Cesare Billia

Cesare Billia Megaglie d'oro Cesare Billia '< Quando un eccelso poeta dellavvenire, voltandosi Indietro, contemplerà con le sue luci d'oro, il panorama bellico delle nostre vicende libiche, e vorrà raccogliere con l'ala possente del genio, in ciclo d'epici canti, quali gemme di fulgido diadema, gli episodi più alti di gloria, vedrà assurgere, circonfusa di leggenda, la figura di Cesare Billla, prode fra i prodi, simbolo degno dello antonomastico titolo di Libico eroe ». Cosi un valoroso biografo del colonnello Billia, inizia la narrazione dei fatti più salienti e più degni di ricordo dei quali è piena la vita dello instancabile condottiero di ascari, celle nostre terre africane. Era nato a Verzuolo in quel di Saluzzo il 6 di ottobre del 1863, e non appena ultimati gli studi militari nella Accademia di Modena, promosso tenente, parti per l'Eritrea, ove lo chiamava la sagacia del suo intelletto, la sua vigoria fisica, il grande amore al servizio delle armi, e tutte le audacie della sua giovinezza. Nella guerra di Libia, Cesare Billia acquistò la sua leggendaria popolarità. Sbarcò a Misurata nel luglio del 1912 e vi guadagnò una prima medaglia al valor militare col grado di capitano comandante di compagnia. Più tardi, nel febbraio del 1913, quale maggiore, si distinse in Cirenaica nella conquista del Marabutto di Derna dove si realizzò 11 primo episodio della sua straordinaria fierezza e impulsività generosa del suo carattere: Alcuni parlamentari inviati dal Comando di Derna al campo di Enver Bey, ritardavano a ritornare. Nel dubbio che l'indugio potesse dipendere da un tranello ordito dal nemico, egli da solo inforcò il cavallo e via di galoppo, si slanciò verso gli avamposti nemici. Apostrofò un ufficiale turco che aveva trattenuto 1 parlamentari e che voleva arrestare lui pure, lo sfidò a farlo, e con una temerità singolare, allontanandosi, calmo e sereno a passo d'uomo, ritornò a Derna col parlamentari. Nello sfortunato combattimento di Sidi Garbaa il 16 maggio del 1913, tre volte ferito seppe dissimulare gli atroci dolori, incitando e animando i dipendenti. Si ebbe per questa sua valorosa condotta la promozione per merito di guerra e una medaglia ai valor militare. Ricoverato in luoghi di cura, rinuncia alle licenze di convalescenza e ritorna in colonia al comando del suo bel battaglione di ascari, il 15.o eritreo, provato in cento scontri, e duramente colpito nelle dolorose vicende di Car Bu Hadi e di Tarhuna. Questi due momenti sfortunati della nostra storia libica del 1915 videro rifulgere come non mai il valore e l'ardimento di Cesare Billia. A Car Bu Hadi, allorché il tradimento delle bande irregolarii ingaggiate con poca severità dal comando della zona della Strtica, minacciò di travolgere insieme alla sconfitta anche i resti di quelia poderosa colonna sulla quale erano puntate le sorti del nostro prestigio in colonia, il battaglione Billia. fu quello che rimase sino all'ultimo a proteggere la ritirata dei nostri. Feriti e caduti la maggior parte degli ufficiali del Comando e dei reparti, sbandate le truppe per l'inaspettato tradimento. Cesare Billia rimane in quel caos 1 unico perno di comando, attorno al quale si stringano come alla bandiera gli eroi che si spezzano ma non si piegano. « in alto i cuori — egigrida — coraggio eritrei, salviamo pezzi, l'Italia ci guarda » e in questo •ppeUo alla più dolce e più virile rimembranza, quella delia Patria, il condottiero affratella in unico sforzoi più lontani Agli della nostra civiltà colonizzatrice. Billia, uscito incolume da quella giornata infernale, si costituisce giudice severo e giusto, sui capi traditori e ribelli, e adopera tutto isuo straordinario ascendente per frenare ed arrestare l'impeto di vendetta dei suoi ascari che si erano slanciatal massacro degli arabi delle bande traditrici. La giornata di Tarhuna è la sua seconda e fulgida prova deroismo. In una ricognizione nei dintorni del forte, scorge una conside revole massa di ribelli, che si accampa senza tema di offese a distati za dì cannone dalle nostre posizioniin preda alla più viva esultanza, il colonnello Billia vede venuto il momento di fare le sue vendette di Car Bu Hadi, e si precipita ad Uberat do ve raduna due sue compagnie e una sezione di artiglieria con le quali ritorna sulla posizione. Prese esatte distanze apre il fuoco di artiglieria sull'accampamento ribelle, e ottenutnuovi rinforzi procede ad un regolare attacco tendente allo avvolgimento denemico. Ma la giornata ha un epilogo poco fortunata, poiché l'accorrere di rin forzi ribelli e il sopravvento della sera costringe il colonnello ad allentare la pressione e ritornare sulle posizioni centrali. Ma in uno di queglsbalzi leonini, nei quali si caratterizzava il combattimento di Billia, messo alla testa dei suoi ascari, una pallottola nemica doveva spezzare l'impeto offensivo del valoroso condottiero. Ileone era soltanto ferito, ma gravemente, tentò svincolarsi, voleva proseguire l'assalto, ma il nemico era stato respinto e già si ritirava. Particolare notevole della dolorosa vicenda si è che mentre da tutte lbattaglie, il colonnello Billia, cavalcando il suo bel cavallo grigio, era uscito Incolume, in questa, ohe ave va preferito di combattere a piedi, u sciva mortalmente ferito. Il 14 giugno del 1915, dopo 29 giorndi letto, senza riprender conoscenzaassistito dalla pietà materna di donna Maria Brighenti, Cesare Billia cessava di vivere. La fortunata ripresa della nostra azione in Libia, ci restituì le spoglie di questo valoroso, che oggi riposano nel monumento dei prodi innalzato sulle sponde del mare Mediterraneo11 colonnello Graziani potè infatti an nunziare da Tarhuna il 18 febbraio 1923: « Fortuna concessami somma gioia ricuperare qui intatti gloriosresti nostro tenente colonnello Billiache dalla tomba, vindice il suo grande spirito dell'onore d'Italia, ci ha additato la via del ritorno della odierna battaglia ». La Libia consacrata dasangue nei nostri eroi caduti nel 191ritornava in nostro saldo possesso. La sintesi della tigura di Cesare Billia è quella che si riscontra negli uomini particolarmente battaglieri e ve ramente d'azione. Alfredo Obici cosi la esprime-' < Disprezzo del pericolo, virtù dtrasfondere in altri U coraggio e la disciplina. • Popolarità esaltata dagli amici temuta dai nemici. • Fede assoluta nella idealità patriottica e illimitata fiducia nelle proprie forze. • Disinteresse di se stesso sino alla estrema dedizione. Vigoroso e fulmineo spirito di iniziativa. c Anima gagliarda e fibra tenace ». Alla memoria di tanto eroe venivdecretata la medaglia d'oro al valomilitare. Il ló.o battaglione eritrevolle seppellirlo avvolto nel drappnazionale, in pieno giorno ed in cospetto del nemico assedlante. Chi assistette alla commovente cerimonia ebbe l'impressione che il valoroso battaglione seppellisse insieme al suo comandante anche iX suo più gloriosoSlttlUO,