L'inizio del processo Zaniboni-Capello

L'inizio del processo Zaniboni-Capello L'inizio del processo Zaniboni-Capello L'ex-deputato confessa apertamente la sua criminale intenzione di sopprimere Mussolini': « Se la Polizia mi avesse colto alle 12,30 invece che alle 9,30, avrei senza dubbio compiuto il mio gesto » - L'ex-comandante della 2.a Armata nega la sua complicità Roma, 11, notte. ^ Stamane, alle 9, si è iniziato davan- „i -r..! 1- a—— !ti al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato il processo a carico dell'exon. Tito Zaniboni, del generale Luigi Capello e di altri coinvolti nel complotto che doveva essere mandato ad effetto il i novembre 1925, contro il Capo del Governo, on. Mussolini. Il principale imputato, lo Zaniboni, ò accusato di avere, in Roma, commesso un fatto diretto a fan- sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i poteri dello Stato, mediante attentato alla vita di S. E. Benito Mussolini, e di avere fine di uccidere il Presidente del Consiglio, apprestato tutti i mezzi idonei per l'esecuzione del delitto. Capello e i coimputati Ducei Ulisse, Nicoloso Ferruccio. Calligarò Luigi e Calllgaro Angelo, Riva Ugo Enzo, Celotti Ezio ed Oli-sella — quest'ultimo latitante — sono accusati di aver rafforzato nello Zaniboni la risoluzione a commettere i due delitti imputatigli; e Ursella. Capello, Nicoloso, Calligarò Luigi, inoltre, di aver procurato i mezzi idonei ad eseguire i delitti, e prestato assistenza ed aiuto allo Zaniboni, àia col procurargli l'arma e somministrare denaro, con la preparazione di squadre d'azione. Il Tribunale 11 dibattimento si svolge nell'aula già assegnata alla VI Sezione del Tribunaie, e che per la sua ampiezza è stata successivamente destinata alla celebrazione dei processi del Tribuna.1 le per la difesa dello Stato. All'interno ed all'esterno del Palazzo di Giustizia prestano servizio nuclei di militi nazionali e di carabinieri. Nell'aula lo spazio riservalo al pubblico e le tribune sono scarsamente affollati; mentre nel pretorio, ingombro dai banchi per gli avvocati e per i giornalisti, siedono numerosi rappresentanti della stampa italiana ed estera. 11 Tribunale è cosi costituito: Presidente il generale di Divisione Freri; giudici gli avvocali Mucci, Trincali, Galamini, Can, on. Cristini; giudice supplente Ventura; giudice relatore avv. Buccafurri; cancelliere Terrazzoli. Sostiene la pubblica accusa S. E. l'Avvocato Generale militare, prof. Noseda. Siedono al banco della Difesa gli avvocati Cas6inelii, per Zaniboni; Petroni, per Capello; Nais, per Nicoloso; Miceli-Picardi, per Ducei; Ozzo, per Calligarò Luigi; Ferrara, per Riva e Celomi; Fusco, per Calligarò Angelo. Poco prima delle 9 gli imputati vengono introdotti nell'aula e prendono posto sugli scanni della gabbia, ad eccezione del generale Capello, che siede al di fuori di essa. Alle 9 precise entra il Tribunale e l'udienza ha inizio. Dopo l'appello degli imputati, il Presidente ordina al cancelliere la lettura .degli, atti relativi al processo. La lettura si protrae fino al termine dell'udienza, che viene tolta alle 12 e rinviata" alle 15. Capello Aperta l'udienza •pomeridiana alle 15, si inizia l'interrogatorio degli imputali Il primo chiamato è il generale Capello, il quale comincia con l'affermare che tutta la sua vita passata sta a smentire l'accusa di cui deve rispondere davanti al Tribunale, accusa che repugna al suo animo, alieno sempre da tendenze estremiste, come da ogni azione criminosa Nega di aver mai pensato ad organizzare un piano militare per una azione contro il Fascismo, come anche di aver partecipato a qualsiasi movimento a scopo rivoluzionario. Dopo aver dichiarato la sua fede massonica, il generale Capello smentisce di aver avuto, comunque, rapporti con elementi del fuoruscltismo italiano e dice di essere stato completamente all'oscuro dell'intenzione dell'on. Za- niboni di attentare alla vita deffl'on. Mussolini. Egli continua riferendo ohe lo Zaniboni era una sua conoscenza; e a questo proposito accenna a un collor quio avuto con lui, colloquio nel quale lo Zaniboni ebbe a dichiarare che gli sarebbero occorse 100 mila lire per portare 200 o 300 uomini a Roma. Quésta dichiarazione dette l'impressione al generale Capello, secondo quanto egli afferma, che lo Zaniboni fosse un esalr tato. Per quanto concerne altri rapporti avuti da lui con lo Zamboni. Il Capello dice che essi si limitano 'all'elargizione fatta, dietro richiesta delio Zaniboni stesso, di lire 300: ma nega recisamente che in tutto ciò entri la massoneria, aggiungendo anzi che egli non. avrebbe mal cliiesto nulla per Zaniboni al Gran Maestro Torrigiand, sapendo perfettamente che questi avrebbe rifiutato. Il Pubblico Ministero contesta all'imputato alcune sue affermazioni, concernenti riscossioni da lui effettuate, risultando da un borderau, che è in atti, che il Capello, contrariamente a quanto ha dichiarato ili udienza, riscosse somme, oltre che a Roma, anche a Torino. Dopo altre contestazioni d» se-cceidaria importanza, l'imputato viene licenziato e sale alia pedana l'altro imputato, Tito Zaniboni. Zaniboni Egli inizia il suo interrogatorio con queste testuali parole: « Dichiaro cBe il giorno -4 novembre 1925 era mia intenzione sopprimere il Capo del Fascismo, on. Mussolini. Dichiaro ancora che se la Pubblica Sicurezza, invece di raggiungermi alle 9,3U mi avesse colto alle 12,30, io avrei senza dubbio compiuto il mio gesto ». Quindi l'imputato si addentra a spiegare i motivi, della sua avversione al Fascismo ; e poiché egli divaga e tenta insinuare nel suo interrogatorio elementi di carattere esclusivamente politico e polemico, il Presidente lo richiama severamente, ingiungendogli di attenersi strettamente all'esposizione dei fatti che si riferiscono ai reati dei quali è imputato. Lo Zaniboni continua narrando minutamente la preparazione da lui fatta nella camera dell'. Hotel Dragoni» per consumare l'attentato; e aggiunge che era sua intenzione che il colpo fosse accompagnato da una azione di piazza esercitata da 200 uomini, ì quali, al segnale dato dal colpo di fucile, avrebbero dovuto gettarsi addosso al fascisti inquadrati sotto in poggiolo di Palazzo Chigi .per generare confusione. Quando, però, tutti i tentativi da lui fatti In precedenza per raccogliere questi uòmini fallirono, si decise ad agire da sodo, avendo fiducia che, ucciso il Capo- del Fascismo, l'ordine polìtico non.sarebbe etato ulteriormente'turbato in Italia mediante la temporanea instaurazione di una dittatura militare; Allo Zaniboni vengono mosse varie contestazioni da parte del Pubblico Ministero, tra cui una riguardante una somma di 300 mila franchi che egli si era recato a riscuotere in Francia, pres-. so il leader sociaiista ceco-slovacco Winter. Lo Zaniboni risponde che egli incassò 70 mila lire, che dovevano servirgli per l'azione e la propaganda contro il Fascismo. Il denaro proveniva da alcune persone amiche della moglie di ùn tale Bellini, che egli aveva conosciuto in Italia dove svolgeva una attività bancaria. . v Alle 20, tes-minate le contestazioni all'imputato, l'udienza viene tolta e rinviata a domani alle ore 9. —

Luoghi citati: Ferrara, Francia, Italia, Roma, Torino