La morte di Isidoro Del Lungo

La morte di Isidoro Del Lungo La morte di Isidoro Del Lungo è a morte di IsiFirenze, 4, notte. Stanotte, alle 2, è morto nella sua abitazione il senatore Isidoro Del Lungo. Il senatore era da qualche tempo sofferente. Ma la crisi che ha delerminato ora la sua scomparsa è stata provocata da un attacco di nefrite che lo aveva colpito negli, ultimi giorni. Per i funerali si attendono le disposizioni del Comune, ma tutto fa' prevedere eh' essi avranno luogo domani. Una vita si è- compiuta, una vita di grande altezza morale, di inesausta operosità, ricca di insigni opere e di luminosi esempi. Isidoro Del Lungo muore a 86 anni, e la sua morte è quasi un'apoteosi. Se chi lo ha conosciuto e lo ha avvicinato rimpiange oggi l'amico impareggiabile, l'erudito, amabile- e arguto, l'uomo in cui la foga del pensiero andava di pari passo con la bontà del cuore e con la purezza del costume, quanti non ebbene questo onore e questo piacere, vedono Isidoro Del Lungo non morto, ma circondato di una nuova luce, lo vedono come trasfuso nella sua opera e perciò sempre vivo. Egli è il buon artiere, che ha deposto gli arnesi del lavoro al termine della sua giornata; egli è l'artefice che, compiuta l'opera, - si adagia nel meritato riposo; il filosofo che, chiuso il libro della saggezza, vola verso l'eternità e verso iddìo, nel quale ere dette fermamente. // dantista Questo libro di saggezza fu il più degno ed il più grande di tutti, fu la « Divina Commedia >. Respiro e pai pito della sua vita. Dante fu la rell gione, il culto di Isidoro Del Lungo. Dalla « Vita di Dante », stampata nel 1865, per il sesto centenario della nascita del Poeta, al ■ Commento alla Divina Commedia >, pubblicato nel 1926, l'attività intorno al poema simbolico, seme fecondo di italianità, non si ristette mai. Perchè Isidoro Del Lungo amò Dante senza pedanteria; 10 amò per quello che rappresenta nella cultura e nella tradizione italiana: lo amò, perchè esso è il monumento della nostra lingua, dell'idioma gentile, che andava difeso contro i barbari, contro le ironìe e lo scetticismo, giacchè è nell'idioma gentile che si assommano caratteri e virtù della Nazione. Qualche tempo fa, consegnando 11 manoscritto del suo commento all'editore Le Monnler, in una ristretta riunione di amici e di ammiratori Isidoro Del Lungo pronunciava parole memorabili per la loro nobiltà, perchè erano veramente conclusive, erano 11 coronamento di un maestoso edifìcio e dicevano tutto l'amore inesausto di questo vegliardo per Dante e per la sua Firenze.» ■ A Firenze questa interpretazione del sacro poema che è suo ». Cosi suona la dedica del libro sul quale si è fermata la mano dell'instancabile scrittore, e nella prefazione che precede 11 volume egli scriveva: « In massima è stato mio proposito, che chiamerei lnibitlvo, di frapporml 11 meno possibile tra colui che scrisse e noi che leggiamo Dire insomma e nel modo più succinto quello che il testo richiede sia detto o ricordato per la compiuta sua intelligenza, non prendendo da esso occasione di parlare, fosse anche dottamente ed argutamente, per proprio conto >. Questo che ha valore di un testamento pare la più bella saporita lezione che il più autorevole interprete di Dante potesse dare a tutti quelli che si erano appiccicati all'Alighiero come ostriche e parassiti a tutto loro uso e consumo, senza rispettare nè l'arte nè la decenza nè il buon senso. prestiamo fede "alla compiutissima bi|"bllografla compilata da Antonio Biglie e da Cinzio Mazzi nel 1922 in occasione delie onoranze tributate a Isidoro Del Lungo — è il ■ Cenno biografico di Paolo Matteini», in un opuscolo commemorativo del 1861; la seconda, è una raccolta di prose e di poesie scelte in ogni secolo della letteratura italiana, pubblicata come il precedente opuscolo dal Barbera. In giovane età già professore di liceo, si fece distinguere per la sua volonterosità, per il suo vivo ingegno, per l'amore che poneva nell'insegnamento. Tali uffici egli tenne modestamente dal 1862 al 1876, ed in questo lungo periodo di tempo lavorò ininterrottamente e si fece ampiamente conoscere come studioso dell'arte e dei tempi di Dante, tanto che il suo nome fu fatto più volte per una cattedra dantesca all'Università. Ma l'incarico non venne mal e nessun ministro volle crearsi questo titolo d'onore di aver dato ad Isidoro Del Lungo quello che gli spettava e di fornire all'Italia da quella cattedra una scuola di sapienza, di morale e di estetica che non avrebbe avuto l'eguale. Si pensi che è del 1870 il primo libro di Isidoro- Del Lungo su La cronica fiorentina di Dino Compaoni e del 1876 La critica italiana dinanzi agli stranieri ed all'Italia nella questione su Dino Compagni, che diede luogo a tanto rumore per la vivace difesa dell'autenticità della cronica che Isidoro Del Lungo vi faceva. Quindi la sua Attività, filosofica e letteraria non ha tregua. Interprete sapiente di Dante, del Poliziano e del Galileo, investigatore paziente e oratore fecondo, in ogni campo dove si misurò diede prova di un ingegno robusto e disciplinato. Numeróse le 'sue edizioni di testi del Braccesi, del Li -ca, di Gino da Pistoia, di l'insegnante e l'erodilo Nato a Montevarchi 11 20 dicembre 1841, Isidoro Del Lungo fece i.suoi studi di diritto e di lettere a Pisa ed a Siena. Di questo suo periodo studentesco ha lasciato scritte alcune pagine nell'introduzione all'opera letteraria e storica postuma del suo amico Enrico Cangini. La prima opera sua — seLUalrstlnL( gPiero de' Medici; numerosissime le edizioni crìtiche di classici che egli curò ed anche una dligentiesima dei Promessi Sposi del Manzoni conforme al testo del 1840. Con i quattro volumi della Cronica che sono la sua opera maggiore, ecco poi tutti gli inuumerevoll studi danteschi, 11 volume su L'esilio di Dante, quello recentemente ripubblicato 6u Le donne fiorentine del buon tempo antico dedicato alla moglie Edvige (che ebbe carissima), ed alle sue tre figlie • battezzate in San Giovanni » Carolina, Romilda e Albertina. E Infine il commento alla Divina Commedia, pubblicato recentemente da Le Monnier, preceduto dal Prospetto di vita e di pensiero e dalie prolusioni alle tre cantiche, bellissime e concluse da un indice del nomi e delle cose notevoli, che è il più utile ed il più completo che si possa avere. 6SS opere Ma tutto ciò è ben poca cosa se si pensa che la bibliografia sopra citata porta segnate 635 opere e si ferma al 1921. Pagine calde di amor patrio, discorsi atti ad infiammare le giovani generazioni, a onorare la memoria degli illustri trapassati e ad incorare gli animi alla guerra di redenzione e gli pubblicò qua e là. Alcune delle sue orazioni migliori su argomenti civili e patriottici raccolse in due volumi Patria italiana. Scrisse parole generose e memorabili per la liberazione della Dalmazia e molti ricordano la nobile lettera da lui indirizzata a Guglielmo Warren Vernon, dantista inglese, per ringraziarlo delle.sue congratulazioni e degli auguri alle armi italiane, pubblicata sul Giornale d'Italia. L'illustre uomo fu anche lungamente consigliere comunale e assessore di Firenze ; apparteneva da molti anni alla Camera alta. Fu socio di innumerevoli accademie, ma il suo ufficio maggiore, al quale véramente egli teneva, era quello di accademico e poi di arciconsole della Crusca, dove fu tra i più eminenti compllaiori di quel vocabolario che resta come il Corpus monumentale della nostra lingua. Per festeggiare il suo 80.o genetliaco la nativa Montevarchi, la sua Firenze che gli fu cara e che egli illustrò con gli scritti e con l'opera, l'Italia tutta che (come scrisse Guido Biagi) lo ebbe tra i più fervidi sostenitori della sua grandezza, vollero dargli un pubblico solenne riconoscimento dei grandi servizi da lui resi alla patria come maestro, come scrittore e "come cittadino.In quella occasione un suo busto fu donato da ammiratori e da amici all'Accademia della lingua italiana che per più di 55 anni lo ebbe tra i soci residenti ed una pubblicazione dove era riassunta la sua opera letteraria e civile gW fu offerta solennemente dal sindaco di Firenze in Palazzo Vecchio, nell'aula dove risuonò la 6ua voce di civico magistrato e di eloquente ora- Semplkità gentile Questo letterato insigne, questo cittadino virtuoso senti vivo l'amor della famiglia. Fu di quegli uomini di antico stampo che vivevano pacatamente e modestamente tra i loro 6tudi, la loro casa e la loro campagna, di null'altro paghi che di aver fatto il proprio dovere in tutto. Degli uomini retti di tal foggia ebbe Isidoro Del Lungo il costume e il tenore di vita ed intomo a lui crebbero generazioni di onesti professionisti, di caste e pie donne, di gai ed innocenti fanciulli che empiirono di sorrisi la casa. Alle donne egli dedicò uno dei suoi libri più geniali e più piacevoli, quello che intitolò « Le donne fiorentine del buon tempo antico » la cui ultima ristampa è recente e nella prefazione della quale 6i leggono queste inspirate parole: • La donna non smentisce nella storia la propria natura e l'ufficio commessole dalla Provvidenza. L'istoria sua (salvo eccezioni cosi nell'ordine del fatti come del pensiero) è istoria senza nome ma di tutti i giorni e di tutte le ore, perchè nessun giorno e nessuna ora passano senza lacrime uraane ed è lei che le raccoglie e le dona >. Parole gentili e degne di un uomo la cui vita sembrò essere stata tutta una missione di gentilezza. Senti l'a- mor patrio profondamente ed il sogno di una Italia pili grande si compendiava in questi ultimi tempi in una passione sconfinata per la Dalmazia. Di questo uomo modesto e generoso, di questo intelletto preclaro che sempre operò per il bene del suo paese, della sua Firenze, che onorò gli studi e la lingua italiana, oggi più che piangere la perdita si deve esaltare il nome che deve essere additato ai giovani come quello di colui che dette uno dei più fulgidi esempi di attività e di rettitudine.