Lezione da meditare

Lezione da meditare Lezione da meditare à L'importanza del discorso Belluzzo Discorsi come quello pronunciato' sabato dal ministro Belluzzo ai odono- di rado ed onorano il Parlaménto. Egli ha inquadrato magistralmente il movimento economico italiano nell'economia mondiale e lamia efficace analisi dell'industria, dell'agricoltura, del commercio, del •Voto, dell'istruzione tecnica si è svolta attorno ad un tema centrale che ha armonizzato le varie parti, collegandole in una necessità suprema: quella di cancellare i detriti economici della guerra per ricostituire col 9aiio, ordinato e ben condotto lavoro la ricchezza del nostro paese. Magnifica lezione che tutti dobbiamo meditare. Molto giustamente il nostro Ministro ha cominciato col connettere i mali economici che travagliano il mondo agli eccessi monetari. Essi hanno recato gravi danni al normale * svolgimento dell'attività produttiva: ma forse ancora più seri sono stati i mali psicologici che hanno diffuso in tutte le classi sociali. Quando per le necessità belliche si tagliavano le foreste oltre il limite economico della, riproduzione di esse, si estraevano minerali dalle profondità sempre maggioli del suolo, si consumavano prodotti tessili oltre ogni limite, si costruivano navi' di legno- senza riguar do alle leggi tecniche, purché tenessero il mare e trasportassero materie prime e prodotti, molta gente si avvezzò a guardare allo slancio che questo decuplicato consumo imprimeva alla produzione, al movimento della circolazione che ne proveniva ai profitti, al dividendi, ai salari che ■i ne derivavano e - che a loro volta - creavano una sempre, maggiore domanda di consumi e quindi di produzione a prezzi crescenti. n concetto di « elasticità » della domanda mondiale, per il quale essa ordinariamente si restringe col creGoere dei prezzi, parve ai più scomparso dalla superficie della' terra e relegato fra i libri della vecchia - scienza economica. Le richieste rapidamente crescenti degli Stati in guerra non si preoccupavano dei prezzi, ma sì bene delle masse prodotte t e 1* moneta, circolante senza Economia, permetteva ai produttori — padroni e dipendenti — di seguire da vicino coi profitti ed i salari sempre più aiti, l'elevarsi dei prezzi. Produrre senza riguardo ai costi, consumare senza riguardo al prezzi erano divenute le leggi e le consuetudini della nuova economia E quando, dopo la guerra, la moneta cattiva permise di mantenere i prezzi interni più bassi di quelli esterni, i nuovi produttori — improvvisati tali durante i bisogni straordinari bellici, ma ignari in tutto della dura disciplina quotidiana che la concorrenza impone alle officine che v vogliono vincere le competizioni eoo-, nemiche'— trovarono appunto che fra moneta cattiva ed esportazioni e vendite passa un legame come da causa ad effetto. Sicché,' seguendo là «linea di minor resistenza >, anziché rivedere i costi trovarono più agevole e semplice sostenere la necessità della inflazione. • E nel contempo si rivelava un altra piaga della moneta cattiva Le possibilità che essa presenta di una speculazione su vasta scala creava una atmosfera ed una psicologia dì aggiotaggio negli industriali arricchiti dalla guerra, per cui sì formava fra non pochi di essi e le aziende da loro capeggiate una soluzione di continuo. Sino al 1914. l'imprenditore allacciava ordinariamente le sue sorti a quelle della Società che gli aveva affidato i propri risparmi, ossia quelli degli azionisti ed obbligazioniDal 1919 in poi spesseggiaroi casi in cui l'azienda, la società divenne il mezzo di sfruttamento degli amministratori e dei loro amici : e attraverso alle « catene», alle emissioni di capitale con opzione, alle interessenze in altri organismi, ai richiami più o meno solleciti dei « decimi » delle nuove azioni, alle azioni privilegiate o meno e tn altre guise le società vennero metodicamente spogliate dei loro lucri ed esclusivo beneficio di una .plutocrazia priva di ogni idealità produttrice ed avida solo- di prolungare, durante la pace, la cuccagna della guerra. Tutto ciò — ha osservato giustamente! il ministro Belluzzo — è quanto il Governo si propone di far scomparire attraverso al risanamento della moneta La scienza economica non solo non ha fatto fallimento, ma ha compiuto durante la guerra una propatri ce verifica delle verità induttive da essa stabilite. La moneta ritorna, ha detto il Ministro, ad essere il segno rappresentativo della ricchezza, le strumento tecnico sicuro e perfetto della circola Clone della ricchezza: cessa invece <H crearla o, meglio, di redistribuirla spogliando gli uni per arricchire gli altri. Gli industriali, i commercianti, i tecnici che desiderano salire ai fastigi del largo benessere devono, con la moneta risanata riprendere la via antica : quella della scienza, della ricerca, della cura meticolosa delle economie. E per « economie » — ha aggiunto molto simpaticamente il Miyteiro — non si Intende solo « rldu- sti. no ztnlnanllspcllrrecdElplfscrvrmcdddnlssessnrfndffcnGcssvzlnts i a n a e H a i i n a e a - zione di salari », ma perfezionamento del processo produttivo.. Opportunissima aggiunta. Oggi, di fronte al le necessarie restrizioni del credito, non pochi industriali-vanno a Roma a rappresentare che, ove esse continuino, i salari dovranno diminuire e l'occupazione ridursi. Per risanare l'ambiente produttivo questo non basta Non vi sono in esso due com partimenti stagni: quello del lavoro, che subisce tagli e restrizioni e quello del capitale, che rimane intangibile ed immutabile. Lo sforzo per uscire vittoriosi dalla crisi, con un'Italia risanata e più salda e progressiva, esige il sagrifizio proporzionale e contemporaneo di tutti gli elementi della produzione: capitale e lavoro, E questo vale — ha rilevato Fon. Bel luzzo — per l'agricoltura così come pe'r l'industria. Quest'opera di risanamento, le cui. linee direttive sono state così beneficamente rivelate dal Ministro, é destinata a far ritornare in opera il concetto scientifico dei costi comparati, per cui ogni Stato europeo dovrà rimettersi a produrre quei generi in cui ha una superiorità relativa maggiore. Qui pure la guerra, con le sue necessità imperiose, ha recato un altro danno dei più gravi spostando l'asse della produzione nazionale e gettando troppi capitali in lavorazioni che normalmente eccedono la capacità lavorativa utile del nostro paese. «Vi sono in Italia troppi stabilimenti che si occupano di produzioni identiche : e basta pensare, per citare degli esempl, al numero sproporzionato di stabilimenti siderurgici, di cantieri navali, di officine per costruzione e riparazione di locomotive e di carri ferroviari, di automobili, di macchine motrici, di macchinario elettrico, di filature, di tessiture, di tintorie, di fabbriche di cementi e laterizi, di fabbriche di prodotti chimici, di zuccherifici ». Esponendo di ragion veduta — e naturalmente d'accordo con tutto il Gabinetto — questa teoria di fabbriche di cui aveva chiara in mente una serie di casi speciali, il nostro Ministro dell'Economia Nazionale pensava alla anti-economicità di tanti sforzi produttivi. E, ribadendo l'impellente dovere di un ritorno all'organizzazione scientifica dei capitalisti e degli operai, aggiungeva essere preferibili « poche industrie basilari che producano molto bene ed a buon mercato » piuttosto che molti stabilimenti male organizzati « i quali, producendo a costo elevato, sono soggetti alla concorrenza straniera' e rtschierebbero di chiudere tutti, se i dazi doganali non dessero alla produzione una protezione che può essere eccessiva per le industrie ben organizzate, e che, elevando i prezzi dei prodotti, aumenta indirettamente il costo dèlia vita, contraendo il consumo». Perfettamente detto. .i' ■ ~ ■* * * ' Il discorso Bedluzzo, così educativo per tutti, ha riassunto con una frase lapidaria un altro difetto a cui il Ministero potrà porre riparo. I « doppioni » non si sono moltiplicati solo nel campo industriale: si sono verificati e continuano a verificarsi anche nel campo della acuta. Con sorpresa di tutti noi, assistiamo al fatto che gli istituti universitari di ogni natura si moltiplicano a mano che cessano di formarsi i veri insegnanti, degni per coltura, per purezza scientifica e per ardore di chiamarsi tali. L'on. Belluzzo ha detto: « Bisogna allargare la base alla piramide dell'istruzione tecnica italiana, perchè essa abbracci 11 maggior numero di salariati e perchè il suo vertice, al quale arrivano' gli eletti, possa essere spinto sempre più in alto ». In questo periodo sta tutto un magnifico programma. Moneta sana, dunque; produzione risanata e depurata, in grado di entrare dignitosamente nel campo intemazionale degli accordi e delle lotte senza il calore artificiale delle serre protezioniste ad oltranza; agricoltura razionale; lavorò compensato in proporzione alla sua produttivi+à; largo insegnamento tecnico, con «poche scuole Superiori, ma ottime e largamente dotate, con pochi insegnanti ma bene retribuiti ». Ecco un programma grande, ma di possibile realizzazione, a cui ogni italiano può sottoscrivere con pura coscienza ATTILIO CABIATI. La lira a 106,80 a Londra Londra, 14, notte. Stasera allo Stock Exchange la lira guadagna oltre due punti sulla quotazione finale di sabato, chiudendo a 106,80. La chiusura del franco è avvenuta a 124 e quella della belga a 34,90. . +4pr-. Un commanto polacco alla ratifica per la Bessarabia Varsavia, 14. notte Il • Courier Polskl », commentando le ragioni della ratifica della Convenzio ne circa la Bessarabha da parte del Governo di Roma dice che l'Italia si è. trovata nella siera della politica inglese. « Nel conflitto anglo-russo, l'Italia. In seguito a questa ratifica, si è posta palesemente dalla parte dell'Inghilterra contando sull'aiuto di essa per l'espansione Italiana I Sovieti de siderano di paralizzare l'azione angloitaliana, intensificando la loro attività nell'Europa orientale e manifestano la tendenza ad un compromesso con la Francia*. (Ag. Stefani). IdnbriigssstdcnipsarlqptfiavdddvzpsalmpctpcLcdvpcmIdmtscmdcrcntdfigapnrpssfapptciddnvzme e n ; e i a a 0. a e o oè. naona e oà a a I compiti dell'industria noi commenti romani Roma, 14, notte Notevole eco sulla stampa ha il discorso pronunziato sabato dal ministro Belluzzo a conclusione del dibattito sul bilancio dell'Economia na rionale. Il Tevere ne trae motivo per insistere particolarmente sugli obbli ghi che incombono alle classi indù striali italiane ed al riguardo osserva: « E' necessario che la classe industriale non si crogioli nella raggiunta tranquillità, e soprattutto che non guardi al Governo fascista come gli ebrei in cielo,'In attesa di un'abbondante manna. La classe industriale deve trovare in se stessa le forze che la faranno progredire e migliorare. Occorre intensificare e migliorare la produzione, ed a questo non si arriverà se non migliorando l'attrezzamento industriale. Se le Società industriali si metteranno su questa via vi sarà un aumento della produzione, che certamente si ripercuoterà nel costo della vita in senso- benefico. Numerosi industriali sono portati ad accantonare i loro benefici, ed in' vece il loro compito è quello di spenderli in miglioramenti delle loro aziende. Gli industriali Italiani ci vogliono dire quanta di quella audacia che i governanti fascisti mettono nell'esplicazione del loro compito storico, essi impiegano nel tentativo, di creare un'industria nazionale che non sia costretta a chiedere delle tutele? ». U problema fondamentale A proposito delle dichiarazioni dell'ori.- Belluzzo riguardanti il problema monetario la Tribuna scrive : « Il discorso del Duce a Pesaro e la politica monetaria che ne è seguita con immediata attuazione hanno creato necessità e problemi che richiedono pronta soluzione e opera concreta col concorso attivo di tut.e le classi -oci il ► L'inflazione ci ha dato una produzione che è risultata eccessiva alla capacità di reddito del mercato interno, per elevatezza di costo, che è quanto dire di prezzo. Ora che l'inflazione è stata recisamente arrestata e che la politica monetaria segue un diverso indirizzo, II problema della riduzione di costo e di prezzo diviene un problema fondamentele, non solo per il raggiungimento di un migliore equilibrio, di un assestamento tra le possibilità del mercato interno e la quantità dei prodotti, ma anche per le stesse ragioni vitali della nostra espansione commerciale, chesdeve poter vittoriosamente sostenere la lotta della concorrenza nel mercati mondiali ». - Il Corriere d'Italia, notando che non ha torto il ministro quando afferma che einora vi sono in - Italia troppi stabilimenti che si occupano di produzione identica, scrive: < Enunciato il male, occorre indicare fil rimedio Ora questa eliminazione degli -organis-ii supèrflui come si vuole avvenga? .Pst. fallimenti? No, davvero. Sarebbe- un disastro che finirebbe col colpire anche gli organismi sani. L'alimitazione -non si può effettuare che per assorbimento degli organismi minóri da parte-degli organismi maggiori. Ma ciò importa un impiego di capitali non indifferenti, per l'inevitabile smobilitazione • di capitale, che il risparmio potrebbe difficilmente oggi affrontare. Passando quindi dalla teoria alla pratica, come si potrà risolvere il problema? Chi darà i mezzi necessari per questa complessa opera di concentrazione? ». L'interesse dell'economia nazionale Il Lavoro d'Italia definisce il discorso: • intonato alla nuova civiltà, alia cooperazione, al di sopra dell'interesse immediato delle singole categorie, al di sopra delle speculazioni, sollecito dell' interesse generale dell'economia nazionale ». Quindi, per quanto si attiene ai costi della produzione ed ai salari, osserva: • E' vano, lo abbiamo detto molte volte, voler abbassare i costi di produzione incidendo sui salari, e specialmente in un paese come l'Italia, -non attrezzato ancora convenientemente per larghe confluiste dei mercati stranieri e povero di materie prime. I produttori devono sempre tenere presente che la riduzione dei safari e la contrazione del mercato interno vanno quasi sempre di pari passo, e non commetterranno l'errore di, ridurre 1 salari che. sotto diverse torme, consumo, risparmio, ecc., ritornarlo poi sicuramente ad alimentare, la ^produzione del Paese. Se anche la materia salariale deve essere riveduta è necessario prima attrezzare modernamente le aziende e porle su salde basi tecniche ed economiche. Altrimenti si rischia di Imporre alle maestranze dei sacrifici sterili ed inutili, perchè la crisi della produzione non sarebbe ugualmente superata ». —T L'accordo commerciale turco-sovJetlsta Costantinopoli, 14. sera. L'accordo commerciale turco-co vieti sfa. Armato ad Angora è valevole per un anno ed è automaticamente rinnovabile, ealvo denunzia di una delle parti contraenti. L'accordo è diviso in tre parti, concernenti rispettivamente 11 commercio, la residenza e la' navigazione. Le esportazioni turche nella Russia 6oviettista non possono eccedere sette milioni e mezzo di lire turche all'anno, ed nna parte di questa esportazione sarà fatta per 11 tramite di agenzie commerciali eovlettiste. J 6ovletl applicheranno la tariffa asiatica vale a dire la più bassa, agli articoli turchi più importanti, e la clausola della nazione più favorita agli altri prodotti. Si dichiara ufficialmente che tre agenti commerciali dei Sovieti godranno privilegi diplomatici in Turchia, e che il regime della extraterritorialità sarà applicato agli uffici occupati dalla delegazione commerciale russa a Costantinopoli e ad Angora I Sovieti accorderanno gli stessi privilegi alle istituzioni commerciali turche, stabilite in Russia. — Re Alfonso migliora Madrid. 14. notte. La Gacela segnala un nuovo miglioramento nello stato di salute del Sovrano, che ha passato la giornata di ieri senza febbre ed ha riposato lungamente e tranquillamente. Nell'ufficio del maggiordomo di palazzo è esposta in visione al pubblico una nota nella quale il Sovrano ringrazia tutti coloro che si sono interessati alla sua malattia e dichiara di aver passato tre giorni cattivi, ma che ora la malattia e dominata. Il suo morale non ha vacillato un solo Istante.' (Stefani).' vtoHttgttpdfq—dgdlsidstcsmd—scrSsggtmccSpGpfalvstglssqtICGccsaItpsrmc«cmsinrSczrtnvrmpKqnrurnsnrpcdmscmvKIcffmlpqsn

Persone citate: Belluzzo, Courier, Duce, Moneta, Re Alfonso