Lettere di Renan

Lettere di Renan Lettere di Renan Della corrispondenza di Renan avevamo, sino ad oggi, i documenti intimi e familiari : le epistole alla sorella Henriette e all'amico Marcellin Berthelot, che — insieme ai Cahier» de ieuneue e ai frammenti e ricordi autobiografici — servivano a ricostruire la storia della crisi religiosa, la cronaca delle avventare intellettuali. Con la pubblicazione del primo tomo della Correspondance (Paris, Calmann-Léw ed.) ci è dato ora di conoscere meglio il Renan — diremo cosi — ufficiale: lo studioso nelle sue relazioni con i colleghi e i maestri; l'uomo politico e di mondo; il viaggiatore e lo scienziato. La presente raccolta va dal 1846 al 1871, dall'anno successivo cioè all'uscita da San Sulpizio a quello della Comune. Comprende dunque tre volumi della Storia delle origini del Cristianesimo : la Vita di Gesù, Gli apostoli, il San Paolo, studi parziali di storia delle religioni e di critica letteraria e sociale, saggi filologici, il libro su Averroè. E' il periodo in cui la personalità di Renan si forma e si consolida : vediamo di sorprendere il lento processo di stratificazione e di assestamento, dopo aver riconosciuto la preesistenza dei fattori elementari: l'intelligenza vigile, ondeggiante e sottile, il sentimento nostalgico della terra e della Chiesa, la probità esigente, l'amore della tolleranza e della libertà a patto che non vada sconvolto, nell'evoluzione democratica, l'ordine sociale. c Non è lontano il giorno in cui la stessa fatalità che mi ha tratto fuori dalla fede mi trascinerà a narrare al pubblico le fluttuazióni del mio spirito »: l'incredulità renaniana, con i suoi mille scrupoli, è già visibile ad apertura di libro. Ha gli stessi caratteri — salvo l'ironia — che manterrà sino alla fine: c Perche non ammetto il cristianesimo come una rivelazione soprannaturale mi dovrà esser vietato di riconoscere in quella grande dottrina la più bella forma religiosa onde l'umanità si sia mai rivestita 1 Mi sarà proibito di professarmi cristiano nel senso di essere in debito verso il cristianesimo della parte maggiore degli elementi della mia fede] ». Le lettere ohe registrano le impressioni del viaggio in Italia (1850) permettono di precisare la natura tutta ideologica delle credenze di Renan, LLo spettacolo del cattoliciemo lo urta ("talmente da fargli vagheggiare una riabilitazione della tesi di Gibbon sulla superiorità del paganesimo. Assolutamente incapace ■ di cogliere il lato pittoresco e ardente del culto popolare, ne è ferito come da un'offesa personale: € Nulla eguaglia il materialismo, la grossolanità, l'immoralità del culto napoletano. Non vi è per quei miserabili, un Dio: soltanto, dei Santi e la Madonna... E il santo non è che un .taumaturgo, un uomo influente... >. Osservazióni come questa suscitano delle curiose prospettive sulla Storia delle origini in ispecie e sul modo come vi è concepita e ritratta la massa bruta, la folta, di cui egli valuta male gli istinti e le reazioni, in base all'alchimia psicologica degli uomini di studio, sempre un po' sommaria e superficiale. Del resto, uscendo dal seminario, non era rimasto sorpreso constatando come gli individui fossero fatti di una stoffa meno fine ed elegante di quanto aveva immaginato? Ancora una volta i limiti dell'esperienza di vita di Renan si palesano in quella sua mentalità filosofica e sognante intorno a dei testi da interpretare, e sono istruttive al riguardo le precauzioni con cui vengono risolte le questioni pratiche. Sia che si tratti di raccomandare al Sainte-Beuve un suo libro come di giudicare il colpo di Stato del 2 dicembre, Renan insinua, distingue, sottilizza. All'uno, senza averne l'aria, mostra come dal tema arido potrebbe scaturire un c hindi » (e il critico, che amava scegliersi i soggetti e trattarli a proprio talento, non ne fece niente); all'altro scrive: i I più incredibili abusi diventano possibili in un governo di cui tutto ciò che si può dire, volendo usare la maggiore indulgenza, è che non brilla per la sua moralità ». Ma poiché l'a- 'gicorivadiprarhaintàe alStcoculial'IsedoniliauompoziziEseloriFvapiqilspil tesosiallegdtetoproqper rflico antibonapartista non voleva aderire al regime, ecco Renan segnalargli c l'esagerazione » di un tale contegno, consigliandogli di astrarsi dalla politica (c N'en gardons pas lee charges, si nous n'en voulons pas les avantagee ») e di non peccare per eccesso di virtù. Dove la qualità dell'ingegno di Renan, la sua vivezza, spiccano con più rilievo è in certe definizioni brevi e ardenti. Quanto al metodo di lavoro è curioso notare passo passo, nelle lettere dalla Palestina, la preparazione della Vita di Gesù in base alle impressioni d'ambiente. Nel 1861, scrivendo al Taine da Tiro, rileva nel Libano traccia del profumo del tempo di Gesù, trova che lo spirito siriaco è caratterizzato da una naturale falsità, da idee sottili, assurde, ingenue e conclude: « Comprendo ora come delle apparizioni di prim'ordine abbiano potuto qui verificarsi... Afferro sempre meglio la personalità eminente di Gesù, 10 vedo attraversar la Galilea in mezzo ad una perpetua festa ». Qualora voi completiate questi appunti con la grave e davvero singolare confessione alla Sand (p. 230): c H vostro Spiridione, ohe lessi al seminario di San Sulpizio, è divenuto un'immagine essenziale dei miei sogni religiosi» 11 tono della Vita di Gesù in quel che ha di dolciastro e di manierato, e l'arbitrario della cornice, si spiegano. Il libro nasce da una serra calda di sensazioni, come un romanzo: è il risultato della lettura dei Vangeli e di Giuseppe Flavio a Gerusalemme e lungo le rive del lago.di Genazareth, messo in carta in una estate libanese. La prima redazione non è stata la definitiva, è vero, ma ba stabilito l'atmosfera e l'ispirazione dell'opera. rmpdmrtandscraissuauvmatd1mridptstnBdfAMcSmcsui dgmnsgnlapqdpsmecdmnnscncncaqrpèrsacmrcvpsdqsccrIsmsrndabpcAt[inLqrtoCpmlBèeppl i à o e e a Atene e la Siria fecero scaturire apunto le fonti della sensibilità di Rean. Egli resistette sempre a Roma Patrice e parecchie annotazioni del'epistolario lo provano) sebbene la giudicasse una città che si prestava come nessun'altra alle meditazioni, ricca di luoghi poetici. Ma vi -scorgeva la culla del cattolirìsmo, la sède di una gerarchia contrastante con le proprie tendenze alla disgregazione armoniosa (c La Chiesa cattolica non ha, secondo me, che un solo grande inconveniente : la sua minacciosa unità, la sua organizzazione militare >) e mirava quindi e tout doucement » alla separazione della Chiesa dallo Stato mediante l'abolizione del Concordato. Favorevole inoltre, e di gran cuore, alla costituzione dell'unità italiana, nel 1861 asseriva: < Credo che l'Italia sia fondata, quali possano essere le reazioni future » e due anni dopo, allo storico dei Vespri Sicilia^ ni, Michele Amari, diceva: c L'Italia riuscirà, e dovrà il suo successo a uomini della vostra tempra ». Ammiratore del senso pratico del nostro popolo, ci assegnava per compito nazionale quello di' disfare la restaurazione cattolica del Cinque e Seicento. E in fondo la politica era per lui pur sempre ideologia: significativo il dolore per il erollo — nel 1870 —- del riavvicinamento intellettuale tra Francia e Germania al qnale egli aveva tanto lavorato; ma addirittura pittoresche le sue lettere elettorali, qui raccolte. In una persino prega il direttore di un foglio amico, di risparmiare gli avversari ; in un'altra il programma è così esposto : « Niente rivoluzione, niente guerra, progresso, libertà ». L'originalità paradossale del pensiero di Renan sta nell'aver creduto alla possibilità di diffondere un ideale raffinatissimo, concepito per < dei gentiluomini che abbiano fatto il giro di tutti i pregiudizi, di tutti gli interessi e di tutte le passioni ». Quanto fragili e precari e strettamente personali fossero i criteri che regolarono la vita di Renan la lettura di queste pagine dimostra. Riassumeva egli così nel 1871 lo stato a cui, dopo tanti anni di lotte e di esperienze era giunto: i Vengo sempre più alla filosofia di Settimio Severo morente, che riepilogava la sua opinione sulla vita nelle parole Ifil expedit, ciò che non gli impediva subito dopo di dare, come parola d'ordine all'ufficiale di servizio: Lab oremus », e non si stancava mai di proclamare la verità del sentimento posto alla base della religione, pur ammettendo la mancanza di un'espressione per l'infinito che grava sulle creature. Lontano1 dagli ingranaggi sociali e chiuso nel suo alveare di dotti, erudito preoccupato della trascrizione di un testo o di una variante, portato alla politica dalle amicizie e relazioni personali (il principe Napoleone, Montalembert, ecc.), convinto che nelle origini del cristianesimo l'elemento religioso fosse il predominante, egli ci appare uno spiritualista capace di dosature miracolose, un chimico delle idee assolutamente geniale. Lo storico dell'Ottocento non ha quasi niente da spigolare in questo ricco e prezioso volume; il biografo di Renan non vi segna che dei particolari nuovi. La personalità, l'individualità dello scrittore si integrano di anno in anno, ma è uno sviluppo organico e felice, senza pentimenti, ricorsi, contraddizioni Già nel 1859 per esempio Renan traccia una paginetta sugli uomini della Rivoluzione (ci creatori di quello straordinario movimento amavano certo la libertà, ma non avevano abbastanza esperienza per rendersi conto che i mezzi da loro impiegati per fondarla andavano contro il loro scopo») in cui è in germe la Riforme intellectuelle et morale, manuale del conservatorismo scientifico ed illuminato ispiratogli dagli orrori della guerra e della Comune. E su quasi tutti i temi la sua visione gradualmente si amplia, si fa più comprensiva. Mirabile crescendo, a cui manca ancora soltanto lo splendore dell'ironia finale, di quell'ironia indul gente, scintillante e commossa che fu la gemma della lunga e arguta vecchiezza'di Ernest Renan. ARRIGO OAJUMI.

Persone citate: Ernest Renan, Gibbon, Giuseppe Flavio, Marcellin Berthelot, Michele Amari, Rean, Renan Della, Settimio Severo, Sulpizio, Taine