L'on. Rossori parla alla «Stampa» dei problemi del sindacalismo fascista

L'on. Rossori parla alla «Stampa» dei problemi del sindacalismo fascista L'on. Rossori parla alla «Stampa» dei problemi del sindacalismo fascista Dalla vittoria di Ginevra allo Stato Corporativo - «ueso è l'anno della grande prova per inserire le forze eco- [ nomiche organizzate nella vita statale » Nella sala a terreno d'un albergo torinese. L'on. Edmondo, llossoni, giungendo al mattino per la sua conferenza su • lo Stato e la tutela del lavoro >, mi aveva dato appuntamento per le 18. 11 superbo pomeriggio primaverile perù 10 avvinse e non comparve che alle 20, Davanti all'albergo, a Porta Susa, lo attendeva un folto gruppo di amici' e di funzionari sindacali. L'on. Monsoni, che nello scendere dal taxi era solo, 11 salutò con un'espressione gioviale, poi inoltrandosi nella hall, si mise cortesemente a disposizione del rappresentante della Stampa. Seduto su una poltrona di vimini, davanti a un tavolo carico di giornali e riviste, con <iuel suo sguardo vivo, acuto, penetrante, che non dissocia dall'energico e pensoso condottiero di folle — le moltitudini del lavoro -* l'Idea di un grande fanciullo buono, Rossonl, come tout court fi chiamato nei Sindacati dove esercita un ascendente morale eccezionale, mi sta dinnanzi sereno e tranquillo e mi invita a rivolgergli delle domande, li' presente anche il dottor Riccardo Del Giudice, segretario dell'Ufficio provinciale delle Corporazioni. Il presidente della Confederazione del Sindacati comincia a parlare. Il suo pensiero 6 pronto, chiaro, preciso. 11' sindacalismo fascista, a cut ha dedicato tutta la sua energia e la sua esperienza di organizzatore sagace* appare nella sua esposizione orale in tutta la realistica grandiosità di linee che ha ■ voluto imprimergli il. suo ideatore : Benito Mussolini. Nessuna enfasi in Rossonl. Lavoriamo, egli ■ dice, ad un esperimento che costituisce la rivoluzione più profonda dell'umanità e sul quale solo la storia potrà pronunciare il suo giudizio: lavoriamo soprattutto per l'elevazione materiale del nostro popolo, del quale vogliamo fare uno strumento attivo della nostra produzione, un elemento consapevole e di primo ordine della nostra potenza nazionale. Chi ha dipinto il fascismo, e nel caso concreto il sindaculismo fascista come un'arma di oppressione per gli esecutori d'opera nelle mani dei datori di lavoro, non merita ormai più di essere confutato. Risponde per noi la nostra azione di ogni giorno e sempre meglio risponderà nell'avvenire. Sintesi, fatta di convincimento e di passione. Ma soprattutto, ascoltando il capo del sindacalismo operaio e intellettuale italiano, seguendolo attentamente nell'espressione del viso quando parla dogli umili, si sente che egli, tiglio del popolo arrivato all'altezza del suo ufficio non ha dimenticato le sue origini: ha solo contemperato i moti istintivi del suo animo con la dottrina che alla base e al culmine dell'organizzazione sindacale pone lo sviluppo e la grandezza della nazione. Ginevra e i laburisti reticenti - La prima domanda che muovo a Bossoni, è su Ginevra. — Il sindacalismo fascista — risponde — si è affermato a Ginevra prima di tutto perchè esso soltanto risponde, nel campo economico, ai principii proclamati dalla Società dello Nazioni. Infatti non si può logicamente scompagnare la collaborazione internazionale degli Stati per favorire e valorizzare il principio della lotta di classe in seno all'ufficio internazionale del lavoro creato dalla stessa Società delle Nazioni. Era quindi naturale che molti rappresentanti'della Conferenza annuale ginevrina salutassero come una liberazione dal dogma marxista la parola del sindacalismo Italiano. Ci sono persino del laburisti che si compiacciono in segreto delle affermazioni sindacali del delegato operaio italiano, ma poi esclamano: — Peccato che sia fascista! — Tuttavia l'avvento del sindacali smo fascista ha trovato le masse volte all'Internazionale: come si è operata la loro trasformazione spirituale? — Non possiamo nascondere che le inasse hanno accolto in principio con diffidenza la nostra propaganda; ma alla diffidenza è succeduta subito dopo una calorosa simpatia, perchè hanno compreso che noi- fummo sinceri fino dai primo momento proclamando che i diritti del lavoro si difendono meglio nel nome d'Italia, anziché contro l'Italia e in nome dell'internazionalismo. Le diffamazioni dei nostri avversari sono cadute di fronte alla pratica sindacale fascista, la quale ha fornito molte prove della nostra ferma volontà di valorizzare la gente del lavoro nella vita della nuova Italia scaturita dalla guerra vittoriosa. Il cmiracolo'' Domando al mio IUu&u-j interlocutore se voglia alludere in modo particolare all'opera del Sin ' teati per la stipulazione e il rispetto dei patii di lavoro, ed egli dichiara — Precisamente. In tal'.fll ambienti non rutti gli operai so-o ancora con- vvcddtidfdsmlrrdaQsrdsiebsdmrdcmlrnbcsrtlin[ssllsrprpslppdnmts vinti delle nostre idee, ma ciò si deve appunto quasi sempre agli ostacoli che sono frapposti al pieno sviluppo della collaborazione tra le classi produttive. Se le organizzazioni dei datori di lavoro ci Verranno sempre più incontro per codificare nel contratti di lavoro, equi e chiari, alcuni punti fondamentali nella regolamentazione dei rapporti economici, quello che sembrò un miracolo risulterà il fenomeno più semplice e più benefico della rivoluzione fascista: voglio dire la riconciliazione definitiva dei lavoratori con la Patria e con l'indispensabile disciplina della produzione. — A ciò contribuirà naturalmente anche la magistratura del lavoro. Qual'ò il suo compito specifico? Non posso ancora dirle nulla. Essa inizia solo ora le sue funzioni ;. però è un'organizzazione fondamentale della legislazione sindacale del fascismo per conquistare la fiducia degli interessati nelle vertenze economiche, e saprà cèrtamente attenersi alla nobile tradizione dei magistrati del nostro Paese. Monito agli organizzati di tutte le clasii — L'organizzazione sindacale è oggi dunque in piena elfioenza. — I Sindacati fascisti sano fortissimi in questo momento. Tutti i lavoratori del braccio e della mente, inquadrati nel nostro movimento, attendono con tranquillità e sicurezza l'esperimento della legge sindacale. Questo è l'anno della grande prova per inserire le forze economiche organizzate nella vita statale. Il passaggio dal liberalismo e dal socialismo al sindacalismo giuridico non ù cosa facile; bisogna per ciò che ognuno — mi riferisco specialmente agli organizzati di tutte le classi — senta al più alto grado la propria responsabilità e non abbia in alcun momento da rimproverarsi nessun atto intransigente, che irnpe [disca comunque l'esperimento sindacale del fascismo. Forse nel primo tempo saranno necessarie anche a-inun ce degli uni e degli altri; noi non esi teremo per quanto si riferisce all'ascesa del lavoro, convinti come siamo die non si può saltare a pie pari in paradiso. In ogni modo indietro non si deve tornare e non 6i tornerà. — Perchè insiste tanto nel non voler separare gii intellettuali dai lavoratori manuali? — Perchè non voglio che il sindacalismo fascista sia ridotto all'inquadramento proletario, cioè alle forme e alla realtà sindacale socialista, liei resto, come il vecchio movimento del lavoro manuale era mutilato e forse anche acefalo senza la solidarieti* del lavoro intellettuale, lo stesso lavoro della mente era trascurato ed enormemente svalorizzato senza la disciplina associativa. Se venisse meno la testa del nostro movimento — prose gue l'on. Ros6oni sottolipendo questa frase — il sindacalismo fascista sarebbe snaturato e sarebbe del pari squalificala tutta la nostra opera sindacale. Lo Stato Corporativo Il colloquio volge alla fine. Resta un'ultima domanda: lo Stato corporativo. — Per realizzare la riforma — acconsente ancora a spiegarmi l'onorevole Rossonl — non bisogna aver fretta. Attualmente ci sono i Sindacati, stanno per formarsi gli organi corporativi, ma non ci 6ono ancora le Corporazioni come organizzazioni unitarie della produzione e non come sem plici Comitati di collegamento c di studio. Sarà già grande impresa per quest'anno far vivere nella realtà la legge sindacale. Ad esperimento compiuto, si potrà senza esitazioni procedere alla riorganizzazione corporativa dello Stato, con le rappresentanze le gittime dei produttori. Soltanto allora il parlamentarismo e le clientele elettorali Uniranno per lasciar posto alla politica fascista integrale. D'altra parte In questo carni» bisogna attendere non fiducia la parola del Capo — il Duce — à'1 quale sa scegliere in modo meraviglioso 11 tempo e 11 modo delle profonde realizzazioni rivoluzionarie del fascismo. E' trascorsa mezz'ora. L'on. Rossonl, senza ascoltare i miei ringraziamenti e Io scuse per il pranzo ritardato, mi congeda con una cordiale stretta di mano e va verso gli amici, che lo accolgono con mairifestazioni di attesa festosa. Egli ò ripartito, in compagnia del dottor Del Giudice, nella mattinata di ieri, per Milano. FRANCESCO ODDONE.

Persone citate: Benito Mussolini, Bossoni, Del Giudice, Duce, Francesco Oddone, Riccardo Del Giudice

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Milano