) L. 500.000 con apertura di credito da fan-M dalla Banca a favore de] dottor Pescarmona; c) L. 20O.C-00 in assegni e contanti; d) L. 900.000 di portafoglio salvo buon fine; el L. 2.200.000 con azioni della Banca Popolare Italiana; f) v - , ,j"t—-,',,-i00.000 con buoni fruttiferi della e a Banca Popolare Italiana; g) L. 300.COO saldando il debito che il dott. Pescarmona aveva verso la Banca stessa. « In seguito a tale importantissima operazione si costituivano 6tretti ed intricati rapporti tra il Pescarmona e la Banca Popolare con un fortissimo giro cambiario. La situazione che fecondo i commissari giudiziali della Banca risulterebbe oggi dalla contabilità^ importerebbe un debito del Pescarmona di lire 1.362.9U. I commissari non garantiscono l'assoluta esattezza di tale conto e dichiarano che occorrerà molto tempo e molto lavoro per stabilire 1 saldi delìnitivi dei conti. Però ritengono che con una certa apnrossimazione la situazione definitiva debba corrispondere a quella esposta». Il prof. Serazzl, premettendo che nell'interesse delia massa fallimentare conviene fare in proposito le più ampie riserve, osserva però che accettando in via di pura Ipotesi il conto della Popolare, cosi come è stato presentato, verrebbero a scomparire dei debiti ipotecari del Pescarmona per 2 milioni e 200.000 lire, 6empre che la Popolare li estingua con mezzi propria alle rispettive scadenze. Stando poi alle convenzioni stipulate fra il Pescarmona e la Popolare, il possesso della tenuta dovrebbe spettare al Pescarmona fino al 3l< dicembre 1927, ma nell'esercizio di questo diritto il Pescarmona ha trovato finora serie opposizioni. Comun oue il possesso della tenuta fino al 31 dicembre 1927. non potrebbe dare gran di frutti, mentre potrebbe essere inte rissante per la massa fallimentare de'. Pescarmona il realizzo del beni mobili contenuti nella tenuta e non compresi nell'atto di vendita. E' per queste ragioni che 11 curatore, ad onta dell'assunto precedentemente sostenuto dal fallito, non ha ritenuto prudente impostare nell'attivo fallimentare una cifra determinata per quanto riguarda 1 diritti del fallimento sulla tenuta ogfitìkl-o di tante ccatoversie.

Luoghi citati: Alessandria, Casale, Meana, Ovada, Poirino, Torre Penice, Toscana