Poeti dialettali piemontesi

Poeti dialettali piemontesi Poeti dialettali piemontesi Era caduta di moda, povera poesia dialettale piemontese! Nessuno più ne voleva saliere ed un pesante oblio era sceso come una cappa di piombo a schiacciare ogni tentativo di ispirazione nuova. Si parlava, se mai, di internazionalismo, di metropoUtismo, 6i abbattevano le barriere creale dalle fatali vicende dei popoli e, scettici verso la Fatxaa grande, scettici anche di più verso la Patria piccola verso la regione ricca di affetti sem: plici e familiari apparivano gli uomini 01 una generazione malata di troppa modernità, aspettante la sua redenzione morale dal sanguinoso crisma della guerra europea. E torno b fiorire l'amore della propria terra nconsacrata dal sangue di tanti caduti, e nella passione vasta come i nuovi trionfali conimi a 1talia trovò il suo posticino umile, nostalgico, l'affetto sereno per il luogo natio, per le tradizioni locali, per il dialetto bonario, il quale non ha, come non ebbe mai, alcuna pretesa di far dimenticare la magnifica lingua che da più di seicento anni italianamente tutti ci unisce dalle Alpi al Lilibeo. Ed il Piemonte amò di nuovo 1 6uoi vecchi poeti, ne fece riecheggiare le strofe dall'armonia bonaria; e nuovi poeti alzarono canti nuovi, pur mantenendosi ligi alla tradizione consacrata dall'arte indimenticabile di Edoardo Calvo, di Angelo Brofferio, di Fulberto Alami e di Alberto Vixiglio. In tanto fervore di rinascita finalmente vennero, or non è molto, ristampati in veste decorosa i canti di Angelo Brofferio. ed è recentissima una buona edizione dell'opera dialettale di Alberto Arnulfl (Fulberto Alami) fi), opportunamente corredata, oltreché dalla vecchia prefazione di Edmondo De Amicis, da un buon profilo biografico di Francesco Farina e da uno studio accurato di Nino Costa su « I tempi e la poesia di Fulberto Alami •. E intanto si affacciano anche 1 nuovi cantori con le loro edizionclne accurate ed agghindate, poeti della Instancabile • Faimija Turineisa » o di quegli altri cenacoli risorti im ogni angolo del nostro Piemonte, per esaltarne la storia, i costumi e sovrattntto la poesia. Pinin Pacot presenta al pubblico 1 suoi « Arssivoli », (2) raccolta di liriche, alcune delle quali sono state musicate con gusto da Marcello Boasso. Il Pacot. è uno studioso ricercatore di antiche armonie provenzali e gallo-italiche, e perciò giunge alla poesia dialettale con una seria preparazione, di cui si sente l'eco m ogni verso; anzi lo scrupolo della forma può apparire talvolta perfino eccessivo, quando l'autore, nell'assidua opera di lima compiuta per affinare i ritmi, dimentica un poco il tono popolare più atto alle forme lìriche dialettali. Tuttavia, t- quanta RTazia di suoni e quanta nobiltà di sentimenti nella poesia di Pinin Pacot 1 Vi è l'anima e il gusto finissimo di un piemontese colto, che Tiare voglia dire ai suoi lettori: Guarda, quanta eleganza e quanto cuore si può profondere nel nostro dialetto cosi spes60 definito volgare! Blinblana, blanblina blanblina, blinbìana, l'è avsina, lontana.., 1 la vàs canterina... • •«•• 'An cel a j'è 'd'voll eh'a passò e 's lontano? mi i seugno e bllnblanO guardano" ì'arsslvoli... È' un ricamo di grazia che fa pensare alle armonie celebri delle lingue più ricche di nobile .poesia : Una neuit trista, piena d' nostalgia ì peuss nen deurme che 'l ricord am claiha- 'A floriss SI passa 'nt la fantasia ■B *n mei a tut, ti, t'èm sóride, o marnai E' un rimpianto profondo, e fa pensare a Giovanni Gena che alla memoria della madre perduta dedicò un vero poema in lingua, dimenticato e pure indimenticabile. Pinin Pacot 6aprà certo al volo incerto degli arssivoli far seguire il volo dritto ed eccelso dell'aquila sublime. Un altro giovane poeta piemontese che assai promette è Oreste Gallina, che ha recentemente affidato alle stampe le 6ue ■ Freidóline » (3), un bel volumetto nel quale respira una limpida aura di poesia campagnuola: Freidóline, freidóline, ette seure spatarà tu per l'onda die còline, giù 'nt la nebia die vaia. Oreste Gallina ha il mal dèi pais, e la no. Btalgia limpida effonde con grazia nelle sue liriche semplici ed eleganti. La forma in cui piega il pensiero è spontanea, le rime fluiscono senza sforzo, e la conclusione corona lo svolgimento con senso di equilibrio perfetto. E' anche buon poeta d'amore, e quando definisce la bocca amata na cita fior ch'a là dot euì per feu]e, noi sentiamo ch'egli sa veramente dire In modo nuovo le cose più vecchie. Non gli manca neppure una 6ottil vena di arguta comicità e si presenta nel complesso come un poeta vario che sa bene alternare la sua Ispirazione fra sorrisi ed ombre. Pacot e Gallina sono due lirici dialettali che ben rappresentano la nuova generazione giovane, assetata di sentimento aristocraticamente eBpresso in forme di poesia. Alla vecchia tradizione piemontese si riattacca Invece Leon A. Segre con i suoi recenti « Epiprami » 14) che ci fanno ripensare a molti altri noti o dimenticati epigrammisti nostrani che nella rudezza incisiva del dialetto seppero spesso condensare l'arguzia pungente dettata dal sereno buon 6enso dea» razza subalpina. G. M. Regis, Scipione Giordano, V. A Peyron dettarono epigrammi efficaci, profondi, e Leon Alberto Segre ad essi ricollega la 6ua modesta opera satirica. Non sempre la forma appare perfetta, anzi qua e là non mancano stridenti anomalie, sintesi eccessive e perciò disarmoniche, parole che urtano fra Ioto Senza riuscire a fondersi nel verso; ma in compenso il sale e 11 pepe non mancano davvero e 1 arguzia è profusa largamente, pungendo senza tregua l'umanità moderna degna davvero di ogni epigramma che ne colpisca i vizi ed 11 malcostume. It porto tte doe fior ch'at ricordò 'l me amor; prega per la tua povra Marlòlln ch'a Va róbaie da 'n s'ia tómba vsin. Bastano questi quattro versi a definire l'arto di Leon Alberto Segre. Un altro buon amico delle vecchie tradizioni subalpine è Don Michele Gallo, sacer dote astigiano, che pubblica col titolo « Per drit e per travere > (5) un ri-osso volume di poesie piemontesi composite da lui in vari tempi. Sono sei lustri di serena e placida vita provinciale che ripalpitano in armonici versi, gettati giù con spontanea facilità, con ricchezza di vocabolario dialettale, e con sicura metrica, la quale preferisce l'ottonario come il più adatto agli argomenti trattati. 11 Gallo è un poeta secondo la (bella tradizione nostrana, che ricorda moltissimi preti e frati fra 1 cultori della musa subalpina. Canta come un d) cantarono padre Isler e il prete Tarizzo, come l'abate Baibis e il domenicano frate Giuseppe Frioli, e sa essere arguto come in « Le perpetue d'ij Preive » e nostalgico come In « Leva dèi sessanteut ». Michele Gallo è un poeta che onora se stesso ed il Piemonte, oltreché per le sue schiette ispirazioni, per la vasta cultura che gli ha suggerito opere utilissime, come ad esempio il recente • Prontuario popolare » (6) che è un prezioso manuale tto di medicina empirica e popolare. Percy Roero di Cortanze ha voluto pure licenziare recentemente un suo volumetto di versi Intitolato «'L Canaveis » (7) ; sono sedici liriche di carattere descrittivo che tendono a rievocare le bellezze molteplici di una bella plaga subalpina. Il Roero è un poeta alla buona, semplice e perfino un poco ingenuo: ma 1 suoi versi si leggono con piacere, poiché non hanno pretese e suonano come un tributo di ammirazione: descrizioni entusiastiche, chiare, topograficamente precise, versi di fatture! bonaria, concetti riposanti : un tutto insomma che fa pensare alla figura cara d-»ll'auton, piemontese innamorato della 6ua terra, delle memorie passate e del rude ma limpido dialetto nostro. Cesare Viricobrio è 11 poeta dei « Quadro» 6 Tipi Moonfrinn » (8), un onesto volume'di 11rteW'cfce l'autore ha voluto far precedere da una lungd pmàziorie eruditale polemica. Sono però assai migliori i versi ben battati nel 'I a complicato vernacolo del Monferrato, che fa pensare alle belle colline sormontate da Moncalvo serena. 11 Vincohrio ama i contrasti, le arguzie profonde, le descrizioni a pennellate audaci e nel suo bel volume abbondano lo spirito e il sentimento perfettamente fusi. L'umorismo del Vincolarlo si muta spesso in sarcasmo come ad esempio in » 'Na sepoltura » e il sentimento raggiunge talora un tono alto di vibrazioni tragiche come nella bella lirica di ampio respiro dedicata « Ai dispers an guera ». Marna, V veui tanta ben! Pijmi su 'n bras. La dona s' fremma a recita 'l preghieri: Al vent a l'urla 'nt al fouiam pu scias. La noeucc l'è piena d' brivid e 'd misteri... Pure alla «Tera Mònfrina» (9) ha voluto rivolgere la sua ispirazione fluente e profonda Nino Costa, poeta fra i migliori di nostra gente, e il suo recente vaudeville che porta questo titolo è ricco di versi sonori e appassionati, come sempre egli sa farne. Ha voluto, il Costa, contribuire alla rinascita del nostro teatro dialettale e vi è riuscito da quell'artista geniale che è: 'in « Tera Mònfrina » vi sono dei versi perfetti a cominciare dall' aitbade che ha uno schietto sapore di vetustà romantica: A l'alba i vad an gir per la campagna e i cantò a tut el mónd la bin ch'it veui, facque, le feule, j'erb* e j'arskigneul l'han mai sentula na canssón compagna. Tutto il libretto è composto con severa dignità d'arte, in buon vernacolo sonoro, anche là dove l'autore è costretto ad indulgere ai gusti del pubblico popolare. Da un estremo lembo di lontano Piemonte, dalle sponde del Verbano, giungono infine gli echi di alcune « Poesie » di Arundo (10), che furono cantate sulle quete acque del lago durante un recente concorso di canzoni: non vi mancano parecchie ispirazioni gentili espresse con grazia nel vernacolo singolare della regif ne, ispirazioni che paiono proprio suggerite dalla bellezza dei panorami affacciati sulle mirabili azzurrità verbanesi. Questa ecorsa attraverso qualche recente volume di poesie dialettali piemontesi rivela dunque una innegabile rifioritura lirica re gionale, ed è lecito augurarsi che le buone promesse vengano pienamente mantenute e che la bella tradizione poetica, nata secoli or 6ono e mantenutasi viva attraverso i tempi nei canti che il popolo ama, trovi nuovi accenti e nuove ispirazioni in questa età finalmente amica di ogni schietto valore spirituale. LUIGI COLLINO. (1) FTLBERTO ALARNI: « Sonetti e poesie varie ». — Torino, Giani, 1926. (2) PININ PACOT: « Arssivoli ». — Torino, Libreria Treves, 1026. (3) ORESTE GALLINA: « FreldOllne ». — Torino, Libreria Treves. 1928. (4) LEON ALBERTO SEGRE: « Epigramt ». — Torino, Elzeviriana, 1926. (5) MICHELE GALLO: « Per drltt e per traverà ». — Asti, presso l'autore, 1926. (6) MICHELE GALLO: « Prontuario popolare ». — Asti, presso l'autore, 1925. (7) PERCY ROERO DI CORTANZE: • t Canaveis ». — Torino, Casanova, 192C. (8) CESARE VINCOBRIO: ■ Qnadrett e Tipi Mounfrlnn ». — Casale, Bellatore e Bosco, 1928. (9) NINO COSTA: « Tera Manfrina ». — Torino. Tip. Sandrone, 1927. (10) ARUNDO: • Poesie ». — Intra, Tip. Ceruttl 1926.