Giornata nera degli «juventini» a Milano

Giornata nera degli «juventini» a Milano Giornata nera degli «juventini» a Milano Internazionale-Juventus (2-1) IntMilano, 11, mattino. La Juventus non ha fortuna a Milano in questa stagione. Era scesa tre mesi fa, appunto contro gli avversari di Ieri, e vi aveva subito una delle sconfitte più nette che essa avesse a registrare al suo passivo da anni. Vi ritornò ieri e Tesilo della battaglia le fu ancora una volta sfavorevole. Spirava un vento freddo, forte ed insistente quando le squadre si allinearono in campo agli ordini dell'arbitro Barlassina di Novara. La formazione delle squadre era la seguente: Juventus: Combi; Rosetta e Allemandi; Barale, Viola, Bigatto; Munerati, Voyak, Pastore, Ferrerò, Torriani. — Internazionale : Degan! ; Gianfardoni. Bellini; Pietriboni, Bernardini, Agradi; Conti, Castellazzi, Powolny, Cevenini III, Rivolta. L'Internazionale dominò all' inizio. Per dieci minuti circa essa tenne il giuoco a metà del campo avversario, riuscendo un paio di volte a minacciare seriamente Combi. Fu Corni dapprima che, raccogliendo un bel traversone di Powolny, effettuava un bel centro che Cevenini calciava fuori; e fu Combi stesso, in seguito, che nel districarsi da un fitto groviglio di amici e nemici, perdeva contemporaneamente e la palla e l'equilibrio causando un momento di ansia nei sostenitori della società torinese convenuti a Milano. Ma la palla veniva allontanata e la Juventus cominciava allora a sua volta a dominare. I suoi attacchi avevano un carattere di grande decisione e miravano senza fronzoli allo scopo. Vojak per primo sferrava improvvisamente un tiro violentissimo, indirizzato proprio ad un angolo della rete. Degani stava all'erta però, e con un balzo attraverso la mezza larghezza della porta riusciva a bloccare di precisione. Bello il tiro e più bella ancora la parata. Qualche minuto più tardi, al 14.o minuto precisamente, giungeva il primo punto della giornata: quello della Juventus. Dalla parte destra dell'attacco Juventino la palla veniva di'colpo trasportata in avanti verso l'ala sinistra; Torriani avanzava, tagliava leggermente verso l'interno e oentrava raso a terra ed aJl'indjetro. Pastore, in piena corsa, prendeva la palla come gli giungeva e la mandava a scuotere bruscamente, proprio all'angolo basso, la rete di Degani. L'attacco era stato cosi rapido ed il tiro così forte e preciso che la difesa milanese ne era stata come sconvolta e travolta. Da questo momento il giuoco assumeva un carattere più aperto. Attacchi alterni, ma essenzialmente azioni a metà campo. Un calcio d'angolo per parte si doveva registrare in questi primi 46 minuti; quello a favore dell'Internazionale provocato da Rosetta In un momento in cui Conti si era portato pericolosamente vicino alla rete di Combi. I torinesi giungevano cosi al riposo di metà tempo in vantaggio. Le cose dovevano cambiare aspetto alla ripresa, la quale, dopo qualche minuto di giuoco incerto, prendeva la flsonomia di una decisa ed insistente prevalenza dei nero-azzurri e di una difesa stretta, disperata dei juventini Per pressoché mezz'ora durò il predo minio dei milanesi e durante esso 11 risultato si capovolse. Dopo 10 minuti di pressione l'Internazionale, vedendo che il successo tardava a venire, ricorreva ad uno dei soliti cambiamenti di formazione: passava Bellini al centro-attacco, mandava Castellazzi all'ala sinistra e retrocedeva Rivolta al posto di terzino. La nuova ala sinistra era stata appena insediata nel 6uo posto che riusciva ad eludere la vigilanza di Barale ed a centrare forte e basso. La palla passava tra un groviglio di gambe e a pochi passi dalla porta, veniva toccata, deviata e risospinta, e giungeva finalmente a Powolny che, arretrato di pochi passi, la proiettava nella rete. ComDl, coperto, non poteva- che abbozzare un tentativo di parata. A mezz'ora dalla fine le sorti tornavano così ad essere alla pari. Come incoraggiati dal successo raggiunto, i milanesi intensificavano la loro pressione 6ulla metà campo avversaria e tre minuti non erano passati che essi raccoglievano nuovamente il frutto del loro sforzo. L'improvvisata ala sinistra nero-azzurra doveva essere questa volta non solo ad iniziare l'azione ma a raggiungere direttamente il successo. Ricevendo un lungo passaggio in avanti, Castellazzi trovava il terreno Innanzi a sé perfettamente sgombro, visto che Rosetta era andato a finire negh avanti, in un tentativo di migliorare le pericolanti sorti della giornata. Allemandi tentava bensì di chiudere il varco lasciato aperto, ma nella sua disperata punta di velocità giungeva per una frazione di secondo troppo tardi. Castellazzi puntava verso la porta. Giunto alla distanza di 4 o 5 metri, fuoeva una finta, come se volesse eseguire un passaggio al centro, e viceversa, girando fulmineamente su sé stesso, tirava basso nell'angolo vicino La mossa del nero-azzurro era stata cosi fulminea che la palla passava nel ristretto spazio tra il palo e Combi, senza che questi potesse nemmeno muoversi. Il dominio dell'Internazionale continuava. Se Conti fosse stato più calmo avrebbe potuto in questo periodo aumentare il vantaggio per i propri! colori. Due volte consecutive egli venne a trovarsi solo davanti a Combi e per due volte gli mancò l'obbiettivo Combi venne ancora chiamato all'ope ra da un tiro ultra potente di Powolny e poi la Juventus, che già accennava a cedere, si riprendeva. ]G11 ultimi die ci minuti videro infatti 1 torinesi prò tesi all'attacco, grazie principalmente al lavoro di Rosetla, che 6i prodigava generosamente m difesa ed all'attacco: se Degani non si fosse gettato coraggiosamente sui piedi di Ferrerò, mentre questi stava per tirare da pochi passi, forse gli sforzi dei torinesi, di portare il risultato alla pari, non sarebbero riusciti vani. La partita fu resa interessante più dall'accanimento in cui fu disputata e dall'incertezza del risultato, che non dallo stile di giuoco dette due squadre. L'Importanza della posta e gli interessi in ballo 60no tali e tanti, In questo finale di campionato, che viene messo da parte tutto quanto non ha il compito di mirare al risultato per la via pacciptinpcapchdqgopstdcmlapvvgms'nleapcmpagompplvtztaatdrdcTlsigtcpsntitctpsaicmsscdeuzctnp a a i a a a più breve e più diretta. E non ci si accorge che nella fretta e nell'orgasmo ci si getta da una parte e si fa sacrifìcio proprio dell'amia più utile e più pratica: quella della tecnica. Non si vede, nel nervosismo generale, che è proprio colui, che più 6a conservare la calma e più sa fare parsimonioso e opportuno uso delle armi normali, quegli che possiede le maggiori probabilità di 'vittoria decisiva. La fìsonomia di questo girone finale 6i delinea ogni giorno più nel senso che una vittoria od un risultato pari riportalo sul campo avversario o comunque in circostanze avverse, può decidere di tutto. L'Internazione stessa, che ha fama di squadra che cura il bel giuoco e che è in realtà, sta per tradizioni come per la natura degli elementi clip la compongono, un'unità che mira più a costruire che a distruggere, é vittima di questo stato di cose. Essa vinse ieri meritando di vincere, ma il giuoco svolto non fu del suo stampo migliore. Diventando nervoso il giuoco s'arruffa. Il fenomeno era visibile anche nei momenti in cui meglio andavano le cose per il settore di attacco neroazzurro. La difesa fu ieri salda e compatta, Degani in primo piano come coraggio, intuito e precisione; la linea mediana ebbe forse il suo elemento più attivo in Pietriboni; ma l'attacco, anche nel momento in cui comandò il giuoco, fu circonfuso da una certa ouale nebulosità di intendimenti. Diffìcile, de) resto, riesce giudicare min squadra che in novanta minuti si presenta, non per ordini ricevuti, ma per autodecisione degli e'emenii che la compongono, in due o tre facefe diverse, con Cevenini che giuoca in quattro posizioni differenti, con una mezz'ala destra che balza Improvvisamente all'ala sinistra e con un terzino che ad un certo momento si trasforma in attaccante. Il giuoco della Juventus contro 1 Internazionale va considerato ad un gradino più basso di quello svolto a Torino domenica scorsa. L'attacco, quando ebbe Pastore duramente toccato, p comportò all'incirca come contro II Torino. Viola, il centro mediano, non lavorò che a sprazzi ed a guizzi. Verso la fine dell'incontro, specialmente in seguito ad un capitombolo, conseguenza di un assalto a due. Viola si trovava in condizioni così menomata che dovette rifugiarsi in terza linea. La difesa, nuella che costituisce un po' come l'ossatura, l'anima della squadra campione d'iltalia. si trovò nella seconda metà dell'incorro a lottare contro un ostacolo inusitato ed imprevisto: quello costituito dal vento costante ed impetuoso. Date le circostanze, come era stata buona politica quella di tenere la palla alla nel primo tempo col vento favorevole, così sarebbe stato indicalo giuocare basso alla ripresa, quando si aveva il vento in faccia. Utile sarebbe stato pure richiamare indietro le due mezze-ali ne; momenti di maggiore predominio dosili avversari, e presentare così uno schieramento che si adattasse alle necessità delle circostanze ed a quelle del momento. Ma nulla di ciò avvennp ed una volta tanto fu dato constatar'' una visione poco chiara della situazione nel settore difensivo più forto che si annoveri tra le sonorlre italiane. Il che. però, nulla affatto compromette dal punto di vista del risultalo fi naie, dato che l'esitn delle tre partite di ieri, oltre a ronfermni-p la resola per la nuale nel enrone finale vinco chi sriuoca in casa propria, rimette praticamente tutti sei 1 coniendont allo stesso livello in fatto di puntegein uVITTORIO POZZO.

Luoghi citati: Milano, Novara, Torino