Triplice assalto a Poincaré

Triplice assalto a Poincaré Triplice assalto a Poincaré Monopolio del fiammiferi »■ Interpellanza sulle pensioni L'affare Daudet e i comunisti Parigi, 1, notte. TI governo non giace su di un letto di rose Le imboscale contro di esso si moltiplicano, Nella sola giornata di domani avremo da registrarne due: Uii» nella seduta antimeridiana della Camera sulla questione della cessione del monopolio dei fiammiferi, un'altra nella seduta pomeridiana, a proposito della perequazione delle pensioni. In quanto ai fiammiferi, abbiamo illustrato già troppe volte la divergenza sorta fra Poincaré (che, industrializzandone con l'intervento di una società svedese la produzione, pensa unicamente al vaniaggic del bilancio) e i radico'socialisti (che, opponendovisi pensano unicamente all'integrità della dottrina democratica) perchè sia ne cessano tornarvi sopra. Del resto, il Presidente del Consiglio, il quale ha pronunziato ieri sull'argomento una eloquente dilesa che dovrà continuare domattina, non ha intenzione di porre la Camera davanti alla questione di fiducia non avendo dietro di sè nemmeno l'unanimità del gabinetto, dove i ministri Painlevé e Queuille hanno combattuto e combattono il suo prò getto a spada tratta; e l'attacco cartel lista non può quindi essere conside rato pericoloso. La manovra di cui importa fare più ampia menzione, perche qui la questione di fiducia ver rà posta (almeno secondo quanto alierma il Capo del Governo) e la battaglia avrà pertanto sigailicato politico, è la seconda: quella impostala sulla perequazione delle pensioni. Un rovesciatore di Ministeri ( oggi i>."'opcra Il problema delle pensioni insufficienti non data da oggi, nè da ieri. Nel 1924, all'epoca della precedente legislatura, l'on. Buysson rovesciò a questo proposito un ministero che, manco a farlo apposta, era un ministero Poincaré. 11 deputato radicale chiedeva fin d'allora la perequazione delle pensioni, ossia l'elevazione delle pensioni pagate ancora sulla base dei vecchi stipendi al livello comportato dal nuovi stipendi. Il ministro delle Finanze dell'epoca, De Lasteyrie, si oppose a quella che gli pareva una prodigalità pericolosa per le condizioni del bilancio e la Camera la adottò, obbligando l'intero ga binetto a ritirarsi. 11 nuovo gabinetto — che fu , come tutti ricordano, il secondo gabinetto Poincaré — inserì nella legge di finanza una disposizione consacrante il principio perequatlvo. Ma la disposizione, stante la persistente crisi della Tesoreria, rimase lettera morta, se si fa astrazione da una miglioria complessiva di 380 milioni di franchi fra pensionati civili e militari che venne iscritta in bilancio l'anno scorso. Per l'anno venturo, Poincaré proporrebbe di iscrivere in bilancio una nuova somma di S00 milioni, che aggiunti ai-3TO milioni del 1926, basterebbero, secondo lui, a sistemare decentemente i pensionati senza mettere in squilibrio il pareggio. Senonchè qui rientra in scena lo stesso Buysson del 1921, più feroce che mai contro i tutori del pareggio, dai giorno che Poincaré si rifiutò di sost-.;. nere la sua candidatura alla Presidenza della Camera per appoggiare quella del suo rivale on. Uuysson. E il deputato radicale delle Lande dice: « 1 pensionati non possono più vivere nelle condizioni attuali. Perisca il bilancio, ma non lasciamo morire di fame i buoni servitori dello Stato. Applicate dunque la disposizione votata nel 1924 ». A questa parola d'ordine, che è soprattutto un grido di guerra, la Commissione finanziaria dulia Camera aveva dapprima fatto eco. Successivamente, una esposizione orale di Poincaré dalla quale risultava come e qualmente la perequazione vera e propria voluta da Buysson importerebbe una spesa di un miliardo e 200 milioni invece ai 890 milioni complessivamente accordati dal Presidente del Consiglio, è riuscita a farla tornare su se stessa. Ai momento attuale la questione non e decisa nè per il « sì « nè per il « no > avendo la Commissione finanziaria stabilito di occuparsene soltanto quando dovrà esaminare il bilancio del 192« Ed in questa frangenti l'on. Buy6son, raccolte le cinquanta firme regolamen. tari, si apparecchia a presentare olia Camera nella seduta pomeridiana d domani una domanda di iscrizione all'ordine del giorno della sua proposta del 1924. Che cosa ne seguirà? Le speranze degli squali che scivolano silenziosi e torvi sotto la chiglia della nave ministeriale sono naturalmente grandiose E' bastato che il siluro recasse la firma dell'affondatore del 1924 perchè ne gli occhi di tutti i nemici del ministero sfavillasse ad un tratto la gioia foriera dei naufragi. La questione è parlamen tarmente delicata, essendo una di quelle che toccano al vivo il paese e l'opinione e presentano pertanto aspetti elettorall di gravità indiscutibile. Ma, a ragion veduta, non sembra credibile che l'on. Buysson riesca a ripetere con pari fortuna il colpo di tre anni or sono. Sta di fatto ad ogni modo che i siluri contro il ministero spesseggiano, e che una catastrofe — prima o poi *- è una eventualità da considerare. Sarraut e la costituzione in carcere di Daudet Manco a farlo apposta, le due imboscate di cui sopra, sono state aggravate da una mossa — in verità poco felice — del ministro degli Interni: l'ingiunzione notificata ieri notte a Leone Daudet di costituirsi prigioniero entro il10 giugno per scontare i cinque mesdi carcere a cui fu condannato 11 u novembre 1925, in seguito a sentenza del Tribunale della Senna, su querela dello chauffeur Bajot, da lui accusau di avere tenuto bordone ai presumassassini del figlio Filippo. Pigliando questa decisione draconia na, Alberto Sarraut ha voluto secondiOgni evidenza fare da contrappeso aminacciato arresto dei dirigenti conni nisti e procurarsi un alibi dinanzi atribunale del Partito radicate, nonchl'assoluzione del suo maggiore fratello11 guaio H che 1 comunisti, colla scusmcvnddptisd—dsdabqrdsghtgct i e o , . a a e e he sono deputati, non hanno sino al momento in cui vi telefoniamo — benché a dire il vero al palazzo di giù- tizia si assicuri il contrario — ricevuto alcun ordine di costituirsi prigionieri e ciò sebbene il rigetto del ricorso dalla Cassazione dati, per uno almeno di essi, il Cachin, da vari mesi, mentre per Daudet non datava che da due set timane. La disparità di trattamento è innegabile. Daud*t, beninteso ha risposto al P. G. con un rifiuto di costituirsi o Ringrazio il P. G. — egli scrive dalle colonne dell'» Action Franoaise « — del suo avvertimento e lo avviso sin d'ora che non andrò il io giugno pros simo a costituirmi. Un padre che ha difeso la memoria del figliuolo farebbe a questi un ai'lronto se si prestasse benevolmente all'esecuzione di un'ini quità. Libero il P. G. di farmi arresta re. Egli avrebbe d'altronde torto a ere dere che sarò io a sopportarne le spese ». Non solo, ma per rimandare la palla gettatagli e riaprire il processo, Daudei ha scritto al decano dei giudici istruttori della Senna: « Signor giudice, Ho l'onore di sporgere querela per falsa testimonianza contro i signori Pierre Marie Le Floutter. Enrico Faure, Giorgio Vidal, Maria Luisa Provis ed Enriciietta Balochard in Provis, date le loro deposizioni davanti alla Corte di Assise della Senna durante il processo intentatomi da car. o Baiot, deposizioni che tutti sono -lati d'accordo nel proclamare menzognere. Mi riservo di stendere la quercia ed Ilo l'onore di costituirmi Parte Civile. Vogliate gradire, sig. giudice istruttore, rassicurazione della mia alussima considerazione. Leone Daudei». Una lettera aperta al Presidente della Repubblica Ma l'opinione questa volta è In grande parte col direttore dell'» Action Franoaise. Come sostenere sul serio Infatti l'equipollenza della sua condanna con quella dei comunisti sobiiatori di caserme? Il « Figaro » ed il « C-aulois » sono sdegnati. 11 primo de; due, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica, dichiara: « Se Leone Daudet entrasse in carcere simultaneamente agli stipendiali Jella Terza Internazionale sarebbe domani liberato da un sollevamento dell'opinione pubblica. La repubblica subirebbe una giusta sconfitta e la rivolta francese, una volta scatenata in modo così giustificato, si propagherebbe su altro terreno. Se vi è al governo qualche uomo politico — e noi credia ino sinceramente ve ne siano — la storia olire loro l'elenco dei regimi che si sono perduti per avere respinto, in incostanze meno chiare, l'avvertimen- 10 che noi diamo qui. Signor Presidendella Repubblica, il a Figaro » vi n^iura — e tutta la gente onesta di .'•Trincia con lui — di firmare ìmmeIlatamente la grazia per Leone Daulet. Domani sarà troppo tardi ». E la « Liberté » aggiunge": « Il deputato Cachiti è stato condannato per avere spinto i sol lati alla diserzione, per averli incitati in piena offensiva della Ruhr a sparare sui oro ufficiali. La propaganda comunista che egli diriga e pasra coi sussidi 11 Mosca continua implacabile al Marocco, tra gli indigeni che essa spinge i.lla ribellione contro la Francia e tra nostri soldati, che essa invita alla r' volta. Il mese scorso abbiamo avuto lu ufficiali uccisi, un maggiore rapito dai ribelli nel solo settore dell'Cmnzzan. Di quel sangue noi ne scorgevamo le traccie nelle mani di Cachin mentre parlava l'altro giorno alla Ca mera. Di grazia, signori del Governo, non vogliate mettere su di un piede di uguaglianza un padre smarrito dal do,ore che reclama giustizia per la morte del figlio e dei codardi criminali che trovano il loro profitto nel lusingare le peggiori passioni della plebe, che predicano la diserzione tra i nostri olda.ti e mandano così al plotone di esecuzione de-i coscritti di venti anni Un tale gesto rivolterebbe il paese » Sintomo caratteristico: il provvedimento dell'autorità giudiziaria è biasimato dagli stessi giornali di sinistra, i quali si rendono conto che la trovata di Sarraut non sta in piedi ». «Lo chauffeur Bajot da leeone Daudet indegnamente maltrattato — scrive rj sotr — aveva diritto ad una riparazione morale e ad una riparazione materiale. Egli )e ha ottenute entrambe dal giuri della Senna. Ma stavolta Daudet aveva una scusa; difendeva la memoria del suo figliuolo, morto in circostanze tragiche. Se egli entra in prigione anche i suoi peggiori avversari, pensando al suo dolore di padre, proveranno un grande disagio ». Tirate le somme, il ministro degli Intèrni ha commesso una gaffe. Ma ima nafte anche peggiore egli commetterebbe qualora, proponendo Daudet alla grazia del Presidente della Repubblica, risolvesse di salvarsi facendo estendere la grazia anche ai deputati Cachin, Doriot e compagni. Dopo la violenza verbale dei suoi discorsi anticomunisti una simile ritirata sarebbe moralmente disastrosa. Sono sballottamenti dai quali in ogni caso la stabilità della nave ministeriale non può non uscire sempre più compromessaC. P. iblcmddtdcaLldsapbccianddfrgc

Luoghi citati: Francia, Marocco, Mosca, Parigi, Ruhr