Chi parlò di un figlio naturale dell'on. Pietravalle?

Chi parlò di un figlio naturale dell'on. Pietravalle? Chi parlò di un figlio naturale dell'on. Pietravalle? Amoseratensoneeconrasraearaprocessooma L'avv. Miranda narra e spiega il suo « caso di coscienza » se sanuQul Roma, 6, notte. Il primo teste chiamalo stamane a deporre nel processo Pietravalle è il dott. Domenico nossi. 11 teste ricorda che il Falanga, ricoverato per degen7.a nel suo reparto nell'Ospedale della Pace, fu sempre tranquillo. In seguito alle Istruzioni ricevute dall'on. Pietravalle 11 teste fece una selezione dei degenti per il licenziamento, e fu compreso anche il Falanga. Il dottor Rossi dichiara, poi, che 11 Ferrante è sempre stato un ottimo infermiere. Lo stesso deve dirsi per 11 Cali. Oon. Glanturco : — 11 Falanga protestò quando fu dimesso? Teste: — No, andò via calmissimo. Anzi, ringraziò me e le suore per le cure prodigategli. On. Ungaro: — Quali sentimenti nutrivano ti Cali ed il Ferrante per il Pietravalle ? Testa: — Non so di sentimenti particolari. Del resto l'on. Pietravalle, essendo direttore generale, non aveva rapporti con essi. I due infermieri nel corso della loro carriera lo avranno visto al massimo quattro o cinque volte. Il «scosale di malati» A questo punto l'on. Ungaro fa rilevare cho le dichiarazioni del te-ste dimostrano la poca esattezza del rapporti della Questura nei riguardi del Cali e de! Ferrante. <■ , Pres.: _ Ritiene che essi fossero degli insubordinati» faste: — Per quanto è a mia conoscenza, no. Avendo 11 teste (cordato che egli, dopo il ferimento loll'on. Pietravalle, s si recò in casa di lui e parlò coi famigliari senza essere ammesso nella stanza dell'infermo, l'on. Caprice, a nome della famiglia Pietravalle, dichiara che anche il Duca d'Aosta si recò nella casa del ferito e non fu ammesso nella stanza, causa le severe disposizioni dei medici. _ _ .. Segue lì teste Giuseppe Bossi, 11 quale riferisce che il Lagrotta è « sensale di malati » per conto di alcuni medici. Tra il Lagrotta e il Cali covavano rancori, perchè quest ultimo aveva portato via dei malati al dispensario del primo, indirizzandoli ad un altro ambulatorio. Viene richiamato il teste prof. Rotondo, direttore amministrativo dell'Ospedale della Pace, quale fornisco alcuni chiarimenti poco rilievo. Depone quindi il gr. uff. Gaetano lanlcelli, affermando che conosceva benissimo l'on. Pietravalle; e ricorda la sua rigidità di carattere e la sua onesta. Il teste aggiunge: — L'unico fatto specifico che ricordo e che riguarda l'on. Pietravalle è quello connesso alle vicende del Manicomio di Nocera. 11 Consiglio Pro vinciate dì Salerno, di cui ero presidente, si occupò largamente dello scandalo scoppiato in quel Manicomio e che suscitò vivaci polemiche nella stampa. In seguito all'Inchiesta, cui segui 11 processo dinanzi al Tribunale di Salerno, due Impiegati furono licenziati. . ... On. Caprice: — Il teste, che fu avversario politico dell'on. Pietravalle ebbe della stima per lult Teste: — Anzitutto non fui avversarlo politico, ma soltanto amministrativo. Del resto, le lotte politiche npn escludevano che tra me e 1 on. Pietravalle ci fosse dell'amicizia e della stima. Una lettera anonima ITdottor Giulio Delllponti, depone su di una lettera anonima riguardante l'on. Ptetravaile, spedita da uno sconosciuto all'Autorità giudiziaria di Napoli. In quell'anonima st diceva che il dottor Delllponti doveva conoscere benissimo il figlio naturale dell'on. Pietravalle e si specificava che una figlia dei defunto una volta gli aveva detto: « Mio padre ha fatto sempre tanto bene Egli ha soltanto un peccato sulla coscienza: il debole per le donne. Forse lo sconterà con la vita •. L anonima — prosegue il teste — è una vera turpitudine. Io non ho mat saputo che l'on Pietravalle avesse un figlio naturale. E' assolutamente falsa la circestanza della frase che mi avrebbe detta una delle figlie dell'estinto. L'infermiere Angelo Esposito, che se ime ricorda che il Cali nutriva uri Senso di gratitudine per il Pietravale Ritorna sulla pedana ring. Paolo P e travalle, il quale ricorda che le f un zio ni di suo padre erano essenzialmente Ispettive, vigilando egli sui medici e sugli infermieri. Vi furono anche questioni vivaci col personale di sala che non compiva il suo dovere e che dirottarono l'inflessibilità del defunto La sorella signora Lina VacclielliPietravalle narra che, contrariamente alle dichiarazioni di qualche teste, la famiglia non ebbe mai nessuna preoccupazione per la vita del defunto — Egli era vice-presidente della Ca mera — dice — e se avessimo avuto qualche preoccupazione avremmo potuto farlo scortare dalla Polizia. .... Circa la nutrice che avrebbe riferito ad un brigadiere la famosa frase che Fon Pietravalle avrebbe pronunziato dopo S ferimento: .Gli Ho fatte•tante>™ene e mi ha ucciso ., la signora ricorda che la frase può essere state invece- « Ho fatto tanto bene e mi rfannouccifo .. Difatti nel dialetto del labalia, che è di Belano, la frase può avere avuto una risonanza che ha provocato l'equivoco neU'ascoltatore Aw. D'Angelantonlo : — Vi fu un Elornal'ista U quale insinuò che la famiglia Pietravalle aveva interesse a non fare indagini sul delitto. Si chi ma costui ZaniboniT Signora Pietravalle: - Fu un tran letto pubblicato sul Mezzogiorno in oc casionV deLVanniversario della morte di mio padre. Mi si accusava di impedire che si scoprisse l'assassino. MI rivolsi ai fratelli Scarfoglio per do riandare chi fosse il giornalista che aveva oltraggiato un morto e una donna. Seppi che egli si chiamava Euge nio Zaniboni. Gli altri giornali prole starono contro l'attacco mancino. Mio fratello, in seguito al trafiletto, ricercò lo Zaniboni e lo schiaffeggiò. Dopo aver pubblicato un nuovo trafiletto In cut dava notizia dell'incontro con mio fratello, egli non si fece più vivo. L'avv. D'Angelantonlo chiede se il giornalista era parente dell'on. Zani b°Avv. Pistoiesi: — Che c'entra que sto? Sarebbe evidentemente una raglo ne di più per deplorare il trafiletto. Li deposizione detrarr. Miranda Nell'udienza pomeridiana è chiama to a deporre l'avv. Domenico Miranda, Dice che in febbraio o marzo del 19514 un suo figlio gli disse che un certo signor Francesco Russo gli aveva chiesta se egli, avvocato Miranda, fosse dispc sto a difendere l'uccisore dell'on. Pie travalle ed aggiunse che 1 uccisore e-a un figlio naturale dell'onorevole. Non avendo nulla in contrario decise di accettare la difesa. — 11 signor Francesco Russo — con tinua 11 tesU- — venne dopo pochi giorni da me e disse che quel giovane era stato abbandonato dal padre ed era staio watretto dalla disperazione a commettere il delitto, lo consigliai che quel ragazzo si costituisse ed 11 signor Russo mi disse che mi avrebbe mandato il giovane con una lettera. 1Russo mi disse anche che per l'ono rario mi dovevo tenere terra terra leabvSndszeilbIlzptoepvFdddcsmvPpvvctfqagautfclstscnsrrrvciofc dovevi, accontentarmi di poco onulla Seppi doco dopo che il Falanga era BUto anelato con* a a a e i e e e ie a ca o uo e o na te mi l ò on a a n c te eMI o e ne e o ò aut ail i e o a a, 14 ita c e -a on cn rne ra mhe or n 11 o a lessato. E mi stupii alquanto. Dopo altri 8 o 10 giorni, al Caffè del Tribunale, sentii dire che il Falanga aveva sconfessato la prima dichiarazione. Sentii il bisogno di confidarmi col senatore Marciano. Gli chiesi come mi dovessi contenere. Egli si strinse nelle spalle e disse una delle sue solite barzellette, allontanandosi. Credetti bene ili tacere per allora. Si iniziò il dibattimento dinanzi alla Corto d'Assise. Il Falanga smonti la prima dichiarazione. Io non dormivo più la notte, perchè pensavo che se era vero quanto mi era stato detto, i tre imputati erano Innocenti. La mia coscienza non poteva essere tranquilla e credetti doveroso confidarmi col Presidente De Filippis, il quale mi disse che il dovere di quell'avvocato (poiché non avevo detto che si tratlava di me) era di dire quanto sapeva. Mi consigliai ancora col collega Epifania, al quale dissi chiaramente la situazione in cui mi trovavo. Egli mi rispose: . Tu devi parlare ». Chiedemmo ambedue al Presidente della Corte di Assise di Na poli, cnmra. Martellane come si doveva contenore un avvocato che si trovava nelle mie condizioni. Il Martelant rispose elio dovevo parlare. M consigliai ancora con l'avv. Alfredo Vii torio Russo, il quale mi disse che doevo riferire tutto. Mentre parlavo con ni passò il famoso Francesco Russo lie era vomito da me a faro la con fissione. Lo avvicinai e mi confermò quanto mi aveva detto. Gli dissi che avrei parlato e fatto il suo noma. 1 gli rispose: «Dirò quanto ho oetto a to ». Mentre si svolgeva il processo un giurato si allontanò in segno di protesta. Presidente : — Non è esotto. On. Caprice: — Non b là prima buia che dice. Un nome scritto a lapis Sorge un vivace incidente tra la Di fesa e la l'arte Civile. L'on. Ungaro di chiara che non si può insultare un leste che c anche un professionista rispettabilissimo. Avv. Miranda: — Io scrissi ima lei tera al Presidente della Corte di Assise e fui chiamato a deporre. Posto a confronto col Francesco Russo, questi fjnegò e giunse persino a dire che eroi stato io a parlare di tìglio naturale. 11 QlavaratodaracosesctezocazotrpqgnfemvtrvdI.trvlipreralal'f.cnis.tdirdilsg! t vtafionsprocesso fu rinvialo quindi a nuovo ruolo. Presidente : — Il Francesco Russo era amico della sua famiglia? Teste: — Era amico di mio figlio. 11 Presidente chiede all'avvocato Miranda perchè appena conosciuta la rivelazione del Russo non si affrettò a parlarne, ma tacque per tanto tempo. Teste: — Appena ebbi la confidenza del Russo ne parlai col senatore Marciano. Poi del processo non si parlò più per un pezzo. Quando infine fu iniziato il dibattimento, mi affrettai a scrivere la lettera. Presidente: — Perchè intervenne una ordinanza del Presidente per indurili a fare il nome del Russo? Teste: — Volli provocare l'ordinanza perchè prevedevo le critiche che irà si sarebbero mosse se avessi senz'altro violato il segreto professionale. Ricordo che dopo la mia deposizione incontrai il Russo presso la funicolare del Vomero. Gli raccontai che avevo parlato. Il Russo mi confermò quello c:ie mi aveva detto e che io avevo riferKo; e soggiunse : . Del resto tutto quest».' ò noto anche ad Agostino ». Per mia _aranzia scrissi a lapis questo nome su una pratica che avevo in mano. Quando poi, in Assise, il Russo smenti o/ni cosa, io gli ricordai questa cireosiaeiza e fui invitato ad esibire la prat ca dove era segnato l'appunto, cosa :he 10 feci recandomi a casa in compagnia del consigliere Carelli. L'appunto fu letto chiaramente da tutti, solo die invece di Agostino io avevo scritto D'Agostino. Ma è errore di poco conto. Presidente f — Ma tanto l'Agosi-ino che il Russo asseriscono che lei aveva appreso la voce del figlio naturale all'Istituto antirabbico dove si recava per una cura. Teste: — La cosa è falsa. Ripeto comunque che io ho agito per un Bisogno spirituale della mia coscienza, allo scopo il contribuire al trionfo della Giustizia. Non capisco quindi perchè si indaghi tanto e tanto si so spetti della verità delle mie afférmazioni, mentre nessuno discute e nessuno sospetta delle affennaziOLi del Russo. P. G. : — Dove scrisse la lettera? Teste: — Nei locali del Sindactio forense; e la lettera fu dettata alU dattilografa alla presenza dell'avv. Pasquariello. Al caffè, dove riferii del mio alto, riscossi le generali approvazioni. Era una voce diffusa L'avv. Russo, della Difesa Falanga dichiara di avere ricevuto la ietterà minatoria e la mette a disposizione della Parte Civile. Naturalmente non ne tenne alcun conto. Solo a titolo di curiosità avverte che ve ne è una del l'Abbatemaggio. A questo punto si dà lettura della deposizione resa in istruttoria iial Miranda. Quando si legge la parte che si riferisce ad un colloquio svoltosi fra 11 Miranda ed il commissario ci P. S. Mangi, il Miranda vuole precisare che questi ebbe a manifestargli limpressione che il ferimento Pietravalle na scondesse un dramma famigliale. Avv. Caprice, di Parte Civile: — Si trovò mai il teste in circostanze analoghe a quelle attuali? Teste: — Non ricordo. Avv. Caprice: — Non si ricorda del processo Montella? Non scrisse anche allora una lettera al Presidente della Corte di Assise? Teste: — In quell'occasione non scrissi alcuna lettera e quel processo non ha affatto analogìe con il presente Avv. Caprile : — Chi fu a parlare per primo? Teste: — Non ricordo. Dopo aver dichiarato che la voce at tribuente il delitto al figlio naturale erasi diffusa, e che di ciò si par lava dovunque, il teste viene licen ziato; e l'udienza è rinviata a domani 8 comunisti al Tribunale speciale Milano, 6. notte. Qualche mese fa, alcune itv|i6crezio ni e una falsa mossa di un gruppo di sovversivi, mettevano la nostra polizia sull'avviso circa l'attività misteriosa di talune persone. Si trattava quas sempre di giovani e di circcspefti raduni in luoghi sempre diversi. Fu de cisa e messa in atto senz'alito una vi gilanza assidua nel riguardi legl'i indi vidui sospetti. Si seiruirojio (fitti i loro passi e si potè finalmente slthilire che i componenti del famoso grippo sta vano nientemeno che predisponendo la ricostituzione in Milano del disciolto Partito Comunista. Furono e-3guiti al lora otto arresti e tutti sii arrestati vennero lo stesso giorno 'U-iiunctati all'autorità giudiziaria. Il pr cedimeli to a carico degli otto sovvers vi — tali Oggioni, Casiraghi. Vegetti, Lampertico. Bramo, Benettoni, Code e Ranza — affidato al Sostituto Procuratore dei Re cav. aw. Bracci, è finiti slamane » si è concluso col rinvio di '.utrt i de tenuti al giudizio del Tritu-iale Speciale di Roma. Infatti, 11 -;,:itn loro quelli ■■ttrcttad2rtdngrldrrRrnfqldgndnrg oi ascritto è di quelli conWroj.jati neIlan- legge recentemente emanala e ch<3 con- n*1 cerne la difesa de*> Stato.

Luoghi citati: Aosta, Milano, Napoli, Roma, Salerno