Ginevra nella manovra di Belgrado e nella tattica di Mosca

Ginevra nella manovra di Belgrado e nella tattica di Mosca Ginevra nella manovra di Belgrado e nella tattica di Mosca Uzonovic presenta al Re le dimissioni del Gabinetto « per chiarire le urgenti questioni interne ed estere » - L'Italia decisa a resistere agli intrighi e alle deviazioni Belgrado, 16, notte. Il Presidente d!el Consiglio, Uzunovic, si è recato stasera, alle 19,15, a palazzo reale per presentare al sovrano le dimissioni del Gabinetto, motivandole col fatto che la maggioranza odierna del ministero non è sufficiente per chiarire le urgenti questioni interne ed estere. Alle 20 il Presidente del Consiglio è uscito dal palazzo ed ai giornalisti presenti ha confermalo di avere presentato le dimissioni del Gabinetto. Corre voce che l'attuale ministro dell'Istruzione Pubblica, Vukicevic, formerà il nuovo ministero di quale, se riuscirà ad unire i radicali e i democratici croati-sloveni avrà una maggioranza di 200 voti. . Un commento jugoslavo (Servizio speciale de « La Stampa ») Zagabria, 16, notte. Il giornale indipendente Novosli scrive che l'ultimo gesto del Governo italiano dimostra chiaramente che In Ita Uà non si pensa ad un . regolamento dirètto del conflitto italo-jugoslavo: la ripresa della campagna di stampa, conferma che 11 Governo italiano non desidera tale soluzione; Il comunicato ufficiale del Governo di Roma ha fatto si che _l'*>pinione pubblica jugoslava ritenga che non vi sarà nemmeno più questione di negoziati diretti, tanto più che il patto di Tirana, per la Jugoslavia, è il primo punto da discutere Quale membro della Società delle Nazioni, la Jugoslavia farà uso del suo diritto di appellarsi al Consiglio della Lega. La denuncia dei tentativi di diversione Roma, 16, notte. Ai nuovi tentativi che sL compiono a Belgrado per spostare 1 precisi termini . del conflitto italo-jugoslavo, i giornali contrappongono nei loro commenti l'atteggiamento dell'Italia, che non può subire alcuna deviazione. ■ 71 Giornale d'Italia esamina lo stato preciso della questione ed osserva nei riguardi dell'Italia: « Di fronte ai preparativi Jugoslavi l'Italia poteva scegliere due vie: o aspettare l'inizio deUa rivolta preparata dalla Jugoslavia e l'avanzata delle sue truppe per intervenire in Albania ed arginare con io armi il violento tentativo,, oppure ricorrere ai mezzi diplomatici e denunziare alle potenze il pericolo per la pace albanese e balcanica preparato dalla Jugoslavia. Nel primo caso avrebbe dato una rappresentazione militare del trattato di Tirana; nel secondo caso avrebbe manifestato il suo asserito spirito pacifico. L'Italia ha" scelto questa seconda via diplomatica e pacifica, ossia appunto quell'interpretazione che la Jugoslavia ed i suoi amici intendono si dia al trattato di Tirana, il quale vuole essere non un mezzo di intervento dell'Italia in Albania, ma uno strumento efficiente e protettivo della sua indipendenza ed integrità ». 11 giornale accenna quindi olle ingiustificate e numerose proteste Jugoslave e soggiunge: • La Jugoslavia si preparava veramente ad un'azione contro l'Albania. La denunzia italiana ha scoperto il suo giuoco. La protesta di Belgrado tradisce allora da una parte la naturale irritazione degli organizzatori del colpo di mano andato.a male e, dall'altra il tentativo di riversare sull'Italia il sospetto che colpisce invece con prove precise la Jugoslavia, per sfuggire al giudizio ed alla condanna delle potenze responsabili della pace ». L'articolo passa quindi dettagliata mente ad esaminare la portata degli accordi di Nettuno e di Tirana, osservando che tra essi non esiste alcun rapporto e conclude: « 11 rumore e gli intrighi della di plomazia e della stampa jugoslava non possono deformare e spostare i termi ni di un problema elementare, che ap pare troppo chiaro per dubitare che esso non sia esattamente compreso da tutti gli onesti esaminatori ». fi Lavoro d'Italia, dal canto suo, no la che si cerca di trascinare il conflitto Italo-jugoslavo dinanzi alla Società delle Nazioni e scrive: • « E' l'ultima arma che i nemici dell'Italia cercano per sfuggire alla confessione di un insuccesso politico e diplomatico veramente clamoroso; dopo che la precisa nota del Governo italiano dei giorni scorsi tagliava corto a tutti gli equivoci addensatisi intorno alle voci di trattative dirette tra Roma e Belgrado, 6i spera nell'intervento miracoloso della Società delle Nazióni. Tale ricorso viene presentato come l'unica soluzione rimasta, data l'intransigenza italiana, ed in questa tesi i circoli jugoslavi trovano i soliti alleati nella stampa ufficiosa del Ouai d'Orsay. Dopo messo ih luce il commento del Tempi « j cui rilievi — scrive il giornale — stanno a dimostrare la totale incomprensione che degli interessi dell'Italia continuano ad avere a Parigi », l'articolo aggiunge: « Anche*se a Ginevra gli avversari dell'Italia c del fascismo sono numerosissimi, non crediamo che l'impudenza giungerà al punto da fare prendere in seria considerazione un'evontuale protesta jugoslava. Vi è il precedente della protesta di ras Tatari. Come quella, anche questa dovrebbe essere passata agli archivi senza tanti complimenti. Altrimenti chi in definitiva ci rimetterà sarà proprio la Società delle Nazioni, la quale non naviga in acque troppo buone e che diffìcilmente potrebbe sopravvivere ad un insuccesso, a cui certamente andrebbe incontro in simile caso ». Il Lavoro d'Italia conclude: «Quando si rifletta sulla sorte di una regione italianissima per geografìa, per civiltà, per storia; quando si pensi al delitto commesso contro la libertà di un piccolo popolo, che la sua indipendenza aveva conquistato in una lotta secolare, quando si ricordi la fedeltà asburgica dei nuovi sudditi del regno trino ed uno, si ha su-r bito la sensazione che la bilancia è in perdita non dalla loro, ma dalla nostra parte; che l'Italia ha già compiuto tutti i sacrifici compatibili con la sua dignità e con i suoi interessi per tentare di assicurare la pace nell'Amari ssimo. Vi è un limita a tutto, in questo mondo, anche alle insolen ze balcaniche ». Le società di navigazione jugoslave esenti da tasse Roma, 16, sera. L'Agenzia di Roma riceve da Belgra do che fra le disposizioni della legge finanziaria jugoslava per l'esercizio 1927-1928, merita di essere segnalata quella indicata nell'art. 80, con la qua le vengono liberate da qualsiasi impo sta o tassa le società di navigazione ed i cantieri Jugoslavi durante un periodo di dodici anni. Questp provvedimento avrà certamente una notevole ripercussione • sullo sviluppo delle So cietà di navigazione jugoslave, e potrà avere una ripercussione nelle società italiane, le quali dovranno sostenere una forte concorrenza per il trasporto dei passeggeri e delle merci da) porti adriatici- verso i porti europei ed americani e vicei'ersa. Un articolo di Bainville II caso francese per Tangeri (Servizio speciale de • La Stampa ») Parigi, 16, notte. Sebbene i giornali non manchino di accordare larga ospitalità alle informazioni delle Agenzie telegrafiche relative al riaccendersi della polemica italo-'ugoslava, i commenti politici, probabilmente a causa dell'imminenza delle fèrie, brillano oggi per la loro assenza. Soltanto Giacomo Bainville osserva con buon senso sulla Libertà ; ■ La polemica italo-j ugoslava ricomincia. Essa ha un certo sapore di cosa riscaldata e non bisognerebbe che ricominciasse a mettere tutti i torti dalla stessa parte. I nostri amici jugoslavi hanno delle grandissime qualità, ma sono molto testardi e non temono ■ le storie: se ne e saputo qualche cosa nel 1914, quando essi non erano an cora, che dei serbi, perciò conviene sempre dare dei consigli di moderazione a Belgrado anziché prodigarli soltanto a Roma. Il punto sul quale l'Italia e la Jugoslavia sono in»disaccordo è il patto di Tirana. Belgrado si lagna di questo patto, che tende a mettere l'Albania sotto il protettorato italiano. Roma risponde che il patto di Tirana non deve essere e. non sarà sottoposto ài gradimento jugoslavo avendo l'Italia agito in virtù dei diritti speciali riconosciutile nel 1931 dalla Conferenza degli Ambasciatori in nome delle Potenze alleate. Si dice, è vero che « essendovi litigio, l'affare deve essere portato davanti alla Società delle Nazioni »; ma l'Italia nega precisamente che vi sia litigio. a Avviene per l'Albania presso a poco quello che avviene per Tangeri. Forse che noi abbiamo l'idea di andare a far giudicare a Ginevra l'affare di Tangeri e i diritti speciali sul Marocco che deteniamo dal patto di Algesiras? Negli affari albanesi l'Italia occupa presso a poco la stessa posizione. Bisogna ,per lo meno tentare di mettersi al suo posto. Comprendere gli altri, ragionar come si ragionerebbe se si fosse al loro posto, questo ò il vero mezzo per mettere della duttilità e della dolcezza nelle relazioni internazionali quando si vuole veramente la pace. Ma vi e una eospnazlone permanente di rancori e di malumori contro il fascismo e contro' Mussolini, che viene accusato di preparare e di volere la guerra. Si pone in principio che una dittatura deve- essere necessariamente bellicosa, ciò che del resto non è dimostrato. L'esempio che si trae da Na poleone III non è probatorio^ perchè Napoleone III fece delle guerre demo cratlche che gli valsero il favore dei partiti avanzati e le cui conseguenze lo condussero a Sédan; guerra di Cri mea contro lo zarismo; guerra contro l'Austria per la liberazione dell'Italia- Mussolini non farà una guerra parti-glana e non andrà a liberare nessunanazione sofferente. Il fascismo non prova il bisogno di essere imitato al di fuori. Anzi, si augura che i suoi vicini rimangano nello stato di semianarchia proprio per indebolirli. Esso non farà dunque neppure una guerra di propaganda. Sono invece ì regimi rivoluzionari che si trovano nella necessità di espandersi al di fuori delle loro frontiere ». , L'allusione del sagace scrittore nazionalista all'affare di Tangeri è tanto più calzante in quanto che, proprio oggi, le conversazioni al riguardo sono state riprese sotto migliorati auspici al Quai d'Orsay e proprio oggi la Francia (che gli eventi militari sul fronte ispano-riffano hanno riavvicinato alla Spagna) spera di uscire dall'imbroglio senza complicazioni internazionali grazie a poche concessioni di forma che il suo delegato De Beaumarehais avrebbe offerto al delegato spagnuolo. « . C. P. * La risoluzione del conflitto tra Russia e Svìzzera ',. Mosca, ip, notte, Il Consiglio dei còmmissaridel po-polo agli Affari Esteri pubblica il seguente comunicato: I« In seguito ai negoziati che hanno |.,„,,. i.,„„„ „ .>„„!;„„ *„„ : avuto luogo a Berlino fra. i rappre-;sentante della U. R. S. S., Krestin-iski, ed il ministro di Svizzera, Rue--femacht, entrambi i rappresentanti hanno firmato il Lo aprile il seguen- ' te protocollo : - « Prendendo in considerazione il desiderio dei Governi della U. R. S. S. e della Confederazione Elvetica, di regolare il conflitto esistente fra i due Stati sorto in seguito all'assassinio di Worowski durante la Conte-1renza di Losanna ed in seguito al- l'attentato contro Arens e Divinkow- i aueiuaio conuu Arens e uiviuiuw cki il rnr.ci.riir, twiornio «vi77Prn di- ski il Consiglio federale svizzero ai- 1Q.,,!chiara ancora una volta che esso condanna assolutamente tali atti cri-1minali e li deplora infinitamente, Inoltre il Consiglio federale, anima- to da spirito di conciliazione, sarà !pronto. appena i Governi della U. R. iS. S. e della Svizzera avranno proce- 'duto ai negoziati su tutte le questioni che debbono essere regolate tra idue paesi, ad accordare alla figlia di Worowski una indennità in denaro, le cui modalità potranno essere esaminate congiuntamente a tali questioni. Con questo atto i due Governi annunciano la liquidazione del conflitto esistente tra i due paesi e la revoca delle reciproche misure di restrizione ». Vlsvcstia afferma che le Potenze dirigenti della Società delle Nazioni erano direttamente interessate ad invitare la U. R. S. S. a partecipare alle Conferenze convocate dalla Società delle Nazioni, e ricorda che il Governo sovietico, con una conseguente linea di condotta, aveva respinto le proposte rispettive, spiegando il suo rifiuto cpl motivo che i delegati soviettici non potevano entrare in territorio svizzero. « Tale fatto — continua il giornale — aveva obbligato le principali Potenze della Società delle Nazioni a sollevare più volte la questione del trasferimento della sede di varie Conferenze in qualche altro Paese. Esso ha dovuto portare ad un atteggiamento più conciliante da parte degli uomini di Stato svizzeri. Tenuto conto 'della situazione così creatasi, il Governo svizzero è entrato in trai tative diratte con la U. R. S. S. ed ha accettato la forma di liquidazione del conflitto che è stata fissata dal protocollo ». ISIsvcstia così termina : « Tale protocollo, per quanto non ■soddisfi pienamente l'opinione pub blica della U. R. S. S. accoglie nondimeno, nelle sue clausole, le formule basilari stabilite dal Governo soviettieo fin dall'estate del 1923 » Come si svolsero le Mattive (Servizio speciale do • La Stampa .) Berlina. 16, notte Il ramoscello di ulivo che il governo dei Soviet! e quello della Confederazione svizzera si scambiano ufficialmente in questa vigilia pasquale, è stato creato nelle sfere diplomatiche di Berlino Oui infatti si svolsero fra il titolare dell'Ambasciata russ^, Krestihski. e quello della Legazione elvetica.* Ruefeinacbt, le lunghe trattative che hanno felicemente condotto alla conciliazione odierna. Esse furono circondate da grande riserbo, 11 quale non imperii, tuttavia, elio qualche cosa ne trapelasse. Specialmente un mese addietro, segnalando la voce di attive conversazioni fra il rappresentante della Russia e quello della Svizzera a 1 Berlino tendenti alla ripresa di nor!mali relazioni fra i due paesi, avverti Ivamo che le smentite in proposito domvcgniià protocollare conferma .pianameli- Ste quelle prime informazioni cLa Germania ha particolare motivo pdi rallegrarsi dell avvenimento. Essa.,cche ha stipulato con la Russia fin dal-1J1 epoca della conferenza di Genova a1 importante trattato di Rapallo e si Nsforza d'altronde di mantenere le mi-(igllori relazioni possibili con le Potenze;moccidentali, si troverebbe in una posi-ifzione assai delicata se la Russia per- mmanesse nel suo isolamento arcigno ri- sputo all'occidente. Si è visto nella!grecente occasione del conflitto angio-icrusso, quanto zelo e quanta eloquenza! spiegassero gli organi germanici permassicurare all'opinione pubblica in-iglese che la cordialità delle relazioni ifra Berlino e Mosca non significava affatto ostilità verso Londra. Appunto allora si insistette di nuovo sulla funzione propria alla Germania, quella di servire cioè da pont» fra l'Oriente é l'Occidente europeo. Per quanto la Germania non abbia avuto parte diretta nel dirimere le controversie che dividevano da tempo Mosca e Berna, il fatto che le trattative che hanno condotto alla risoluzione odierna si siano svolte a Berlino è molto rilevato, e 'probabilmente non è privo di signi- -ìflcaio "politico" Che"la° Russia "cessT*di l i tenere U broncio alla Svizzera — come I faceva dopo l'assassinio del delegato o | W?rnwski; che risale alla primavera del 1923 %- e di un interesse che non -; tQfca soIt^nto j (JuR stati dlrettamente -i interessati. La ripresa delle normali --relazioni di Mosca con la Svizzera si i gniftea che è riaperta la via di Gi - ' l , a -1 ÌRussia intenda abbandonare decisa- mente il suo atteggiamento scontroso - di fronte all'Occidente. La prima occa nevra e con essa la possibilità di contatti fra il governo dèi Sovieti e le Po tenze che aderiscono alla Società delle Nazioni. Rimane da vedere in quale misura e con quale premura il governo di Mosca vorrà procedere su questa via, Biacche si ritiene in generale che la w - --- - , «■ r—- - sione pratica di darne la prova è of-i- ,&irwmirie'nt.> r.onfprpn?» Pnono-i,!'ferta dall'imminente Conferenza econoo mJca inlelB1aZionale, a cui il governo -1 Ai Mosca Tu invitato, ma. a cui parve finora non dovesse partecipare data la - sede svizzera assegnata ai lavori della à ! Conferenza. Tuttavia anche recente i mente da parte russa si è messo in evi- denza tutto l'interesse per il governo 'di Mosca di seguire cosi le conversazioni internazionali relative all'economia mondiale come quelle relative al disarmo. Una nota svizzera ufficiosa che è qui pubblicata ad illustrazione delle ragioni che hanno guidato il governo di Berna sulla via della conciliazione, mette appunto in evidenza questo Interesse internazionale, il cui peso è stato tenuto presente dal governo stesso. La stampa russa pubblica, a sua volta, un commento quasi identico a quello svizzero. L. E mica inteinazionale, a cui il governo e n e e i e e i e l e o e e o II punto di vista svizzero Berna, 16, notte. L'Agenzia telegrafica svizzera pubblica il testo del comunicato ufficiale emanato da Mosca circa la fine del conflitto tra la Russia e la Svizzera. Nei circoli autorizzati si dichiara che il protocollo russo-svizzero firmato a Berlino per il regolamento della questione relativa all'assassinio di Vorovvsky tiene conto del punto di vista svizzero quale fu esposto l'anno scorso al parlamento dal Presidente della Confederazione, Motta.»

Persone citate: Arens, Bainville Ii, De Beaumarehais, Giacomo Bainville, Motta, Mussolini, Napoleone Iii, Vukicevic