Parola d'ordine: "Fido"

Parola d'ordine: "Fido" LUOGHI DI DANZA Parola d'ordine: "Fido" Ritrovo, lucido, il ricordo. Nonsono passati tre anni. A quel tempo dancing» clandestini erano un po' dappertutto, nè ancora s'era sferrata, con la famosa proibizione di Mantova, la prima carica dell'offensiva che doveva, dal primo all'ultimo, annientarli. A quello si accedeva con una tessera d'invito e una parola d'ordine. Como alle bische. Era stato, appunto, una bisca. La parola d'ordine era « Fido ». Le tessere, dei gettoni da roulette: di quelli che vengono cambiati sera per sera, prima che i gentiluomini frequentatori abbian modo di ristamparne per conto loro a Ricordo che il mio gettone era viola e portava impresso un * 200 » filettato di nero. Aveva del recluoorio e del cippo tombale. Quando lo presentai alla porta, mi fecero un grande inchino. Mi dissero ch'erano lo tessere accordato agli spirituali: agli scrittori, artisti, giornalisti curiosi di vedere, e da tener buoni; e fidati, dopo tutto. Chi altro ci veniva? Di tutto. Tutti andavano al dancing segreto, fuorché due sorta di persone: quelli per cui la danza è ginnastica, e quelli per cui è moda. Il convegno aveva soprattutto dei richiami patetici, e certi annunzi amorosi delle quarte pagine concludevano, appunto, con la parola « Fido » e una cifra: l'ora dell'appuntamento. Però vi capitava anche di peggio. Qui fu arrestato quel Lanzi, finto medfeo, che vendeva gli stupefacenti nelle cartine del chinino. Qui capitò un giorno, pallido,, sconvolto, irrompendo nella sala senza tessere nò parole d'ordino un uomo che cercava una sua bambina di quindici anni: e la trovò che beveva, ridendo, rovesciando la gola come gli uccellini, in compagnia di due giovanotti che le facevano il solletico alla cintura; e la sera l'uomo, un operaio, s'impiccò. Altri ricordi, ancora. In un ritrovo dello stesso genere ero capitato, • in compagnia d'un medico della mia città, al tempo in cui ci occorreva documentare, in collaborazione, un volume sulla cocaina. E il libro apparve; e fu creduto di favole: mentre non traduceva che un decimo della realtà. Quel dancing, dove tante cose sapemmo, aveva per parola d'ordine « N'V. touchez pas »; e vantava dei calottini mobiliati in mogano ; e. lo frequentavano dei marchesi. Quest'altro era più modeste. La sala, tutta a stucchi iperbolici, pareva accennare a un certo lusso d'età, napoleonica: ma il soffitto si fendeva, si scrostava, e ogni tanto sul ballo scatenato, sulle faccio in caldo dei cavalieri e le spalle svelate delle dattilografe fuggitive, cadeva un pugno di polvere: memento di clessidra, corruccio d'ai di là. Un gran pendolo Empire occupava, unico, una parete e j aveva intorno una larga ghirlanda d'amorini dorati anch'essi, e assai brutti. I suonatori erano allogati lungo la parete di contro: tetri, impassibili, con zimarre accademiche e occhiali da dentisti. Una lunga libreria prendeva posto nel corridoio, avendo per doppio fondo una scansia di liquori Ah, il falso suono che la musica, la quale è pur nata innocente, rende in questi luoghi ! Nel salone scalcinato, lo note parevano cadere dagli strumenti come il polverio dal soffitto, quasi separate da una lassitudine, da una dissoluzione rovinosa. Nel clima turbalo e turbante, che le cadenze dei violini spezzate, alterate artatamente e di continuo riempivano di un intenerimento vizioso fino al tedio, si respirava non so che malizia, non so che intrigo. Ci si guardava, non so perchè, alle spalle. Un uscio aperto, infastidiva; un mormorio, ci metteva desti. C'erano, ricordo, tante salette in giro alla maggiore dove si ballava: ricettacoli pieni di mezz'ombra e di sussurro e forse altri, silenziosi, oscuri del tutto erano di là, dove non si ve deva. La musica, quasi sempre in Bordina — anche per volere del diret tore del locale, che non ammetteva frastuoni — pareva aggirarsi, pur essa, in punta di piedi. Chi ci veniva? Di tutto. Fannulloni, cialtroni, idealisti'' perduti; e, per lo più, ragazzine evaso" dai laboratori, anemiche sognatrici di lusso e d'oblio. Il dancing è spesso l'anticamera del Palace. Poi, mannequins; o modelle : che venivano qui, seminude, a riposarsi della diuturna nudità completa; o donne del mezzo mondo, esuli o divorziate, che si ritrovavano e si salutavano col sorriso agro del riconoscimento reciproco. Se • gretario de! luogo era un bruno, rie ciuto e di grosse labbra, che non parlava mai, nè rideva, nè ballava: ma girando per le stanze aveva un suo modo sfacciato di far sentire lo scrocchio delle scarpe, non guardando in faccia che alle vecchie. Il direttore non si faceva vedere che di rado. Appariva qualche volta con le mani dietro il dorso, gran maestro d'una mutola massoneria, e scompariva, non 6Ì sa da quale uscio, con una specie di sibilo, uno c zzzzz » tribbiato fra i denti, scoperti allora in una smorfia cattiva, quasi che il chiasso della musica e il nostro gli paressero sempre un po' più forti del bisogno. Anche accadeva, nei dancing» con parola d'ordine, che si scritturassero dei c numeri », come al caffè-concerto : e naturalmente quelli, a preferenza, che sulle ribalte pubbliche non sono ammessi. Il danseur nu l'abbiamo visto, in quei luoghi, magari spalmato d'oro come Malkonoski ; e così la ballerica tredicenne, che rifaceva la danza di Salomè nel vero costume e nella vera età di cui gli EvangeU testimoniano. Vidi anche una vedova di guerra figurare i balli lugubri di certe scuole scandinave: sempre in gramaglie di velo, sempre terminando eoo una finzione di estasi, e poi con una di morte. Due viennesi, ricordo. I/una smilza, bianca e bionda, con occhi d'un colore sì tenero che in certi abbagli un po' vivi della luco pareva addirittura cancellarsi. Veniva con un gattino al laccio, e i capelli arruffati, pieni d'una polvere azzurra, i quali, se ci sfioravano, ci lasciavano addosso un odore d'anilina; e insieme con l'altra, la quale aveva un visuccio patito e non lasciava l'amica con gli occhi, mostravano alcune di quelle danze che le fanciullo spartane si dice ballassero in riva al Taigeto, prima di rinfrescarsi. Gli abiti, infatti, non erano sempre di rigore. In un dancing di Milano fu canonico, una sera, un semplice vestito di fiori, come quello della Matelda dantesca, o delle Samoane di cui vi ha parlato Cipolla; e in uno di Bologna fu bandita, di pieno inverno, una festa dal titolo <r Una giornata a Riccione ondo s'indovina, facilmente, la parte dei costumi da bagno. Rammento d'aver assistito, una notte, a una <i danza della pioggia •: che una compiva in una vèste di fai», la quale faceva pensare a una tremante pioggia nera, sotto una manta dai sinistri balugini!. Poi la manta cadeva, e appariva il sole. Anzi, ne apparivano'due. Ho anche visto, tra il polverio degli stucchi e sotto la protezione dei brutti amorini del pendolo Empire, rinnovarsi la favola di Dafni, e Cloe per merito d'un « ballet » • tedesco, che allora era agli ordini d'un professore, un vero professore di Lipsia, camuffato da egipane : e tutto lo stuolo correva leggero, nei suoi veli color magenta, coi suoi nervosi piedi adolescenti, sulle traccie d'un satiro con la .dentiera. Mezze luci. Mezze voci. Tutto è ambiguo e sfumato; e tutto sommesso: dal giocar di dadi che si fa a un tavolino laccato, alla risatina del cocainomane, al tossire allusivo d'un burlone, al saluto pel signor commendatore, che oggi ha portato la sua dattilografa al ballo. Ecco lo jazz s'è arrestato, brusco, come una lepre colpita nelle zampe ; ed ora ci fanno sentire un'hawaiana, tanto dolce, nella vibrazione d'una sega curvabile sulle ginocchia: musica turbatrice, dicono, più che tutte. Sento, nel silenzio, cigolare gli sportelli della falsa libreria. Poi un flottare, un fiottare di vino versato. E un ridere, che si perde. E il maestro ballerino che passa ; a testa alta. E' la solita, immonda fauna dei danzatori di professione: quelli che hanno sempre l'aria, stringendo una mano, di pesare gli anelli. Questo ballerino professionale, di solito, non ha nome... Et son danseur/ E' un'antonomasia. Un'astrazione. Come il genio, e come l'assassino, egli è anonimo è fièro. I suoi occhi affettano un disprezzo ohe talvolta è persino convinto; talvolta persino tranquillo, c Ballo, dunque sono i L'attuale sua è la divisa del pensatore antico : solo che un termine è mutato. Egli è libero sulla terra. Anzi e al disopra della terra, col suo pie' leggero : come i Numi, e come gli alati. Vuoto, appunto, come un aerostato: ma sciolto, franco, esultante, ad astra. La gravità è irrisa; il peso è vinto. Avulso dai ceppi comuni in virtù di un'armonia fisica che agli occhi dei semplici, e quindi delle donne, appare un'armonia superiore, a questi stessi occhi ed ai propri egli ha tutti i diritti a una moralità diversa, ch'è quanto dire l'immoralità stessa: egli che incarna tutte le idee affascinanti ; egli che è l'Istinto e la Fantasia, l'Indisciplina e il Non so che. Sia pur soltanto un ladro d'anelli, o un fornitore di droghe, egli avrà pur sempre per la femmina la levità dell'angelo, il quale la rinchiuderà tra le braccia come dentro un'ala librata, in cadenza verso le carole dei cieli e le comunioni ineffabili. Ora, il primo dei diritti di questo stato di grazia è il ruffianesimo. Un mio collega parigino, teoreta di vices légers, lo giustifica con eloquenza: « N'oubliez-pas iqu' il est pro/essioneL Beprochera-t -onà un chirurgiend'opérer des fem mes agies'ì.. Egli è giustamente sicuro, come vedete, di trovare sempre qualcuno che gli, fa grazia Et son danseur/ Un bruto, quando non balla. Quando balla, un Dio. Invita le donne con un'autorità fredda ed asciutta, chiamandole di lontano con un cenno, con un batter d'occhi Umili, pronte, esse obbediscono. E son loro a dir grazie, quando il ballo è finito. Quanto a lui, non dice nulla. Considera il rendimento della sua dama, o forse solo sè stesso, con la- degnazione che crede opportuna, e se ne va. Egli è un essere astratto. Un essere a sè. Vi sono dei mariti che permetterebbero solo al professionista di ballare con la propria moglie, attribuendogli una specie di asessualità trascurabile. Come al medico. Soltanto, il medico può diventare chirurgien, e praticare dei salassi. Molte perle, troppe perle si sono perdute, per un puro caso, nella poivera dei dancings. Parola d'ordine: « Fido ». E via via che gli invitati entravano, cresceva il senso del disagio e quasi d'una complicità repellente. Chi ci dava di gomito era Salomè adolescente, o la straniera dai capelli azzurri ; un mulatto ex-boxeur, forse ex-ergastolano, cui correva pel buio viso una larga cicatrice rossa ; o quel biondo allampanato, dagli zigomi violenti, che andava annusando una polvere creduta chinino. Qui passò quel forestiero dalla valigia che trovarono piena di cartine Merck; che tutti credevano un giapponese, e non era che un ebreo 'Amburgo, tinto di zafferano per avere fi fascino d'Oriente. Qui, un giorno, fui affrontato da quel giovine che masticava del gum, e aveva in tasca un libro di Andrea Gide; e mi disse, dandomi del tu, che non capiva lo danze vestite ; e mi spiegò che senza inciampi s'ha da ballare, perchè allora, ignudi, par di ballare con quattro braccia. Ed io trassi di tasca il gettone viola, per fargli capire che appartenevo ad un'altra categoria di invitati, o che forse s'era sbagliato; e allora l'altro disse pardon ; e salutò col lei ; e nella confusione, tra le labbra, apparve la puntina d'una caramella color di rosa. Gl'invitati dal gettone viola erano sempre guardati un po' male. Curiosi ; spie, forse. Perchè facevano entrare di questi intrusi? Invece il signor direttore, quando appariva, non aveva sorrisi che per noi ; e ci parlava del suo locale come del più decente e lecito di questo mondo, dove la parola d'ordine non fosse usata che per fantasia, o per comodità; e ci lasciava stringendoci tutte e due le mani, non prima d'aver guardato alla volta dei musicanti, pietrificati nelle loro mar sine, per far abbassare il tono d'un tango criollo, o d'una maxime vertiginosa: che ad ogni strombettata gli pareva, parole sue, di sentir tirare cannonato in un colombaia. Poi il segretario, l'uomo dalle scarpe crocchianti, ricompariva con delle rosellina da metterci all'occhiello: pallidi fiori d'una povera seta, ognuno trafitto da uno spillo e con l'aria di soffrirne: malate immagini del nostro malato piacere. E si ballava. E il foxtrott seguiva allo slep, lo shimmy intenzionale all'hesitation provocatrice. Nella poca luce e nel poco spazio qua¬ si non ci si vedeva^ ballando. E tutti ballavamo serrati, appiccicati, un po' per l'angustia, un po' per una specie di comandamento protervo, che ci ordinava di confonderci in modo da non guardarci. Poi, quando ci si lasciava, si vedevano dei desideri morire... Quella sera, ricordo, m'ero appartato presso la libreria a doppio fondo, e avevo preso un volume a caso. Curioso libro! Era una Strenna per Famiglie edita dal tipografo Pogliani in Milano, nell'anno 1837. A pagina 26 si leggeva: Ferve la dama: garrula Brilla la gioventù. S'alteman con le dame ■Le amabili virtù. Un' hesitation, di là, durava da venti minuti. Che senso! Mi pareva d'aver perduto il battito del cuore. Per rintracciare l'idea del tempo, cercavo d'arrivare con gli occhi sino al pendolo, che però era immobile an- ch'esso. Ero stordito, soffocato: comechi esce da un bagno- d'etere. Sentivo, nella sala accanto, delle scarpe nuove crocchiare tra i passi sfioranti. _ A pagina 27, contro un' incisione coperta di velina ohe rappresentava un gioco di mosca-cicca in un parco, si leggeva: Adele fra le vergini Io veggo pur danzar: Come da nube tenera Saggio di sol traspar. MARCO RAMPERTI.

Persone citate: Andrea Gide, Brilla, Cipolla, Pogliani, Ricordo, Salomè

Luoghi citati: Amburgo, Bologna, Como, Mantova, Milano, Riccione