Il « Napoleone del Lotto» elenca i suoi furti " ride a crepapelle e spera di non morire in galera

Il « Napoleone del Lotto» elenca i suoi furti " ride a crepapelle e spera di non morire in galera Il « Napoleone del Lotto» elenca i suoi furti " ride a crepapelle e spera di non morire in galera a e * a a , a a e i a l i — e e e a e e . a nri al ri nni n si e ie ò e di fa gli ca li u ta L'ervele il 10unloQuneletutumsocosocituatachdisidomtrvècech11nscvnnvépziaavidnemcnsnmtgrp1tsgcvndpa sa crna ne sla nola po nlo erco bs il go mò e. ta e so tuno ti e, rri le dì n- Venezia, 12, notte. Alla ripresa del processo dei 13 milioni è continuato oggi l'interrogatorio del principale imputato Giovanni Battista Mentuzzi, il recordman dei malversatori. Il Presidente gli ricorda che quando vinse il milione al Lotto, egli diede 3 mila lire a a impiegati, tea i quali l'Antony imputato anch'egli nell'attuale processo, al quale diede poi altre 10 mila lire. Perche questa differenza? — domanda il Presidente. — Mentuzzi : — Perchè egli contribuì a farmi rimanere all'ufficio di Venezia. Ma poi io mila lite per me sono meno di una sigaretta. Luna di miele e perdite a> giuoco Presidente: — Ma come mai lei ha assicurato sua moglie per la somma di 300 mila-lire 7 Imputato : — Gli assicuratori mi stavano intorno -infastidendomi. Non seppi rifiutare Presidente: — E i gioielli di sua moglie? imputalo: — Mia moglie 11 aveva prima di sposarmi. Per essere più precisi ne aveva una grande parte, gli altri glie li ho regalati io. La collana di perle però, era già stata di sua madre. Presidente: — All'epoca.del 6uo matrimonio quali erano le sue condizioni e le condizioni di suo suocero? Imputato: — Quelle di mio suocero non so con precisione. Egli aveva subito qualche traversia commerciale. Le mie erano buone.' Presidente: — Veda, certe malversazioni coincidono - con la data del suo matrimonio: c'è una malversazione per 51 mila lire al 15 dicembre 1915; il 10 gennaio 1916 ce n'è un'altra di 2680 lire e lei si è sposato il 15 gennaio. Aveva bisogno di denaro per le spese del matrimonio? Imputato: — Senta, signor Presidente, mi spiego:' pér'quelle 51 mila lire ho tatto, tanti vaglia di 5 mila lire l'uno della. .Bilica d'Italia. Li avevo in tasca nel viaggio di nozze e li. perdetti- sino all'ultimo centesimo a Montecarlo, - giuncando alla roulette. Una bottiglia di « wlsky » al giorno Dopo avere negato l'alto tono di vita che gii si attribuisce, ii Mentuzzi parla di una stalla che aveva al Lido e che gli rendeva molto latte. Lo distribuiva gratis. Presidente: — Ne beveva molto, lei, latte ? Imputato: — Proprio no. Bevevo liquori, una bottiglia di -wlsky al giorno non mi faceva nè caldo nè freddo. Ogni volta che andavo a Montecarlo prendevo 20 o 25 cocktail*. Da un viaggiatore di una Casa di Brescia mi facevo mandare delle casse di AnesoneTriduo perchè esso rassomiglia al wlsky e ne bevevo mezzo litro come acqua. Ora bevo tre litri di acqua gazosa al giorno. Iddio mi ha mandato in galera per punirmi del vizio di bere e lo ringrazio. . S. passa a' parlare' dell'acquisto del palazzo a Santa Maria Formosa dal conte Stùa; e subito il Mentuzzi dice: — Questa è una panzana, come i 5 milioni che avrei dovuto dare alia stampa.'Ho bensì posseduto un campo a Treforti. Certi Civiero volevano darmi cento lire per falciare l'erbe, niente di meno; ma rifiutai ed essi per gratitudine mi diedero da bere tanto vino buono che mi ubbriaca! e caddi sotto il tavolo. (L'imputato ride a crepapelle). Ma qui voglio dare al rappresentante della Parte Civile ed al P. M. un'arma formidabile contro di me. Voglio dare l'elenco delle mie malversazioni. La contabilità dei furti Cosi dicendo il Mentuzzi trae di tasca un foglio di carta e legge: — Ho.rubato nel 1911 lire 27.448; ho rubato nel 1912 lire 111.757,88; ho ru: baio nel 1913 lire 4.092,60; nel 1914 mi sono fidanzato e non ho rubato; nel 1915 he rubato 60 mila lire; nel 1916 lue 10.183,85; nel 1917 lire 9.452,80, e nel 1918 lire- 8.612. Se non avessi saputo di farla franca mi sarai ben guardato dallo sposarmi per-non trascinare la famiglia in rovina. Poi. sig. Presidente, cominciano le citare grosse. Nel -919 ho rubato L. 92.000 ed ho vinto ai lotto L. 70.000; nel 1920 ho rubato 497.000 lire, ho vinto al Lotto un milione e mezzo ed ho giuocato ancora un milione e 900 mila lire; nel 1921 ho rubato 1.098 mila lire, ho vinto al Lotto 348 mila lire, ed ho giuocato 1.140.000 lire; nel 1922 ho rubato un milione e 160 mila lire, ed ho vinto 360 mila lire ho giuocato ancora 1.100.000 lire; poi vi è stato il colpo più grosso: nel 1923' ho rubato 3.60Ò.0OO lire. E l'elencazione continua. — Ora — dice l'imputato — non ho neanche un soldo e non posso neanche fumare per non consumare quel poco che mi manda la famiglia. Raccolgo le < cicche Il Mentuzzi prosegue, dicendo che egli avrebbe certamente saputo resti tuire la somma all'Erario; e quando il "Presidente gli domanda in quale modo, egli risponde: — Sono affari miei. Poiché la Parte Civile ha nominato Napoleone, io diro che sono veramente il Napoleone del Lotto. Infatti, Napoleone è nato nel 1769; sommate questi numeri e avrete il totale di 23. Io sono nato nel 1836, sommate ed avrete pure 23. Napoleone è finito a Sant'Elena, ed io sono finito in galera; Napoleone è morto a San fElena, ma io sporo di- non morire in galera. Il pianto dopo il rito L'originale imputato conclude il suo interrogatorio, dicendo: — Sono colpevole e devo essere condannato a morire in galera; ma ho la convinzione che le mie colpe non hanno causato-danno a nessuno. • Quindi si mette e piangere e chiede di essere mandato fuori della sala di udienza per calmarsi E* interrogato l'imputato Antony, il quale deve rispondere di due reati- d' falso in certificato, che si addebita specialmente a lui, e di complicità non LcGlrqacclbsdmddenecessaria col Mentuzzi. Il" Presideh-lIto comincia colla prima Imputazione A L'Antony spiega che fece una piccola eredita di una casetta a. San polo. Presidente: -r Va bene. Ma lei, do vendo presentare il certificato catastale della Ditta Matilde Barbini, altero il reddito imponibile da 371)8 in 370,80. Antony: — Lo feci in buona fede. 10 non ho mal sognato, di compiere un falso. Da 19 anni ero allo sportello e maneggiai decine di milioni. Quanto al secondo reato, nou fui mai nella stanza del Mentuzzi ed il bollettario delle successioni che il Mentuzzi alterava lo teneva soltanto lui. Presidente: — Sapeva Che il Mentuzzi giuocava al Lotto'.' Imputato: — Si, lo sapevano tutti; ma si credeva che giuocasse picolc somme. Presidente: — C'è in atti un suo pie colo studio sul Lotto. Imputato: — Roba di 30 anni or sono. Presidente: — E cosa avete da dire circa le 10 mila lire avute dal Mentuzzi? Imputato : — Un giorno il Mentuzzi aveva quattro vaglia della Banca d'Italia di i50 mila lire l'uno ed un pacchetto di cane da mille. Ne prese 10 e disse: « Prendi e inetti via», lo rimasi un momeato sorpreso ; ma poi quando seppi che aveva guadagnato un milione al Lotto ho creduto che si trattasse di cosa naturalissima. L'imputato spiega poi il suo intervènto per la nomina del Mentuzzi a ricevitore dell'Ufficio e prosegue: — Andai a Roma da un mio cugino che aveva un'alta carica al Ministero. 11 Mentuzzi promise che se fosse stato nominato capo-ufficio mi avrebbe lasciato le « casuali > in misura rilevante. Queste « casuali » corrispondono ad un secondo stipendio e si, possono avere soltanto nel nostro Ufficio. Avévo 600 lire di stipendio; cosi avrei preso 300 o 400 lire di più. Viene 6èntito il suocero del Mentuzzi, Gaetano Giacomo Mazzotti di 53 anni,' di Ravenna. Egli c accusato di avere - aiutato. • genero, comprands ville ed altro per conto suo ma con denaro proveniente dalle malversazioni. Il-.Mazzetti narra come a Ravenna eia tallito. Venuto a Venezia con 15 mila lire, impiantò un nuovo commer. ciò insieme ad un concittadino ravennate. Poi anche quelle 15 mila lire sfumarono. La sua fortuna cominciò nel 1915, allorché si rimise in commercio con altrettanto capitale affidatogli da casa sua. Quando scoppio la guerra ]e case tedesche di pesce mar rinato cessarono il commercio e cosi potè fare buoni affari, tanto che nel 1919 aveva 300 mila lire che poi aumentarono. Tornato a Venezia costituì una società commerciale per la pesca che gli fruttava molto. Il Presidente ripete che si sospetta che le somme da lui maneggiate provenissero dai Mentuzzi, ma l'imputato nega recisamente. Sono le 18: e l'udienza è rinviata a domani. a e , . o galcao e el al : 5 a o rnr o di epal di lao u: mi el 16 e arre siel ai 00 e miato 00 e e oi 23' ho he co go he ti do le rte ro el el ete 36, ne to n in uo on la nde di il d' ta on L'uccisore della moglie ventenne condannato a 3 anni a 6 masi Ferrara, 12; notte. Appéna aperta l'udienza per il prò cesso contro il ferroviere uxoricida Giacomo Giuliani, dinanzi ad una fol la grandissima, il Presidente dà la pa rola al primo difensore on. Verdi, lì quale scagiona il Giuliani da tutte le accuse che gli sono state mosse come cattivo marito, come giuocatore, come cinico; e si dilunga ad analizzare la lotta intima che l'imputato dovette su bire da quando cominciarono i 6uoì sospetti sulla fedeltà della moglie.; e descrive i suoi dolori e i suoi tormenti morali. Addentrandosi nell'esame dei fatti, dopo avere rilevato l'assurdità dell'ipotesi della simulazione dell'adulterio, legge una lettera della moglie dall'imputato al suocero nella quale ella si lamenta di non essere mai stata amata dalla propria famiglia ed esprime il desiderio di non vederla mai più. Esamina tutti i documenti della causa ed afferma non essere ve ro che il Giuliani non avesse il coraggio di presentarsi al giudice per la separazione legale, perchè egli avrebbe potuto provare l'adulterio della moglie. L'oratore sostiene, poi, che fu per il grande amore per la moglie che il Giuliani uccise e legge le lettere piene di affetto che anche negli ultimi tempi l'imputato scriveva alia moglie, dicendo che era disposto a perdonare; 6e la riconciliazione non ebbe luogo, afferma l'avvocato, fu per colpa della famiglia della moglie. L'on. Verdi termina la sua arringa invocando per il suo difeso un verdetto di assoluzione. Il pubblico scoppia in applausi, tosto smorzati dal Presidente. L'imputato ha seguito tutta l'arrin ga col volto tra le mani, scoppiando sovente in 6inghiozzi. Nel pomeriggio ha parlato lungamente l'In. De' Marchis della difesa; e dopo la replica del Pubblico Ministero, i giurati hanno emesso il loro verdetto, ritenendo il Giuliani colpevole di omicidio volontario con l'attenuante della provocazione grave, del vizio parziale di mente e le attenuanti generiche. In base a tale verdetto Presidente ha condannato il Giuliani a 3 anni, 6 mesi e 12 giorni di detenzione, ai danni verso la Parte Civile e alle spese. L'imputato che ha ascoltata la sentenza in piedi, col volto tra le mani, è scoppiato in 6inghiozzi. Omicida Involontario condannato Novara, 12, notte. Il » gennaio li. s. l'operaio Giuseppe risoni di Angelo di anni -J6. di Novara, si recava a lucidare un pavimento nei palazzi della Società Venezia in piazza Vittorio. Poi tava con se un recipiente di verro contenente cera 'e benzina. Dovendo far sciogliere 1 amalgama egli si.recava In casa del portinaio e collocava II recipiente sulla stufa accesa a carbone. Tutto ad un tratto il vaso si spezzava e la benzina sì Incendiava con una grande vampata. Incendiando gli abiti della zia del' portinaio, Luigia Pausa di 03 anni, ebe stava scaldandosi presso ir stufa. La poveretta riportava ustioni cosi gravi che U giorno successivo cessava di vivere. Il Plsoni veniva qnindi processato per omlcli'lo colposo. Il Tribunale Io ba condannato, col' le attenuanti, a 2 mesi e 15 giorni di deten eh-lzlone^e'ure'si Ili" multa"." PiVsiden<e""ca»', ne A Faldella; difensore coiam, coni Mrdagua, po viaauprenasetMdeserfinl'invì ceTotavega cesero cogaa titesto pado« si ladialnimqusedimLobqustcodequlotetrcrtrpisotoavntoanlabInvaaspzgdPfiMsbssriormmdvsbPtSBncascvgssPMl—PtGnFAcccncdRlRdEssdTSsrmsdLrldDCCGmnLtF(N