Poincaré in pericolo?

Poincaré in pericolo? Poincaré in pericolo? ncaperI cartellisti gli prendono la mano Pii 18 ttt t Parigi, 18, notte. Le molle prove di debolezza date ieri e noi giorni precedenti dal Ministero Poincaré cominciano a gettare l'allarme in seno alle frazioni moderate dell'opinione. Non c'è più un solo errore da commettere. La Camera, ormai è evidente, sta per abbandonare il Governo. Perchè? Perchè non ha più la necessaria fiducia nella possibilità di scavalcare i! fosso delle elezioni sulla fragile passerella' dell'unione nazionale. I giornali di destra, assetati di amarezza, danno del fenomeno una spiegazione esatta — se vogliamo — ma parziale. Scrive il Journal des Débats: i Questa Camera sin dal primo giorno ha mostrato il suo vero volto, ed tsso non era bello. Essa ha accumulalo in due anni tante rovine che ha dovuto fermarsi, ma non è nè convertita, uè emendata nei suoi Bassifondi. Essa si è fermala come si ferma il giuocatore rimasto al verde: non 6 guarito, ma aspetta dei fondi per ricominciare. Grazie alla politica praticata da un unno a questa parte la cassa è nuovaniente guarnita e la partita riprende. Nessun cartellista si sentiva capace di riempirla, ma tutti si sentono capaci di vuotarla. Lo Stato ha ritrovato del credito. Vi sono dei miliardi nel Tesoro; vi e di che far fronte alle prossime scadenze nella Cassa di ammortamento; sino alle elezioni si può con durre una gran vita, gettare del de naro dalle finestre, agitare lo specchietto per le allodole. Una volta ot temuta la rielezione — per essere pia sicuri sì aumenterà il numero dei deputati, come ha ieri votato la Commissione del suffragio universale — una volta ottenuta la rielezione si'vedrà quello che si vedrà. Alla peggio, Poincaré ed i moderati saranno sempre là- per riparare i cocci rotti ed assume re' la responsabilità delle economie e delle imposte ». L'interpretazione non fa una grinza, ma non dice tutto. Bisogna pure avere il coraggio di riconoscere che il Governo in carica non ha fatto nulla per evitare il riformarsi della antica coalizione. Tornato al potere, Poincaré si è chiuso al Ministero delle Finanze e non e più venuto fuori. Che cosa possono da lui ripromettersi dei deputati il cui mandato scade tra pochi mesi? Lo videro nel febbraio e nel marzo del 1924 i de putati della legislazione precedente, a.cui vennero date freddamente da votare varie diecine di milioni d'im. poste nuove la sera prima di pren dere il treno per recarsi nei rispetti vi collegi a sollecitare i suffragi degli elettori. Da Poincaré è inutile ripromettersi qualcosa. Che coas so no le tariffe doganali di Bokanowski se non un bis delle imposte Lasteyrie di tre anni fa? Di fronte a quésta sublime indifferenza del Capo del Governo per gli interessi elettoral degli uomini che lo hanno sostenuto, ecco invece nel campo avversario un'impresa organizzata espressamente per le elezioni e monopoliz zante i più moderni ritrovati della scienza. Anche qui la stampa mode rata ci sembra troppo scolastica nei proprii apprezzamenti. Dice Temps : « Il cartello 'dell'I! maggio 1924 era composto di tre partili nel Paese e di tre gruppi alla Camera i socialisti al1 estrema sinistra, 1 radicali-socialisti e repubblicani-socialisti al centro sinistra radicale alla destra. Ma si pie cava di essere ostile ai comunisti. 1 nuovo cartello è pure esso composto di Ire partiti e di tre gruppi, ma ha mutato profondamente nella composizione e nel carattere- La sinistra radicale non vi figura più. ma i comunisti »-i rientrano trionfalmente. Se si esaminano i due scrutimi di ieri, si vedrà che i 27 comunisti sostituiscono — nel nuovo cartello — i 28 membri della sinistra radicale. Il cartello tricustide di oggi ha una punta comunista che il cartello di ieri non aveva». Va benissimo. Ma crede il Temps dì giungere, mercè questa semplice condano colo cosil comdi drtrameimmanepa«fersinze tremodenisdepuso di le tà altsinglii rbapeGotoSaleleadvemgivotamanndvateenchpstciapnsdasul'cIlfappEancgsqrlpcdcsocCMtogcddmcs o l a e i e a l o a i a i i o a ii aà l i l s e constatazione, a staccare i radicali dai comunisti? I radicali si infischiano del pericolo che la loro coalizione coll'estrema porti alla Camera venti o trenta comunisti di più. La sola cosa che prème loro è di eliminare il pericolo che la futura Camera comprenda venti o trenta radicali di meno. Quanto ai comunisti, si ve drà a suo tempo. Per il momento, si tratta di farsi rieleggere, e tutti i mezzi sono buoni. Beninteso nulla impedisce all'Ere Nouvelle di proclamare nuovamente che la conversione a sinistra è frutto di mere simpatie ideologiche, e di scrivere: «.Renoult parlando ad Arras ha affermato la sua lede nell'unione delle sinistre. Egli ha tratto dalle contingenze dell'ora attuale quello che si potrebbe chiamare il misticismo della democrazia. E' eccellente per l'avvenire del' partito radicale che i capi si riuniscano in un pensiero comune per delle comuni realizzazioni di difesa repubblicana e di azione democratica in ... ■■aio accordo d'altronde colle masso dei militanti, di qualunque partito di sinistra essi siano. Al di sopra del le competizioni dei capi vi è la volontà popolare, con la quale gli uni e gli altri devono contare. I nostri amici di sinistra tacciano attenzione. Non vogliamo ch-i avvenga tra di noi nulla di ii reparabile. Siamo alla vigilia della battaglia elettorale •. Non c'è bisogno di essere canonico per comprendere questo latino. 11 Governo poteva, con la propria au torità e valendosi della presenza di Sarraut, condurre lui in porto per le vie prescelte la riforma elettorale, adottando il suffragio universale ad un turno solo. Si è lasciato invece prendere la mano ed ha permesso che la Commissione del suffragio universale si pronunziasse a favore dei due turni. Ormai il risultato delle elezioni del 1928 è virtualmente un trionfo cartellista. Esiste ancora la possibilità di fare macchina indietro? Per conto nostro, ne dubitiamo. Poincaré, come prevedevamo un anno addietro, sia ripetendo il gesto della Ruhr. La sua energia è evidentemente di quelle che non resistono alla fortuna prò pizia e finiscono per divorare sè stesse. Dopo avere fermato la Francia sull'orlo dell'abisso, egli sta per annientare colle proprie mani la propria opera. Assisteremo a contrazioni più o meno spasmodiche, ma l'esito della lotta ci sembra fatalmente designato sin d'ora. Domani comincia la discussione alla Camera del progetto di legge sulla riorganizzazione generale dell'esercito, ed anche qui gli assalti contro il Governo saranno parecchi. Il relatore on. Seman è, manco a farlo apposta, avversario deciso del progetto che gli spetterebbe di appoggiare davanti al Parlamento. Egli rimprovera al progetto di non assicurare a sufficienza nè distruzione collettiva, nè la coesione, nè la copertura. E' quanto dire che, a suo giudizio, il progetto merita di essere sepolto. Come non prevedere che questo, atteggiamento del relatore farà ponti d'oro ai controprogetti Daladier e Renaudel, intesi a fare applicare subito la ferma di un anno, contro l'invocazione lanciata mesi fa da Maginot e da Fabry? Ma il Governo va serenamente incontro ai fati che lo minacciano, senza tentare nulla per salvarsi. Ed oggi — supremo oltraggio — Poin care si è sentito rispondere dalla Commissione finanziaria (leggete Malvyì falla quale aveva comunicato, nella speranza di disarmarne la ostilità contro la cessione della regia dei fiammiferi, che la Società concessionaria accorderebbe la riduzione dal 5,50 al 5% dell'interesse della cauzione prevista) : « Passeremo la vostra lettera agli atti ». Il che vuol dire, in lingua povera: «Cestineremo anche quella ». C. P. fesattdodaplail sosidto brleanoscdi coziodi inEnI mvounbeerMdecospsi raogdediil gnblvifrcasezisegustraBfeccrmmnddgerNnusgsbdOsvip«mgsngMiefirmtbzsbrqla

Persone citate: Arras, Daladier, Nouvelle, Poincaré

Luoghi citati: Ere, Francia, Parigi