Il convegno di Jachimov tra neve e sole

Il convegno di Jachimov tra neve e sole Il convegno di Jachimov tra neve e sole Il piano di Benes per l'ampliamento della Piccola Intesa (Dal nostro Inviato)] JAOHIMOV, 13. notte. Quasi a conferma del popolare detto che le persone delle quali si è annunziata la morte sogliono vivere più lungamente, la Piccola Intesa ba stavolta voluto aprire la sua attuale Conferenza in un venerdì, che è anche il 13 del mese. Ci hanno fatto arrampicare verso un paradisiaco luogo che da 24 ore la neve ed il sole si contendono aspramente: a una improvvisa festa di luce succede l'oscurità determinata da una violenta nevicata. Tanto è bello lo spettacolo che per non distrarsi contemplandolo è bene scrivere volgendo le spaile alla finestra. «Non scriveremo nulla», affermano alcuni colleghi. « Scriveremo molto - affermano altri - perchè la Conferenza si annunzia importante». E a giudicare dal numero dei giornalisti, importante appare indubbiamente. Jugoslavi, cecoslovacchi, rumeni sonò accorsi in massa anche per partecipare ad una loro speciale conferenza, per la quale hanno messo all'occhiello un policromo distintivo coi nomi: Cecoslovacchia-Rumenia-Jugoslavia. Abbiamo poi il solito nucleo di colleglli inglesi, convergenti da Berlino e da Vienna; quattro italiani, dei polacchi e non troppi tedeschi. Per fortuna, nessun collega in gonnella. Molto interesse desta il gruppetto .dei giornalisti russi, che a Jachimov fanno — per così dire — il loro debutto nel granIto «reportage» internazionale. Ma', a parte l'assenza delle giornalista e l'arrivo dei moscoviti, in complesso anche in questa stazione di bagni al radio, a 700 metri sul livello del mare, si rivedono le solite {accie, quelle già viste a Belgrado, fed a Praga, a Bled e a Temesvar. | Il paarone dì casa D'anziano del convegno è il padrone di casa, il ministro cecoslovacco 'degli Esteri, dott. Benes, che quasi sempre vede venire al convegno della Piccola Intesa ministri degli Esteri rumeni e jugoslavi diversi da rroeltt eoi quali discusse nella ulti■aa TtaaVrnW, e che quindi per for za di ocee diventa lo spirito animatorà da rotte le riunioni, giusto coirne è l'elemento più vitale della Pie cola Intesa. Per vivificare questa alleanza, che aa un eminente uomo politico rumeno è stata definita «un atto di vanità» del defunto Take-Jonescu, Benes ha compilato stavolta un prò gramma che va letto con una certa attenzione anche da chi sostenne e sostiene che la Piccola Intesa ormai non abbia più ragione di essere. Visto che gli Stati minori dell'Europa centrale ed orientale continuano a gravitare verso ovest, ciascuno ricercandosi dei protettori, Benes vorrebbe togliere alla Piccola Intesa 11 carattere di Lega unicamente ispirata al desiderio di assicurare nel centro dell'Europa il rispetto dei trattati-pace, per trasformarla in una Lesa di tutti gli Stati che in quelle zone prosperano o vivacchiano. In altri termini, la Piccola Intesa, vedetta avanzata della Francia nell'est europeo, dovrebbe ingrossarsi colla inclusione della Bulgaria, della Grecia, dell'Austria, dell'Ungheria per formare un terzo gruppo di Potenze che 1 due già esistenti sarebbero tenuti a trattare su un piede di uguaglianza. La Rustia e i Balcani Senonchè simili progetti sogliono essere di ben difficile realizzazione. Per giungere alla mèta, Benes avrebbe in primo luogo da dimostrare che fra la Rumenta da una parte e la Cecoslovacchia e la Jugoslavia dall'altra non esistono serie ragioni di dissenso, sebbene la Rumeni a abbia concluso un trattato di amicizia con l'Italia e sebbene Praga e Belgrado si siano sempre rifiutate di impegnarsi con Bucarest per il caso di una conflagrazione russa. L'incubo russo stavolta pare si voglia tentare seriamente di fugarlo, e questo contribuirebbe a spiegare la presenza dei colleglli moscoviti a Jachimov. Come è' noto, nessuno dei tre Stati della Piccola Intesa ha finora riconosciuto de iure il Governo bolscevico ed i passi compiuti in tale senso un anno addietro dal Governo Cecoslovacco alla vigilia della Conferenza di Temeswar rimasero infruttuosi, essendosi la Russia rifiutata di apprezzare nella debita misura la richiesta di garanzie di astensione del la Terza Internazionale da ogni in tervento nelle faccende interne della Cecoslovacchia. Al contrario la Russia, oltre a chiedere l'autonomia per la popolazione della zona dei Carpazi governata.dalla Cecoslovacchia in virtù del mandato conferitole dalla Conferenza della Pace, sollecitò il diritto di istituire dei Consolati in tutto il territorio della Repubblica e perfino nella regione Carpatica, che veramente non ne avrebbe alcun bisogno. Le difficoltà del plano Benes Se l'attuale convegno di Jachimov è realmente stato preceduto da ima più felice preparazione, non è escluso che da esso possano avere inizio nuovi rapporti fra la Russia e l Balcani: la Jugoslavia crede sia giunto il momento buono (a motivo dei rlconoeainènto Italiano della annessione della «easarabi a sii a Rumenta e del fatto che la Rurntnia ha or», così ottenuto la ratifica dei firmatati del Protocollo) per intendersi anche col fastidioso vicino orientale ma per quante riserve si possano fare sulla probabilità di un accordo fra gli Stati della Piccola Intésa e la Russia, se ne debbono fare delle maggiori sulla possibilità che Benes riesca ad attirare nell'orbita della Piccola Intesa l'Ungheria e l'Austria, la Bulgaria e la Grecia. La somma dei conflitti fra i membri della progettata combinazione sarebbe veramente impressionante. Senza parlare dell'abulica Austria, che andando alla deriva solo a tratti riesce a lanciare appelli in.direzione di mamma Germania, è mai possibile mettere insieme bulgari e jugoslavi, lasciando insoluta la questione macedone, ed è pensabile che l'Ungheria si rassegni all'idea di trascinare un carro al cui timone snoderebbe proprio quel Benes che essa ha ripetutamente definito come l'ostacolo maggiore alla intesa dei due popoli? Ove il piano riuscisse, l'Ungheria resterebbe anche compromessa in maniera irrimediabile nei riguardi della questione dinastica. Inoltre, il conte Bethlen che, aspira alla revisione dei trattati del Trianon appellandosi all'articolo 19 del patto della Società delle Nazioni si vedrebbe legato le mani se non per sempre, per lunghissimo periodo. Il lato' interessante della idea di Benes, riguardante la trasformazio ne della Piccola Intesa (sia o no l'idea destinata a realizzarsi) è però un altro, e precisamente il ritorno — se pure per via indiretta — al concetto di riunire gli Stati successori dell'impero austro-ungarico, e scludendo l'Italia e appoggiandosi alla Francia, come ha scritto ai pri mi di maggio il « Venkov », organo del presidente del Consiglio cecoslo vacco Svehla, In una comunità eco nomica alla cut testa starebbe appunto lui; comunità economica è forse espressione inesatta quanto quell'altra più diffusa e criticata di « Confederazione danubiana ». Certo è comunque che mentre nell'agosto del 1920 Benes illustrava alla stam pa parigina lo spirito della Piccola intesa, dicendo che si era voluto dimostrare la possibilità di abbandonare una volta per sempre l'idea di una Confederazione danubiana qualsiasi, perchè si riusciva a raggrup- Earsi e a stabilire un'intima collaorazione senza creare unità politiche e economiche nocive a diversi Stati, oggi egli stesso scrive che l'odierna collaborazione degli Stati della Piccola Intesa si svolge su cosi salde basi da permettere l'ingrandimento della sfera della attività di questa in maniera da affrontare quei compiti che la politica e l'economia europea impongono a tutti gli Statf. Una proposta romena Va infine segnalata, prima di concludere queste note illustrative del Convegno (sul quale, come al solito, si avranno maggiori dettagli soltanto qualche tempo dopo la chiusura) la proposta, messa in discussione dalla Rumenia a Jachimov, che anche gli altri membri dalla Piccola Intesa debbano ottenere nei porti danubiani e nel Mar Nero dei punti franchi per l'impianto di depòsiti commerciali. Nelle passate riunioni i problemi danubiani non erano stati mài toccati in forma così diretta, e tanto.n\eno si era parlata, del, Mar, Nero; oggi però questi problemi han nò assunto per la Rumehlà des|tfejro sa di veder finire il'regime internazionale al quale il corso del Danubio e Porto Sulina sono sottoposti mia particolare importanza, tanto che la Società delle Nazioni è stata già sollecitata ad occuparsene. Ora la Rumenia, cercando di interessare la Cecoslovacchia (che da tempo tratte, per una zona franca nel porto di Galatz) e la Jugoslavia vuole evidentemente assicurarsi un appoggio in vista delle prossime discussioni, e siccome Praga e Belgrado nel momento attuale propendono ad accontentarla, forse assisteremo a Jachimov alia preparazione del futuro dibattito europeo sulla opportunità o meno di concedere alla Rumenia l'ambita sovranità sul Danubio. Quanto alla odierna cronaca politica, essa è fatta di poche parole. Arrivati da Praga alle 12,30 con treno speciale, i tre ministri degli Esteri della Piccola Intesa: Benes. Mitilineu, Marinkovic, e i personaggi del seguito hanno fatto colazione separatamente. Alle 15 ha avuto inizio la prima seduta ufficiale, prolungatasi fin verso le 19. ITALO ZINGARELLI.