Montagne proiettate nello spazio

Montagne proiettate nello spazio Montagne proiettate nello spazio (Dal nostro inviato) A PER MAKASSARre dell'esplosione f IN ROTTA PER MAKASSAR. I grandi piroscafi olandesi che vanno da Sydney a Singapore, prima di giungere a Giava, toccano il porto di Makassar a Celebes, la quarta grande isola dell'Insulinda in ordine di vastità dopo la Nuova Guinea, Sumatra e Borneo. E la fermata è abbastanza lunga per permettere non solo di vedere Makassar, ma di spingersi in auto ad un centinaio di chilometri nell'interno e cogliere qualche aspetto essenziale di quella terra cosi originale, collocata immediatamente al sud dell'arcipelago delle Filippine. Celebes ha infatti strane peculiarità di animali e di piante e nei recessi delle sue montagne centrali uomini ancora primitivi, mentre le agglomerazioni lungo le coste mescolatesi con gli immigrati malesi e cinesi riproducono l'aspetto uniforme di tutte le città litoranee piccole e grandi delle Indie Neerlandesi. Gioioso risveglio La nostra nave, il « Tasman», che viene appunto da Sydney impiega una dozzina di giorni a raggiungere Makassar, costeggiando prima l'Australia orientale, il Queensland, in quello stupefacente canale chiamato della «Grande Barriera » di cui già vi ho parlato, passando quindi lo Stretto di Torres, fra la Nuova Guinea ed il Capo York — la punta più settentrionale d'Australia — e dirigendosi infine verso Timor per guadagnare il mare interno insulindese. Voi sapete senza dubbio dov'è situato Timor e quindi è superfluo che'vi suggerisca come quest'isola, mezzo olandese e mezzo portoghese, si trovi sull'allineamento di Giava, Bali, Lembok, Soembava, Flores; per non parlare che delle Isole maggiori, a prolungar la strada dell'imminente linea di navigazione aerea fra Londra e Sydney (dieci giorni) e viceversa. Quando al mattino risvegliandomi nell'ampia cabina del .Tasman», intravidi dal finestrino Timor e le sue altissime montagne spiccare nel cielo dell'aurora tropicale, ho provato una viva gioia. Andavo incontro alla visione di un nuovo sogno equatoriale, più affascinante degli altri molti, pure Infiammati dal massimo sole, dia 1 miei occhi hanno veduto, e trovavo che non avrebbe potuto essere più grandiosa. Salito sul ponte per veder da vicino la terra di Timor e quella di Vetta e per salutare il mare di Arafuli che lasciavamo di poppa e che ho trovato pacifico come uno specchio di lago, malgrado la sua romantica fama di mare dei pirati « welsh », ho appreso dal radiotelegrafista (faccio sempre amicizia con i radiotelegrafisti a bordo, sono tutti simpatici, modesti e so gnantl vaghe nostalgie) che all'altezza di Flores ci verrà incontro un piccolo vapore della stessa Compagnia del « Tasman » per permettere il trasbordo di una « spedizione scientifica » americana che viene sul nostro bastimento, diretta a Singapore, dopo aver raccolto in un'isola di questi paraggi delle rarità zoologiche. Il comandante del « Tasman », un olandese rosso dii viso come un gambero e mordace come un fiorentino, mi confida che queste spedizioni cosiddetto scientifiche son diventate una vera piaga e che non c'è angolo più o meno remoto dell'Insulinda dove gli americani non vadano -a. frugare, seguiti dall'inevitabile operatore cinematografico e scortati dal non meno Ine vitabile idroplano. Attenderò di veder da vicino la spedizione che deve imbarcarsi sul c Tasman », e intanto dal mare scintillante mi godo la veduta di Timor, che è grande assai più della Sicilia, e dei suoi boschi di alberi di cocco che ombreggiano le rive. Tutte queste isole ad oriente di Ball: Timor, Vetta, Allor, Flores, Sumba, Sumbava, Lombok e le minori, sono di un interesse appassionante per le diversità inesplicabili che le distinguono una dall'altra, contenendo popolazioni dissimili, e cioè assolutamente civili in alcune e ancora selvagge nonché can nibalisino a qualche tempo fa in altre. Le montagne decapitate Accennerò soltanto a Timor, che non è a prima vista cosi terribilmente vulcanica come le altre e non ne possiede la prodigiosa ubertosità. Rinserra però delle montagne di 4000 metri di altezza come il Monte Alas, che ho veduto stamane sorgere dalle nebbie, venendo dal largo del Mare d'Australia, e che mi ha fatto pensare come devono averlo scoperto con gioia scintillar di neve sulla cima De Pinedo e Cobham e gli altri grandi aviatori, dopo la lunga trasvolata oceanica dal Golfo di Carpenteria. Notate che prima del 1638, all'epoca del viaggi di scoperta di Pigafetta e di Tasman, Timor possedeva una montagna ben più alta dell'Alas, che quei grandi navigatori han raccontato essere visibile a 300 miglia di distanza. Per offrire un cosi lontanissimo • faro, la montagna doveva avere almeno 6000 metri di altezza, vale a dire essere la più eccelsa di tutto l'arcipelago indiano. Dove siano andati a finire i 2000 metri che mancano all'Alas è presto detto quando si voglia credere che al principio del 600 sono saltati in aria per effetto di un'esplosione vulcanica. Voi penserete forse che sto architettando delle fiabe e allora per persuadervi del contrario vi accompagnerò non molto lontano da Timor, all'Isola di Soembava, separata dalla prima dalla lunghezza della Invitante Flores che avremo di poppa stanotte navigando verso Makassar. Sentite un po' dunque che cosa accadde a Soembava poco più di un secolo fa, nell'anno che Napoleone si faceva battere a Waterloo, cioè nel 1815. Soembava è piena di vulcani, come Giava e Bali intorno ai quali vi ho particolarmente intrattenuto. Fra essi ve n'è uno che si chiama il Tambora che supera i 3000 metri di altezza piantato sulla costa nord a far la guardia, in direzione di Celebes. Oggi il Tambora è spento, ma nell'aprile del 1815 era cosi attivo da scaraventar fuori la più terrificante eruzione che la storia ricordi. Quella del Vesuvio che seppellì Efteolano e Pompei può sembrare al confronto un fuoco artificiale, almeno come fenomeno, se non coinè effetti (dico cosi perchè in quel tempi l'eruzione lavorava In un paese di poveri malesi che, specialmente allora, potevano anche morire a centinaia di migliaia, senza che il mondo se né commovesse troppo). La montagna Tambora, prima dell'aprile 1816, aveva quasi 5000 metri di altezza, oggi non ne ha che poco più di 3000, come ho detto. Duemila metri, come quelli dell'Alas, vennero prolettati nel flu lamento di un sol colpo, lasciando sotto un magnifico cratere di 13 chilometri di diametro. Il muo¬ rcd1dpbssmfcsnipscmfcBTliiecbsAccsplemisuvpocgtervudsnqluocscdgtevtrntorpteTccl're« YdrhngesgdpcovocrofrsalagindelaciHpedas'ngQl'frl'irol'uaicavapidisoboleteràsmmnesccacitotadisequmQpegrcageL'diteAbnl« rinodobinacivotrepodeprnimgacaonprstsmti dai coidpo re dell'esplosione fu inteso sino nel cuore di Sumatra a 2000 chilometri di distanza. Le popolazioni dell'Isola con 1 loro armenti nonché le bestie feroci della foresta rimasero letteralmente polverizzati: nella provincia di Tambora un mese dopo la catastrofe i vivi si contarono e si trovarono in ventisei, superstiti di qualche centinaio di migliaia di persone. Non parliamo del fiumi di lava che furon vomitati dal cratere e dell'aspetto del mare copertoi sino a 400 miglia di vastissime superne i di tronchi e di pomici galleggianti in tal quantità da trasformare U superficie liquida in una caotica distesti solidificata, del cielo oscurato dalle ceneri sino a 800 migli» al nord per modo che per un mese la navigazione fu Impossibile. Le ceneri dell'eruzione caddero sino a Brunel nell'isola di Borneo che è a 1500 chilometri dal Tambora, e questo avvenimento stabili una data alla quale ancora oggi gli indigeni si riferiscono nel calcolo delle epoche trascorse. La città di Tambora che sorgeva ai piedi del vulcano s'inabissò nel mare, in altri punti della costa il fondo marino sali all'asciutto. Al posto di questa catastrofe appena concepibile,- non resta oggi ohe un vulcano spento, delle grazloslsslme città sulle sue pendici lambite dal mare e piene di Immigrati cinesi e infine delle strade asfaltate che contornano 11 mostro quetato. Dolce vita Evocando l'ignea storia di queste isole, Timor si allontana. Mandiamo un cordiale saluto ai suoi Innumerevoli piccoli principati che tanto nella porzione portoghese come in quella olandese (la produttrice di caffè, di caucciù e di china ed assai più progredita della prima) vivono certamente nella più invidiabile pace, prosperità e facilità di vita non scevra tuttavia dal sentimento atavico di vedersi un giorno o l'altro le loro montagne decapitate e la furia degli elementi misteriosi delle viscere del globo scatenarsi di nuovo. Ma probabilmente a questo essi non pensano passeggiando lungo le rive sotto i loro caratteristici ombrelloni di fibra di cocco. Passiamo cosi vicino alla costa di Vetta da riuscire a vedere con i cannocchiali anche gli ombrelli di questi « adoratori delle pietre ». Poiché è risaputo che gli indigeni di Timor, 1 quali appartengono alla famiglia papuasa della vicina Nuova Guinea, adorano le pietre sacre nei boschi dove s'interdlscono di spezzare i rami degli alberi d toccare i sassi del luogo. Un missionario che viaggia con noi dice che la propaganda cristiana, cattolica e protestante, ha fatto molto progresso ai Timor, nel milione e mezzo d'indigeni che popolano i due possessi dell'Isola, Al tramonto, in ci sciamo il vapora che viene da Larantuka, capitale dell'isola di Flores e riceviamo- cosi 11 regalo della spedizione Borden del « Naturai History Museum • 'di Nuova York, reduce da Soemba. Non dirò dell'entusiasmo con il quale gli americani che viaggiano sul c Tasman »' hanno accolto i loro compatrioti coronati di gloria scientifica. Essi sono: un grande cacciatore, la sua signora pur essa grande cacciatrice ed un terzo signore non meno cinegetico del primi due. La spedizione non è tutta qui, perchè una parta è rimasta a Flores con le straordinarie bestie catturate. Le operazioni di trasbordare da un vapore all'altro delle persone In alto oceano hanno sempre qualche cosa di romantico. La lancia calata in mare fra le due navi ferme e svaporanti, i saluti a colpi di sirena, 1 commenti e la curiosità dei passeggeri che appoggiati alla balaustra assistono alla scena, la difficoltà, se il mare è mosso, del trasbordo stesso, son tutti particolari che prendono un significato speciale. Ricordo fra San Francisco e le Hawaji una scena simile, ma avvenuta per un motivo completamente diverso dal presente: un povero diavolo che s'era nascosto sul vapore che andava negli Stati Uniti nella speranza di raggiungerli senza pagare il passaggio. Quando a bordo s'erano accorti dell'intruso, avevano avvertito il vapore fratello, che dovevano incrociare, dell'incidente e all'Incontro gli consegnarono il « clandestino ». La miseria dell'uomo ed il suo sotterfugio, dinanzi ai due transpaciftei zeppi di gente ricca e spensierata che andava o tornava dalle gioconde Hawaii, apparivano pietosissime. Ma questa volta sul mare di Banda, fra Celebes e Flores, le persone che venivano a noi nella « lifeboat », nella scialuppa sballottata dalle grandi onde monsoniche, erano gente felice che accolta con altissimi hurrà, ha messo piede sul ponte del « Tasman » altamente compresa della loro missione scientifica. Quattro salti con la cacciatrice Ci hanno raccontato che la spedizione era stata organizzata non con uno scopo generale, ma unicamente per catturare « vivo » una rivoltante specie di coccodrillo che alligna soltanto, a quanto pare, in un'isola disabitata al sud di.Flores a Savoe. La spedizione nell'isola non rimase che tra settimane ed ebbe fortuna. Catturò quattro dello bestiacce agognate dal museo newyorkese della specie jguano. Questo mostro che si leva sulle zampe posteriori quando lo si affronta è grazioso come una riduzione di un caimano antidiluviano, non raggiungendo che la lunghezza di tre metri. L'unico incidente sgradevole della spedizione è stato 11 divoramento da parte dell'jguano di un paio, di poney. Abbiamo domandato perchè gli jguanl non sono stati portati a bordo del « Tasman », ma 1 cacciatori ci hanno risposto che quegli animali tramandano un fetore cosi rivoltante, d'aver ridotto l'yacht della spedizione inabitabile, senza contare che passano la giornata restituendo alla luce del sole U cibo ingoiato e divorandoselo 'di nuovo. Evidentemente le bestie non potrebbero essere più interessantL Dopo pranzo, durante il ballo BUI ponte in « full-dress », 11 signor Borden mi ha confidato che spera in una prossima spedizione di catturare ]guani di dieci metri di lunghezza. La cosa mi ha fatto tanto piacere che ho pregato mistress Borden, l'audacissima cacciatrice alla quale andavano gli onori della serata, di concedermi lì privilegio di un ballo polche l'orchestra di suonatori celebeslni del • Tasman • a strumenti a corda discordanti (questa orchestra ci allieta le sère da Sydney ed è singolarissima polche i suoi componenti su impellano senza! contrar mal un muscolo del viso, come idoli negri) ha attaccato 11 facile e popolarissimo « Whoi »... ARNALDO CIPOLLA,