Il gran cerimoniere dello Zar narra alla " Stampa" come il suo signore andò travolto nel baratro

Il gran cerimoniere dello Zar narra alla " Stampa" come il suo signore andò travolto nel baratro Il gran cerimoniere dello Zar narra alla " Stampa" come il suo signore andò travolto nel baratro (Dal nostro inviato alla... Corte di Nicola II in Finlandia) HELSINGFORS, aprile. Scorrendo i nomi dei massacrati di Ecaterinenburg, non si incontrano quelli che costituiscono V essenza e la pratica dello « zarismo »; quelli che ispiravano o dominavano la politica imperiale di una dinastia disfatta nelle superstizioni ed isolata nelle incomprensioni. Squallido tramonto imperiale! Dov'erano nell'ora della tragedia i già onnipotenti dominatori del palazzo imperiale, i reali artefici della deprecala e fatale politica dello zar, i faccendieri che formavano quasi un muro intorno alle debolezze dello zar e scavarono con la loro opera un abisso tra zar e popolo ed anche tra zar e nobillà? E qual sorte ebbero gli uomini prin cipali della corte imperiale, quelli che tra le fragili e fantomatiche figure dello zar e della zarina agitate da paure, da debolezze, da superstizioni, rappresentavano l'irresponsabile, caparbia e retriva personificazione operante dello zarismo? Bisogna venire in Finlandia per avere la risposta. Tre despoti e una donna Nella strage di Ecaterinenburg si incontrano, accanto ai membri della famiglia imperiale, nomi di figure secondarie che non avevano alcuna in fluenza alla corte di Pietrogrado; dal generale Tatiscief all'umile marinaio Nagorny, dal cuoco, alla lettrice dell'imperatrice. Mancano grandi nomi. Le alte personalità della corte sono riuscite a salvarsi dal grande naufragio imperiale e, benché odiatissime dal popolo, ebbero salva la vita quasi come un involontario premio alla loro cieca opera che aveva preparato e reso inevitabile il crollo dello zarismo. La figura preminente alla corte dello zar era rappresentata dal generale conte Vladimiro Friedrichs, che per venticinque anni consecutivi occupò l'alta carica di ministro della corte imperiale. La sua potenza non aveva limiti; da lui dipendevano le terre, i teatri, i musei, le residenze imperiali, gli appannaggi dei granduchi. Tutto era subordinato alla sua volontà; da lui dipendevano le corti dei granduchi e spesso anche i ministeri, l'ulta la politica dello zar era dominata ed ispirata da lui. A tutti questi incarichi il conte Friedrichs aggiungeva anche quello di comandante delle guardie a cavallo e sapeva brillare nell'alta società pietrogradese ed alla corte per la sua ricercata eleganza. Possedeva parecchi palazzi; nessuno sapeva calcolare le sue ricchezze. Accanto al conte Friedrichs sorgeva l'alta e dura figura del generale Vladimiro Vaiekoff, comandante degli ussari e comandante di palazzo, genero del ministro di corte. Tutti i servizi di polizia intorno alVimpefatore, i viaggi imperiali, la sicurezza delle residene, dipendevano dal generale Vaiekoff, uomo di aspra energia che incuteva terrore ai suo solo apparire. Persona di fiducia del conte Friedrichs, che per la tarda età aveva vacillante la memoria — quando scoppiò la guerra europea il ministro di corte festeggiava il suo settantacinquesimo anno — era il barone Stackelberg, cerimoniere di corte. Accanto a queste influenze dominatrici, un'altra influenza occulta veniva esercitata sullo zar, attraverso la zarina, da una donna : Anna, Alessandra Virubova. Intima amica dell'imperatrice e sua fedele compagna di tutti i giorni e di tutte le ore, Anna Virubova, figlia del direttore della cancelleria imperiale, aveva presentato ed imposto a corte Rasputin. L'imperatrice, debole di spirito e superstiziosa, non vedeva che con gli occhi della Virubova e di Rasputin ed esercitava, sotto queste suggestioni, una decisiva influenza sullo zar. Come sfuggirono alla tempesta Scoppiata la rivoluzione a Pietrogrado, la folla, intuitivamente, individuò subito nel conte Friedrichs il principale responsabile del regime che si inabissava. Popolani e soldati corsero, come primo atto della rivoluzione, al fastoso palazzo del conte Friedrichs, nella Postomskaia, lo saccheggiarono, lo incendiarono, lo raserò al suolo. Invano la moglie del conte Friedrichs cercò in quei giorni tumultuosi ospitalità presso famiglie amiche; molte porte le furono chiuse in faccia perchè appariva, per i molti odi che circondavano il nome di Friedrichs, troppo pericolosa. Ritor-'nafo a Pietrogrado il conte Trìvi a a e o o r ? i e e i a ; l o a e , o a o i o e r A i o a e i . a o . o a . i n . oiil e ti oe o o el ni e e li - i drichs si mise a letto dicendosi gravemente ammalato. Non si interessò minimamente di quanto accadeva alio zar, parve disinteressarsi di quanto avveniva in Russia. Attese gli eventi in una camera appartata senza essere molestato dai bolscevichi. Ló' scorso anno i bolscevichi gli permisero di uscire dalla Russia ed egli si trasferi, assic.ie alla figlia Emma, ad Elsingfors. Non potè salvare nessuna delle site molte ricchezze pietrogradesi. Solo la contessa Emma Friedrichs, come unirò ricordo de' tempi trascorsi, riuscì a contrabbandare in Finlandia un pacco di lettere della zarina, di cui era amica. Il conte Friedrichs possedeva una proprietà in Finlandia, e col ricavato della sua vendita trascorre comodamente i suoi ultimi giorni ad Helsingfors, assistito dalla figliuola. Il conte Friedrichs ha ora ottantotto anni; la sua.mente annebbiata non ricorda o non ; :ol ricordare le trascorse vicende degli ultimi dieci anni ; memorie ingrate che mal si adattano ad una vecchiaia che vuol essere tranquilla. Non ama gli si parli di quanto è avvenuto dalla dichiarazione di guerra in poi; sfugge ogni discorso sulla tragedia imperiale; parla pochissimo anche dei suoiventicin/rue anni trascorsi a Zarsknie Selo e a Pietrogrado come ministro della corte imperiale. Tutta roba triste, che richiama troppo alla me moria il drammatico epilogo. Egli preferisce discorrere dei suoi anni giovanili, della sua brillante carrie ra di ufficiale, dei suoi successi mondani. Dalla fortezza al pollaio Suo genero, il generale Vladimiro Vaiekoff, arrestalo a Mosca mentre, nei primi giorni della rivoluzione, fuggiva lo zar in disgrazia, venne ricondotto a Pietrogrado c fu rinchiuso nella fortezza di Petropavlovsk. Evaso dalla fortezza, riuscì, per lungo viaggio, ad abbandonare la Russia bolscevica, ed ora vive a Terioki, presso la frontiera finlandese-russa, allevando dei polli e scrivendo le proprie memorie. Il barone Stackelberg vìve ad Helsingfors, dedicandosi all'importazione del cotone. Anna Virubova, dopo agitate vicende e parecchi mesi di prigionia, si è ritirata assieme alla madre a Viborg. I principali attori della'corte dello zar Nicola II, sfuggiti alla tempesta bolscevica, vivono tranquillamente in Finlandia, e non sembrano, per la verità, troppo tormentati dai ricordi del recente passato. Manca in questa rassegna il nome del conte Reckendorff. grande maresciallo di Corte e fratello delVex-ambasciatore russo a Londra. Il conte Reckendorff rimase in fedeltà accanto allo zar, nell'isolamento di Tsarskoie Selo; ma quando apprese che la Famiglia Imperiale sarebbe stata esiliata in Siberia, dichiarò che la sua salute non gli permetteva di andar tanto lontano. Forse egli già presentiva l'imminente tragica fine dei Romanoff. Il conte Reckendorff rimase a Pietrogrado fino a due anni or sono, quando, avuto dai Sovieti il permesso di abbandonare la Russia, si recò in Estonia. Ma colpito durante il viaggio da una polmonite, appena varcata la frontiera russa, giunto a Narva moriva. L'inedita testimonianza Vi erano dei punti oscuri negli atteggiamenti dello zar Nicola li e della sua Corte nel primo periodo della rivoluzione russa. Come lo zar apprese e valutò le notizie della rivoluzione? Quali forze decisive lo indussero all'abdicazione? In qual modo si disgregò la Corte Imperiale e Nicola il fu abbandonato dai suoi più fidati consiglieri ? Solo un personaggio della Corte, che visse in quei giorni a fianco dello zar e ne seguì tutte le vicende fino al momento in cui l'imperatore rientrò, prigioniero, a Zarskoie Selo poteva rispondere a queste domande, recando nuovi, precisi elementi di fatto alla storia del dramma russo. Il barone Stackelberg, ex-cerimoniere Ci Corte e uomo di fiducia del conte Friedrichs, al quale è tuttora assai devoto, ha consentito a chiarire per la Stampa, sulla scorta del le sue memorie, fai>i e vicende che precedettero e seguirono l'abdicazione dello zar, rimaste finora ignote. Il racconto ha carattere documentario, anche se in qualche punto o i i i i , e o r e i , e i l a e o — come, ad esempio, quello che riguarda la precipitosa partenza dei generali Friedrich* e Vaiekoff, che abbandonarono lo zar cercando salvezza per proprio conto — appaia in voluta ombra e consigli differenti in. terpretazioni. Primi taoni « Il 23 febbraio vecchio stile russo (8 marzo) — mi racconta il barone Stackelberg sulla scorta di un suo inedito manoscritto — partimmo, come di consueto, col treno imperiale, al seguito dello zar, per il Gran Quartiere Generale, a Mohileff. In questi viaggi alla stafka il seguito non era numeroso, ma, come sempre, vi partecipavano il conte Friedriehs, il generale Vaiekoff, il principe Dolgoruki ed io. Nessuno di noi aveva neanche una lontana sensazione che Pietrogrado fosse alla vigilia di una rivoluzione. Poco prima di partire apprendemmo che a Pietrogrado vi erano state delle dimostrazioni per la crisi del pane, ma non vi demmo importanza. Il 9 ffiimjiemmo o Monile/, e il 12 un dispaccio del maresciallo di Corte, conte Beckendorff, informava l'imperatore che, per dichiarazione del ministro della Guerra, generale Relaieff, la situazione dell'imperatrice, della granduchesse e del principe ereditario si era fatta critica, e che perciò era opportuno ed urgente il trasferimento della Fa miglia Imperiale a Mohileff. Fu tenulo un Consiglio: l'imperatore, assai preoccupato per la sorte della propria famiglia, dichiarò che tutte e quattro le granduchesse erano ammalate di roteolea e che non avrebbero potuto mettersi in viaggio senza incorrere in un aggravamento. Lo zar decise di rientrare a Zarskoie Selo e la sera stessa ci mettemmo in viaggio. Il giorno 13, avvicinandoci a Pietrogrado apprendemmo che*t rivoluzionari, padroni della rete ferroviaria dei dintorni della città, non avrebbero lasciato che il treno imperiale giungesse a Zarskoie Selo ma ci avrebbero tradotti come ostaggi a Pietrogrado. Che fare? Risognava ritornare a Mohileff o andare a Pskoff allo stato maggiore del generale Russky comandante del fronte settentrionale. Scegliemmo questa seconda direzione. « Giunti a Pskoff, apprendemmo dai giornali le notizie della rivoluzione di Pietrogrado e l'intimazione allo zar di abdicare a favore del principe ereditario. Lo zar, dopo un colloquio col generale Russky, incaricò il generale di informare il presidente della Duma che l'imperatore era pronto a fare tutte le concessioni costituzionali purché fosse ristabilito l'ordine nel paese. Rodzianko rispose che ormai era troppo tardi: bisognava abdicare. Scoppio di pianto nel vagone n Così fu che lo zar Nicola, dopo una notte agitata, al mattino del 15 decise di abdicare a favore del figlio. Ma poco dopo, assalito da inquietudini, fece chiamare il professore Fiodrof e gli chiese se la malattia dello zarcvich fosse veramente inguaribile. Alla risposta affermativa del medico dichiarò che non gli era possibile staccarsi dallo zarevich, bisognoso di vigili, assidue cure famigliari. La Duma ed i generali insistevano perchè lo zar, già propenso a farlo, abdicasse. Sentimmo che un baratro stava per aprirsi in Russia e supplì cammo'l'imperatore a non abdicare, a resistere, ad attendere. Lo zar ap pativa assai scosso tuttavia rinviò la sua decisione definitiva al momento in citi fossero giunti a Pskoff i delegati inviati dalla Duma per sot toporgli l'atto di abdicazione. Alla sera del 15 marzo giunsero a Pskoff i deputati Guchkoff e Shulghni e lo zar firmò la sua abdicazione. Apparentemente in queste giornate burrascose lo zar sembrava tranquillo e quasi indifferente: ma questa sua ostentazione di calma e di freddezza era una maschere, destinata a nascondere l'interna tempesta poiché poco dopo firmata l'abdicazione si ritrasse nel proprio vagone e chiamato il conte Friedrichs gli si gettò al collo e pianse lungamente coma un bambino. L'addio della madre « 71 giorno stesso della firma dell'abdicazione ci rimettemmo in viaggio per Mohileff poiché lo zar voleva congedarsi dallo stato maggiore ed a Mohileff dovevamo attendere istruzioni per ritornare a Pietrogrado. A Mohileff attendemmo sei giorni che il governo rivoluzionario desse le necessarie disposizioni per far rientrare lo zar a Zarskoie Selo. Eravamo come isolati e senza notizie. Fin dal primo giorno del nostro ritorno a Mohileff da Kìew giunse alla stafka {quartier generale) la madre dell'imperatore che rimase accanto al figlio fino al giorno che precedette la nostra partenza per Zarskoie Selo. Drammatica fu la separazione della vecchia madre, che ripartiva per Kiew per rientrare in Danimarca, dal figlio che aveva perduto l'impero e eh* stava per avviarsi verso un oscuro destino. Pareva quasi che la madre presentisse che non avrebbe, più riveduto il proprio figliuolo! Lo zar era rientrato alla stafka esauto rato; non era più nè imperatore, nè capo dell'esercito. Gli ufficiali dello stato maggiore del generale Alexeieff, che nutrivano ostilità e rancori contro il ministro di corte e contro il comandante di palazzo, fecero pervenire al seguito dello zar ed ai due generali interessati il mònito ch'essi non garantivano la sicurezza personale dei generali Friedrichs e Vaiekoff e insistettero sull'opportunità del loro immediato allontanamento da Mohileff », Il congedo dagli affidali I due generali — che avevano ac centrate nelle loro persone le maggiori responsabilità ed i maggiori odi dello zarismo — abbandonarono lo or appena ritornati a Mohileff e si diressero a Pietrogrado. Il conte Friedrichs che aveva dominata per venticinque anni la corte dell'ultimo Romanoff non doveva più rivedere lo zar. Con Nicola II rimasero poche persone del seguito e fra queste il barone Stackelberg. « L'ultima scena dell'abdicazione — prosegue il barone Stackelberg — fu il distacco dell'ex zar dal suo stato maggiore. Gli ufficiali furono radunati in una sala-, lo zar, con grande calma e con parola fredda, annunciò che gli interessi supremi del la patria lo avevano indotto ad ab dicare e prese congedo dal proprio stato maggiore. Molli ufficiali pian gevano. Ritiratosi lo zar un granduca entrò nel mio ufficio e dopo un pianto dirotto svenne. « La partenza dello zar per Zarskoie Selo non ebbe nessuna delie manifestazioni esteriori delle precedenti partenze e parve lo squallido funerale di un trono. Niente riviste militari, niente schieramenti di ufficiali e di soldati. Quattro borghesi inviati dalla Duma erano giunti il giorno precedente per prendere in consegna lo zar. Nicola li, accompa gnato da qualche persona, entrò non senza tristezza per la mutata scena in confronto alle ■ precedenti partenze, nel proprio vagone. Giunto il tre no a Zarskoie Selo, io proseguii per Pietrogrado dove avevo la mia famiglia. Non rividi più lo zar e di lui non seppi più nulla se non ìa fonte indiretta ». II barone Stackelberg restò a Pie trogrado, ad amministrare i beni della Corte tramontata, fino a A me si dopo l'avvento dei bolscevichi; da quali ottenne poi, date le dimìssio ni, un passaporto per la Finlandia Sgaaglxamento Dal racconto del barone Stackelberg appare l'isolamento dello zar in Russia ed al quartier generale al momento della rivoluzio?ie e, sebbene avvolto in qualche fragile velo di apparente giustificazione, lo squagliamento della sua corte, la fuga dei suoi più fedeli consiglieri, dal conte Friedrichs al generale Vaiekoff, subito dopo l'abdicazione. Una sola persona del seguilo imperiale che si trovava a Mohileff, il maresciallo di corte principe Dolgorukofff seguì lo zar entro la reggia di Zarskoie Selo. Lo stesso barone Stackelberg precisa l'abbandono in cui venne a trovarsi lo zar al momento della rivoluzione. u Di solito — mi dice il barone Stackelberg — quando lo zar Nicola si trovava al quartier generale molte persone della nobiltà e della politica venivano a chiedergli udienza. Nei primi giorni decisivi della rivoluzione nessuno si presentò per informarlo e per consigliarlo. Forse ìa nomina di un Ministero costituzionale e parlamentare concessa dallo zar nei primi giorni della rivoluzione avrebbe potuto ristabilire la situazione. Lo zar era informato solo, attraverso al capo dello stato mag giore generale Alexieff, dal presidente della Duma, Rodzianko, nel quale non aveva fiducia. Perciò lo zar, non rendendosi conto della situazione, rifiutò w-i primi giorni della rivoluione di nominare un Ministero par' lamentare e quando il quattordici marzo consentì a questa richiestat Rodzianko, presidente della Duma, gli rispose' che ormai era troppo tardi e che bisognava abdicare. E l'aodicazione veniva contemporaneamente chiesta dal generale Russky, aiutante di campo dell'imperatore, che si trovava a Pskoff. I principali eomandanli delle armate russe, a cominciare dal granduca 'Nicola Nieolaievich, telegrafarono allo zar — per probabile richiesta avuta da Rodianko e da Guchkoff — consigliandogli vivamente l'abdicazione. Rasputin « Lo zar ignorava le condizioni rea. li della Russia. Egli, per timore che il granduca Nicola Nicolaievich potesse proclamarsi imperatore, aveva assunto il comando supremo dell'esercito e talora rimaneva parecchi mesi — fino a sei mesi — lontano dalla capitale. Egli veniva informato dall'imperatrice, che conferiva personalmente coi ministri e sulla quale Rasputin esercitava una decisiva e deleteria influenza. Lo zar aveva grande amore per la famiglia e sconfinata devozione ai consigli dell'imperatrice. L'influenza di Rasputin fu assai nefasta. Ma ciò che è più singelarc è che essa abbia potuto estere esercitata per tanti anni quantunque tutti i personaggi CI corte avessero antipatia ed avversione per U monaco avventuriero. Tutto Tentonrage dell'imperatore era contrario a Rasputin. La madre dell'imperatore, ostilissima al monaco, aveva fatte ripetute, inutili pressioni sul figlio perchè Rasputin fosse allontanato da corte. Rasputin introdotto e protetto a corte dalle mogli dei granduchi Pietro e Nicola Nicolaievich e dall'amica intima dell'imperatrice, Anna Vyrubova, dominava lo spirito mistico ed Inquieto della zarina. « Forse, per sè stesso, Rasputin non sarebbe stato pericoloso ma non pochi personaggi, compreso lo stesso Protopopoff, intrigavano intorno a lui e si servivano ai propri fini del suo sconfinato prestigio. Io escludo in modo assoluto che l'imperatrice — come fu detto da alcuni — fotse l'amante, di Rasputin. L'imperatrice aveva una venerazione per 'Rasputin che essa, ignorando la frenetica esistenza disordinata del turpe monaco vizioso, riteneva un sant'uomo che incornasse lo spirito di Dio a protezione della casa imperiale russa. Ed. in realtà, fosse il caso o fosse una magnetica suggestione esercitata da Rasputin, quando essa giungeva a corte il principe ereditario guariva improvvisamente della misteriosa malattia che lo tormentava, per la quale invano si era fatto ripetutamente appello ai più celebrati medici d' Europa. Molte cause concorsero al creilo russo : l'isolamento dello zar, le deleterie influenze della zarina, l'assoluta incomprensione della situazione, l'estrema debolezza del Governo rappresentato da Galitzin e da Protopopoff, l'abbandono dei generali che consigliarono rabdicazione. La rivoluzione quasi non ebbe ostacoli ai suoi inizi, trovò aperte tutte le vie, fu aiutata da esaltazioni e da smarrimenti; l'impero cadde come un logoro scenario ed atta sua caduta contribuirono, con le loro debolezze e con le loro diserzioni, in larghissima misura coloro che avrebbero dovuto difenderlo, a cominciare dai generali e dai nobili... >. Libro chioso Il cerimoniere di corte, l'uomo di fiducia e l'interprete del conte Friedrichs, non si attarda troppo in considerazioni sui non lontani splendori del passato: nulla attende per sè e per la Russia: le possibilità del 'domani lo lasciano freddo come le tragedie di ieri. Per lui lo zarismo è un libro chiuso: egli si sente lontano non solo dallo zar ma anche dalla Russia. Del resto egli, barone baltico, più che un russo, era soprattutto un uomo di corte. I titoli di ieri non gli servono più : nè in Russia nè neL la nativa democratica Estonia, che. gli ha confiscate 1: 1 ere. Ed egli ricomincia la sua esistenza in Finlandia, di fronte olla Russia ed all'Estonia, riprendendo dopo parecchi secoli quei commerci che condussero i suoi lontani, proavi alla conquista delle terre e dei mercati balticj. LUCIANO MAGRINI.

Persone citate: Alessandra Virubova, Anna Virubova, Anna Vyrubova, Imperiale, Nicola Nicolaievich, Romanoff, Vladimiro Vaiekoff