Ferrante Aporti

Ferrante Aporti Ferrante Aporti • Il 21 gennàio 1859, secondo una piconsuetudine annuale, la Direzione degli Asili d'infanzia di Torino, lecenella chiesa di San Francesco da Paola, celebrare una messa solenne in suffragio delle anime di tutti i benefattori defunti. Alla commovente funzione intervennero io autorità cittadine ed i bimbi degli a»;ili, già numerosissmi, colle loro monache buone, tutti vestiti di bianco, raccolti, compunti, quasi piangessero ancora una perditgrande e vicina. F infatti meno di due mesi prima era scomparso il grande papà degli Asili, Ferrante Aporti, ed i 'bimbi sapevano che bisognava pelui, con riconoscenza, balbettare una preghiera, mentre i preti officiavano all'altare e l'organo suonava lento, sonoro una malinconica funebre melodia. L'abate Giovanni Scavia disse podal pulpito un suo elogio memore della 6anla figura dell'Aperti, e tutte lautorità presenti, alla rievocazioncommossa, più d'una volta si asciugarono una lacrima dalle ciglia. C'erano tutti i buoni amici degli asili: Cesare Alfieri, presidente della Società da tari ti anni. Roberto d'Azeglio, vite-presi dente, Giovanni Antonio Hayneri. chaveva preso il posto deLl'Aportl nella effettiva direzione generale didattica degli asili, Pietro Baricco, assessore della Pubblica Istruzione al Comune di Torino, descrittore efficace della sua città, ed infine Domenico Berti, insegnante, educatore di fama già grandeSono tutti nomi questi infinitamente cari alle nostre scuole torinesi, e che fanno pensare ad un periodo glorioso della nostra storia piemontese ed italiana: a quel mirabile decennio di raccoglimento intercorso fra il 1849 ed i1859. durante il quale Torino preparòsilenziosa ed operante, la redenzione d'Italia, e volle, vigile dall'alto Camillo di Cavour, progredire modernamente anche nel campo dell'educazione: Ferrante Aporti fu allora l'autorevole organizzatore degli asili d'infanziaNon era torinese e nella capitale subalpina venne a stabilirsi già celebre e già vecchio; ma nel suo infinito amore per i bambini, seppe trovare tanta forza ancora da dirigere un Ente educativo, imporlo, diffondendone i principia, col calore degli apostoli cui incombe il saggio dovere di fare il bene sino all'ultima ora della vita. * * * Fermante Aportl nacque nel 1791 a San Martino dell'Argine (Mantova), ma venne educato a Cremona, patria dei suoi antenati. A quattordici anni intraprese la carriera sacerdotale e fu allievo del dotto vescovo cremonese di allora, Omobonc Offredi, il quale voleva elevare il tono degli studi ecclesiastici, e a tale scopo aveva chiamato a professare ne! suo seminario insigni docenti italiani e stranieri. Ferrante Aporti potè cosi arsi una salda cultura, che ebbe mezzo di allargare (incora a Vienna, nel'istituto Teresiano. dove fu chiamato dalle autorità imperiali, cui piacque, dopo la restaurazione del 1815, tentare a conquista della intellettualità itaiana. Ferrante Aporti tornò a Cremona con una più vasta conoscenza della toria ecclesiastica e delle lingue onentali; diventò professore nel seminario di cui era stato ottimo allievo, ben presto direttore della scuola normale della provincia di Cremona. Di qui ebbe inizio la 6ua attivila pedagogica, basata sul concetto che il niagistero dell'umana educazione riclii-edi ungo studio, paziente esperienza ed more immenso alla gioventù. Fatta iorire con operosa genialità la scuola primaria, volle però scendere ancora più; Selcino .tjljin'ìaiizia, e nel 1827, col Tallito di un altro pio e paziente saerdote già suo discepolo, Alessandro Gallina, raccolse una ventina di bimbi n età tenerissima, consacrando ad esi lutto le ore che gli avanzavano dale maggiori occupazioni del Seminario della Scuola Normale. Sorse cosi, in n tranquillo palazzo dell'attuale via Palestro in Cremona, il primo asilo, ove l'Aporti visse, prima di scriverlo, l suo mirabile Manuale delle Scuole nfantili. Egli stesso insegnò infatti on semplicità affettuosa, paterna, i rimi rudimenti della religione, della ettura e dell'aritmetica mentale, gli lementi dello sorivere e la cognizione egli oggetti più comuni. Ed anche i imbi dai tre ai sei anni cominciarono d apprendere qualcosa secondo i proedimenti pestalozziani dell'intuizione, ontemperati al metodo linguistico del Girard e alle innovazioni profonde delAporti, suggerite dall'esperienza La fama dell'educatore cremonese ltrepassò ben presto ì confini della ua provincia e da monsignor Dionigi Andrea Pasio, moderatore supremo ella pubblica istruzione in Piemonte, enne dato consiglio a Re Carlo Albero di chiamare a Torino l'Aporti ad naugurare una grande scuola normae e ;joì a tenere un corso di metodo ella R. Università. Intanto nel 1839 Carlo Boncompagni di Mombello chieeva ufficialmente al Sovrano la facolà di istituire, secondo il metodo aporiano, gli asili per l'infanzia in Torino, l'istanza a tal uopo redatta, venne ontrofirmata da Cesare Alfieri, da Matteo Bonafous, da Giuseppe Manno, a Camillo di Cavour, da Cesare Sauzzo. da Federico Sclopis, da Cesare Balbo e da Ilario ne Petitti. La simpaa di Carlo Alberto per Ferrante Apori si manifestò poi ancora nel 1848 uando lo propose, ma invano, come rcivescovo di Genova; e poco di poi uando ilo accolse a Torino, profugo alla sua città natale. Anche Vittorio manuele II. stimò ed onorò l'insigne ducatore, nominandolo senatore e acettandolo come Rettore per oltre sette nni dell'Ateneo subalpino. Ma anche a Torino Ferrante Aporti olle sovratutio occuparsi degli asili, quali d'altronde nella capitale sublpina vantavano una tradizione nobie ed anziana: fin dal 1829 infatti la marchesa Giulia Fa)letti di Barolo aeva accolto nel suo storico palazzo recento bambini poveri per educarli toglierli durante il giorno dalle tropo povere case. Il primo asilo piemontese veramente aportiano invece on sorse a Torino, ma bensì a Rivaolo, per opera del senatore Maurizio arina, amico e discepolo di Ferrante Aporti. Nel 1836 il Farina fu a Cremoa per studiarvi i metodi d'insegna mento, mentre a Rivarolo si allestivao i locali; infine ai primi di luglio el 1837 l'asilo aportiano veniva inauurato, e nel 18',:! lo stesso Aportì ne iconosceva la priorità subalpina scriendo alla Direzione rivarolese In queti termini: « Io riguarderò sempre le cuole infantili di Rivarolo come le ruitoijenile di cotesto avventurosissimo retino ». » » • Torino onorò fino all'ultimo giorno i sua vita Ferrante Aporti e, quando i apprese che il 14 di novembre del 858, l'illustre uomo tornando verso le ndici del mattino dalla messa ascolata alla chiesa della Madonna degli Angeli, era stato assalito da un colpo poplettico é curato d'urgenza dal meico pacchioni, fu un accorrere ansioo, senza interruzione alla sua casa i tutti coloro, eil orano molti, che gli olevano bene. La malattia si aggraò; i bimbi degli asili invano pregaono per lui le ingenue, sante loro reghiere: il giorno 29 di novembre Ferrante Aporti spirò, dopo avere anora una volta raccomandato ai suoi migliori discepoli i bimbi degli asili: Andrai a vederli ogni settimana! », usurrò con voce fievole e stanca alabate Scavia un giorno prima di moire. E in quel pensiero si spense. LUIGI COLLIMO.