I convegni di Londra e di Jachimow

I convegni di Londra e di Jachimow I convegni di Londra e di Jachimow $ • -, Il Convegno di Londra e il Condegno di Jachimov rappresentano due buone intenzioni: buone intenzioni di comprendersi meglio e di procedere d'accordo di fronte al più importanti problemi politici del momento attuale. Forse i risultati non sono stati in'tutto conformi al propositi; ma è. sempre importante la volontà d'intèndersi. Il comunicato ufficiale del Convegno di Londra dice che 1 due ministri, Briand e Chamberlain, « hanno constatato di-nuovo completa la comunanza dei loro punti di vista, e hanno constatato di nuovo la saldezza dell'accordo cordiale francobritannico e la necessità di rafforzarlo come il più sicuro fondamento della pace in Europa ». Veramente quella « completa co-, munanza dei loro punti di vista » è una espressione alquanto vaga, e somiglia abbastanza ad espressioni analoghe eh- '■ ministri d'Italia e di Austria-Ungheria dettavano un tempo nei loro comunicati all'indomani di celebri convegni. I ministri erano sempre d'accordo, ma il problema essenziale di quell'epoca storica ripianava insoluto sotto le frasi convenzionali. Certo non è possibile paragonare le relazioni italo-austriaclie alla vigilia della guerra e quelle anglo-francesi /del momento attuale; ma;è anche vero che, mentre il comunicato parla della saldezza dell'accordò cordiale, che non mettiamo in dubbio, la politica francese da un yerèofe quella inglese dall'altro non si sono svòlte, durante gli ultimi anni, sulla linea medesima. Non è mai scoppiato tra Londra e Parigi un aperto dissenso, ma in molti avvenimenti caratteristici non vi è Statò affatto un completo consenso. Basta ricordare l'azione francese per-l'occupazione renana; l'atteggiamento differente dei due Governi nel conflitto turco-greco, il co.ntegno verso l'intesa anglo-italiana in Abissinia, il contegno verso la Gina, i rapporti verso l'Italia. Ricordiamo qui le cose maggiori, ma l'elenco potrebbe' essere allargato per molti altri casi, anch'essi importanti e significativi. Tutto ciò non è valso, e non poteva valere, a distruggere l'intesa cordiale, ma dimostra-che anche esistendo una intesa, Parigi e Londra TJanpo proceduto,spesso per vie diffewK|Ljetlain intenzioni diverse. Vecri apio'oggi che alcuni giornali fraheWp^jfeWt'o de Paris ed il Journal des Debats per esempio — si mostrano tutt'altro che 'Contenti del convégno di Londra; anzi, secondo essi, nè Chamberlain nè Briand sono riusciti a mettersi d'accordo sulle questioni, più importanti, cioè sullo sgombero della Benania, sul Trattato di Tirana, sulla politica da adoperare verso'la Germania e su quella riguardante l'Italia. Se cosi fosse, il convegno non avrebbe raggiunto forse nessuno dei suoi obbiettivi concreti. Bimarrebbe il solo proposito giustificato di « rafforzare» l'accordo cordiale, perchè è lana «necessità» e perche è il «più Sicuro fondamento della pace in Europa ». E' dunque chiaro che ne Èli anni passati l'Intesa non ha impedito le divergenze, nel presente non ha la virtù di-fare considerare allo slesso modo i problemi più sa1 periti della politica europea, e nell'avvenire è necessario^-rafforzare eioè rendere più armonica, realmente armonica, l'intesa. ! Vi sarà, nei fatti, questa deside iuta, armonia? E* lecito dubitare che 'èssa si realizzi totalmente nelle cose europee; potrebbe forse realizzarsi di fronte alle questioni dell'Estremo Oriente, in cui gli interessi di tutta ^Europa Occidentale dovrebbero convergere verso un solo scopo: evi fare che la poltitca dal Governo dei Soviety domini la Cina nella sua . lotta antieuropea. Il pio? grande pericolo mondiale di questa nuova fase storica è la influenza che può esercitare il bolscevismo nei rivolgimenti cinesi. Le conseguenze non appariranno tutte Immediatamente, ma potranno a lunga scadenza essere gigantesche per la* civiltà e la. fortuna-dell'Occidente. ' La Piccola Intesa riunita a Jachimow ha per suo conto riaffermato «il dovere di mantenere ferma solida e duratura, nonché rivolta sempre alla sua meta, l'intesa internazionale, la collaborazione leale con i suoi vicini, il consolidamento politico inteso nel senso delle idee e dei principi! della Società delle Nazioni ». E' ben detto. E il ministro Mitilineu ha aggiunto f « Posso fino da ora confermare ed affermare il perfetto accordo e l'amichevole solidarietà dei nostri tre Stati. Essi costituiscono un blocco indistruttibile e necessario ». E' detto benissimo. Ma quale è la verità? Là verità è che la Piccola Intesa, finché si limita a riaffermare che lo «statu quo» nell'Europa Centrale non deve essere mutato, dice cosa conforme ai buoi interessi e alle ragióni che la fecero nascere. Se però si esce fuori Ideila cerchia di questa politica limitata, e sotto un eerto aspetto veramente negativa, la Piccola Intesa si trova in uno stato di confusione ja di disorientamento. Non è stato possibile infatti mettere d'accordo i tre Paesi sni problemi che in tei co sano particolarmente ciascuno di •sai. Non è stato possibile che essi'aeeumessero un eguale contegno ! la Busela. un eguale contegno vvfcsrsmscpBcsdadiggsvddlgvscdpuFtrqcughltqrndltpfcdccbdsplcdn vèrso l'Italia, un eguale contegno verso la stessa Germania. Che cosa farebbero Praga e Belgrado il giorno che la Russia intendesse risolvere a suo modo il problema della Bessarabia? La Cecoslovacchia e la Jugoslavia sarebbero solidali con la Romania? Un impegno siffatto non è stato mai assunto. Da un altro verso - nella contesa che Belgrado ha voluto accendere per la questione d'Albania, Praga e Bucarest si sono mostrati forse d'accòrdo con il Governo jugoslavo? Nessuna solidarietà i due Stati hanno dimostrato; tutto fa credere che essi abbiano dato consìgli, diciamo cosi, di moderazione a Belgrado; • il che in altre parole significa che la Jugoslavia non può contare sull'appoggio dei due Alleati di fronte al nostro Paese.- Vi è di più. Belgrado avrebbe voluto assumere una^ specie di direzione politica nella penisola dei Balcani. Ora nè la Romania, nè la Cecoslovacchia hanno nè incoraggiato nè appoggiato questa specie di visione, imperialistica dello Stato scrbo-croato-sloveno. E' da credere, per un' altro verso, che i tre Governi siano stati o intendano di essere concordi in una linea politica anti germanica? Era questo uno dei fini — il principale —che la Francia aveva posti alla Piccola Intesa; e l'obbiettivo non ha avuto quei risultati che Parigi immaginava. Da qualunque lato si consideri questo blocco delle tre Potenze del centro d'Europa, appare vero ohe una politica comune,, solidale e integrale, non esistei; Gli avvenimenti hahno isolato il compito della Piccola Intesa ad un solo problema politico: il mantenimento dello « statu quo » verso l'Ungheria e l'Austria. Il resto, cioè le grandi questioni internazionali che riguardano ciascuna delle tre Potenze associate, superano la ragione d'essere della Piccola Intesa; anzi mostrano le divergenze permanenti e sostanziali che vi sono fra i tre Stati. E' un singolare accordo questo che lega Bucarest, Praga e Belgrado; un accordo parziale 'e limitato, a cui sovrastano divergenze -. e disaccordi molto più larghi.' Qualche problema davvero vitale, come quello dèlia ' Bessarabia . per .la Romania, sfugge anzi all'alleanza se pure non contrasta addirittura alla alleanza stèssa", -■■ -" L'Europa attraversa un periodo di rielaborazione delicata dei "suoi rappòrti internazionali. La Piccola In tesa non riesce a rappresentare nella nuova condizione di cose, un bloccò unitario con uno ' scopo unico e determinato. La sua debolezza è in questo stato di fatto, per lei non superabile. Sarebbe più logico dire che questo blocco non è un sistema organico di forze politiche, bensì un incontro di interessi negativi. E' bastato che l'Ungheria si accordasse con l'Italia per mutare anche il valore di questo incontro negativo, perchè ciò che voleva essere Ano a ieri un atteggiamento oppressivo verso il Governo di Budapest, si muta oggi profondamente. L'Ungheria comincia ad essere considerata come un'eguale, con cui conviene stabilire dei patti e forse degli accordi Tutto -è trasformato: i tatti, i rapporti e l'anima. Ed è bene che sia cosi. Molte illusioni dei piccoli popoli svaniscono; ma- i piccoli popoli ed i grandi assumono una coscienza più realistica dei bisogni internazionali, del limitato potere che ciascuno di essi ha e della imponenza dei problemi più vasti che determinano le nuove relazioni internazionali. ANDREA. TORRE. ^

Persone citate: Briand, Chamberlain