Dichiarazioni del Procuratore del Re sull'inchiesta per identificare l'uomo di Collegno

Dichiarazioni del Procuratore del Re sull'inchiesta per identificare l'uomo di Collegno Dichiarazioni del Procuratore del Re sull'inchiesta per identificare l'uomo di Collegno «Vogliamo recidere il misterioso filo che lega le due persone» La Procura del Re, avocando a sé il compito di espletare tutte Je indagini, presiedere ai confronti, agli interrogatori, raccogliere materiale per le peritic, esaminare giornalmente i fasci di corrispondenza die 6i riferiscono al' caso Canella-Bruneri, ha intrapreso un lavoro gigantesco clic deve portare a compimento senza per (mesto trascurare quelle che sono le ordinarie pratiche dell'ufficio. Il pubblico che attende impaziente di giorno in giorno una risoluzione deflniiiva e non ha idea di ciò che vuol dire procedura, e rispetto alle forme legali, ha invece l'errata impressione che le cose procedano lentamente. Jnterpreti dei lettori non possono, essere clic i giornalisti, ed 6 per ciò che ieri, insieme ai colleglli di altri giornali, ci siamo recali à sollecitare il Procuratore del Re, gr. uff. Colonnetta, perche volesse dirci e che punto «si trova l'inchiesta. Solamente in seguito alle nostre vive e ripetute insistenze, il Procuratole del Re, facendo omo strappo alle sue consuetudini di magistrato, ha acconsentito a ri-, spondere ad -alcune domande. Tenere oonto fd tutte •—- Si tratta di un'caso veramente eccezionale — abbiamo cominciato noi; — la curiosità, anzi, più precisamente, l'intere66e del pubblico e vivissimo. La domanda: «E* Bmneri o CanellaO », nonostante tutto quanto è stato fin qui pubblicato, ricorre insistentemente in tutte le conversazioni. — Noi comprendiamo — risponde il Procuratore del Re — l'impazienza di veder chiarita la personalità dello sconosciuto. E' manifestazione di onestà collettiva, delia parte più sana della popolazione italiana. Trascuro i pochissimi che speculano sulla eccezionalità di quest'indagine e ne fanno argomento di assurdi o sconvenienti discorsi, di immonde canzonetta, accomunando la nobile figura del prof. Cartella che emerge per dottrina, austerità di costume e patriottismo, con quella scialba e spregevole di un truffatore, imboscalo in guerra od In pace. L'anima purissima del prof. Giulio Cartèlla non può subire il confronto, come i fiori putridi del delitto, della suburra,- del disfattismo non possono essere confusi coi fiori candidi del misticismo e del sacrificio. — A che punto si trova l'inchiesta? — L'indagine è rigorosa, solerte, ed il", mio valente collaboratore eòmin. Bruno, che, con zelo e con perspicuamente e con mirabile imparzialità, vi attende, sta radunando i copiosi materiali fornitici, ed aspettando i risultati dèlie perizie predisposte. ;~— La Scuola di Polizia scientifica di Roma Ita però portato un buon contributo per il riconoscimento. Noi proseguiamo l'inchiesta non ostante le risultanze decisive dello impronte digitali, delle perizie somatiche dei' rilievi oggettivi c grafologici che, indubbiamente, sono inconfutabili. Dobbiamo tener conto di quello che vi 6 ài vario e di oscuro e di imprevisto nella natura, nella psiche umana e nella fatalità degli eventi, e ci siamo Imposti di proseguire nella poliedrica opera cogli occhi imperterriti di Edipo'e con -le orecchie turate di Ulisse. — Di questo, la 6tessa signora Canella dovrà essere soddisfatta, v'— Alcuni ci rimproverano di essere addirittura inumani verso il dolore, di ^nell'ottima signora, la quale, o sinceramente crede, od in ogni peggiore Ipotesi non teme già, che il creduto marito, abbia mentito, ma chi? ella non pòssa più credergli per il cumulo delle prove obiettive-erette contro il suo sogno.- Quest'accusa non ci può essere mossa dalla vigile, saggezza della signora, che segue la nostra opera c sa come noi vogliamo recidere il misterióso filo che lega le due persone per una fatale somiglianza fisiologica, in guisa che non essa sola ma tutti siano nersuasi clic eventualmente un malfattore non si sia introdotto nella sua casa usurpando i più santi affetti famigliari, La cultura dantesca ■ t Quale precisa convinzione si è tutta, lei, della .coltura dfillo sconosciuto? — A questo proposito vorrei rilevare un'inesattezza espressa dalla signora, riguardo all'esame della coltura stori* c'a. c letteraria e musicale'del preteso marito. Ella ha citato tra i pezzi suonati dal prof. Lessema la- sola Sinfonia 3 di Beethoven; non ha ricordato che furono fatti udire alio « sconosciuto » (cosi dobbiamo ancora chiamarlo) la-.Marcia Reale, l'inno di Mameli, l'aria • Addio del passato » della Traviata, « La. donna è mobile » del Rigo- so traSsatrealll'aa. re rabericdeScovitchmaconedominebitrozaTorusetimde10poperòduvaceVafaluintra qusavaminveainopad10GteqfuddsuVchchanlesoIscisup« dmdtegu11mchhprancridfgVpcecnlcmTtrnlacfrfmpltetto, il • Va pensiero... » del Nabucco.e' che la 3.a Smionia era stata da lei 1o' che la 3.a Sintonia era stata, da lei | indicata come imo dei pezzi suonati già dal prof. Canella, distinto dilettante di pianoforte, e, se non erro, di violino e di' violoncello. Così ha. lamentato che si sia troppo preteso da una mente sconvolta chiedendole il simbolo di Beatrice nel poema dantesco. 11 preteso smemorato tiene da un mese la Divina Commedia' e, non vi ha scrino (tiretto alla signora (a firma.Giulio Canella) che non'contenga-parecchie -terrine di Dante intercalate. Egli scrive i commenti del I e del II Canto ai figli, commenti spesso errati, ripitoducenti. gli errori delle annotazioni del testo, in cui si dice tra l'altro, ed egli lo ripete, che -Virgilio visse sotto il regno di Giulio Cesare. i — >Su questo punto, allora, non si possono conservare dubbi... — Nessuno. A tutte le domande fattegli» le più facili e comuni, avrebbe potuto rispondere «mo scolaretto delle prime classi ginnasiali. E si vuole trovare un professore di belle lettere e di filosofia 1 — E nonostante questi insuccessi, tucano continua a rimanere... fedele alla sua Divina Commedia? •— Fedelissimo,- anche se... non ha saputo dire quale sia il simbolo di Beatrice, - cosa che lutti i lettori di Dante .sanno. ■ — E può dirci altri particolari iuteressantil ■ —' Non. voglio rivelare altre pagine d'inchìes» né con questo provocare un giudizio che'- non può essere conclusivo. D'altronde noi non dobbiamo dare la. dimostrazione o fare l'apologia di nna tesi, ma il quadro completo ed esatto di una realtà, omettendo Ogni gioco volgare ed infecondo di personalità, resistendo ad impressioni soggettivo lontane da] pregiudizio che le apparenze valgano meglio della verità, guardandoci anche dal fascino che inciterebbe a parteggiare per la persona ebe mostri le qualità più belle e più mire Descrivere, ■ notomizzare, curare Ogni più lieve indizio, .ogni più intima fìttn. dell'anima per sintetizzare ed affermare o negare infine con coscienza sicura se dovremo inchinarci di fronte ad unteletta figura di dotto e di soldato od aprirgli le Porte d€l carcere n«r= «contare l« pene che deve espiare jd onesto lavoro speriamo che ci ain Ut a accompagni l'opera oneste ed Imparziale della stampa » Le eia* vis ccAsGgMupnacpzm6scriCgCon questo parole il Procuratore del tzs .dirci quando siid£ro^rr^rW1»-!«Z^aZ^mìia diicL calando si/roMluffllDcS, (i^i PiOT- n ? e , * o o ) , - so che le prove raccolte determinino trattarsi di Mario Rruneri. Sembra però che in questo caso, due sarebbero le vie che il magistrato potrebbe seguire: o ordinare senz'altro alla Polizia, che È organo esecutivo, l'applicazione dei mandali di cattura a. carico del latitante, oppure provocare un'ordinanza del Tribunale. Naturalmente in tale circostanza entrerebbe in scena la difesa con un regolare ricorso, ma esso non potrebbe sospendere l'esecuzione dei mandati. Si sta. intanto riordinando, anzi ricostruendo minuziosamente tutta la vita del Mario Bruneri. Lo... storico che si occupa di lui e naturalmente il magistrato. Il Bruneri è stato seguito con pazienza, nella 6ua giovinezza, nell'età virile; quando si sposò, quando parti soldato, allorché fu operaio militarizzato, poi spostato di professione, e si accompagnò con donne di dubbia fama. Nt'l -voluminoso dossier si trova la descrizione della sua esistenza a Genova, à Milano, ed infine a Torino, senza che vi sia alcuna interruzione di continuità. L'unica lacuna, se può chiamarsi tale, è quella dell'ultimo tempo passato a Torino prima dell'arresto al Cimitero la mattina del 10 Marzo. Lacuna per modo di dire, poiché la Ghidini fece anche di questo periodo un minuzioso racconto che però non poteva essere controllato. I due, giunti senza denari da Milano, vagabondavano come due miserabili in cerea di aiuti. La donna si recava in Valsalico, qua e là per trovaj-c una famiglia che l'assumesse a sei-vizio: lui. affamato, abbattuto, timoroso di incontrare .persone che lo conoscessero troppo avessero ragione di indicarlo a qualche agente della Polizia con la quale doveva saldare diversi conti. Casa, quei due non ne avevano. Alloggiavano alla 6era. quando avevano racimolato. Dio sa come, qualche denaro in quelle locande di inlimo ordine dove non si guarda tanto per il sotti'c ai olienti. Quando non avevano soldi, nonostante la temperatura invernale, passavano la notte all'aperto. Una vita da disperati che terminò la mattina del 10, allorché il Bruneri si congedò dalla Ghidini dicendole che andava ai Cimitero. Sapeva costei che l'uomo andava in quel sacro recinto per compiervi un furio? Essa sostiene di no. Il Bruneri, di tempo in tempo, aveva l'abitudine di andare al Camposanto a pregare sulla tomba della nonna, la contessa Val-persa, c la donna pensava che anche quella volta egli fosso andato a chiedere, all'ombra della sua illustre antenata, consiglio e forza per vincere le avversità del destino. Amnesie • reminiscenze L'avv. Salvatore Pagiionica, professore di materie giuridiche al Regio Istituto tecnico superiore di Verona, ci scrive facendo alcuni rilievi che, a suo giudizio, hanno un grande valore pressoché definitivo. Egli dice che lo « sconosciuto » ha ricordato il uqme dell'aw. Dall'Olio, testimóne al suo matrimonio; ha riconosciuto nn suo discepolo precisando, anche che un tempo era più magro e non portava gli occhiali: ha ricordato il nome di un suo collega insegnante d'italiano, 11 jprof. Barbarani; ha descritto la nomina a direttore delle Scuole tecniche di Verona del collega prof. Rigo; ha ricordato che un altro collega, il prof. Barbieri, fu direttore contemporaneamente delle scuole tecniche c normali veronesi, e che era morto poco dopo essersi dimesso da quella carica; che le scuole tecniche e normali di Verona si trovavano nello stesso fabbricato. I-la inoltre ricordato che gli atti del Consiglio provinciale di Verona venivano stampati da un tipografo grasso; e quando gli fu accennato alla sciabola di capitano che egli possedeva all'inizio della guerra corresse ch'egli allora era tenente e non capitano, e che la sciabola fu da lui portata in luogo sacro. Infine ricordo il nome di Don Tagliaferro e come con lui si fosse trovato in .maro. Tutti fatti e particolari riscontrati autentici L'av*. Pagiionica deduce da questi rilievi che soltanto il prof. Giulio Canella poteva conoscere questi partico lari. Vediamo. Anzitutto é bene mettere ancora una volta in chiaro un parti colare che ha la sua importanza ai fini che il magistrato si propone, di raggiungere, cioè, la verità in questo fantastico romanzo vissuto, i riconoscimenti del Mario Bruneri furrmo seni pre immediati e precisi: la moglie sua le due sorelle, ri fratello, il suo flgliuo .50r5^?' 11 lJ.aie"°- « suo nguuoi 1<5tt°. appena messi a confronto, col n- i | i a o a o are i, ti. o, io si te e odi i, e a i i e n ie i d ni oge à, na ù re ma fza te olre re n ed cove-rato, riconobbero subito il .loro congiunto, con una sicurezza assolutaAltrettanto avvenne quando furono mossi in presenza del ricoverato la Camilla Ghidini, il Vitrotti, la Tiibàldi, il tipografo Limone, don Luigi Re, il signor Micci, i coniugi Ebner. Non fu notato up attimo di esitazione e ciò petchè da poco tempo tutte-queste persone avevano -perduto di vista il Bruneri. Non si può dire che altrettanto sia avvenuto per tutti coloro che furano-] chiamati a riconoscere mei ricoverato il prof. Canella. Come si ricorderà, per-, fino il fratello venuto da Verona la prima volta rimase dubbioso. Parlò, anzi, di una cicatrice che il prof. Giulio avo va ad un tallone, cicatrice che non fu riscontrata, come non fu... trovato il nèo sotto lo zigomo sinistro Ma, a parte ciò, noi abbiamo visto che la contessa Priuli, tntiniissima dei Canella, non riconobbe assolutam-unte il prof. Giulio e, pur notando qualche rassomiglianza nel profilo, rilevò tutte le differenze tisiche de] ricoverato; il prof. Soranzo, intimo amico dall'infanzia del prof. Canella, dichiarò che Tuo mo di Collegno non 6 l'ex-capltano dir 6perso in Macedonia; il prof. Dall'Olio anch'egli non lo riconobbe; il giornalista Armando Lovato ebbe la sensàzioaie che non si tratti de] prof. Canella, ina rimase sorpreso sentendo ricordare, dal ricoverato l'on. liberti, direttore del Corriere del Mattino; don Gerolamo Ta gliaferro non € trovò in lui il prof. Canella », ma rimase dubbioso; il maestro Renato Tagliaferro dichiarò che non si tratta del suo antico professore i] dott Maraschini ed il Còmm- Tanara ebbero una impressione molto incerta e si mo strano propensi al non riconoscimento; il dott. Ferrante negò che si tratti del prof. Canella; il conte Dalla Torre fu dello 6tesso cunvinclmento assoluto ; la cugina del disperso, signora Milanesi, se ne tornò delusa e rattristata a Belluno, e così via. Furono invece per il riconoscimento il prof. Rigo di Verona, ed il giovane Bavaresco, ex-attendente: il signor Castagna, oltre al magg. Cantatuili, che fu il più esplicito."ed al ten. Parisi che furono tra i primi, con la signora Canella. a dichiarare che si tratta veramente del professore veronese. Ma ritornando alla tesi dell'aw. Pagiionica facciamo osservare — perchè Jn questa grave contingenza bisogna andar guardinghi — che il ricoverato di Collegno al giornalista Levato ricordò l'Uberti per averlo sentito nomina. ricseniericmmecUMaallfustesafetEbdibichcodiprrazitine ladavoaldu. nefabivoBrinfebilibirelealcitrogdifaa compepcibCti19è egrechè dchfateppspfrdmdhpvindrasdazaqepvucqsrrntnsdllatcSasdpmaalMmcnsdtobdipt■mpsqel sii »-!Pjx^ratwTdaFWNe?gtfnà~^TéiAITsi/re dal canonico Zamboni. Fu questi OT- e segnalare per dovere _ l'«pjfiedio. ai a l a n n e e a e e o , a e o e o o n a i , ; l c i o e i e a e a . i e i i o o on- o asa or o a aa o-] to r-, ii, o fu il to ricoverato di Collegno fu a Deserizano senti parlare di molte cose, e non c'è niente di straordinario se egli oggi si ricordi di quanto apprese allora. L'uomo di Ccllegno per essere uno « smemorato » ha dimostrato di avere una eccellentissima memoria. Fieri di strada Un altro lettore ricordando che il Mario Bruneri fu operato di empiema all'Ospedale Militare osserva che gli fu asportata l'ottava costola e che basterebbe sottoporre il ricoverato all'esame radiologico per assicurarsi se effettivamente tale costola gli manchi. Ebbene la visita medica ha accertato die l'uomo di Collcgno ha proprio su bito tale operazione chirurgica, senou che i « canclliani » oppongono a tale constatazione questa frase: « E clii vi dice che il prof. Canolla. durante la prigionia non abbia dovuto essere operato di enjpiema anche lui» L'operazione è sempre identica c ci sono centinaia di persone che l'hanno subita e che ebbero asportate l'ottava costola ». E con questa risposta... si ritorna da capo. Ma ecco altre ipotesi ancora: l'avvocato veneziano Mario Cajoli esprime al « Corriere della Sera » questo suo dubbio: . - Non potrebbe darsi che di prof. Canella, capitato a Torino qualche anno fa, nelle note condizioni di mente, abbia \issuto quelle vicende che oggi si vogliono assolutamente attribuire al Bruneri? Che, in altri termini, per la indiscutibile rassomiglianza che il professor Canella ha col Bruneri, egli abbia potuto, nell'avventuroso periodo li Torino e di Genova, essere scambiato con quest'ultimo? Evidente sarebbe allora l'erorre su cui insistono le ricerche. Le impronte digitali, prese al prof. Camelia un anno fa, quando cioè lo si credeva il Bruneri, .non potrebbero essere ohe le medesime prese oggi al prof. Canella. Se, sulla scortedi una ricostruzione cronologica dei fatti, si rispondesse affermativamente a questo quesito, non sarebbe umano continuare nell'inchiesta, solo per il motivo clie il Bruner! è introvabile perchè in tal caso il Bruneri — che può essere anche morto — ben dirà cilmente si presenterebbe oggi alla ribalta pei- dire : « Signori, sono qua ». Un altro veneziano, il rag. Egisto Comirato, sviluppa con maggiori particolari la nuova tesi. » Il tipografo Bruneri, clic fino al 1917 non aveva fatto mai parlare di sé, è partito nel 1917 per la guerra. Ha egli dato, dal 1917 al 1920. notizie sicure di sé alla famiglia? Si sa soltanto che in quell'anno la famiglila Bruneri è stala invitata a visitare in un ospedale di Torino un malato di spagnola che poteva essere il suo congiunto. La famiglia credette trovarsi effettivamente alla presenza del Bruneri, il quale perciò come tale subì l'operazione al polmone, guarì e vcmie dimesso dall'ospedale. E' da notarsi che, ritornato fra i suoi, il presunto Bruneri 7ìon. ha dimostrato alcun attaccamento alla fa. miglia, e che solamente da allora si è dato a quella vita disordinata che lo ha messo più volte a contatto con la polizia. Quando égli fu arrestato, gli vennero prese le impronte digitali, ed infine, sorpreso al Cimitero nell'atto di commettere un furto, venne ricoverato a Collegno. « Ora. chi può escludere cìte il presunto Bruneri, non fosse invece il reduce prof. Canella, giunto a Torino attraverso mille peripezie ed in condizioni tali di mente da non ricordare assolutamente il proprio » io » ? In questo caso, ed ammessa tale ipotesi egli avrebbe, per cosi dire, subita la personalità del Bruneri, che gli vaniva dola dalla stessa famiolia di questo ultimo e tale personalità avrebbe de. celtata appunto in uii periodo nel quale, per le sue condizioni di mente, si trovava nella impossibilità di poter ricostruire il suo passato ». La fantasia è nna bella casa, ma la realtà è... tutt'aitro. Como il vero Canella, anche smemorato, avrebbe potuto assumere la personalità del Bruneri senza che i congiunti di questi s'accorgessero dell'inganno? L'individuo, operato e curato all'ospedale mi litare e poi accolto dai Bruneri, parlava sempre e solamente il dialetto torinese ben chiaro e stretto coi suoi congiunti, e col numerosi conoscenti. Si vuol far credere che il vero Canella, assumendo la nuova personalità, avesse anche d'un tratto appreso il nostro dialetto tuli'altro che facile a coni prendersi? Basta questo rilievo per di mostrare che si tratta di una ipotesi assurda 1 / Il ricoverato di Collegno, quando fu arrestato, pronunciò una frase in dialetto invocando pietà dal custode: Monssù, chiel am ruvida! (Signora, lei mi rovina). Poi mutò tattica e pronunciò soltanto più frasi in italiano, per nascondere più facilmente il vero essere suo. Forse ad arte la lista interna di cuoio del suo cappello fu strappato nel punto dove è il marchio di fabbrica. Il Bruneri voleva togliersi di dosso anche questo indizio. Si noti che il ricoverato di Collegno dimostro sempre, senza troppo riflettere sull'importanza di ciò, di comprendere bènissi ■mò il nòstro dialetto rispondendo sempre a tono La. situazione è troppo grave per lasciarsi guidare dal sentimento, per questo il magistrato procede; lentamente e con cautela e vuole che 'il giudizio definitivo, quando verrà (e non 6arà tanto presto), tronchi ogni dubbio per sempre. asavLrevtebvrigsemdlasimstilgcdedpcpnGnl'drcl'mvcAvrvzcnNnvnmcsgpzdlsv2•urleclrpvsialdAptftpmduvus