Jammo, n' coppa jammo!...

Jammo, n' coppa jammo!... Jammo, n' coppa jammo!... Aspro lavoro a bordo — La barba rasa a volo — II fox-trott nell'inferno delle saette — Il cannoncino... insetticida — « Ci saremmo uccìsi prima di farci ingoiare dalla melma » , — Il motorista dimagrato di 10 chili In chiesa dopo il volo Così De Pinedo alla stampa americana NEW ORLEANS, aprile. , New Orleans, che aveva fatto a De Pinedo, il 29 scorso, accoglienze emtu- siastiche, è rimasta dolorosamente sor- presa del sinistro che ha distrutto il • ca e l'oggetto della simpatia generale Stretto letteralmente dai « reporters », egli affrontò sorridendo la batteria delle domande su cento argomenti diversi, rispondendo in inglese, benché De Pinedo ami sovente far scivolare la £m£«*£«"^vffiuaaT nel suo di- P^^^^-^BSSL**?^!^;^?^^1^?scorso. Particolarmente diffìcile è «.tato lo sforzo di far comprendere ai giornalisti americani, il significato del motto: « Jammo. n' coppa jammo», che il « Santa Maria » portava scritto a prora, sotto il fascio littorio. Sulla jungla brasiliana Sulla maniera come conduce la rotta e sulla vita a bordo dell'idroplano in volo, il colonnello non è stato avaro di spiegazioni. — Nel volo — egli ha detto — c'è po: co posto per le emozioni, per 1 thrills. Tutto e lavoro aspro. Ammetto però che quando trasvolammo la Jungià brasiliana lo spettacolo fu straordinario... Distese Snterminabili di foreste... Poi venivano a dirci di ammarare in canali d'acqua senza profondità e 6enza estensione. Cosi dovevamo farci rimorchiare per un paio di giorni prima di trovare uno specchio d'acqua possibile... De Pinedo alludeva al giorni nel quali dovette errare fra le lagune di San Luis de Caceras. — La vita di bordo — ha detto ancora De 'Pirfèdo — è di continua tensione. Tutto è andato generalmente bene, ma abbiamo avuto momenti ddffioili. Attraversando il Matto Grosso fummo flagellati da tempeste di straordinaria violenza. Dovemmo fare sforzi formidabili per uscire dall'inferno delle saette che ci contrastava la rotta, perseguitati continuamente dai pericolo mortale di un atterraggio for- , ì^^^^JS^T^fSl^ più grave era il pericolo e più ci con lortava li suono del nostro grammofono che incessantemente faceva girare l'unico disco con il « fox trott » americano: « VVho? ». Venne chiesto a De Pinedo che cosa farebbe se dovesse discendere per forza maggiore in una plaga deserta, tenuto conto che il suo apparecchio non ha ruote di atterraggio, ma può soltanto ammarare. Il grande volatore ha scrollato le spalle dicendo: « Weill... » senza completare il pensiero. Poi ag giunse che La discesa forzata nella plaga dlle Grandi Paludi, sarebbe stata la morte certa In questo caso — ha dichiarato De Pinedo — io e Del Prete ci sarem mo uccisi prima di farci ingoiare dalla melma. In quanto a Zacchetti, egli non sapeva appieno ci : un atterraggio forzato equivaleva alla nostra perdita. Fra gli accessori a bordo del « San ta Maria » uno dei più curiosi era il cannoncino, che sparando disperdeva i nembi di moscerini che avrebbero costituito un 6erio pericolo nella trasvolata sulla jungla brasiliana, dissemi nata di pestilenziali paludi. Secondo le dichtarazionUdi De Pinedo il cannoncino ha. salvato letteralmente la vita ai volatori. L'esperienza dei grandi raids Ad un giornalista riuscito ad avvicinarlo da solo a solo, De Pinedo, te nendo il 6uo cronometro d'oro aperto sul tavolo, ha detto: « Porto il saluto del mio Paese alle comunità, italiane, al grande flusso a merlcano della nostra emigrazione che tanta storia significa per l'Italia dall'indipendenza ad oggi e che è divenuto per noi problema di capitale importanza. Tuttavia il risultato maggiore del raid e di dimot>t-Tare a! mondo che l'industria italiana in genere e quella d'aviazione in ispecie, hanno raggiunto un alto grado di perfezione ». Richiesto della sua opinione sullo 6tato attuale dell'aeronautica, il Colon nello ha aggiunto: « L'Aeronautica, uscita oramai dalla sua fase di navigazione continentale, è entrata in quella che le schiude i suoi naturali orizzonti, la navigazione' intercontinentale, cioè da continente a continente, solcando i cieli del mondo, seguendo la rotta delle acque. Tutte le mie esperienze dimostrano e confermano il mio concetto che l'idrovolante è destinato in tempo non lontano a trasportare da un punto ' ad un altro del globo posta e passeggierl ». Intrattenendosi particolarmente 6Ul suo «raid». De Pinedo ha detto: « Il mio raid- si compone di tre parti distinte: la prima dall'Italia a Buenos Aires, che fu la più difficile; Ja secon- , da è la più nuova nel concetto che la Informa a nei risultati che si propone. b quella, da cui la navigazione aerea Ual'ra maggiori ammaestramenti di • mostrando che si possono attraversare stazioni di rifornimento si possono sta. bilire più agevolmente che lungo le coste oceaniche ed ninne perone l'or meggio fluviale, come no provato nei mio « raid*» asiatico e traversando l'India dite volte, lungo i corsi d'a- °«ua' n°« °"re la ditncoltà ed i pericoll dell'ormeggiò oceanico. La terza n . l i s - ormeggio oceanico. La terza parte del mio « raid », la trasvolata nel Nord Atlantico fra New York e Roma è la più importante per la difficoltà del Iti condizioni meteorologiche variabili, pur i cicloni che partono dall'America ,e possono rendere un ammaraggio forzato fatale, per le frequenti tempeste di mare d'onda corta e pericolosa ». Notte paurosa Domandatogli se crede all'utilità delle navi lungo l'itinerario, De Pinedo rispose : « In casi eccezionali si. Ma è mia convinzione che l'aviazione deve basarsi su mezzi proprii, per rotta, rifornimenti e sicurezza, altrimenti perde quel fine pratico che è scopo della navigazione aerea. Per questo non porto apparecchio a radio », con il quale si può chiedere, è vero, il punto alle navi, e soccorso in caso disperato. Ma a che serve la « radio » per la navigazione in idrovolante lungo la rotta dei fiumi? Ho viaggiato di notte e in piena oscurità senza mai subire deviazioni sensibili di rotta ». I giornalisti a Nuova Orleans hanno trovato non poche difficoltà per intervistare il motorista Vitale ZacchettiCome il suo capo, egli è uomo di poche parole. Il grande volo lo ha dimagrito di dieci chili. La tensione continua di tutte le sue facoltà gli ha prodotto una mancanza assoluta di appetito e gli ha fatto passare giorni interi senza toccar cibo. Richiesto quale sia stata per lui la commozione più profonda del « raid », ha dichiarato che fu durante il decollaggio di Porto Praia (Isole del Capo Verde) nella notte chiusa, completamente alla cieca e con mare grosso. Nella lunga corsa per sollevarsi, il « -Santa Maria » andava incontro ad onde sempre più alte che avrebbero fatto capovolgere o sfondato qualunque altro apparecchio, com'era del resto avvenuto a Marina di Pisa con l'idrovolante « Dornier VVal », che dapprincipio doveva esser quello prescelto a compiere il doppio circuito atlantico. Riconoscimento eloquente Fra le espressioni più significative della stampa americana sull'arrivo di De Pinedo pegli Stati Uniti sta, sino ad ora, quanto, ha pubblicato il New York Times. Ve lo riassumo: ■ Sir Alan Cobham, il grande aviatore inglese dovrà vigilare 1 suoi allori. Il suo volo a Rangoon e a Citta del Capo e ritorno, furono belle gesta; ma un volatore migliore e maggiore sembra sia sorto nella persona del colonnello Francesco De Pinedo. Quando l'aviazione Italiana preparò il volo del quattro continenti, aveva già al suo attivo i il raid Roma-Tokio-AustraliaRoma, di 55.000 miglia. De Pinedo non era un sognatore, ma un uomo calmo e posato quando a Cagliari, In Sardegna, saliva sulla carlinga del « Santa Maria « In una Iredda domenica di febbraio ed iniziava la crociera che doveva portarlo in Africa, ad occidente, attraverso l'Atlantloo, nel Brasile e poi giù neU'Argentina e da qui al nord a Manaos e, dopo essere passato sopra la jungla inesplorata, a Calumbla, Avana e poi a N'uova Orleans, e che ora lo porterà attraverso gli Stati Uniti, a New York e da qui all'isola di Terra Nova per un altro salto attraverso l'Atlantico sinché giungerà a Roma. « L'Immaginazione deve avere grande parte nelle avventure aviatorie di De Pinedo; ma egli nel prepararle deve essere un uomo essenzialmente metodico. Ex-ufficiale di Marina, ha un senso profondo di percezione delle condizioni atmosferiche. Non c'è studioso più sagace in materia d'aviazione. Ha poco dell'atleta ed impiega gran parte del tempo nella libreria. I suol telegrammi al Ministero dell'Aviazione durante il volo, contenevano soltanto il posto d'arrivo e « De Pinedo ». Alcuni giorni fa egli volava sopra l'Interno del Brasile con grande pericolo. Nemmeno in questo caso rompeva U silenzio. Questo Colombo dell'aria è cattolico devoto. Ammarando dopo un lungo volo, si reca in chiesa dove vien cantato un « Te Deum ». Due giorni ta egli risaliva il Mississipt sino a Nuova Orleans, mentre migliala d'Italiani, orgogliosi del loro connazionale gridavano 1 loro • evviva ». Ed egli scendeva dall'apparecchio in abito da « golf » rasato di fresco e sorridente. Aveva tatto uso del rasoio a mille metri d'altezza ». Il giornale accenna con ciò all'epi sodio avvenuto a bordo del Santa Ma ria poco prima dell'ammaraggio a Nuova Orleans, quando De Pinedo cedette il volante dell'apparecchio a Del prete, desiderando di radersi prima di comparire dinanzi agli americani. , '