Escursioni tedesche attraverso l'Italia

Escursioni tedesche attraverso l'Italia Escursioni tedesche attraverso l'Italia BERLINO, giugno. 3G1 tal amico stabilito in Germania, che dà lezioni d'italiano, si presentava ultimamente una signora, attempata, matronale, accompagnata da un rispettabile cane lupo. Si disponeva a fare in Italia il sno viaggio di nozze. « Veramente, siamo sposati da vent'anni, ma viaggio di nozze non se ne fece, allora, perchè non avevamo quattrini; ora, che i quattrini ci sono, lo tacciamo, un po' in ritardo ma sempre volontieri ». E la buona signora, ritrovando nel nome commemorativo di « viaggio di nozze » l'ingenua tre schezza dei lontani vent'anni, spiegava: «Voglio tare un'improvvisata a mio marito: non deve sapere che io imparo un po' d'italiano; e poi, una volta in Italia, stupirà a vedere . clje me la cavo. Verrei un'oretta di nascosto, la sera, quando ho chiuso U negozio (mi permette di portare anche il cane?) Non abbiamo che I spoche settimane davanti a noi. Vo- tggliamo approfittate di quella magni- CacgcfinSlrddemdpmftads•fica occasione di viaggio» a prezzo ri 'dotto, che c'è ora. Sa? per quel Santo, quel gran santo... Come? non lo conosce? Non San Francesco d'Assi■L No, quello era l'anno scorso.'Quesfanno è uno anche più grande: Prima... Primavera... Primavera Siciliana n. La brava signora — protei stante, e perciò legittimamente igno: tante del nostro calendario — ave,va visto, l'anno scorso, nei manifesti delle Ferrovie dello Stalo: San Francesco d'Assisi, quaranta per cento di ribasso; quest'anno un àltroj bel cartellone: «Primavera Siciliana », cinquanta per cento... Il rairateok) era anche più- grande. « Siciliana s> di Ludwig; ■««Siciliana » intitola Emilio Ludwig un manipolo'delle sue impressioni di viaggio nei paesi mediterranei (Arre Mittclme£T. - Berlino, Rowoblt)'. Non Italia, ma Mediterraneo: qnel- che d'Italia è più affaccia,to, come un balcóne, sul mare,^ a riecontK» d'altre terre che lo stasso man immerge in un'aura, in una luce comune: Egitto e Palestina, Bosforo e Grecia. Sobrio, netto, vivo senza sfoggio di sapere e senza ricerca: quello che ih uno dei sòliti, |8ei troppi libri di viaggi sarebbe stemperato in un ■ prolisso volume è {guidato in qualche decina di pagine succose, mobili e oolorite. Siamo grati aJlo straniero che non pretenide di giudicare gli Italiani viventi ida una rapida Cbrsà in vacanze, pago di cogliere con occhio sicuro le linee essenziali e il particolare ve ramente tipico, evocatore d'un paesaggio, d'un paese: amico del- Bae deker, ma troppo uomo di gusto per non osservare che la migrazione degli asterischi dall'una all'altro oggetto d'ammirazione obbligatoria — dall'una all'altra edizione di codesto catechismo del viaggiatore docile e benpensante — mostra il variar della moda «culturale» e dell' estetismo prevalente, e che spesso il paesaggio, il monumento costellato di asterischi è una delusione per il ,viaggiatore sincero, e il maggior godimento è dato dalla fortuita scoperta di cose meno illustri. Ma, fuo-' ri del mondo catalogato anche nelle guide, le figurine appena accennate in due tratti — silenziosi contadini e donne sul muletto da soma, tra i sacchi; alteri Palermitani, alacri minatori delle zolfare — mostrano nel viaggiatore il conoscitore di liomini, ci fanno ricordare che queste note sono uscite dalla stessa penta del Ludwig biografo, interprete Ketrante e ravvivatore di personadei passato. La collezione Dtederichs L'interesse umano anche per la [vite intima di quelle età che splenjdor», per manifestazioni eccelse, di un'evidenza appariscente, come il Rinascimento, tema ormai dì luoghi comuni e di ammirazioni convenfckraali, *è, con orientamento retroIspettivo, un'altra faceia di quella comprensione che troppo spesso fa infetto agli osservatori stranieri. Ciò iBuscitò giustificate proteste contro l'idea d'un'Italia pezzo-da-museo,leome sequestrata dalla vita per uso (e consumo dell'altrui dilettantismo {estetizzante. Ma anche in Germania Tsi reagisce sul serio eontro quella jtendenza e' pigrizia. Ne è documento dei migliori la bella collezione di scrittori italiani che viene pubblicando l'editore Diederichs sotto il titolo: L-'età del Rinascimento. Vi so |k> offerti al pubblico tedesco, in tra Iduzioni accurate, non solo Dino Compagni e Vespasiano da Bisticci, {opere minori del Petrarca, dejl'Ariosto, di Nicolò Machiavelli, e Lorenfcino e il Firenzuola ed Enea Silvio'! Piccolomini; ma, accanto a questi e: e molti altri volumi annunciati- (del Poliziano, di Leon Alberti, del Pul Si. del Savonarola, del Guicciardini, «ce.) alcune di quelle opere che, seri: ea tenere un posto d'onore nella sto cqdilszttmpfldadnicmdA.spcdldtprépccmqsln«■drvcrddvdsacètcsInccciltdlnlBrbgpusvfsolgtsdpria delle lettere, sono tra le più pre- ... i „ „ j,ot~ „ ,-,J•'«iose per la conoscenza delle condi'-Jrioni sociali d'un'età eid'un popolo,,' I aprendoci uno spiraglio sulla vita [ privata, sulle cure familiari, sull'u1 .nile* realtà del giorno-per-giorno non idealizzato nel mondo dell'arte 1" e della fantasia, ma direttamente no- tato senza preoccupazioni estetiche. (Cronache perugine del Matarazzo, 'diarii fiorentini (Landucci) e romani (Infessura) ed ora — precedendo un Volume di cronache fiorentine di puonaccorso Pitti, queste « Lettere » |fli Alessandra Macinghi negli Strozzi che il Guasti trasse, mezzo secolo' fa, dall'archivio strozziano. L'accurata traduzione, opportunamente annotata, di Alfredo Doven (autore Hi apprezzati studi di storia fiorentina) è preceduta da un'ihtroduziofie che prospetta le condizioni politiche e sociali di Firenze nel primo periodo medieeo: sfondo sul quale pi muove, delineata in un breve saggio, h. Agora di questa ammirevole sottile (Monaco, Ròsei & Pustet, pa tgine XII-1123); accurate analisi del Contenuto, preposte ai sìngoli canti, madre e massaia del Quattrocento, Alessandra Strozzi, che, rimasta a Firenze, ditende e amministra, coraggiosa e sagace, 11 nome e il patrimonio della casata, mentre i figli, a lungo banditi dalla città, fanno commercio lontano, da Napoli viaggiando sino in Ispagna ed alla nordica Bruges. Uno di essi, Filippo, edificherà poi, tornato in patria, il monumento che perpetua il nome degli Strozzi. Il 42.0 traduttore di Dante Se vi sono editori coraggiosi e in» lelligenti, che promuovono pregevoli raccolte di traduzioni come questa del Diederichs, a che — vien fatto di chiedersi — uno spreco di tempo e di fatica (che dev'essere stata enorme) come quello di ritentare la traduzione della Divina Commedia, dal primo all'ultimo verso e in terza rima? La paurosa impresa è stata infatti condotta a termine, ultimamente, da Augusto Vezin: sette anni — avverte — di assidua fatica, e lo ere. diamo volentieri. Bella edizione, stampata in rosso e nero su carta che hanno permesso di sopprimer quasi le note, dopo una dotta introduzione su Dante, la vita e le opere, il mondo ideale della Commedia. Il lungo studio e il grande amore nessuno, certo, vorrà negare al dott. Vezin. Egli si asside cosi, buon quarantaduesimo, nel consesso dei tradut tori tedeschi dì Dante, cui degnamente presiede un Re : Giovanni Nepomuceno di Sassonia, che un secolo fa, sotto il nome umanistico di Filalete, pubblicava una lodata versione del poema in giambi sciolti. Altri avevano tradotto o tradussero poi dalla commedia, per lo più l'Inferno soltanto, i giambi ,in esametri, in terzine ed anche in prosa — ciò che, tutto sommato, può essere il miglior partito di fronte al problema due volte insolubile: di tradurre poe¬ sia e di Dante per giunta. Il Vezin medesimo riconosce impossibile impresa quella di conservare tanto la terza rima quanto la fedeltà letterale al testo, e ammette di aver risolto il dilemma accordando la prevalenza alla prima, ritenendola elemento essenziale della fisonomia del poema dantesco. Solo la terzina schlegelfana (tra le famose traduzioni di Augusto Guglielmo Schlegel sono alcuni canti dell'Inferno) o il verso sciolto consentono l'aderenza al testo: lo dichiara il quarantesimosecondo traduttore. Dal ca.nto nostro, senza addentrarci in analisi e raffronti particolari e troppo facilmente negativi (ad un italiano riuscirà quasi sempre intollerabile qualsiasi traduzione della lapidaria terzina dantesca) crediamo di poter obbiettare, a questa come a qualsiasi altra versione, che la questione pregiudiziale si pone oggi in altro modo. Del testo integrale della Commedia il lettore tedesco possiede già più d'una onesta traduzione; lo scopo non può più essere quello di moltiplicare tali generiche riproduzioni totali, ma — se vi sono letterati che siano di forza da cimentarsi col canto dantesco — di tentare versioni poetiche di quei canti che trovino in loro maggior risonanza simpatica. Saranno fatiche non sistematiche, appunto perchè rispondenti a dono e inclinazione poetica, piuttosto che a studiosa applicazione di uomini laboriosi, dotti, volonterosi, ma non poeti nè ricreatori di poesia. Di tale tipo di traduzione ha dato saggi di squisita eccellenza — conservando ancne la'terza rima — un poeta contemporaneo: Stefano George. Dalla Primavera Italica siamo risaliti, al braccio di guide tedesche, su su, sino alla Divina Commedia. A meno di ridiscendere, non resta che fermarci qui, all'ombra di Dante. Per nostra fortuna, nell'Inferno non c'è più posto nè per traduttori, nè per commentatori, nè per recensori. LUIGI EMERY. zzsCèdrrbsl