Belgrado alla ricerca di un diversivo?

Belgrado alla ricerca di un diversivo? Belgrado alla ricerca di un diversivo? Verso lo scioglimento del gabinetto Uzunovic (Servizio speciale de «La Stampa») VIENNA, 15, notte. Informazioni da Belgrado alla « Neue Freie Presse » recano che il Governo . jugoslavo non accoglie il punto di vista italiano secondo cui il patto di Tirana rimane una questione puramente relativa all'Italia e all'Albania. Il comunicato del Governo italiano alla stampa, in cui viene espresso tale punto di vista e la volontà ferma del Governo italiano di non permettere che il patto di Tirana formi oggetto di discussione fra Roma e Belgrado nei negoziati imminenti hanno fatto si che a Belgrado il Governo pensi a rivolgersi al Consiglio della Società delle Nazioni. E' quindi probabile che nei prossimi giorni giunga a Ginevra una proposta jugoslava chièdente l'intervento della Società delle Nazioni. La Jugoslavia è conscia del tatto che una simile richiesta significherà un aggravamento della situazione politica attuale; ma di fronte all'atteggiamento di Roma il Governo di Belgrado dichiara di non saper trovare un'altra via di uscita. Intanto, il « Neue Wiener Tageblatt » riceve da Belgrado: «La situazione politica cambia aspetto di giorno in giorno. Rimane però certo che importanti cambiamenti avverranno in seno al Gabinetto Uzunovic. I membri stessi del Gabinetto chiedono dei mutamenti, e tre ministri vogliono addirittura il ritiro di Uzunovic, minacciando altrimenti le proprie dimissioni. Non è ancora sicuro se Vukicevic sarà il capo del nuovo Gabinetto sebbene egli abbia le maggiori probabilità di riuscita. Stefano Radic, che aveva già annunziato la sua entrata nel prossimo Gabinetto, non sarà invece rappresentato nel Gabinetto stesso. Egli aveva dichiarato di non aspirare ad un portafoglio, ma d'insistere affinchè il suo Partito fosse rappresentato nel futuro Governo. Il punto di vista degli sloveni non è ancora precisato perchè il dott. Korosec si trova in riviera, donde si. recherà a Malta. Igiornali di tutti i Partiti sono concordi nel dire Ohe nei prossimi giorni si avranno delle grandi sorprese ». ^ ^ Italia e Francia aei rilievi e commenti romani Risposta al « Temps » Roma, 15, notte. La «Tribuna», stasera, commentando ti noto articolo del Temps sui rapporti italo-Jugoslavi, osserva che « le considerazioni che hanno il carattere di ufficiosa dell'organo parigino dimostrano ancor una volta che la Francia politica e diplomatica in Adriatico si occupa con zelo mandilo di faccende che non la riguardano adatto per poter sempre dimostrare che anche in questa occasione essa è dall'altra parte». Poi prosegue: < I sospetti ingiustificati per il trattato di Tirana sono, sin dal giorno del suo annunzio, una fatica speciale che si sono assunte la slampa francese e la politica francese. Le quali costituiscono un elemento massimo della suggestiono esercitata a Belgrado ed altrove per creare questioni verso l'Italia, laddove mancano i motivi serti per esse. Per giunta, questa volta, stampa e politica anche non cartellisi si trovano d'accordo colla Massoneria anti-fascista, la quale ha bisogno di muovere guerra all'Italia da tutte le parti. Si tratta di un vero e tipico .ca- so di follia ragionante, insistente, (1icui anche questo articolo del Tèmpi è documento». i. La causa europea Un collaboratore dello etesso gior-naie, esaminando la posizione assunsta. n?i* confronti delle altre nazioni europee, dalla Francia e dall'Inghilterra su particolari questioni, scrive, tra l'altro: « Ognuno ricorda come, durante la grande guerra, le principali Nazioni europee e imperiali reciprocamente chiamassero il mondo intero, il mondo extra-europeo e anli-europeo, a testimonio e vindice dell'iniquità e dell'in' famia di altre nazioni europee ; come, in cospetto del mondo intero, rinne- gasserò e condannassero l'idea imperiale, rioi- l'idea europea per eccellenza della storia moderna. Come, da un lato, con basse adulazioni convocassero gli africani e gli asiatici a combat: tere su terre europee contro nazioni europee; d'altro lato, con non-meno basse genuflessioni invocassero in questioni europee, contro nazioni europee, l'intervento, il giudizio e, finalmente, la punizione anti-europea per eccellenza di Wilson, e ognuno ormai ha potuto constaiare iiuanto amaramente e pericolosamente l'Europa vada oggi scontando quella follia,suicida, stretia come è tra la rivoluzione orientale e le inaudite pressioni americane ». Conclude lo 6crittore: * La causa europea non si tradisce soltanto spezzando la solidarietà materiale dell'Europa di fronte alle minaccie materiali .esterne; si tradisce anche spezzando la solidarietà morale dell'Europa, delle idee e delle tradizioni della sua civiltà, come avviene oggi per quelle Potenze che non sem brano sentire la necessità di opporre un fronte comune alla nuova barbarie del .comunismo asiatico, e si tradisce anche spezzando la solidarietà storica dell'Europa: ingiustamente, ed artifleiosamenie comprimendo il naturale e necessario sviluppo imperiale di alcune Potenze europee, negando ad alcune nazioni europee una missione e un diritto adeguato nelle funzioni imperiali dell'Europa nel mondo, come è avvenuto a Versailles e dopo Versaiileis ai danni dell'Italia. Tutto ciò si paga». Nella politica interna e nella estera Anche 11 « Giornale d'Italia » si occupa stasera della Francia, chiedendo anzitutto che non intervenga nei nostri affari interni» e scrivendo, a proposito di fuoruscita ; - « La tolleranza francese, diviene qualche cosa che potrebbe essere scambiato con una sia pure involontaria e indiretta complicità nell'azione. Questo punto devo essere ben chiarito. La Francia ama richiamarsi ai suoi principi! di grande libertà politica, ma talvolta la libertà di critica e di azione di un paeso può divenire una diretta minaccia alla libertà di un altro paese di darsi e conservare la forma di regime e dì governo che meglio gli conviene ». Circa la politica estera, nell'articolo si dimostra la necessità della espansione che ha l'Italia, e si soggiunge: « Domandiamo alla Francia che ri; conosca questa necessità, opperò eviti di considerare questa espansione come diretta precisamente contro i suoi interessi. Non è detto che vi siano posizioni e movimenti necessariamente antitetici fra l'Italia e la Francia; e questa antitesi anzi sarà tanto più eliminata quanto più la Francia vorrà essa stessa riconoscere come naturalmente necessaria la espansione dell'Italia e vorrà assisterla con largo spirito comjprensivò ». , , È più innanzi il giornale osserva: ■ Vorremmo' che il Quai d^Orsay e la diplomazia francese non attraversassero costantemente le iniziative e le normali azioni pacifiche della politica estera italiana, per tentare di paralizzarle e condannarle all'insuccessoDappertutto, dove l'Italia si volge ed opera, sentiamo un'influenza francese che non ci è amica». sono essere annessi perche non possono essere trattali per esseri viventi con minori riguardi di quelli usati da uno Stato verso il denaro avuto in prestito da uno Stato o da un privato capjtalista straniero, che esso può usa- re per i suoi bisogni nazionali di lasero, ma non può La snazionalizzazione L'articolo passa quindi dettagliatamente ad esaminare l'azione della Francia svolta in occasione di alcune questioni internazionali e nei Balcani ed in Adriatico, così lontani dai suoi interessi, ed a propòsito della snazionalizzazione degli italiani scrive: « La perdita della cittadinanza italiana e l'fccquisto di una cittadinanza straniera devono avvenire per un fatto spontaneo, con una cosciente decisione maturata dei cittadini interessati; non possono determinarsi in blocco, con una leggo che crea il massimo di arbitrio ad uno Stato straniero e rispetta al minimo la volontà personale dei cittadini che essa vuole nazionalizzare. I cittadini italiani che abitano i paesi esteri sono proprietà della nazione italiana. Essi non pos- incamerare fra le ma non sue proprietà ». 11 giornale conclude: « Ciò che manca prima di tutto fra la Francia e l'Italia è, vogliamo dirlo, la sincerità e la comprensione esatta delle posizioni e delle necessità italiane. Bisogna cominciare da essa, se si vuole arrivale a quell'accordo, che il signor Doumergue giustamente ritiene necessario alla nitidezza e sicurezza dei due paesi. Le nostre note vogliono portare un contributo alla chiarezza ».

Persone citate: Stefano Radic, Vukicevic