L'Italia e la Francia

L'Italia e la Francia L'Italia e la Francia i ; Doumergiie riceve il nuovo ambasciatore d'Italia Parigi, 12, notte. La presa di contatto ufficiale fra .11 nuovo ambasciatore d'Italia a Parigi conte Manzoni e il Presidente della Repubblica si è effettuata oggi in un'atmosfera deHa più viva e promettente cordialità. L'impressione suscitata in città dalle due allocuzioni è eccellente. Si inclina concordemente a voler vedere in esse la promessa delTinizio di una fase migliore nei rapporti franco-Haliaui e la condizione preliminare aita preparazione del terreno per un più attivo e fiducioso scanroio di idee uirca gli interessi mediteirvanei ed! europei dei due popolL II viso aperto e- sorridente del nuovo arobapeiaItore e la propizia fama che lo precede a Parigi hanno unanimemente ispirato oggi un senso di simpatica fiducia. Ecco la cronaca della cerimonia R Presidente della Repubblica ha ricevuto alle 16 in udienzaufficiale il nuovo ambasciatore conte Manzo-^ ni, il quale gli ha consegnato le ere denziali di S. M. il Re d'Italia, che lo accreditano in qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario, jll signor De Fouquières, introduttóre degli ambasciatori, si è recato a prendere il conte Manzoni al palazzo dell'ambasciata e lo ha condotto in vettura all'Eliseo. All'arrivo dell'ambasciatore al palazzo, gli sono stati resi gli onori militari da .un battaglione del 24.o Reggimento ijj {s^eT^ ^ colonnello. Denain ed Si colonnello Brosse, comandante mifidare del palazzo, hanno ricevwto tumgpramdnsndtFdflpcddcscc'fhpnldpRtln. n e e i » a k o e a i o o e . o nan pli ni re, n en i e di o n edi d ribee i i nnne ie ee . elli ha sempre portati l'uno verso l'altro, elle affinità r,ro.fon4e rli razza e di cui U(ntserracsaJusfetgiai piedi de«a scala «onore il coratei^Manzoni, il «piale suteto dopo e s^.of sintHTKtotto presso il Presidente defla^Repubblica, che aweva a fianco* Bpiand, mirri stpo degli Affari Esteri. Erano pure presenti il generale Lasson, capo deHa Casa militare della»! presidenza, il signor Crahol, direttore del gabinetto, ed altre personalità. L'allocazione dellIAmbamatore Nel presenttarcle credenziali, l'ambasciatore Manzoni ha pronunciato^ l'allocuzione seguente: «• Signor Presidente, ho^'onore di consegnare nelle vostre mani le lettere colle quali S. M. il Re d'Italia mi ha accreditato presso Ta vostra persona in qualità di suo ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Io vengo per continuare l'opera dei miei predecessori, di cui tutti gli sforzi sono stati costantemente diretti verso lo 6tabilùnento, i'I^ manteniinoenrto ed li consolidajnento delle relazioni amichevoli che esistono,1 tra i nostri popoli. Questi due grandi popoli, fratelli di razza, rappresentanti dèlia stessa- civiltà latina, hanno sempre cooperato colle loro immense e profonde insorse ìnitellettuaii, con la luminosità del loro ingegno, con l'opera assidua e feconda dei loro figli ai progresso culturaile, scientifico, artistico, politico, sociale del mondo. Questi due popoli, fratelli d'armi nella guerra mondiate, devono a loro medesimi e all'umanità di continuare — come per il passato — ad armonizzare i loro interessi e la loro vita, basando i loro rapporti sul rispetto reciproco e sulla fiducia scambievole che costituiscono il fondamento più solido e più giusto delle relazioni tra le nazioni. Le parole che precedono vi indicano, signor Presidente, il progiraonma deHa missione che mi è stata affidata dal mio augusto Sovrano e da! G-overoo Reale. Convinto della possibilità di una coopcrazione dei nostri due paesi per il trionfo delle idee pacifiche ed il loro progresso nel mondo, non declinerò nulla di ciò che potrà contribuire ad assicurare la realizzazione effettiva dello scopo che si è voluto assegnare alla mia missione, ed esprimo la speranza che la mia attività incontrerà, presso il Governo delia Repubblica, un appoggio costante ed illuminato ». La risposta del Presidente Il Presidente delia Repubblica ha così risposto: « Sono particolarmente lieto di ricevere le lettere con le quali S. M. il Re d'Italia vi accredita presso di me. Sono stato molto lieto di ascoltale le parole con le quali voi avete definito la missione che vi è stata affidata. Rievocando, come voi aveie fatto, la storia dei nostri popoli cosi strettamente fusa, così gloriosamente illustrata da prove comuni, ricordando l'inolinazione che p ^ tur* che K. uniscono, voi .a»ete.messo' m rilievo te grandi ragioni1 che i nostri ! governi hanno di continuare, nel campo rwilitico ed economico, una collaborazione amichevole e fiduciosa, e io non mi inganno aggiungendo che la grandezza e la sicurezza dei nòstri paesi non posso no essere assicurate che a costo del loro buon accordo. A$l'indomani di una guerra che le ba tanto crudelmente provate, ma che le ha ricostituite nona loro unità nazionale, la Francia e l'Italia hanno io stesso desi derjo di premunirsi rorrtro nuovi con flitti, lo stesso bisogno di affermare la pa<»e, senza la quale non v'è lavoro fecondo riè progresso possibile. Ciò vuol dire ohe le aspirazioni e gli, interessi dei nostri paesi si coirfaudono in ciò che essi hanno di «esenzione, e che esiste tra le due nazioni una solidarietà che detta loro imperiosamente la via che esse devono seguire per compiere 'fi loro destino. I brillanti servizi che hanno segnalato la vostra carriera 60 pno urna garanzia certa dea successo del la vostra missione, por il comptmento deHa quale voi potete contare sull'appoggio e suSTausìlio del Governo della Repubblica ». Dopo l'udienze, l'ambasciatore d'I talìa è stato ricondotto alla sede dell'ambasciata con lo stesso cerimoniale. f Una finta ufficiosa ungherese sui colloqui AIussolint-Bethlen (Servizio «pedate de .La Stampa») Budapest, 12, notte. Dna nota ufficiosa diee: «Nelle conversazioni che seguirono la firma del trattato di amicizia, tra Mussolini e Bethlen furono fls saie le linee generali della •politica' estera; italiana ed ungherese. Le direttele di .questa politica hanno ca-. raitfere jessenzialmente pacificete .non! iper premessa la adesione della Jugoslavia ed una coik»lrjoiwz=(one tra i tre Stati interes sati. L'Ungheria l*a ogni interesses) a mantenere buoni rapporti con la, Jugoslavia, e ciò implicitamente una garanzia di pace tra la Jugo-J sravia e lTiafia. La politica dell'Unfeheria verso gli atórà Stati di Europa formerà un parali elio colla politica italiana nei'Balcani. Si spera che il trattato di amicizia firmato tra r Mafia e l'Ungheria costituirà la base per un patto di amicizia con fin ghilterra. n fatto che il conte Bethlen dopo le sue conversazioni con Mussolini visitò soltanto l'ambasciatore inglese e nessun altro diplomatico, nen è senza importanza sintomatica ». i^ agaftò dirette contro la Jvaof stavia_ Ea con-ronssione per il porto ^jj piume anzi jja iper premessa la ! ^ ^ iJf A proposito di aloni enniBonii romeni Roma, 12, notte. Taluni ingiustificati commeniti apparsi sulla stampa di Bucarest a proposito del trattato italo-ungherese e sul discorso pronunziato dall'on. Mussolini al banohetto offerto a Bethlen — commenti sconfessati dallo stesso Governo romeno — danno argomento al Giornale d'Italia per mettere in rilievo alcuni punti dei rapporti tra l'Italia, e la Romania. E scrive: . « L'amicizia che l'Italia ha e vuole conservare colla Romania non può significare che l'Italia debba impegnare tutta la sua politica di grande potenza nel solo quadro della Romania, per polarizzarvi ogni suo programma ed azione. Un 6olo impegno l'italia si da nei riguardi della Romania : co-Uaborare amiehovoirneitte con essa per la protezione del suoi interessi politici ed economici ed evitare tutto quanto possa ad essa portare minaccia. Ma di là della Romania esistono problemi, posizioni ed interessi che roteata ha da regalare e da risolvere e che non può un solo giorno trascurare nel suo movimento di grande potenza. I romeni amano considerarsi più europei, nel senso politico della parola, che balcanici. Li tavitiaino ad avere -allora, ned riguardi deìTItaiia, un senso più europipeo della sua politica e dei problemi complessi di un grande Stato ». L'articolo infine osserva: « Se possono esistere temporanei dissensi tra l'Ungheria e la Romania, non è detto che l'amicizia dell'Italia per entrambi questi paesi debba risolversi in una sua presa di posizione a favore dell'uno contro l'antro e non possa invece valere come utile mezzo di conciliazione delle questioni ohe esse hanno ancora da -risolvere. Tutti gli Stati grandi e piccoli, in questo toi-bido momento europeo, hanno bisogno di' amicizie. L'amicizia COTta£%può ^e 2*§? .appunto per la erta particolare

Persone citate: Brosse, Manzoni, Mussolini