Il prof. Barbarani non lo riconosce per Canella

Il prof. Barbarani non lo riconosce per Canella L'uomo di Col Segno Il prof. Barbarani non lo riconosce per Canella L'Ultima «tornata a Collegno T Lo Sparavamo, ma purtroppo sembra che UD sia cosi. L'autorità non vuole fila trascurata alcuna indagine, anche di «odine secondario, prima di porre la parola fine a questa Inchiesta. I confooott supplementari che avvengono, o dw avverranno in seguito, non possono apportare elementi di tale importanza da mutare quella che ormai, per le prove raggiunte, è una cowvlnzàone aoqufcìta ed assodata ; cioè che il ricoverato di Collegno e Mario Brunerl non formano che una stessa persona, il dubitare ancora vorrebbe dire chiudere ■U occhi in pieno meriggio per negare resistenza del sole. Solamente la moglie (intendiamo parlare della signora Gtalia Canella), quella che ha atteso con fiducia il compiersi di un miracolo può serbare ancora, nonostante lo siacelo di tulio, una speranza ed una fede immutate. Questo fenomeno è spiegabile col latto che la buona signora non guarda in torno a c-e ma solamente dentro di se. L'immagine del marno scomparso è rimasta nel suo animo come una negativa entro la macchina d'ingrandimento. I suoi occhi non vedono ormai che In proiezione di quell'immagine. Essa non si accorge, ne può accorgerei, almeno per ora, di ebsere vittima di una Illusione, di un vero e proprio miraggio e aspetta ancora flcVuciosa un miracolo, che purtroppo non pu6 avverarsi. La «rispondenza» I testi die si susseguono a Cai-legno cono ormai lutti negativi. Ieri alla presenza del Procuratore del He Aggiunto comm Bruno e del cancelliere cav. Gallo è staio messo a confronto col ricoverato il prof. Barbar ani giù insegnante di lingua italiana alla scuola normale di Verona dove pure si irova: va Giulio Canella. Del prof. Btirbarnm ne avevano parlato all'uomo di collegno quasi fiati i testi venuti da Verona ed era perciò assai, probabile che questi lo riconoscesse. Ma abbiamo notato che in questi ultimi giorni la memoria di quest'uomo — il quale è ora continuamente vigilato — el annebbia. Egli non riesce piti a riconoscere nemmeno coloro che giù, vide in fotografia- Richiestogli se ravvisasse la persona che gli veniva presentata il ricoverato rispose di avere giù. veduto il suo ritratto, ma di non ricordarne il nome. Aggiunse però di sentire una certa... rispondenza, per la quale era tratto a dire di, aver avuto in passato rapporti di insegnamento con lui. IL prof. Barbarani gli parlò del passato, gli nominò il Carducci (che l1 uomo dì Collegno ricordò essere un poeta... bolognese) e gli chiese se ricordava della cerimonia svoltasi in occasione della sua morte nonché degli episodi inerenti". Il ricoverato rispose the rammentava la cerimonia ma non seppe dire nulla di particolare che dimostrasse In modo evidente un tale ricordo, anzi richiesto chi avesse pronunciato il discorso commemorativo, disse di averlo fatto luil Cosa, naturalmente, ohe non è vera. Anche Su altre domande il ricoverato non' riuscì ad indovinare nulla. Prima di uscire il prof. Barbarani chiese 11osnza all'uomo di Collegno di lasciarsi esaminare 1 denti, cosa che l'altro lafido fare docilmente come ai solito. 11 teste sapeva ohe il prof. Giulio Canella imeva un'anomalia dentaria che egli volte controllare nello sconosciuto; ma in lui tale anomalia non esisteva. — Quell'uomo ha qualche cosa del Drot Canella — ha detto il prof. Barbarand — ma 11 portamento non è 11 suo e neppure la dentatura, in quanto poi alle risposte date, egli non ne ha imbroccata una. Dna inglesa • n randagio Secondo testimonio è stata un'ingile se-. Donna Rosa Lucia Taylor, insegnante di lingue a Venezia. Nel 1923, quando abitava a Milano, essa aveva a più riprese incontrato un uomo randagio, barbuto, ohe aveva suscitata la sua commozione. Essa dapprima gli diede qualche denaro, poi in seguito lo forni di effetti di biancheria e di vestiario. Quell'uomo parlava assai bene SI diceva reduce dalla guerra, e fuggito dalla Macedonia dove era stato Prigioniero, insieme ed un capitano italiano del quale le disse il nome; ma non potè dirle il suo perchè — cosi diceva il randagio — non lo ricordava .più. Aggiungeva che doveva essere start© 'insegnante. Lo strano individuo — .racconta la signora — aveva un ancor Iplù strano carattere. L'avvicinava an¬ crsilcbsCaCdecucspLlzpboNqamziscmccpilvNdmtmseazndcsllncltaCvdmimrvnBsprtllrgdtmrIcsmd(tcfncvcmrppsrasivsz che in luoghi pubblici con un fare arrogante, poco in armonia con il suo stato di mendicante ed anzi una volta in un caffè in piazza della Concordia le fece una vera e propria scenata, richiamando l'attenzione dei clienti. Un bel giorno quell'originale scomparve. Avendo letto in questo periodo delle strano vicende riferentesi all'uomo di Collegno e fra l'altro vista da alcuni affacciarsi l'ipotesi che il prof. Giulio Canella fosse un randagio incontrato da parecchie persone in zone diverse e fra l'altro a Milano, donna Rosa Lucia Taylor pensò si trattasse del suo uomo e animata dal desiderio di poter cooperare a far luce su quello che essa riteneva fosse ancora un mistero, parti per Torino e si recò a Collegno. L'aspettava una delusione. Vi era nello sconosciuto una vaga rassomiglianza con li randagio di Milano, ma essa più che tutto doveva esser data dalla barba. Osservando bene, gli trovò gli occhi diversi, e diversa la corporatura. Nemmeno la voce le sembrava più quella. Tuttavia, pensando che quattro anni possono a volte produrre grandi mutamenti specialmente in un disgraziato che vive di elemosina, essa volle interrogarlo per constatare se il presunto randagio avesse ricordato qualcosa di lei — Conosce questa signora T — tu domandato al ricoverato. — Sento una certa rispondenza. L'uomo — come si- vede — rispose con la solita frase adottata per tutti coloro che non cercano il Brunerl. Ma poi non seppe dire di essere statò ne in automobile, nè in carrozza con quella signora che per soccorrerlo l'aveva portato a pranzo in una trattoria. Neppure potè precisare di aver avuto da lei degli Indumenti, nè dire il nome della piazza dove l'aveva incontrata a Milano. Si limitò a rispondere molto genericamente di avere la sensazione di averla vista a Milano, dove era stalo prima della guerra e forse anche dopo. In un altro momento anziché rispondere si raccolse dicendo: «Sto cercando», ma le sue ricerche non portarono a nulla. Fini per chiudere 11 colloquio come l'aveva cominciato, dichiarando: Ho una rispondenza, ma non posso ricordare particolari. Questo però non bastò a convincere la signora.inglese che l'uomo di Collegno' fosse il t randagio « da lei beneficato a Milano e se ne andò di cc-ndo: • Sono proprio dispiacente per la signorai ». Essa, come tutti gli altri testi nel convincersi che il ricoverato assolutamente non è il prof. Giulio Canella. rivolgono il pensiero alla povera signora che non riesce a persuadersi dell'errore in cui involontaria mente essa è caduta. Una notizia inesatta Un giornale di Roma ha riferito le impressioni di una persona che ebbe modo di seguire i colloqui della signora Canella a Roma. Fra l'altro l'intervistato ha dichiarato: «Il pubblico non sa che non solo i famigliari del Brunerl, ma la stessa amante di quest'ultimo, la (ìliiiliiii, dopo avere de posto per il riconoscimento del Brune ri dinanzi al Procuratore del Re si sen tirono in dovere per tranquillizzare la loro coscienza di'recarsi subito presso la contessa Sarfatti, alla quale dichiararono che avevano dei dubbi molto gravi sulla verità di .quanto avevano deposto. La contessa Sarfatti si affrettò ad informare 11 Procuratore del Re, ma nessun provvedimento fu preso al riguardo ». La notizia è assolutamente Inesatta. I famigliari del Brunerl e la Ghidini, come tanti altri, sono ben persuasi e sicuri che l'uomo di Collegno è veramente il Mario Bruneri. Una sorella di costui, come si ricorderà, fu messa (come del resto la Ghidini) a confronto una seconda volta col ricoverato e confermò il primo riconoscimento, che fu del resto ben immediato e spontaneo. Non fu messa a confronto la vecchia madre del Bruneri perchè la povera donna è malata ed un incontro col figlio potrebbe procurarle tale commozione, le cui conseguenze sarebbero gravissime. Del resto la Magistratura torinese procede nel suo compito con uno scrupolo veramente degno di elogio. Non sono soltanto i conoscenti del Brunerl che vengono messi a confronto, ma anche quelle persone che ebbero dimestichezza col prof; Canella. Del resto il colloquio di padre Gemelli col ricoverato ne è una nuova prova, poiché si tratta proprio di un intimo e affezionato amico dello scomparso.