La tragedia di un'insana passione

La tragedia di un'insana passione La tragedia di un'insana passione pIl processo che s'inizia oggi alle Assise di Asti n e n . n l Asti, 6, notte. A considerare le linee di questa fosca vicenda di passioni e di sangue, si ritrova qualcosa di più dei soliti elementi che caratterizzano il dramma coniugale: in quel che la vicenda ha di disumano e di mostruoso, le dramalis personae adeguano i personaggi delrantica.tragedia, anche perchè la loro azione sembra dominata dal fato, che è, per cosi dire, il canone dell'antica costruzione eschilea. Contrasti vivacissimi di interesse che si addensano su un più cocente contrasto sentimentale; venticinque anni di convivenza tormentata da questi dissidi; cinque dei nove figli nati dalla infelice unione, che sono stroncati dalla morte in giovanissima età; una passione peccaminosa che dura per tutto il tempo di questa unione : ecco il fatale sfondo della tragedia che colpì, il 23 giugno dell'anno passato, la casa del sessantenne Andrea Ceresa, abitante in frazione Boglietto di Costigltole. Il dramma — a quasi un anno di distanza — avrà, ora il suo epilogo a questa Corte d'Assise ed i fatti emergeranno nella loro sostanza, attraverso il dibattito che sarà ampio e minuto. Ma- le carte processuali ci delineano già con sufficiente evidenza tutti gli sviluppi della vicenda; si che il racconto — non inutile mentre si sta per aprire il giudizio — può riuscire particolareggiato, completo. La passione per la cognata II commerciante Andrea Ceresa, nativo di Caselle Torinese, sposava nell'agosto del 1901 certa Rosa Giardino nativa di Rivoli. Lui era vedovo, con una figliola che parecchi anni dopo si dava tragicamente la morte, non si sa per quale ragione, e la Giardino era una ragazza ventenne, semplice ed ingenua, che subi il matrimonio, voluto ed impostole dalla madre. Da Caselle, pochi anni dopo le nozze, la coppia si trasferiva a Costigliele d'Asti, dove il Ceresa riteneva di poter evolgere con più fortuna il suo commercio- Acquistavano una piccola proprietà in frazione Boglietto e presso di loro andava ad abitare una sorella della Giardino, Teresa, più giovane di lei di alcuni anni. Ma il ménage, sin dai primi giorni, fu dei più tormentati ed infelici. Il Ceresa si accese di una passione violenta, incontenibile, per la giovane cognata, ed assunse verso la moglie un fare duro e dispettoso. Dapprima, nei suoi rimbrotti, egli evocava la figura della prima moglie e rimproverava alla Giardino di non avergli portato l'amore e le cure di quella. Poi venne la passione per la cognata, e questo fatto accentuò il dissidio, portando lo sdegno della Giardino sino all'esasperazione. La donna visse tuttavia per molto tempo 1gnorando questa passione, che conobbe solo più tardi, nel 1912, quando tornata a casa dopo un'assenza di qualche giorno, trovò la sorella tra le doglie del parto. La maternità della ragazza non poteva più essere dissimulala e Rosa Giardino, ne restò atterrita, sgomenta. « L'avrei allevato come un figlio » — Non dare la colpa a nessuno. Sono stato io 1 — esclamò il marito. E fu quella la rivelazione che doveva lievitare i successivi contrasti, che doveva condurre, per un lento, fatale sviluppo di altri fatti esasperanti, al dramma. Per buona sorte, forse dtutti, quella maternità fu disgraziata: la creaturina non ebbe vita. Ma questo fatto che avrebbe potuto attutire le ragioni di contrasto, salvare l'onore di tutti, e far ritornare nella casa agitaia da tanto dissidio un'atmosfera di concordia e di pace, suggerisce invece al Ceresa un'espressione che strazia la moglie nei suoi sentimenti morali e rinfocola inesorabilmente il fermento: — Se fosse nato vivo, l'avrei allevato cerne un figlio I Dopo l'evento, la convivenza tra due coniugi assume un tono di sempre più Insostenibile esasperazione. Teresa Giardino, la giovane che aveva acceso nell'animo del marito della sorella l'insana passione, lascia la casa di Costigliele e torna a Caselle dove si sposaMa il Ceresa non cessa di pensare Ipì ed alla moglie, senza alcun ritegnodichiara nel corso delle quotidiane scenate: ., , . . — Amo tua sorella e la preferiscinfinitamente a tei o 1 e a o a , o Le avventure sentimentali furono quindi seguite da disavventure d'ordine finanziario. Il curriculum vttae della famiglia Ceresa — colpita frattanto d.i molti lutti; in pochi anni cinque figli vennero a morte — si risentiva di molti disagi, ed il Ceresa dovette vendere una proprietà che possedeva anco.sa a Caselle: 7 giornate di terreno ed una piccola casa- Ricavò 65 mila lire, ma questa somma non attenuò 1 disagi della famiglia e si disperse invece per vie misteriose, tanto che la donna accusò palesemente il marito di averla impiegata per sovvenire le proprie amanti. Che un'altra donna, oltre alla sorella, occupasse il cuore del Ceresa, il quale incominciava intanto ad incanutirsi, la Giardino si convinse oltreché per le frasi oscure di lui, per il responso datole da una chiromante che essa un giorno si recò a' consultare- a Torino : — Non ama solo vostra sorella, ma anche una vedova che abita ad un'ora di cammino da casa vostra. Una seconda amante? Questa seconda rivale non fu tuttavia identificata. Ma la figura di lei apparve ogni istante a dividere sempre di più i due cqniugi, tra i quali scoppiò il dramma, quando, ormai, per l'età non più gióvane di entrambi, uno scioglimento violento dei contrasti sentimentali, pareva da escludersi. Fu la sera del 23 giugno scorso: Rosa Giardino era intenta a preparare la cena quando rientrò il marito. La scenata, ormai abituale, divampò fulminea, come ogni giorno. Corsero epiteti e mutue rampogne. Poi la donna s'allontano, si ritirò nella camera attigua alla cucina. Parve che volesse troncare la lite, sgombrando rassegnatamente il campo. Ma ritornò pochi istanti dopo: armata di una rivoltella che il maggiore dei figli custodiva nel cassetto di un mobile. Sorprese il marito alle spalle e sparò: uno, due colpi, quanti potè: l'arma si inceppò e gli sforzi della donna non valsero a farla ancora scatlare. — Perdono ! — gemette il marito, che raggiunto dai proiettili in punti vitalissimi, cadde a terra morente. L'invocazione, forse la sola parola buona che egli aveva rivolto alla moglie nei ialiti anni della loro unione, non valse ad arrestare la donna. Come un nibbio ebbro di furore, essa ripiombò addosso al marito e lo colpi al viso, al capo, come 'capitava, con una mazza di legno. Quando lo vide immobile, sanguinante, e lo ritenne mono, s'allontanò. Usci in istrada, illuminata in viso come se avesse compiuto una qualche prodezza, e si diresse per lo stradale che porta alla caserma dei carabinieri.« Ho ucciso mio marito a Nel tragitto, fu raggiunta da un milite, il caposquadra Dionigi Grasso e dal signor Eugenio Risaliti, i quali la afferrarono saldamente e la tradussero dai carabinieri. Ma la donna si sarebbe forse ugualmente costituita: l'aveva dichiarato, fuggendo. Giunta in casèrma essa fece questo racconto : « Verso le £0 di stasera, in casa mia, ho ucciso mio marito. Gli ho sparato un colpo di rivoltella a bruciapelo e siccome mi sembrava che non fosse morto, dopo il colpo di rivoltella presi una mazza di legno che avevo in cucina e con essa lo colpii ripetutamente alla testa fino a che mori. Lo ho ucciso perchè mi diceva chiaramente che aveva relazione con mia sorella Teresa da circa 20 anni ». Cinismo? Il processo che si inlzierà domattina rivelerà appieno la psiche di questa donna che, pervasa da una agitazione cocente per più di venti anni, non trascese mai e contenne il suo disperato, confitto dolore. Laboriosissima è stata l'istruttoria, durante la quale vennero compiuti accertamentanche a Torino ed a Caselle. Varie sono le dichiarazioni dei testi, la più parte dei quali dipingono tuttavia la vittima come un buon uomo. Come le sti a discarico, i difensori, avvocatEttore Magliola di Torino e Dosi dAsti, hanno citato anche talune person-! che sarebbero a conoscenza delle ragioni per cui alla Giardino fu imposto di sposare il Ceresa. Ragioni sembra — molto delicate e che potrebbero illuminare tutta la drammatica vicenda. F. ARGENTA,

Luoghi citati: Asti, Caselle Torinese, Rivoli, Torino